Critica Sociale - anno XLI - n. 19 - 1 ottobre 1949
CRITICA SOCIALE 413 La difesa deUa saiiità pubblica. .U:ol•ti, <ijuando si tienta di far conoscere fra di noi le esperienze straniere, so1'levano l'eccezione del clima, del temperamento, deH'anarchismo degli italiani, quasi che si dovessie, senza nulla tentare, attendere che la gente si incivi– lisca da sè. Ma, in ,realtà, ammonta ormai ad oltre sessanta ii numero dei paesi,, colonie, regioni autonome che hanno adottato, sotto i più vari climi e ·regioni, iJ sistema aboli– zionista. Lo stesso Biasutti riconosce il successo dei sistemi sociali d1 cura applicati in Svizzera, in Danimarca, Svezia, Cecoslovacchia, Rus·sia e Stati, Uniti, d'America, ma teme che i medici itailiiani boicotterebbero il neoessario intervento del– lo Sfato comportato da tali metodi. Egli ;tutt.ayia si sforza opportunamente di precisare quali provvedimenti potrebbero essere presi 1n Italia - la visita p,rematrlmvmaJle, che è del resto prevista dall'art. 16 del progetto Merlin, la r-ea– zwne di Wasse11rnarm ai- malati degli ospedali e ai bimbi deHe scuole (prev-ista pure da11' predetto art. 16), 'educazicme NSsuaie, denunzia e cur-a obb/tVgatoria della sifiide - e conclude chie « quando il sistema fosse entrato ne!J'uso abi– tuale e quando fosse chiaramente ,riconosciuto che la denun– cia obbligatoria non costituisce pubblicità, mà impone sol– tanto e fadlita la necessità di curarsi, non vi è dubbio che ita!le sistema produrrebbe i suoi ef!ietti:,;. I termini con ~ quali H Biasutti delinea quello che potrebbe essere un migliore sistema di difesa dal pericolo v,e:nereo apparten– gono proprio aJ campo in cui si può svolgere una proficua discussione f.ra i medici che, come lui, abbiano una cono– scenza specifica del problema e dei metodi, applicati nei vari paesi. Certamente anche a proposito della protezione della salute pubblica, i mezzi proposti dal B. non sono accetti a coloro che, come la Merlin e la De Silvestri, si i-spirano ai principit di abolizionismo assoluti propugnati daLla F.A.I.: la denunzia obbligatoria di tutti i casi di sifilide e la ospita– lizzazione dei malat~ ,recalcitranti sos.tenute dal B111.sutti, sono, ad eS1empio,assai -più draconiane deL!e disposizioni pre– viste dall'art. 12 {denunz,ia dei soli maJati renitenti) e degli aort. 13 (diffida dei reperiti e ·ricerca di ooloro che si son resi iirreperibili) e 14 (denunzia aJ.l'àutorità giudiziaria di coloro che- noi,;: è stato possibi:Je obrovare o che hanno con– travvenuto a,!.la diffida, per l'applicazione delle pene previ– ste daJd!art. II senza ospital~zzazione) del progetto Merlin. Ma, in sostanza; su questo terreno, pa·re che profic!Jle di– scussioni e accordi, entro certi limiti giuridici, si possano ottenere fra coloro che si preoccupano di tutela-re SOJ?rat– tutto la dignità femmi,ni-le, e quei medici che, pur senza indulgere più a ristrette impostazioni• su·perate dai tempi, sono soprattutto preoccupati di migliora.re il sistema di pro– tezione deHa salute pubblica. Ciò che, inv,ece, ci divide ·recisamente dal Biasutti è i,! fatto clie, nel sistema da lui proposto, è previsto il man– tenimento de1'le case di toJ.leranza come unica forma di pro– stituzione che sarebbe possibile controlla-re efficaoemente. Sulla efficacia rea:le di questo. controllo e sulla sua portata in rapporto al numero totale di rapporti sessuali i medici abolizionisti it<11liani e stranieri esprimono natura1mJente pa– reri dei tutto opposti. Noi ·riteniamo soltanto opportuno fare osservare come d 1 evoluzione deHa vita moderna abbia comport:a.to una maggiore diffusione dei rapporti sessuali fuori delhe case di tolleranza e fuori del campo deHa pro– stituzione (come è dimostra,to dal primo rnppor.to Kinsey e come Biasutti stesso opportunamente riconosce), per cui i,! problema del nuovo sistema di protezione antivenereo con– sist,e proprio nello studiare l'applicazione di pr<rv11edim,e111~i generali, eguali p,er r/'utti tuommi e donne), senza conferire aJ/a prostituzione la fissità e la persistenza degli istituti giuridici. Per la sua soluzione non vi è che da fare tesoro, con un metodo quasi-sperimentale, delle esperienze altrui. Ma, purtroppo, anche neHa valutazi.one di questa le opi– nioni dei medici sono discordi (e la Merlin e la De Si.Jves-tri non hanno mancato di docqmentare la provenienza interes– sata e ~denziosa di molte statistiche e informazioni antia– boltzioniste). Chi non ha Jetto, infatti, allannantil resoconti giornalistici sulla situazione francese dopo la chiusura delle case e non ha veduto i fautori, non sempre disinteressati, de-I loro mantenimento in Italia ttrecipitarsi su di essii p,er rica– vame argomenti a favore delle loro tesi? Per questo voglia- BibliotecaGino Bianco mo render noti, per chi non li conosca, i dati forniti dal dott. Cavarllon, direttore genera:le aJ Ministero della Sa– nità Pubblica in Francia, i· quali smentiscono con la voce dlei fatti le fosche previsioni dei regolamentaristi. Esempi di altri paesi. I dati relativi ai casi di sifilide dal 1945 in poi dimostrano che detti casi aumentarono trimestre per trimestre sino a raggiungere il numero massimo di 4500 nel primo trimestre 1946. Nei :trimestri successivi si oscillò fra i 3000 e 4000 casi; quindi, dopo i•l ri:torno a 3000 casi nel secondo trime– stre 1947, si- scese finalmente, nel terzo trimestre, al di sotto dei tremila casi. E' vero che durante l'operazione di chiusu,ra de!Le case di tolleranza (1946) nella città di Parigi si ebbe, nel settembre 1946, una •recrudescenza dei casi di si– filide; ma allora - dice il dott. CavaiUon - « questa chiu– st1ra era lungi dall'essere comp~uta... Essa non lo è stata che ulteriormente e in ta:le momento noi abbiamo constatato i•l ribasso della sifilide> (terzo trimestre 1947). C4iuse real– mentJe le case, « noi abbiamo ottenuto, nel corso· del, qt1arto trimestre 1947, la cifra ,record del ribasso». « In queste condizioni - conclude i•l dott. CavaiHon - non vi è akun dubbio sul fatto che la chiusura delle case cli ta/Peranza non ha alcun effetto nocivo sullo sviluppo delle rnaJ!attievener-ee, e per essere semplicemente obbiettivo, di,. rò che essa ha coinciso con l'abbassamento delloe affezioni veneree nella Francia intiera e particolarmente in Parigi >. Non appare dunque affatto. dimostrato che sia necessario, per la lotta centro lie malattie veneree, ili mantenimento dei postribo!.i autorizza.ti , mentre un g-ran numero degli stessi medicii competenti· ritiene che i1 modo migliore di combat– terle sia quello di offrire ai ma!lati una cura ambulatoria e ospitaliera g,ratuita, disc!'le-ta e rapida. Da parte nost>ra noi riconosciamo che la situazione itaJ.iana ha, com'è naturale, le sue esigenze peculiari e riteniamo che un sistema abolizio– Rista nel senso più assoluto, che faccia esclusivamenl!e affi– damento sulla cura spontanea da parte dei singoli, vada in– contro a qualche difficoltà inizia;lie e siamo propensi a rite– nere opportune di~posizioni dii legge ,~e quali, nei confronti del malato che non si cura, non prevedano soltanto pene pecunariè o detèntive ma giungano, come exlr-em.a t 'at.io , alla ospitalizzazione obbligatoria e alla cura controllata, purchè si procuri di applkaTe questi provvedimenti tanto agli uo– mini, quanto aBe donne. Ma questi prob1emi particolari della situazione italiana non sono affatto tali1 da richiedere il mantenimento deJ.le case di tolleranza per essere risolti e dovrebbero invece attirare .Ja maggior attenzione dei medici e dei legislatori poichè è soltanto in occasione della chiu– sura del!liecase di tolleranza che si potrà applicare un nuo– vo sistema sociale dv protezione della salute pubblica. E' così difficile, massime in un paese come l'Italia, promuovere riforme nel -campo spinoso dei rappor.ti sessuati, che non ci si può certo permettere il lusso di sprecare le rare occa– sioni offerteci da.J I.lentocorso della nostra c>vi-ltà. E' pro– prio su"'1a base di tale considerazione che noi vorremmo richiama,re l'attenzione dei medici e legislatori sul significato del•l'abolizione dei postriboli autorizzati in Italia. Il diffuso scetticismo sud!le possibilità di riforma sociale, che è derivazione ideologica carattePistica delle arretrate condizioni strutturali della società italiana, raggiunge p,ro– babilmente il suo massimo nel campo dei ,rapporti· sessuali, poichè non è ,raro il caso che in ~so anche i• «democratici " e i «progressivi" divengano allTettanfi, campioni del con– formi-smo ufficia:le ! Eppure si può forse pensare che quel Rinnovamento che l'Italia attende, almeno da Gioberti · in poi, sia possibil~ cons.eguirlo mantenendo in vigore la con– siderazione tradizionale deHa donna come proprietà pubbli– ca o privata, la doppia morale che fa «disonorata> la ra– gazza - madre sospingendo lei nella prostituzione e il bim– bo sulla via della criminalità e conferisce quasi il dovere, forse allo stesso individuo che ne è stato ~I seduttore, di sbudellare d 1 amante della moglie che ha offeso il suo «onor> maritale (le tutto per difendere, non si sa come, l'istituto della famiglia, .J'integrità della stiorpe, ecc...) o che inibisce alle ,ragazze ogni -rapporto eterosessuale solledtandole, in caso di fallo, a divenir prostitute, proibisoe ai giovani l'u– nione sessuailie con la fidanzata consigliando loro iJ postri-
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