Critica Sociale - anno XLI - n. 18 - 16 settembre 1949
CRITICA SOCIALE 391 « L'ist-ruzione inferiore, vmparti!a pe,r almeno otto anni, « è obbligatoria e grat-uita~- « I capaci ,e i meritevoli, atnehe se prrvi di mezzi, han,no « dir~tto d,i raggmngere i gradi più alti degli studi l'. Prendendo le mosse di qui, la maggioranza (e non la to– tatrt~, almeno credo, perchè, quantunque la pubblicazione del!· Ministero nulla dica in proposito, così si può arguire dalla Jettura delle relazioni) della sottocommissione. per la scuola secondaria (in questo d'accordo con la_ sottocommis– sione per' la scuola elementare) propone (stavo per scrivere legifera, perchè l'insieme deU!a !et.tura fa ,l'effetto di, con– clusioni elaborate d'accordo con chi sarà incaricato di pre– parare gli articoli della legge) : 1~ che la scuola post-elementare, nettamente differenziata nella -impostazione e ·nel tono dal ciclo elementare quin– quennale, sia effettivamente assicurata a tutta la _popola– zione scolastica; e che ne siano predisposti gli opporfwni collegarmenti co1i le altre scuo/:e.; 2) che la scuola secondaria inferiore sia ordinata strut– turalmente e didatticamente nei due indirilZzi, in modo da consentire ag3i alunm ,l'o!'ientamento e l'accesso ai vari hti– tuti dell'istruzione secondaria superiore; 3) che l'accesso agli I;tituti d'istruzione secondaria su– periore sia subordinato ad esami di ammissione; 4) che con garanzie di accertamento attitudinale, si of– frano ai ragazzi effettive poss,ibili,tà di mutare indirizzo rlt s,tll(jjo durante la loro carriera scolastica. Dunque - e questo senza che si trovi traccia di discu.s– .sioni anche solo un po' approfondite - s,i afferma senz'altro, in primo luogo, come già assolutamente dimostrato, che la scuola elementare deve durare cinque anni, c-ioè,come norma, dai sei agli undici. Ora io non so se studiosi, pedagogisti, pediatr,i e... genitori siano .proprio d'accordo così faciilmen– te in questa affermazione e non credano piuttosto più con– ven~,te, sempre come norma generale, che la scuola ele– mentare propriamente detta debba cessare a dieci anni, e quindi debba durare quattro anni invece che tre la scuola inferiore postelementare. Qui non esprimo i1 m-io parere personale, che potrebbe pur contare qualche cosa, come vec– chio padre di famig,1ia numerosa e vecchio insegnante, con quarant'anni di esper~za scolastica: quel che conta è che la questione non è stata posta e che sono quindi mancate ·e risposte, i parer-i e le discussioni in proposito. E ~eniamo in secondo luogo alla scuola postelementare, colla quale si dovrebbe completare il periodo di otto anni voluto dailla Costituzione. La ,proposta netta e precisa è che essa debba essere di due ,tipi: uno gratuito, chiamato scuola 11ostelementare propriamente detta (6•, 7\ 8°), affidato ad insegnanti elementari, l'altro non gratuito, chiamato scuola media inferiore, affidato ·a professori, c-ioè a laureati, arti– colato in due indirizzi, con o senza latino (2). Va così in aria la scuola inferiore d'orientamento, che deve formare i·l fu– turo cittadino; va così in aria l'art. 34 della Costituzione, in cui è prescri-tto che per tutti sia obbligatoria e gratuita una, ,e si intende una sola, scuola infel'iore, in cui si devono impartire determinate nozioni, che lo Stato deve fare in modo che da tutti siano apprese (3). Ad ogni modo chi scrive vuol considerare ormai la cosa da un punto di vista realistico: la battaglia della scuola po– stelementarè unica (o unicissìi:na ( !), come si è voluto chia– ma.ria nelle pubblicazioni Ministeriali) è per ora da consi– derarsi perduta. L'argomento principe degli avversari è, in definitiva, la mancanza di mezzi per tentare un -esperimento (2) A ,proposito del latino, è necessario far notare che, se si leggono attentamente le varie relazioni, si rileva che una mag– gioranza notevole si esiprime in senso contrario. (3) SI •pensi al gran numero di coloro che dopo il triennio della scuola IIM'dia inferiore non seguiteranno gli studi. Essi entreranno nelle scuole di avviamento professionale, o addi– rittura si avvieranno al la,voro, senza quelle nozioni che la Costituzione Intende siano loro Insegnate; ,peggio poi se han– no frequentato una scuola con lo studio assorbente del latino. BibliotecaGino Bianco così grandioso. Stiamo quindi alle conclusioni della Com– missionissima e vediamo di salvare il salvabile del famoso principio (sbandihato da tutti al momento delle elezioni) della uguaglianza in partenza e,. quindi, del terzo comma dell'art. 34 sopra riportato. Mi si ,r-isponderà che vi è per questo l'ultimo comma dell'art. 34, il quale ,recÌlta: « La Rf!.pubblica rende effePt:ituoquesto diritto c~ bòr– «.se di s.tudia, assegni afte famiglie ed altre prwuide»iae « che devono essere attribuite per concorsa». Al dfritto dei singoli evidentemente corris~ndono il daverre e l'interesse del Paese (meglio forse sarebbe dire della So– cietà), per cui non si deve seguitare nell'andazzo, ~ggr_av:i,t~ nell'ultimo dooennio del fascismo, col quale i med1ocnssm11 figli di papà r•iescono a carpire un diploma, o anche una laurea (con aiuti di ogni- genere, arrivando poi a posti af– fatto inadatti alla loro capacità), mentre i bravi, se non s,ono bravissimi e robustissimi, delle classi disagiate rimangono irreggimentati nella massa, con danno [oro e di tutti. Nella proposta citata si dice che neHa scuola inferiore po– stelementare (non secondaria) debbono essere predisposti « gli opportuni collegamenti con le altre scuole». Frase buttata lì senza nessun senso. (Si preoccupano invece i relatori di p~ter offrire possibiE-tà di mutamento di indirizzo a chi sia già incamminato nella scuola media inferiore o superiore). Venendo quindi al nocciolo della questione, occorrerà che, dopo 1 cinque anni, di scuola elementare, che già si am.metto– no stabiliti come si è detto, siano scelti, da commissioni a cui partecipino gli insegnanti di ogni ordine, quelli che hanno dimostrato in grado sodd-isfacente capacità e volontà. (E' proprio l'opposto del conoetto espresso dalle frasi usate nelle relazioni ministeriali: « per coloro che seguiteranno gli studi ques,ta v-ia, per gli altri quest'altra», oppure « per co– loro che i.n!endono seguitare gli studL: »; come se bambini undicenni siano in grado di 11ntC'ndere, di prendere una de– cisione piuttosto che l'altra). Ai prescelti, e solta11,toa coloro tra essi le cui famiglie n1m abbi= ,i mezzi, siano sul s,erio aperte le vie, mettendo a loro disposizione i pasti dei con– vitti 1tazi01wli, nei quali non si dovrebbe ammettere nes– sim pagante prima che fosse adempiuto a questo obbligo fondamentale da parte della Società. E veniamo ad un a!Jtro punto fondamentale, sul quale evi– dentemente ,il Ministero non ha chiesto nessun parere, per– chè naturalmente non ne aveva bisogno, e su cui sembra che i Commissari abbiano tenuto la bocca chiusa, eccetto che per lodare le scuole non statali. Ho già detto in un precedente articolo che io non faccio nessuna questione di scuole lai– che e non laiche, qui la questione è un'altra. Oltre ad un completo rinnovamento della legislazione riguardante 0o stato economico ,e giuridico delle scuole e degli insegnanti statali (tirando una bella riga su tutto quanto fu fatto dal fasci– smo e ricordando piuttosto le buone leggi pre-fasciste, con– quistate dalla Federazione degli insegnanti medi), occorre mettere a posto la legislazione delle scuole non statali (art. 33 della Costituzione). Le lodi dei Commissari per le scuole dirette da Enti religiosi non ci devono commuovere; gi_ànei miei preoedenti scritti io avevo riconosciuto che nell'ultimo decennio fascista, in quel caos di scuole parificate, .autoriz– zate, riconosciute, le scuole degli Enti religiosi furono le meno peggio, o, se volete... le migliori. (Delle poche scuole pareggiate rimaste, di cui qualcuna aveva una beli~ antica rinomanza, sembra che non si debba più parlare). Si tratta, invece del fatto che una scuoJa non può considerarsi pari a una' scuola statale, se non vi sono leggi che stabiliscano ben chiaro che per essa vi è parità ass,oluta nello stato giu– ridico ed economico (programmi, orari, nomina, contratto di lavoro ecc.). Dopo ciò (e dopo aver vigi,lato che tutto pro– ceda s,empre ~n ordine coi medesimi strumenti ispettivi, tali e quali, come non dovrebbe interessare che, 111. modo ben di– -~tinto e separato, fra le materie facoltative si insegni - con le indispensabili norme di s,erietà - il Va,ngelo, il Talmud o il Corano. Gl-i insegmrmenJi facoltatrvi ,wn devono turbare per 11u/lo - e ciò deve valere anche per le scuole statali > J •
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