Critica Sociale - anno XLI - n. 19 - 1 ottobre 1949

CRITICA SOCIALE 411 posti e ·cariche, ch:e soli dovrebbero costituire la richiesta garanzia deHe esigenze e&presse da ques.ta o da quella par– te. In realtà soluzioni di questo tipo dovrebbero essere già screditate e sospette, come le esperienze remotè e recenti chiaramente insegnano. li problema e e&attamente l'opposto: chi ama v,eramente l'uni-tà e serve fa propria politica nt.lla convinzione di servire gli i111teressiunitari della classe l8vo– ratirice, dovrebbe sentirsi disposto ad apri.re porte e finestre e a fare tutte ùe rinunce a posiz10ni persona li o di correnti, purchè si attui quella pol~tica della quale persone, correnti e organizzazioni non sono o non dovrebbero essere se non fedeli e dl.s-vnteressatistrumenti. Questo è il costume ve1 i:! quale si baittono i sindacalisti che crédono' nelila FIL e cre– dono cioè i111 una politica u111itairia deHa dasse lavoratrice, per questo essi rimettono alla democrazia e a1la selezione natu– rale dei va:1ori e del1e capacità la scelta degl~ uomini, irri– gidendosi nelila più dura intransigenza nella difesa dei prin– cipi contro i compromessi sotto i quali solitamente ~ sep– pe!Escono ideali, coerenza e gli stessi programmi poli-tid verbalmente prbpugnati. A questo modo il problema pofitic~ del'l'awtooomia della FIL diventa anche un'esigenza morale. Giacchè, sulle que– stioni di princi,pio, i sindacalisti ch:e credono nelcra FIL e nelle finalità per le quali essa è sorta si oppongono alfo spitiito di compromesso dimostrando invece 1a massima ar– ~ndevolezza sulle questioni di pre-stigio pei-sona•leo di, grup– po o di corrente. Mai uro.problema politico ponrà tessere risolto, in 1·egime democratico, sul piano della diviSiione dei posti,, pem Ila vittoria dell'opr:ortunismo: gfacchè il regime democratico è i'l solo a suggerire la più corretta e va,lida selezione dei valoni 1e della capacità. Un problema pol,itico va risolto sul terreno poJ.i-ticoe, nel' nostro caso, tre soli mesi di vita della FIL hanno dimostrato che il nostro problema si risol- ' 1/e in un mo<lo solo: ritornando apertamente e coraggiosa– mente a,l sindaca:lismo socialista, voglio dire, dichiarata– mente socialista. MARIOFERRARI BRAVO A proposito di un problema serio Sicumo pi.en ,mne,n,fe d'GC"cordo con il ccnnpagno Antoniolotti, che bisogna .sitiudiaremeglio e co-n niaggiore convinzione di quanto si è fatto /mora il problema della organizzazione rkl Partito. Pubbl~chiatmopertanto questo articolo come un con– tributo a questa discussione, così come già abbicumo fatto con quello del cownpagno Massari, e cd tempo .sitesso oome im mvtto a tuftv ~ compagni che ne havmo •la capacità ad intervenire nel dibatf.ito. · LA CRITICASocrAr,E Sono grato al compagno Mas&ari che ha richiamato da-lle colonne di questa riv!ista (n. ro-r6 maggio 1949) l'atten– zione dei compagni sul problema organizzativo del partito. Sairà cosa estremamente uti•le se tutti coloro che hanno la capacità di farlo si uniranno in un comune sforzo di ricer– che intorno a questo problema, così da poter suggerire al partito i mezzi di rafforzarsi traendo ,tutto il profitto possi– biJe, a vantaggio della causa del socialismo, da un suo rin– novato vigore. In questo senso intendo reca,re il mio contri– buto alla discussione. Il problema organizzativo è, a mio avviso, prima di tutto un problema di, « mezzi » e di «qualità»: due punti base che sono inscindibili tira loro e presuppongono la disciplina. La questione dei mezzi è tutt'uno con quella del recluta– mento, cioè della «qualità» poichè è solo nel.Ja rnisu·ra in cui il mili,tanùe possiede quello che Mas&ari chiama « spirito di parfito » e Saragat « senso del[ia missione » che si ha la possibi,lità di procacciare al pairtito i mezzi di cui, esso ha necessità. AH'espressione « spirito di partito» io prefe– risco quella « senso della missione» che vuol diire meglio dedizione alla Causa, spirito di sacrificio, amore al partito, spersonalizzazione, solidarietà verso i compagni grandi e piccoli,: insomma, tutto quel·lo che fa di un iscritto un centro motore, un coHettore di, forze morali e di mezzi materiali, una forza e1a1tripeta e magnetica. BibliotecaGino Bianco La st0lta ambizione· del numero, di contare per milioni, porta l'invischiam~nto dello sforzo organizzati-vo e la pa– ralisi per disarticolazione. Ciò accade per un partito come il nostro, perchè, essendo noi democratici convinti, e vo– lendo k1. d,emocrazia aH'interno del pairti-to stesso neHa ma– niera più assoluta, urtiamo spesso contro la difficoltà data da:! fatto che non tutti gli. iscritti possono sentire questa esigenza, tanto più quanto piJÙ i-1 partito si ingrossa senza selez,ione. Non bisogna dimenticare che 25 anni di fa&ei– smo non sono stati certo la miglior-e de1liescuole di demo– crazia, e che la grande massa dei. cittadini attivi di oggi, pur ritenendosi democratica, subisce un complesso di infe– r,iorità lasciata appunto dal totafaarismo. Democratici si diventa soltanto attraverso sacrifici ed esperiienze di, genera– zioni che soilo possono formare in un popolo nel suo com– plesso un senso preciso di dignità e al tempo stesso di civica coscienza. A questo il nostro popolo non è ancora airrivato, per i•l troppo lungo periodo di dominazione della Chiesa, dello straniero e infine, per colmo di jattura, del fascismo. Di questo occorre tener conto quando si parla di organizzazione di un pairtito dlemocraitico. Per questo rite– niamo che quando ad esempio Massar,i, prende per buona moneta l'organizzazione del P.C. e della D.c.·, e ne accre– dita i sorprendenti effetti, iegli dimentica che P.C. e D.C. sono f.rate!Ji siamesi in dogmatismo, fanatismo e intoHeranza, che li uni,scono nell'approfittare de11a dolorosa mancanza di coscienza e di dignità civica del nostro popolo, rendendo così facile ai reazionari di diestra e di sinistra servirsi della democrazia per megl,io sotterrarla. E' vero che una simile organizzazione reca effetti impressionanti,, qua,li sono stati fa giustificazione della votazione deH'art. 7 da parte dici co– munisti o la votazione del r8 apri,!e per i democr4$tiani; ma nella sostanza sono effetti ben miserevoli, che noi dobbia– mo augurarci non abbiano a ripetersi se il nostro popolo sa– lirà la faticosa erta· della sua autoelevazione. Noi dobbiamo dunque rivolgere .Ja nostra attenzi~ne pri– ma di tutto a:lla base organizzativa, e in particolare al meccanismo deHe ammissioni al quale è necessario ridare -il massimo della ser-ietà e della severità. Alla qualità e non ailla quantità dobbiamo ispi,raire il. nostro indirizzo organi-z– zativo: dobbiamo essere toHieraniti con gli umili e intransi– gen~i invece con quei ,rappresentanti, della borghesia o dei ceti medi che si convogliano verso di noi perchè ci riùmgono il parafulmine anticomunista. Contro una simile infrazione bi-sogna essere tenaci ed ostinati,: soprattutto bisogna essere ostinati contro la tendenza a fare diel partito una pista per i concorrenti a qualunque sedia, anche modesta, purchè serva da tmmpolinò di lancio verso quelle più importanti. Occorre quindi rivedere, pur lasoiapdo alle sezioni una sovranità democratica, i.J meccanismo deJ:le ammissioni, au– mentando la responsabilità d~i due presentatori e creando una seconda lettura per l'ammissione definitiva dei candi– dati: occorre cioè che venga istituito un secondo iesame da parte degli organi federali. Occorre insomma completare e ·perfezionare il sistema della circolazione sanguigna: oggi nel nostro partito esso va dalla base a,J vertice e ,ritorna quindi a1la base per io stesso canale, in modo che non vi può essere akun serio controllo; il contro11o deve invecie essere assicmato me– diant~ un giro completo, sì che il vertice abbia occhi. Per ottenere ques:to, bisogna dar vita ;.;;_ogni federazione ad un elemento di continuità chle ora manca, colmando quel vuoto che vediamo molto spesso neHe nostre federazioni quando in qualcuna di esse ad un periodo rigoglioso ne segue un altro di paralisi per il solo fatto che si sono dlemocratica– mente sostiJtui,ti i dirigenti. Si deve dar vi fa a quello che nei comuni è il segretario, i'elemento che garantisce la con– tinuità di fronte allo sbizzarrirsi, qualche volta p1ericoloso, del 1 gioco democratico. L'ordinamento e la direzione di queste cellule organi-zza– tive dovrebbe a parer mio spetta.re ad un ufficio regiona:lie dipendente direttamente da quello c entrale di Roma. Naturalmente, questa funzion:e che il vertice svolge sulla base deve avere carattere esclusivamente organizzaitivo ed amministrat,i,vo, mentre l'azione di influenza che dalla basie sale verso il vertice ha da essere preminentemente po!Hica. A questo punto molti compagni mi obietteranno che,

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