Critica Sociale - anno XLI - n. 19 - 1 ottobre 1949

CRITICA SOCIALE 40T Oceano delle proprie forze militari. E anche se nelle con– ferenze milita-ri fosse prevalso il principio di difrsa ad ol– h:anza di questa testa di ponte europea (ma si era sostenuta la tesi dell'abbandono e della «liberazione» successiva) agli effetti della « sicurezza> ciò non è troppo confortante. Spe– cie per quei paesi, come il nostro, che sono i più espositi. Agli effetti generali, strat:gi ci essi costituiscono .il sistema di trincee avanzate che man ma.no si abbandonano, con una azione di mero ,ritardo cfell'attacco avversario, •che sa,rà con– trastato solo su di una 1 linea di .reSli~tenza più arretrata. Non vogliamo azzardarci in considerazioni· strategiche: ma i,j timore che si voglia escludere l'Italia dal'ia linea di resii• stenza Alpi Occidenta:l'i-Reno e includerla in una fascia elastica più avanzata, esposta a:ll'invasione, lo abbiamo visto esprimere da &oppi corrispodenti americani, anche in occa– sione delle recenti conferenze, per poterJo sottacère. E del résto, nei mi'lita-ri, sono troppo elementa!'i, per potere essere rovesciati da considerazioni politiche o psicologiche, i crite– ri della difesa elastica e della concentrazione delle forze in un arco ristretto; e i•l loro prevalere difficilmente rispa·rmie– rebbe una invasione. Qua,nto al riarmo europeo non c'è da contare su mezzi sufficienti a fronteggiare un'aggressione. Gli aiuti americani– del P.A.M. hanno limiti alquanto modesti. tTanto che alcunS sei;atori, americani, e non per intenti isolazionisti, si sono d1iesti se non si tratti di quattrini sprecati). La stessa som– ma di IOO milioni di dollari che sarebbe posta a disposizione dell'Italia è poca cosa, ove si tenga conto, ad esempio, che ,per armare una divisiione corazzata occorrono o1tre 200 mi– liardi. Sperare in un più •largo contributo americano non è dato. Il P.A.M., nella attuale ristretta misura stabilita, passò atl 1 Senat o ame!'i cano (che in precedenza av.eva tentato <li dimezza-rio) graz.ie aU'annunzk di Truman dell'atomica russa. Non s'intende spendere Ji più di quel che valga la funzione strategica dell'Europa; o addirittura non s'inten– de ripristinare .Ja potenza •ITM•litare di un'Europa che, nella ultima guerra, è stata maes&a del dopp'ÌO giuoco. (Ciang Kai Shek ha insegnato qua.\<cosa).Quanto ad un auto-finan– ziamento dei paes.i europei è chiaro che l'aggravio per lie spese miil'itari (già più sensibile, come i 301 miliiardi - cioè una percentuale che oscilla tra 1/5 ed 1/4 del totale - del nostro bi.Ja.ncio)non può essere di molto aumentato, se non sovvertendo tutta l'economia e le stesse funzioni deHo Stato. B l'unità europ..ta? 9) A questa derninutlio capitis dell'Europa (da cui fln– ghrlterra ha cercato di sganciarsi valendosi della sua posi– :,;ione imperiale, prospettando un blocco politico con gE Sta– ti Uniti) corrisponde .Ja battuta d'arresto nel processo di unificaziorue europea, nei suoi due a1;petti, economico (crisi dell'OECE) e ,politico {inconcludenza di Strasburgo). Di un mancato a,ppoggio dell'Inghilterra a!l<Ja unità europea si vuol far addebi,to a;l governo laburista. Non ci sentiamo di sot– toscrfuvere incondizionartamente quest'atto di accusa. In pri– mo '1uogo, era ed è abbastanza evidente {g.Ji argomenti sono stati già addotti a suo tempo) che il Patto Atlantico, ossia un'alleanza conclusa tra i singoli Stati nazionali, avrebbe fatalmente segnato .un ootacolo alla federazione europea, e che sussiste ormai un profondo equivoco tra una concezione realmente federa:lista ed una concezione « churchilliana » che intende •l'unità europea nei termini di una coali•zione di-fensiva. In secondo luogo (sorvolando sul grave proble– ma dell'inserimento nella Federazi011e Europea dii· un'Inghi-1- terra che in pari tempo ha una posizione europea, ma insu– lare, ed una ,posiziione in'll~rcontinentale ed imperiale) sono logiche - almeno per noi - :le diffidenze laburiste verso i paesi conti.nenta•li i quali, anzichè tendere alfa loro ricostru– zione sui pi1as~ri ael sociaE•smo democratico, SÌ• sono sem– pre più spostati verso destra politioa:mente (praticando cioè una politica aiiena dal sociailismo, quando non addirittura (li. conservazione), economicamente {eludendo le esigeru,e pia- 1ùficatrici e propugnando il ritorno al liberismo integrale), sooialmente (non esercitando, o eSie:rcitandosolo in superficie, un'azione per i'i miglioramento del tenore di v1Ìta e de1'la sicurezza dei lavoratori). BibliotecaGino Bianco A tracco al laburismo. ro) Ma ciò fa sorgere il dubbio - che conviene limitare alla forma-interrogativa - che ci si trovi di fronte ·ad una manovra a più vasto raggio che ha come bersaglio proprio il socialismo democratico. Non stiamo assistendo ad un as– salto concentrico deH~ forze borghesi e conser,vatrici degli Stati Uniti e del Continente europeo contro la cittadella laburista due del socialicsmo in Europa è :la chiave di volta? Non abbiamo cioè una fase di « riflusso antisocialista » (cOIT'el'ha chiamato il nostro compagno belga Larock) che ha già bloccato il momento espansionista del socialismo democratico e l'ha ridotto sulla difensiva, quando non al regresso? Non ne sono riprova il rifiuto americano di aiuu all'Inghilter>ra in crisi e la formidabile p,ressione americana chie ha costrebto alla svalutazione deHla sterlina? E la vitto– ria del doHaro nel duello con la sterlina non accentua la dipendenza deJ.l'intera Europa: all'America? E le pressioni amerirane sulle varie economie ieuropee per uno sviluppo sempre più mtegralmente liberista? E la stessa svalutazione moneta.ria che, se non vuole mancane gl!ÌJeffetti, inevitabi:l– me11Jte contrarrà ,rl liveHo di vita delle classi lavoratrici? E, infine, non vediamo addirittura (come nel caso della Ger– mania), spostarsi iili favore degli Stati Uni'1:lida governi di centro-sinistra a governi di centro-destra, fondati cioè su una combinazione democristiani· 1iberal~•conservatoPi•,con la mi,ra di « ,ripr.istino» di_una economia borghese e liberista? II) Occorrerebbe un lungo discorso per quanto riguarda i,1 settore dell'E.R.P. che •sembra av.ere hl piombo nell'01la (sì che già si parla di necessità di una sostanziale revisione dei :moi criteri informatori). Sono manifeste (e si sono ri– verberate sul,be dliITM<nuzi~ni complessive e partiéola,ri del montante degli aiuti) le insofferenze del contribuente ame– ricano per un sacrificio a cui non vede corrispondere, tanto meno •Sottol'aspietto deHa efficiency, dsultati che Io rassicu– rino sulla sua tern1)0raneità. L'E.R.P. gli, appare un tampo– namento (dov,rà quindi continuare ad infinitwrn?) ma non lo sperato risanamento dell'economia eu,ropea. Tra rivalità e contrasti naziona:li e ,i1 permanere di v<incoli,barriere, 11eSi– stenze, interferenze di interessi e di grup~, persino questo presupposto di « economia ieuropea » è dubitoso. E proble– matico è rimasto (e non poteva essere che così, rinunciando all'idea di una economia pianificaita) quel.J' ent'r' aid.e deii paesi europei •tra di •loro, di èui ·l'E.R.P. doveva esSlere semplice– mente !J'integrazione per ~1,residuo deficitario. Si ha iJIpro– posito di « liberalizza,re gli: scambi »: ma è ,problema non meno a.rduo, anche sotto il semplice profilo tecnico, di quel– lo, tutt'altro che risolto, del superamento delle protezioni doganali. Per di più gli, aiuti ,J'E.R.P., anzichè all'effettivo fabbisogno per rialzare il ùiv.eJ.lo di vita ed il flusso produt– tivo, sono corrunisurati al deficit della bilancia dei, paga– menti (che ha come elemento preminenite il ritmo del,Je esportazioni) : ed è ora fluida, anzi incognita, da situaz.ione che si ripercuoterà sulle esportazioni {in sbocchl 1 ed in por– tata) da;! « terremoto valutario» che, inutile nasconderselo, è stalto un duro colpo a:l.Jeeconomie europee. E' una scelta. 12) Su quest'insieme di cose piomba ora la notizia. delle atomica russa. A ben pensa,rci, c'è da sorprendersi della sor– presa. Ma è giusto che ,prevalgano ,Je prospettive future. E sono sibi-lline. Pace o guePra? Aggressione in vista o guer– ra preventiva? Corsa forsennaita al ria,rmo o incremento 3!J.L la distensione? Le speranze di tutto il mondo vanno, natu– ralmente (perchè grazie a Dio non siamo ancora giunti al punto di. 1111a volontà suicida), ad un accordo che :ristabi:lisca fa possibilità di convivenza tra l'un bloçco e 'l'aitro, o, me~ · glio, &a sistema sovietico e sistema americano. E non ne mancano i SÌ<ntomi Vor-remmo firùre c6n questa nota di ottimismo se... Già: se si potesse avere veramente ottimisti che un accordo di tal genere (anche se raggi.unto a lunga scadenza, attraverso una serie successiva di aggiUS1tamenti) non faniirà, col con– sacrare ancor maggiormente fa situazione di minorazione e di decadimento dell'Europa.

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