Critica Sociale - anno XLI - n. 19 - 1 ottobre 1949
CRITICA SOCIALE 409 così viene fatto risparmiare alla popolazione, o si riversa su beni e servizi di carattere voluttuario i cui p·r.ezzi viene consentito che raggiungano quei livelli a cui la rkhiesta e l'offerta limitata li avran– no stabiliti, oppure, n.ella inesistenza di un mercato li:bero, vengono assorbiti dai prestiti deUo Stato. I:.'lnghilterra aveva seguito queste duie varianti du– rante tutta la guerra, le ha proseguite dopo la guerra ed accenna a cambiare rotta soltanto adesso, con la svalutazione. Il secondo metodo pe:r la riduzione dei consumi è quello indiretto, attraverso un'azione sul sistema dei ,p,rezzi. Si consente che i ·prezzi dei beni di OO'll– sumo aumentino mentre si manti•ene allo stesso li– vello il potere d'acquisto della ,popolazione,,la quale e così obbligata a consumare meno. , Queste le due possibili so'luzioni, in linee molto schematiche ed imprecise, ma sufficienti a caratte– rizzarle. Il ·governo inglese ha scelto la seconda e veramente bìsognerebbe esser.e lògici sino all'assur– do e mancare completamente di senso ,politico per rimproverarglielo .. Nessun governo ha mai voluto provar,e a tagliare di punto in bianco dal reddito individuale dei lavoratori una grossa fetta, teme,n~ do che la reazione, ·del resto naturale e legittima, potesse essere cosi forte da produrre effetti di estre– ma ed irreparabile gravità. Ti.ttti hanno semp're pre– ferito la via meno giusta perchè non discriminata, ma più facile, della svalutazione che,· ravvplta nelle solite assicurazi,oni · rigua:r,danti la invariabilità dei prezzi, trova organizzazioni d,eI lavoro impreparate a reagire, e siccome il fenomeno di riequilibrio dei prezzi non hà immediatamente la sua completa ma– nirfestazione; ·diluisce nel tem~o ogni opposizione. E' evidente che oltre aria parziale sostituzione del– la riduzione nel livello dei consumi il Governo ingle– se ·può e dovrà ridur're i propri invesiime·nti, dando un. immediato solHevo alla bilancia dei pagamenti, ma incidendo sulla futura capacità produttiva del paese. Abbiamo dunque precisato che una riduzione del deficit non ,potrà avvenire che con una riduzio– ne nelle importazioni: diventa poi indispensabile che i.iument.in.o i .prezzi, ma i salari, i profitti ed in ge– rePe i redditi, rimangano immutati. Altrimenti, se anche il livello di queste categorie cresce col cre– scere dei prezzi l'effetto atteso non si verificherà. Ci possiamo chiedere ora se è probabile che nel rprossimo avv,enire in Inghilterra i salari ed i pro– fitti rimangano nominalmente in.variati. Per i profitti c'è stato l'annuncio di una ulterio•re ma leggera tassazione, che certam·ente non ricupera che in piccola misura l'incremento di valore delle giacenze di merd e degli in.vestimenH in generale. Del resto, era da lungo tempo che la stampa econo– mica si lamentava dell'ecc.essiva tassazione dei pro– fitti che non costituivano, in ultima analisi, un in– centivo sutliciente allo spirito d'intrapresa ddla li– bera iniziativa. La svalutazione dovrebbe acconten– tare ,queste opinioni. Restano i salari, i quali, in Inghilterra più èhe altrove, sono costituiti .sostan– zialmente da due parti: dalla paga vera e propria e dalla' massa dei servizi sociali messi a disposizio– ne gratuitamente di qualunque cittadino. Ora, se ta paga vera e propria ha in Inghilterra in termini in– dividuali un. contenuto reale non eccessivamente in– vidiabile, i servizi sociali sono notevolmente aumen– tati dall'anteguerra ad oggi. Cripps nel suo ultimo discorso alla Camera dei Comuni ha dato assicura– 'zi'one della non riduzione del fondo salari naziona– le e della continuazione degli attuali servizi sociali. Questo significa che la politica del pi,eno impiego continua ed- il costo di questa politica è pagato dagli stessi lavoratori con una ulteriore riduzione del te– nore di vita. Che questo tenore di vita non abbia secondo Cripps raggiunto il minimo livello sopporta– bile, ma si trovi al di sopra di esso, sta a dimo– strarlo il suo rifiuto ad accettare dalle Trade ·Unions Biblioteca Gino Bianco la richiesta di garanzia d.el salario m(nimo. Co– munque si giudiçhi l'opini one di Cripps, resta un fatto che se i lavoratori inglesi devessero ritenere insop,portabile una riduzione del tenore di vita, allora la ·soluzione non ha più dimensioni nazio– nali, ma acquista, dimensioni internazionali. Si pone cioè nei seguenti termini: è, da un punto di vista internazionale, equo che un lavo,ratore che svi– luppa un mas~imo di sforzi ·in tèrmi'ni fisici e di abilità professionale abbia un tenore di vita di mol– to in,feriore ad mi altro lavoratore solo perchè il primo si trova ad a,p·p,artenere ad un paese e a vi– ver,e in un territorio le cui' risorse naturali sono, in .proporzione alla ipopolazione, molto inferiori a quelle del paese in cui vive il secondo lavoratore? Era questo in fondo il problema che avrebbe do– vuto risolvere, n,ell'am.bito dei 16 paesi aderenti, ùl Pia.no Marshall. Non. diciamo che ·la soluzione sa– rebbe stata facile, ma certamente se si fosse per lo meno accettato di porre un simile problema davanti ad un consesso inte:rnazionale, forse l'O.E.,C.E. non sarebbe entrata in un'agonia che suscita così poca compasshme, e ne fa considerare la morte con per– fetta indifferenza. E' pi;obabile però che lo stesso prob1ema si trovi fra non molto a ,p.orsi fra le istan– ze più urgenti di una concorde politica anglo-ame– ricana. E' quello che molti uomini politid, europei e in .particolare fran cesi, temono; è quello che invece . noi ci auguriamo, n.on . perchè non ci rendiamo con– to del danno im mediat o o p,er lo meno del lucro cessante che una risoluzione del problema fra ame– ricani •ed inglesi arrecherebbe a noi stessi, ma per– chè pensiamo che se il problema diventa impossi– bile perchè è troppo complesso pe·r una soluzione ' gene·rale, occorre accontentar-si che sia parziale, ma , per lo meno si ponga una buona volta. DAVIDE CITTONll L 'auton.om ~a della F.1.L. Per una politica sindacale unitaria C<Ymeil nostro collabomtore, nei siamo conh'ari, anche per iragimii politiche, ad una fusione della F.1.L. con la . L.C.G.I.L. Tutt<Wia, · apriremo le nostre colmine a chi riite– nesJle d,i poter dimiostrcwe/'oppo-rtwnitàe l'utilità di una tale fusione. LA CRITICA SOCIALE In un 1"ecente articolo (Fatti compiuti e fatti· incompiuti) (r), pubblicato su queste s.tesse colonne, proponevo prospetti– camente le ipotesi che si potevano dedurre da un duplice or– dine di avvenimen,ti: quello che in Italia aveva condotto a.Ha costituzion<. della F.LL. e quello che aveva portato alla pre– paraz,ìone di un nuovo organismo intlernazionale sul piano del movimento operaio mondiale. Le due ipotesi si articolavano press'a poco in ques.to modo: da un la:c si delineava !/opportunità di dare vita in. H:alia ad un sindacato di tipo nuovo per il nostro paese; un sin– dacato, per intendersi, ispirato ai modelli americani; dall'al– ,bro si ipotizzava un r,i,torno vero e proprio alle tradizioni più schiette del sindacalismo italiano e comunque la costitu– zione di un'organizzazione del genere di quelle ogg;. ~si– stenti ed operanti in Gran Bretagna, Austria, Paesi nor– dici ecc. La prima ipotesi si fondava ovviamente su un presuµ– posto essi::nziale. Si riéhiedeva cioè che, da un lato i sin– dacalisti socialisti, pur non potendo rinunciare, per ur.a evidente esigenza di coerenza, allo spirito.« socialista> del– la loro azione, si p!1eStassero a rinunciare totalmente al finalismo socialista del loro programma oltre ad ogni lega– me «organizzativo» col pro!)l"io partito. Dal canto loro sindacalisti cristiani dovevano disporsi non solo ad uno (1) V. Critica Sociale, n. 11, 1 giugno 1949.
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