Critica Sociale - anno XLI - n. 20 - 16 ottobre 1949

428 CRITICA SOCIALE ca·rta bianca, con un aHo di idolatrica fiducia : ma un pa•r– tito che ·sente '1a ·responsabi1litàdella propria condoUa in sen– so assolutamente solidale, da,J centro a'lla più fontana peri– f enia,. dal leader al più schivo dei compagni. Non un pa:r– t·i•to formato di <( clans » ùocali o personali imperniato su in,teressi pa,rticofaristilci o su. Jl'ascend ente di qua.Jche uomo: ma un partito che muove, su pie.no nazionale, per interessi genera:li e coHettivi·, sì che glv uomini hanno da esser,e in funz,ionie del partito, .e non viceversa. Non un pa,rti•to che giustifichi 1a sua èsistenza per i~ fatto di essersi ad un certo momento costituito: ma per la sua atti.va e combat– tiva «,presenza», che significa imporre ed aff,rontare i gran– di e <ledsivi problemi. e p•rendere di fronte ad essi rrsolu– tamente posizione, propon,endo ,le· proprie soluzioni. Non un pa,rtito che vive al marg,ine deiHa « poli 1 tica degli altri» con– tentandosi <li ,strappare minime concessioni o, pieggio, fa– vori, e the ·ri,piega impotenite sui problemi minimi : ma un part_ito che. attua una propria poEtica ed affronta i grandi problemi con una propnia visuale di i'.nteresse coHettivo. Non un pa,rti-to che si iesaurisca nel.J'attività parlamentare o go– vernativa: ma che i.ntende essere vivo ed op,e:rante nel Pae– se, ,rispecchiandone aspirazioni e neces'sità, bisogni .e spe– ranze, còncretando, attraverso .Ja sua medl'lata elaborazione, queJ,Ja « pinta dal basso» che in democrazia deve essere la . determinante delle « decisioni p,rese in alto »., Non un par– tito genericamente d'opinione, fondato sul seguito che nella o,pinione pubblica pos·sono avere tesi e punti di vista dei massimi. esponenti, ma che elabora, matura e control'la, at– traverso un lavoro comune, a cui itutti i compagni sono chiamati, quella che è e deve ess,ere la « Hnea del partito». E i.nfine non un parti'to elettoraEstico che si desta e s·i mo– bilita in occasione delùe tenzoni ele~torali con l'intento di m'andar,e un certo numero di suoi uomini• ad :occupare dei posti in pa,rbmento, neJile regioni, nei comuni: ma un par– ti,to ~he hà. una sua pe,r,~ane7i1te reaHà, che è continuamente attivo, ,che sorreggie co.n le prop,rie ,determ[nazi.oni quella che deve essere .Ja politica dei suoi rappresentanti. Già queste considerazioni mostrano quel che il partito deve essiere, anche sotto l'aspetto positivo. Quel che segue non è, in fondo, che una i.nitegrazione a p.roposito di problemi particola,ri : r) Carta mroiogica: non sembra invero un p,roblema improbo giungere ad una efficace e precisa i-edazione che possa ,trovare un comune consenso. T,ra ùa « dkhiarazione dei principi del P.S.'L.I. » approvata al Congresso di. Na– poli e i,J « documento per ·l'unità sociaJ.ista in Italia» dei! novembre 1948, a parte la diversa formufaz,i0ne stilistica, un divario ideologico non ìni. sembra sussisita. Nè è suiJ priin– cipì ideolog-ici che 'Ira Je formazioni da unificarsi si sono manifestati i dissensi·, quanto piuttosto sufil'a· loro concre– tazione in praxis politica. Il problema semmai è altro. E doè che una « carta ideo– logica» non ha nessun significato se essa non è già una « coscienza comune », una norma senti1a come ca,teg'orico imp,erativo di condotta, non s'immedesima con quel sicuro c.riteri0 orientativo che tutti i veri-compagni avvertono quan'– do parlano, come di legge ben precisa e circoscritta, di « coscienza. socialista». Guai poi · se la condotta effettiva, pratica, fri ogni contingenza, rapJ.llresenta non già l'es]>.lica– zione dei prindpi ideologici, ma ·la 'loro infrazi011e o i 1 l co– modo compromesso. 2) Prograrn11ma d'azi_one, Qui i problemi si complicano, e non soltanto pier- effettiv.e divergenze di orienitamento o politich e, quanto per divergenze circa i criteri d'imposta- zio.ne. Bisogna che ci ricordiamo de-Ila nos,tra più .recente espe– rienza. <<'Civuoile un programma.», si sente ri'l)'etere da una infinità di compagni. Altri compagni, addirittura, attribui– scono al'la «mancanza di un progrnmma » molte deHe d<ifi– c,i:enze e deHe perJ)'lessi1à dell'azione governativa e parla– mentare del P.S.L.I. Ora quel che è strarno - e che deve farci riflet'!ere sU!lla sorte stessa dei programmi - è che questo nom è affatto vero. .Di « formulazioni programma– tiche>> il P.S.L.I. ne ha viste, durante 1a sua breve esi– stenza, anche troppe : dal vasto éd elabornto « prog,ramma d'azione» approvato a Napoli (e da questa nos'!,ra rivi•sta BibliotecaGino Bianco pubbJ.icato e largamente diffuso), al programma elettorale di « Unità sociali·sta » che ne ricalcava le orme; da:lle moJ,te mozioni dei cong,ressi, a quel « documento di sp,edficazio– ne »· redatto dalila Direzione nelùo scorso marzo e che, quan– to meno per le pai<ti non controverse, costi,tuiva pur:e un indira.zz, o p,rogTammatico. Ciò rko,rdato, e a meno che non si vogliano fare dei programmi per poi metterli da parte e dimenticarsene, fa domanda che dobbiamo porci, è questa : un programma, per serio ed accurato cl\.e sia, è in grado di -impegnar.e effettivamente l'azione di. un partiito, e specie dei suoi organi -diJrigenti e del'la sua rappresentanza pada– mentare, sì che questa azione possa concepi,rsi come la tra– duzione in atto del prog,ramma? - Pe!"sonalmente io ne dubito. E non ·ne faccio precipua colpa ag.J.i uomini. P.u ò ben da,rs·i che, all'ailto pratico, di fronte ai problemi contingenti, essi sorvoùino sugli impegni programmatici. Potrebbe 0:nche darsi,. come aggiungerebbe un mailigno, che essr si siano bm guairdati dal leggere il prog,ramma, <lai farselo p,ropr,io o comunque dal sentirsene impacciati. Ma questo diva.rio è dovuto in primo luogo ·ai programmi stes•si. E' faci:le fare del programmismo astratto e generico: il di,fficHe ~ di·fficile perchè diipende dal1la con-. cretezza deJ,J'az,ionepolitica, cioè dai rapporti di forza, da11la situazione obiettiva, daHe circostanze, dal segu,i to che si riesce ad ottenere, da,Jla ri'solutezza e dalla concordia degli intenti• - è i•l far '1eva sulla ,rea:ltà e portarla a quadrare col progrnmma. E' fataile che tra realtà in dinamico dive- 11ire e schemi. prestabi11iti sia la prima ad avere 1a preva– lenza. P,e,r noi social·isti poi è par,ticolarmente difficile dare ad un programma il suo giusto va:lore prospettico, i,i suo necessa,rio scag.Nonamento nel tempo. Siamo presi doè tra una esigenza fina.J,ist-icache suggerisce soluzioni integni,1- mente socia1iste - e ciò ri.sp.e:Uoal presente ci può fare appar~re utopisti - ed ima esigenza contingenti,sta, e pos– s,ibi:Jiistache si ,Timi,taa risolvere come può, ed a costo di transaz,ioni e di approssimazioni, i problemi che si pres.m– fano - col rischio di adottare soluz,ioni ])@co socialiste e di perdere di vista ·le finalità sociailiste più fontane. Infine va ri-levato «he quasi tutti i grandi problemi del momento non cons.mtono soluzioni generiche e- sbrigative, ma impe– gnano in· soluzioni non soltanto concrete e possibiH, ma spesso comp'J.e,sse,elaborate, tecniche: ciò che ha poi, una volta ,raggiunta fa formulazione p,rogta,mmatica, come ·con– seguenza di suscitare perplessità e dissensi sui ,particolari della soluzione e ·di rendere difficilè, aH'atto pratico, una, fedele a,t.tuazione neHa realtà. · D'a.Jtra parte rkonosco che .Ja mancanza di un program– ,ma ha serie conseguenze, e non s·olo agli effett•i,del prose– litismo, della propaganda, della p,epaTazio.ne dei compagni: ma peirchè, fasciando tutto nel vago e nel non-1mp;egnativo, fomenta .un possibi:ìismo ed un opportunismo di bassa lega, p,ropenso ad accodà:rsi aHe iniziative a:Itrui ed incapace di determinare sicuri ori'elltamenti. Di fronte a questa antinomia, la migliore soluzione mi· sembra sia .Ja formulazione di un programma, non troppo esteso e non· troppo particolareggrato, che esponga i pTo– blemi di fondo della vita i,taliana, che dimostri ù'impossibi– lità di ,rjmediarvi nei quadr,i delle soluzioni borghesi,, che pr,ecisi quale impostazione, conforme agli ÌJ11teressigenera,Ii del[a: collettiv.ità ed a qaellii parti<:olai:i delfa classe lavora– trice, intenda darvi il socialismo democratico. 3) Questo tu:ttavia presup,pone che ci sia un organo, dotaito di sufìficiente autorità ed investito dai congressi, con carattern permanente, che, nell'evolversi della situazione,. spe– cifichi gli indirizzi programmaitici, imposti i problemi da af– frontarsi, concret-i le nostre soluzioni, elabori i piani. Ho gà mostrato in un mio precedente a!"ticolo (app,arso su « Cr1tica Sociale» del r~ agosto u. s.) come quest'organo non possa essere nè la diTezione, I).è i:! gruppo parlamen– tare, nè d'ufficio [eg-i.slativo, nè l'Isti1tut0 Studi, - impegnati 1utti in a.Jtr·i'compiti as•sorbenti, o non sufficientemente auto– revol,i. -= ma uno specifico esecul'ivo progrMWmarico, nomi– nato <la.IlaDì,rezione .e destinato a coHaborare sbrettamente ' con essa. 4) L'attivùtà di quest'organo dovrà servire a meglio ( oriell'tare, propr,io nel senso dell'assolvimento degli impegni

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