Critica Sociale - anno XLI - n. 20 - 16 ottobre 1949
424 CRITICA SOCIALE trionfano soli, sarà, al momento della libe~azion,e, o il bolscevismo o la· dittatura regia. E nessuna de– mocrazia. I socialisti hanno allorà ripreso il lavoro di organizzazione di tutti i partiti democratici che avevano formato prima della guerra un blocco sotto il nome di « opposizione unificata » seguìto dalla grande maggioranza del popolo, diretto contro la dittatura ·regìa. Essi volevano porre fino alla fine della guerra le due armate della resistenza sotto un comando unico alleato. Al momento della liberazio– ne I'avv,enire della nazione sarebbe stato dibattuto, la lotta per la democrazia sarebbe stata ripresa e si sarebbe riaffermata perchè « un governo della resi– stenza è la mo·rte della democrazia ». Così, il blocco d,e•ipartiti e dei movimenti democratici fu formato. Si tentò anche di includervi il partito comunista che ne faceva parte prima della guerra. Mikailovich accettò il programma e la tattica del blocco democra– tico e chiese Ja mediazione degli alleati :per met– tere fine alla lotta fra le sue truppe e ,quelle di Tito e per stabilire 1m comando unico. Si pr,evec!l'eva an– che la formazione di un governo unico e per dopo la guerra la smobilitazione delle truppe di guerri– glia e la loro integrazione neU'esercito regolare. In queste condizioni la democrazia poteva essere af– fermata': ·,Per arrivare alla realizzazione di questo programma fui trasportato in Italia (1). Que,sto prog.ramm'a non ha potuto av,er s\'lccesso. Stalin preparava la sua dominazione nei Balcani. Nel settembre 1943 l'armata italiana che occupava la Jugoslavia deponeva Ie armi.I britann,ici, che a– vevano acquistato l'egemonia sul!' Adriatico, avreb– bero potuto senza alcuna seria difficoltà entrare i.Ii Jugoslavia. Churchill lo propose,. ma Stali,n v.i si ap– pese e Roosevelt )!liegò davanti a lui. Ci s-i intese: nessun esercito dei grandi alleati entrerà in Jugo– slavia: . essa si liber,erà ·con le sue forze. Ora, seb– bene una d ebole armata occidentale, utilizzando le forze del.la rnsistenza, avrebbe potuto liberare il paese otto m esi prima dell'arrivo dei russi, le con– ferenze di Teheran, poi di Yalta decise·110del[a sor,te di tutti i popoli del sud-est europee e anche degli jugoslavi: la piana pannonica, fino alle Alpi, face– va :parte del teatro d'operazioni e della zona d'oc– cupazfone dell'armata sovietica. La situazione at– tuale avrebbe dunque potuto essere evita ba! Quando le divisioni tedesche in.torno a Belgra,do chiesero di arrendersi, non a forze di guerriglia ma ad una a·rmata r,egolare (inglese 0 americana), gli ' alleati ocddentali risposero ai delegati tedeschi: vedete Stalin. Solo Tito fu riconosciuto dagli allea– ti e ottenne il loro appoggio. Mikailovich abbando– nato, fece· un passo· falso. Egli sapeva ~he gli al– leati si erano messi d'accordo per- non entrare in Jugoslavia, daUa quale ~ tedeschi si ritiravano. Ora, forze armate jugoslave a carattere collaborazionista, formate durante l'occupazione dei te-deschi e con la lo·ro ·autorizzazione -in Slovenia, Croazia, Serbia e Mo.ntenegro chiedevano di porsi sotto il coman·do · di Mikailovich dopo la ritirata dell'occupante. Con.– vinto che con il loro aiuto avrebbe potuto vin.cere Tito, Mikailovich accettò. In questo con.siste la sua famosa « colla<borazione con il nemico». Tito, an– che lui, accettò nella sua armata tutti quegli av– versari che gli si offrivano, perchè l'essenziale era di vincere la guerra civile. Il piano di Mik ailovich fu· quindi sventato , da Tito che chi.ese alle trup.pe russe di entrare in. Ser– bia. Per un mese, quando avevano luogo battaglie sul suolo serbo; ove non c'erano che trupp,e di Mi– kailovich, contro i tedeschi, i savi-etici collabora– rono con le· truppe di Mikailovich, per disarmarle in sèguito. Ci furono, anche in Jugoslavia, atti di collaborazione con gli occupanti, tra quelli che si ' . (1) Si ved·a-no le' noti-zie suH'atJtore, nel numero preceden- te di « Critica Sociale ». BibliotecaGinoBianco. dicevano partigiani di Tito come tra quelli che si dicevano partigiani di Mikailovich. Essi debbono esse·re giudicati da tribunali indipendenti. Ma l'u– na e l'altra forza di resistenza, nella loro essenza e nella loro massa schiacciante, sono state eroiche e oneste. La disgrazia è che non è stato possibile por– re i due grand-i gru)!lpi di combattenti sotto un co– mando unico ·per impedire che i « montanari» ar– mati, raggruppati -intorno al loro capo Tito, si im– ponesse·ro come i soli padroni del paese. Mikailo– vich rimane in Jugoslavia declinando l'offerta di essere evacuato in Italia con un numero conside– revole delle sue truppe. Egli si vedeva tradito dagli all.eati e preferì mori-re nel suo paese. Qual'è il vostr,o programma politico o,m. Gli alleati occidentali si eran messi d'accordo con i russi sulle zone· d'occupazione temporanee dell'Europa liberata. Era inteso che armate di oc– cupazione dovevano ritirarsi per lascia,re ai popoli liberati la li,bertà completa di organizzare i loro Stati. Gli alleati occidentali hanno dunque evacua– to l'Italia, la Francia, il Belgio, i paesi scandinavi. Tutti questi .popoli hanno allora fatto rivivere le lo– ro ,istituzioni democratiche. I sovietici, in.vece, sono rimasti nei paesi libe·rati e vi hanno imposto governi di loro, scelta. Il loro ,errore in: .Jugoslavia è di aver ritirato le loro truppe troppo presto. Ciò che, noi chiediamo è che il governo savi.etico ed i suoi sa– telliti siano condotti a rispettare gli o bblighi che hanno sottoscritto con gli alleati e e.on i nostri po– poli: la liberi~ totale deve essere restit uita a que– sti popoli perchè pgssano designare governi di lo– ro scelta. Ciò non significa affatto che noi deside– riam0 la restaurazione dell'an,tico regime. Le guer– re e le rivoluzioni fanno scomparire non. soltanto i ,beni materiali ma anche le istituzion·i di prima. La vita nuova si organizzerà su basi nuove. E' impos– sibile fa:r rivi.vere i morti. Le monarchie dei paesi balcanici, che si appoggiano sulle caste militar:iste, regnavano da padn;1rie assolute e rendevano impos– si1bile la formazione di un a federazione balcanica. Ma ormai i loro giorni so.no segnati. Non si potrà più ritornare al ,regime della grande borghesia e dei grandi proprietari terrieri, di.e sono annientati. So– lo ·una vera dem0crazia popolare, sorta dalle classi lavoratrki delle città e delle campagne, deve pren– der-e il posto della dittatura. Si de,ve' trovare una forma di collaborazione costante, in regime di li– bertà, fra le organizzazioni dei salariati e quelle dei contadini. Con, il gioco normale della democrazia saranno scartate o conservate le istituzioni che la di1tatura comunista aveva creato. Ben inteso, sono i popoli jugoslavi che decideranno liberamente del reg,ime politico,' sociale ed economico del pae·se. Disg,raziatamente, non è stato possibile fino ad o·ra forrmare nell'emigrazione una coalizione delle forze democratiche che· hanno un programma adat– tabile alle condizioni m1ove del paese. Causa di ciò sono, da una parte la recrudescenza degli scioyini– sti separatisti che portano alla disgregazione della unità dello Stato jugQslavo, è dall'altra la conti.nua– zione nell'emigrazione della dittatura regia, che ha già p1·ovocato la disgregazione dello Stato. Queste due ·tendenze non hann0 niente in comune con i sentime.nti de] popolo lilel paese. Quanto a noi, socfalisti democratic-i, la nostra via è tracciata da una lunga espe•rienza storica. Per garantire la pace e il progresso ai nostri, popoli noi dòmandiamo: una repubblica jugoslava realmente federativa e realmente d,emocratica; un·a federazio– ne bakanica .veramente democratica; una Europa federata nella quale' i nosfri popoli saranno tratta– ti come membri liberi ed uguali. Possa la d-emocra– zia mondiale aiutarci ad arrivare a ciò.
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