Critica Sociale - anno XLI - n. 18 - 16 settembre 1949
398 CRITICA SOCIALE :,;ione di «dittatura» solo in senso sociologko e che per lui < la dittatura del proletariato» doveva essere una forma di règime democratico. Ma il linguaggio del secolo passato non l: ,per noi immutabile. Comprendiamo bene che cosa in– tendesse Marx ed esl)rimiamo chiaramente nel nostro lin•• _guaggio che siamo contrari ad ogni forma di ,Jittaturn f che siamo fondamentalmente democratici .. Stato e Rivoluzione. In altri numeri di « Zukunft » si è discusso molto sulla questione se lo ;Stato debba scomparire. Il compagno Duschek rip,rende questa di,scussione. Quegli articoli dimostra,rono al– lora chia·ramente che si trattava di una questione di terwi– nologia: i marxisti delle passate generazioni si servirono del concetto di Stato unicamente per indicare io· strumento di dominio politico di una classe in una società classista. In questo senso Marx oppose allo .Stato dassista la libera associazione di tutti, in una società senza classi. Diremmo oggi che i marxisti di una volta contrapposero allo Stato classista il concetto di comunità socialista. Senonchè oggi si parla di uno « Stato sociaE,sta» e si adopera questo termine per designare l'organo amministrativo di ogni società futura, anche per quella senza classe. E" fuori questfone che i compiti organiuativi e ammini– strativi ·di. questo .futuro organo amministr,1tivo di una c0- munità socialista nor sa,ramno inferiori a que1llidello Stato borghese classista, anzi saranno maggiori e p:Ù vasti. I <"llm– piti amministrativi e l'organo amministrativo non scompa– riranno dunque. Se si chiama Stato ogni organiz·uzione am– ministrativa (e quindi anche ,la futura organizz,1zi0ne della Comunità socialista) allora non si può dire che lo Stato scomparirà così come intendevano Marx ed Engels. Si adopera invece un concetto di Stato in senso più vasto di quanto abbiano fatto i vecchi maestri. Io personalmente cre– derei che dopo aver chiarito la differenza di terminologia, l'uso corrente di Stato socialista sia assolutamente giusto: nel corso dello sviluwo che conduce al socialismo, la fun– zione dominatrice e oppressiva dello .Stato scomparirà. Dunschek parla anche della rivoluzione e dà un giu<liz•o molto sfavorevole sui socialisti rivoluziona-ri in rr.11;i111.t, de– mocratico. Ei::!i ritiene che rivoluzione signi.fichi sem_1>re « il -rovesciamento violento del potere statale... Perciò il so– cialista rivoluzionario è oggi in Austria (dove i socialisti detengono quasi la metà dei seggi governat~vi) tutt'al più ·una figura buffa ». Dopo l'instaurazione della Repubblica di Weimar Karl Kautsky affrontò .Jo stesso problema; ma fece naturalm,ente una distinzione fra rivoluzione politica e rivoluzione ·sociale, fra il rivoluzionario politico e il rivolu– zionario in campo sociale. Egli ·era dell'opinione che i so– cialdemocratici dopo l'instaurazione della Repubblica demo– «ratica cessassero di essere rivoluzionari in carn'Po politico rimanendo però rivoluzionari nel campo sociale anche in un regime di democrazia, e persino in un governo di coalizione, fino a quando esistesse una economia ca,pi,talistica. (Karl Kautsky: « La rivoluzione proletaria e il suo programma»). Ciò è b~n diverso <lalla troppo facile ironia del compagno Duschek, ma noi obiettiamo anche al.Ja seria esposizione <li Kautsky che la conquista della maggioranza non significa una vera conquista del potere statale fin. quando una buro– crazia conservatrice e reazionaria· ha in mano l'amministra– zione e si oppor,e alla volontà della rnaggioramza del po– polo. Il potere signi,fica maggioranza più amministrazione. Anche ·-inuna Re!I)ubblica democratica una riforma ammini– strativa -rivoluzionaria è premessa essenziale per la realiz– zazione del socialismo. ,Ori®tamento democratico delle fa-rze del lo:voro. Ci è inspiegabile come il compagno Duschek, dopo la let– 'tura del!'« Anti-Di.ihr.ing », sia venuto '-lll'idea che la que– stione del .Ja,voro professionale e operaio costituisce il pro– blema centrale del marxismo. Evidentemente solo perchè Èngels in un punto, citando Marx, dice che per la futura ])roduzione socialista il riordinamento della divisione del lavoro « è questione di vita e di morte». Perciò Duschek giunge alla conclusione che Marx ed Engels hamno molto in comune con ·i vecchi utopisti, perohè sono dell'opin,one ·che il futuro sviluppo socialista dovrà condurre a una· abo- BibliotecaGinoBianco lizione deJ.la divisione del lavoro. Si !PUÒessere d'accordo o. collltrari in ,questo punto alle opÌnioni di Marx ed Engels, si può ritener<le giuste o false; ma ciò non cambia nulla della presa di posizione individuale nei confronti degli in– segnamenti di Marx ed Engels, awunto in quanto si con– sidera il marxismo come una scienza e non come un 'dog– ma religioso che si debba accetta.re integralmenté o respin– gere. E' interessa,nte il fatto che un esame più dettagliato di questo studio deH'«Anti-Di.ihring » r-ivela qu0:lcosa di notevole. Marx ed Engels previdero allora una serie di pro– blemi che proprio ora sono di una attualità straordinaria. L'organjzzazione dell'economia pianificata non ci pone forse il problema dell'indirizzo orientativo delle forze produttive? Noi ire5,1Jingiamo il -lavoro coatto, ma dovremo applicare alla · progressiva specializzazione del lavoro un secondo principio accanto a quello dclla divisione del lavoro e delle profes– sioni, se vogliamo che la pianificazione riesca. Per giun– gere ad una economia pianificata socialista che abbia suc– cesso, 11bbiamoeffettivamente bisogno. di lavoratori che non siano inchiodati da una professione, ma che siano pronti e capaci ad esercitare varie professioni, a mutare volontaria– mente varie volte il loro mestiere per dare il loro contri– buto ilà dove la società lo richiede. E' questo un problema di educazione edi istruzione pro– fessionale multipla, nonchè di gius,ta sceilta della professione. Questi sono in fin dei conti 4 problemi di una mediazione democrat~ca del lavoro orientata secondo un piano. Neanche su questo l)Unto - teoncamente non molto importante - le concezioni di Ma,rx ed Engels erano tanto utopistiche quanto pretende Duschek. Duschek chiede basi diverse per il sociali.smo moderno. Non l)iÙ le dogmatiche e superate basi del marxismo, ma basi etiche. J osef HindeLs si oppone invece nei! suo articolo à che i,J socialismo si giovi di una base morale o etica in luogo di una base scientifica. Io ho l'impressione che en– trambi siano in questo punto sulla faJ.sa strada. Il sociaHsmo modemo fondato da Marx ed Engels, partì sì da motivi eti– ci, (basta leggere la « Deutsche Ideologie» o le « Glosse a Feuer,bach » -per ,trovare i motivi etico-umanistici del mar– xismo) però dobbiamo distinguere f.ra i motivi etici, il p1:1n– to di !Partenza morale del! socialismo e la motivazione scien– tifica della loro realizzazione. Il socialismo moderno si di– stingue daH'utopismo non dal punto di par,tenza etico verso il fine, ma dal fatto che l'utopismo si arrestò alla formu– Iazione dei fini, mentre il socialismo scientifico ·ha dimo– strato, mediante fo studio delle leggi del divenire ·della so" cietà moderna, quali forze sociali e reali ,endano possibile la realizzazione di questi fini moralmente giustificati. Marxismo, come sciernza deWa f'ealltà. Tuttavia questo è il sdlo punto nel quale io non sono .d'ac– cordo con Hindels, il cui articolo si distingue sostanziai– mente da queillo di Dusohek. Mentre Duschek rinnega il marxismo, Hindels è dell'opinione che ·.iJ metodo marxista sia sostanziailmente 0 gius,to ed applicabile. Egli reclama nel. srm articdlo proprio C!jUello che Duschek non r-itiene possi– bile : la continuazione del marxismo con un serio lavoro s<".ientifico.Hindels assume un atteggiamento critico obiet– tivo, e si può dire che pella discussione che ha lu0go in seno al partito austr.iaco egli appar,tiene alla stessa corrente rea– ìistica e scientifica del marxismo al;Ja quale appartengono Oscar Polfak, Glaser ed io stesso. Riassumendo: nel P""a-rtitoSocialista non vi è un sostan- 2eialemutamento di atteggiamento nei confronti del marxi– smo."I socialisti considerano il marxismo non come 1m dog– ma religioso, mà come una scienza viva. Nessuno è obbli– gato ad accetta,re n a reSpingere i risultati di questa scien- 2ea.Il partito non ammette decisioni di maggioranza sui pro– blemi scientifici. li socialismo moclerno ha bisogno di libertà spirit1:1ale t" di to11eranza. Ha bisogno di un serio lavoro scientifico cri– tico e dei -risultati del marxismo come base della sua lotta. Esso ha bisogno di un fortissimo spiegamento dei motivi etici e delle forze morali come motori della lotta. Essp ha bisogno della fredda prassi del.fa réalpolit,ik per poter rea– lizzare g1i scopi del socialismo libertario
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