Critica Sociale - anno XLI - n. 17 - 1 settembre 1949

380 CRITICA SOCIALE I tropologia riconosciamo nel nostro corpo il risultato di un lungo s<volgimentoche, da un lato, si perde nelle origini del mondo animale e, dall'altro, giunge a portare gli. impulsi primitivi (istinti) sino alle soglie della coscienza, possiamo ben ammettere per analogia e senza contraddizioni che la nostra mente, pur destandosi e ricavando i propri elementi dalla vita di relazione e dell'ambiente sociale, riceve eredi– tariamente quelle disposizioni ideali (che l'A. fece oggetto di suoi studi particolari e chiamò « archetipi dell'Inconscio col– ltettivo >>-) che spiegano il comparire degli stessi simboli oni– rici presso individui diversi, di miti analoghi presso popoli che non sono stati in contatto nè per tradizioni, nè per mi– grazione. Non possiamo neanche tentare di esporre al lettore l'in– teressante analisi- ohe l'A. fa dei sogni di un suo paziente affetto da crisi di origine religiosa. Consideriamo le sue con– clusioni. C'è da rammaricarsi che la stringatezza del di– scorso del Jung (il libro è una edizione di tre originarie conferenze tenute negli Stati Uniti nel '37) rende arduo l'intendimento pieno di certe sue affermazioni. I.l dogttm e ql ritua,le mantenuto .in piedi dalla Chiesa · cattolica costituiscono, secondo l'A., validi e potenti surro– gati e di·fese offerti all'uomo contro l'esperienza religiosa immediata che è molto pericolosa per l'equilibrio psichico. I dogmi sorsero in passato da esperienze immediate, « visioni, sogni, stati di trance», nacquero quando l'umanità non ave· va ancora imparato a dare una mèta al1a propria attività in– telilettuale. Ben prima che gùi uomini irn1Parassero a formu– lare pensieri, i pensieri vennero a loro. Essi non pensavmno, bensì percepwmno le proprie fwnzioni me,,vtmli. Il dogma è come sogno che rispecchia l'attività spontanea ed autonoma della psiche oggetfiva dell'inconscio. · A questo punto l' A si lascia andare a deduzioni immagi– nose che vanno prese con molta cautela, come quando rav– visa nello scisma protestante quello che liberò « le forze i– nafferrabili dell'Inconscio» che fecero della Germania una « madre di braghi». Basti pensare al cont6buto dato dal protestantesimo allo sviluppo economico e democratico della civiltà occidentale per constatare l'unilateralità di tali af– fermazioni. Analogamente criticabili sono le invettive del– !' A <sontro il totalitarismo, solo che si ponga mente ai fat– tori sociali, economici e giuridici della crisi dello Stato mo– derno. Insufficienti appaiono anche le sue concezioni mora– listiche del miglioramento individuale dell'uomo per il pro– gresso della società {per noi il problema, senza escludere la pedagogia, comincia dall'inverso : trasformazione della so– cietà per l'èlevazione dell'uomo). Più interessante è la ricerca del significato dei simboli onirici (quelli della quaternità si presentano non meno di 71 volte in 400 sogni), la q_yaleha dimostrato all'A. che « molti elementi inconsci appaiono come sopravvivenza di condizioni spirituali storiche», per cui « basta retrocedere di poche centinaia d'anni per .ritrovare il livello di coscienza paral– lelo ai nostri sogni ». A questo Ja,voro appunto il J ung si. dedica nell'analisi dei sogni religiosi_ e scopre che nel sim · bolismo onirico dell'uomo moderno ritorna un'idea del di– vino che è del tutto assente dalla sua attuale coscienza e che apparteneva alle idee comuni. qualche secolo fa. In que– sti sogni ricorrerebbe infatti frequentemente, sotto varie forme, il simbolo della quaternità come espressione del di– vino, in contrasto con l'analogo simbolo cristiano della tri– nità. Il quarto elemento esprimerebbe, secondo che intende– vano i filosofi della natma del medioevo, la terra e la donna (non senza qualche venatura di diabolico che era stata mes– sa in luce dai teologi naturali) e rappresenterebbe, nei sogni moderni, l'integrazione della natura nella divinità. L'A. attribmisce grande importanza a questi simboli. Le rappresentazioni della trinità non sarebbero « elucubrazioni escogitate dalla rntfo umana», ma vere e· proprie rivelazioni naturali di ciò che sta al fondo dell'anima umana. IL compito della psicologia dd prnfondo è appunto quello d'mterpre– tare il senso di questa rivelazione. Nel capitolo finale del ·libro il Jung analizza ·un sogno conclusivo di un suo paziente . che ebbe la visione di un « orologio universale» dalla quale ricavò « un'impressione della ,più sublime armonia». L' A. riesce a trovare la chiave del sogno nel patrimonio simbolL co medioevale (una visione del paradiso di un poeta nor- BibliotecaGino Bianco -------------------- manno del XIV secolo) e giunge alla conclusione che il sogno beatificante rappresentava la composizione, già accen– nata nei sogni precedenti, del conflitto tra le bramosie del mondo e l'amore di Dio, cioè la soluzione liberatrice di u11 conflitto fra il Conscio e l'Inconscio del pa_ziente. Questi nostri accenni possono indurre il lettore a pensare che tali interpretazioni psicanalitiche siano arbitrarie ed im– maginose. Io ho già rilevato in principio che l'analisi onirica è un metodo singolare di osservazione scientifica, ma è pur sempre un'.osservazione scientifica. D'altronde non devesi dimenticare che il Jung è giunto ad esporre queste inter– pretazioni dopo ventitrè anni èli serio studio. Io credo che i 1 metodo dell'indagine psicanalitica, quando sia usato con spi– rito realistico e con cautele, possa contribuire notevolmente, accanto alle ricerche storiche, sociologiche e metapsichiche, al chiarimento dei problemi spirituali del presente, e ritengo che sia compito specifico di coloro che si dedicano a que– sto genere di studi pronunziarsi . in merito all'oggettività delle interpretazioni dei sogni (del Jung o di altri), alla loro validità come osservazioni scientifiche e alla possibilità di trarne attendibili generalizzazioni. L'A. si sofferma poi ad an.alizzare più vastamente il pro– blema dei conflitti, analoghi a quelli del suo paziente, fra le. tendenze inferiori provenienti da ciò che sta sotto la cc– scienza e le regole de!Ja nostra vita associata. Nei simboli della divinità osservati nei sogni dei suoi pazienti egli ha ravvisato un fatto nuovo: il centro del simbolo è sempre vuoto, mentre gli affini modelli storici (cerchi magici) con– tengono di solito nel loro centro la mffigurazione di una divinità. L'orologio universale che costituì la visione più si– gnificativa da lui analizzata è soltanto un meccanismo. Dov'è «dio», dov'è l'assoluto? Se a buon diritto noi ravvi– siamo nel «•Cristo trionfatore nel rosone di una chiesa medioevale il simbolo centrale del culto cristiano», dobbia– mo riconoscere che i simboli onirici odierni dell'assoluto rappresentano un nuovo « rapporto con il valore supremo», cioè un nuovo atteggiamento religioso. Tenendo presente che lo svolgimento psicologico dell'uo– mo si è realizzato a mano a mano che egli ha riassorbito entro di sè le attrubuzioni animiche che egli aveva conrferito agli oggetti e agli eventi del mondo esterno, si- vede che la stessa idea di Dio ha seguito una analoga evoluzione: « Dap– prima gli dei - scrive l'A. - vivevano in sovrumana po– tenza e beltà sulle vette delle montagne ammantate di !lileve, oppure nelle tenebre di caverne, foreste e mari. Più tardi essi confluirono in un dio solo, e poi questo dio divenne uo– mo. Ma ai nostri tempi sembra che perfino l'uotno - dio scenda daJ suo trono !l)er disso,l1Ve.rsineH'uomo comune ... Ora, siccome lo sviluppo del Conscio richiede iJ. ritiro di tutte le proiezioni accessibili, non può neppure essere soste– nuta una dottrina della deità nel senso di una esistenza non psicologica. Se il processo storico della disanimazione .del mondo, i,] ritiro delle proiezioni appunto, continua come fi_ nora, tutto ciò eh~ fuori ha carattere divinò o demoniaco deve ritornare all'anima, all'interno dell'uomo sconosciuto da dove apparentemente scaturì». Il dio tradizionale è morto. L'interregno è pericoloso per– chè i fatti naturali pretendono di sostituirlo con la assolu– tezza dei diversi « ismi ». Ma il Cristo, il dio fatto uomo, la cui vita « è archetipica in alta misura», « è Egli stesso il tipo del Dio che muore e si m1,1ta ». Che cosa avverri,, chi sarà il Risorto? La risposta ci è data dalle rappresen– tazioni della divinità provenienti dall'Inconscio: esse « sim– boleggiano l'essere di,vino, ohe dormiva nascosto nel coripo ed ora viene portato alla luce e rianimato, oppure simboleggia– no il recipiente e lo spazio in cui ha luogo la trasformazione dell'uomo in essere divino». Delle idee del J ung non ci si può rendere conto appieno se non discutendo nel complesso tutta la sua produzione scientifica (e, in particolare, il concetto fondamentale del– l'autonomia creatrice dell'Inconscio) di cui le opere princi– pali sono tradotte in italiano. Ma a noi qui interessa soprat– tutto aver richiamato l'attenzione su un genere di ricerche che rappresenta uno sforzo notevole di indagine, servendosi del metodo positivo dell'osservazione, su quella trasforma– zione religiosa che costituisce il sintomo più profondo e ra– dicale della rivoluzione in atto nel mondo contemporaneo.

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