Critica Sociale - anno XLI - n. 19 - 1 ottobre 1949

410 CRITICA SOCIALE sganoiamento di questo genere, ma anche a portare a rapida maturazione quel processo di superamento delbe loro tradi– zionali posizioni eh~ innegabi·lmente è in atto presso d:i loro, sì da confluire al più presto nell'alveo del sindaca-lismo de– mocratico di schietta or,igine socialista. Evi<li:ntemente non potevano essere le deci-sioni di questa o quella persona o grnppo di persone a determinare la .solu– zione del: problema in un senso piuttosto che nell'altro. La pratica sindacale, fa vitalità delle varie organizzaz.ioni, la volontà stessa dei lavoratori attrav:erso le varie forme di democratica estrinsecazione avrebbero dovuto fornire, gra– do a grado, in sede cioè storica, la vera risposta: che sareb– be stata dunque la risposta dei, fatti. Se non che, ml frat– tempo, sono intervenuti fatti nuovi di natura t01le da_recare un'imprevedibile spinta in avanti aHo sviluppo di questo processo. Questi fatti si ricollegano praiticamentle a;liJaque– st,ione, divenuta ormai scottante e polemica, della unifica– zione sindaca-le. L'on. Pastore, a nome della libera C.G.I.L., e ci0è della rinata Conf.ederazione bianca, -ha posto in termini urgenti, per non dire impellenti, i,l problema del'l'immedi01ta unifica– zione della FIL e di, tutte J1ealtre forze sindacali « demo– cratiche» con la sua organizzazione, per Ia creaziorre di un nuovo tipo di· « unità si,ndacale » suHa quà:le sa·rà bene pro– nunciarsi nei termini quanto più è possibile chiari. E' avv~11uto,' run sostanza, queStto: che •!"auspicata unifica– zione è stata posta in questione esattamente al momento in cui le forze sindaca,Ji democratiche, daille quali !'on. Pa– store ci consentirà per il momento di escludere la sua orga– nizzazione se non aLbro per la chia,rezza del discorso, ave– vano app:éna impostato la propria az,ione ocganizzaitiva, e prima ancora che esse potesse-ro formulare, discutere e approvare in sede competente un chi,a,ro definito _programma di azione sindaca'ie, nonchè prima che potessero darsi. degli organi veramente responsabi.Ji,e atti a tener fede e a pTati– care quel-la pol~bica sindacale. A sua vol,ta, 1a Confederazione bianca, non ha « sup1:rato » di fatto Ie vecchie posiz1on'i-del sindaca;lismo cristiano, nè ha condanpato e superato fa dottrina corporativ,istica, -par– ticolarmente sviluppatasi in questi ultimi decenni in diversi paesi ed eg-regiam~te illustrata da quel vero e proprio co– rollario del.Ja « Rerum novarum » che è fa « Quadragesimo anno» di p:apa Pio XI. Tutti qu~sti, «superamenti» non sono avvenuti nè esplicitamente, attraverso •la crWca ili· quelle posizioni, nè implicitamentle attraverso l'elaborazione di un programma sindacaile èhe fosse in a,perito contrasto con essie. La fretta dell'on. Pastore, le di quanti si sono posti suHa sua assurda poshione, ha avuto come di,retta conseguenza di squalificare sul nascere quefla tale ipotesi di un sindaca– ùismo di tipo nuovo, che molti tuttavia avevano considerato con benevolenza. E difatti, il modo stesso con il quale, a parte ·l'inconcepihtlle fretta, l'unificazione è staita posta in campo, ha subito rivelato quanto precarie, per non dire dubbie, siano 'le basi sulle quali essa avrebbe dovuto (e do– vrebbe tuttora per quanti la sostengono) fondarsi. Già l'an– nuncio dd « nuovo corso unificatore» venne dallo in ma– niera siHgolare. 'Strane trattative segrete vennero condotte fra ·le parti contraenti : poi. cominci-arono a parlarne i gior– na,Ji indipendenti, seguiiti da presso da esplici1t1e dichia•razioni aHa stampa dell'on. Pas,tore. Solo in un secondo tempo, e per giunta mol~o differrto, e dopo che in vasti settori della stessa FIL si manifestarono i ~ni di di,sagio per l'incre– dibile svolgimento dei fatti, venne pubblicato il testo del primo accordo: quello che sanciva l'unità d'azione e la crea– zione di giunte d'intesa. (Nient'e di nuovo, come si vede, nel campo del fusionismo vecchio e nuovo). Orà, a parte l'inconcepibile procedimento formale usato in qlliesta ci-rcos,tanza, non v'è chi non veda :!'assenza di ogni sost<1nza democratica nella concezione « unifica-trice » dei nuovi unificatori. I quali, per niente ammaestrati dài fu– nesti r,isultati cui aveva approdato la famosa « AHeanza per l'unità e la democ razia sindac ale» venuta meno ai suoi sco– pi proprio perchè conc epi.ta ai vertici e per niente sentita _e maturata al-la base d ei lavoratori, hanno ricalca,to esattamente ·le stesse orme. Come non capire che, sul piano sindacrue, l'unica maniera per unificare forze e correnti è BibliotecaGinoBianco queHa di ·saggiare· e maturare le alleanze e ,!Je affinità sul terreno stesso dell'azione e di ricercare la propensione alla azione comune sul terreno della latita dei programmi, delle rivendicaz,ioni? Come non capi,re che concreta di più uno sciopero condotto e vinto in comune, che centomila rroto– coHi cartacei? In questo senso assai più seria e meritevole di att.ento esame è l'unificazione o l'aH'eanza che lavoratori di varie conrenti, e prevalentemente di quellle socialdemo– cratica e cristiana hanno stabilito in alcune fabbriche di Mi– -lano e di altre .J◊-calità. Ma questo è un aspetto particola,ne del problema che dovrà essere, se mai, esaminato separa– tamente. La verità è che, fall,i,tol'esp1e:rimentounitario« t•ri,pa,rtitic"» iniziaitosi nell 1944 con la firma del Pàtto di Roma, l'unica urù,tà sindaca,le possibile oggi in Italia può essere realizza– ta suHa base di una politica unitaria e di una azione uni– tarJa che siano espresse da un sindacato il quabe si trovi ideologicamente è prog,rammaticamente sul terreno della - classe, e che abbia constantemente fa preoccupazione e pos– sibi;lmente l'autorità e la forza di trarre su 1:laleter-reno quelle altri; organizzazioni, anche se numericamente più forti, che tendono per forza hntima o per pressiol)i estlerne a scon– finare. Vano è oggi, e demagogico, voler dare ad •intendere che si sta lavorando per una p.resunta unità sindacale solo p,e•rchè, messe a-1bando daUa vita sindacale vaste masse lavoratrici tutt'altro che perdute per la democrazia, e certamente rie– ducabili alla r.etta coscienza di classe, ci si abbandona al:la idea di false, parziali e innatura:li unificazioni su di un terreno idèologico e prograwmatico posto fuori dalla clas– se e da [unga data preparato a esperimenti del tu~to e~tra– nei, e anzi contrastanti,, con la concezione socia:J1i,s,ta del sindacato. L'unificazione cli Pastore tende a por-re i·n termini irrepa– rabili quellà sciagurata divisione ddla c-Jass:e lavoratrke che i comunisti, hanno cinicamente fome111t,a,ta e creata con le loro sitesse mani per l'incontenibile sete di poter.e e per la struttura autoritaria del loro pairttito, ma o:Ha quale è possibi!le e doveroso oggi porre ris<1lutamente µn argine. Chi è sinde:ramente votato al servizio dei lavoratori sa bene che oggi l'unificazione possioile e necessarua è quella d~ realizzare sul frontte della lotta : percnè nessuna conquista potrà mai essere assicurata alfa classe ·1avoratrice, conr,e a,Jle sin.gole -categorie, senza che ,I/intero fronte dei lavo– ratori chiamati a rivendicar-la si metta in movimento e trovi, in vista di qtte! fine immedia,to e di comune interesse, la più omogenea compattezza. Le eventua'ii conquiste che fos– sero irea:lizzate da una parte dei lavoratori a dispetto di un'altra non sarebbero vere conquiste, perchè, come avviene per i vantaggi. elargiti dall'alto, esse non fanno parte della coscienza dei lavoratori e sono quindi soggette, come è per tutte 1 le conquiste sociali, contrastate, a subire ripiegamenti e .rinunce. La politica sindacall'l che un'organizzazione veramente unitaria deve condu~re oggi non ha per scopo solo di rico– stituire il fronte del lavoro sul piano almeno dJei rapporti cont.rattua;Ji è salaria.Ji e delle ·ri,vendicazioni ,in genere, ma ha anche quello di avviare la classe [lavoratrice verso una nuova, :effettiva e duratura unità sindacale, di cu~·essa stessa deve •rappresentare la maggiore ga>ranzia. E difatt-i fa FIL non si pone come irl terzo incomodo fra i due litiganti estremisti alle cui spese intende affermarsi, e neppure - checchè ne dicano ora i fusionisti del campo nostro - come un'organizzazione sorta per una funzione meccanicamente unificatrice (funziione alla qu0!1es,emmai sem– brerebbe più naturnlmente abirlvtata Ua « Costituentle sinda– cale ») ma bensì come una :forza attiva, come uno strumento di politica sindacale uni-taria che tende a realizzare l'unità, senza preferenze egoistkhe di correnti ò di gruppi, senza curarsi di sapere chi ·«:assorbe» e chi può essere « assor– bito», ma preoccupandosi invece di realizzarla sull'unico te,r– reno democraticamente concepile e consentibile, i,] terreno su cui si trova la classe lavoratrice con le sue fin0!l~tà. Detto questo, non occorrerà sp:endere molte parole per sottol1neare la vacuità dei progetti di quanti si industriano di dimostrare come maturato e giustificato i'1 problema del– la fusione quando venissero conclus,i, determinati accordi su

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