Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949

CRITICA SOCIALE' 321 µoguerra hanno funzionato, anche in occasiione di generali agitazioni, numerosi servizi pubblici che ncH'r,llro dopoguerra erano sconvolti da continui sc-ioperi. E si può osservare ancora come a questi scioperi si ricorra in extremis e' con particolari li– mitazioni, di tempo o di estensione, che meno scon– volgano la norma,lità. Viceversa,, la tendenza limitativa o repressiva dello sciopero può valere solo in quanto ad un at– to di forza, qual'è lo sciopero, contrap 1ponga, da parte dell'autor,ità, un atto di forza prevalente e ca– pace di imporsi, non nel campo delle astratte pre– scrizioni, ma in quello dei reali rappo•rti. Però ovvia– mente questa rivalità sul terreno della maggior for– za, acuisce ed esaspera le tensioni. Nemmeno le Iii– gorosissime sanzioni antisciopero adottate dal fasci– smo e mantenute con un formidabile apparato poli– ziesco, poterono impedire il prorompere di scioperi ogni qual volta apparve -che l'impulso delle forze del lvoro era ,più forte delle p'rescrizioni della' legge o dell'ap1parato repressivo. Non. basta insomma stabi– lire legisla.tivamente -dei Jiimiti: bisogna avere l'au– torità e la forza per farli osservare. Sempre e da tutti: chè allrimenti ogni eccezione è una breccia scardinatrice. Sin. dai temp1i idei vecchio Demostene si diceva che scrivere bene una legge è cosa facile, ma che H difficile è farla applicare, ed applicarla bene. E così porre dei J1imiti al diritto di scio– pero poco conta, se poi questi limiti non si sanno fare rigidamente ed imparzialmente risp•ettare. Se una forza prevalente basta a vfolairli; assicurandosi l'impunità, la sanzione ,dettata finisce con l'essere non più una garanzia od una forza, ma una con– fessione di debo1ezza. Così rischia di avvenire del progettati limiti allo sciopero: o essi funziioneranno so.Jo contro i più deboli ed i più inesperti, ma re– steranno inoperosi di fronte a scioperi vasti e riso– luti, e saranno una barri•era sterilmente irritante che _quando si voglia non arresterà nessuno; o, per il loro effettivo rispetto, rischieranno di provocare una ~ntensificazione di mezzi repressivi e di metodi ·polizieschi, che pe'I" un regime democratico ancora fragile come il nostro, rappresentano di per sè una i-nsidia. L',esdusioroe dello sciopero politico. Ciò premesso, veniamo al progetto Fanfani. Non mi pare possa affatto accettarsi il giudi zio di certa. stampa che « le limitazioni ,previste n.on sono tali da circoscrivere mollo strettamente il ri– corso a quell'arma di lotta sindacale ch'è lo scio– pero». Tutt'altro, anzi: le limitazioni mi sembrano straordinariamente gravi, in sè e rispetto alla legi– slazione in materia degli altri paesi. 1 - Non lo si dichiara apertamente (com'è or– mai. .. dii stile), ma il .progetto esclude lo sciopero po– litico, lo scio;pero sociale, lo sciopero di protesta, con buona pace dei nostri sindacalisti, di tutti i colori, •i quali hanno sempre sostenuto non essere in alcun modo possibile discriminazione tra sciope– ro politico e sciopero economico. Il progetto stabi– lisce che prlima di dare inizio ad una agitazione la parte che la. promuove è tenuta a notificare all'altra parte le sue richieste, concedendole un termine mi– nimo di dieci giorni. Crediamo di potere dedurre che gli scioperi proclamati in violazione di questa pro– cedura debbano essere dichiarati illeciti, costituen– do, per chi li organizza, un, reato punibile sino a tre anni di reclusione e, per chi li effettua, sino ad un anrno. Orbene: lo sciopero politico, lo sciope·ro di protesta, lo sciopero che esplode da esaspe– rate situazioni sociali, scaturiscono da impulsi e da situazioni immediate, non hanno spesso nè una preventiva organizzazione, nè un'inquadratura sindacale; non ammettono soprattutto remore, dila– zioni, tergiversazioni. Nè si capisce che cosa do– vrebbe servire qui una procedura di conciliazione: BibliotecaGinoBianco in tal i even tualità lo sciopero è un atto che, di mas– sima, n.on si dirige contro i datori di lavoro per in– durli a certe determinate concessioni, atNnenti il rappocto di lavoro, ma è una manifestazione politi– ca che si concreta, per quel che può valere e per quel che può significare, nell'astensione dal lavoro, anche se a sopportarne le conseguenze -negative so– no ii datori di lavoro. L'imposizione di un preavviso non avrebbe poi sufficiente efficacia ed autorità p·er impedire uno sciopero politico, quando fosse fondato su di un in– rentivo largamente sentito e passionalmente condi– viso, o, peggio, su situazioni particolari di esaspera– zio~e e d''Ìn·dignazione, Sorgerebbe anzi una alterna– tiva, pericolosa in ogni caso per lo stesso regime democratico: o, di fronte alla imponenza e irruen– za del movimento, si lascerebbe correre, non si oserebbe di prendere sanzioni, ci si asterrebbe dal trarre le debite conseguenze dalla infrazione, (e ciò, ovviamente, quanto più il movimento fosse vasto, ri– soluto, aggressivo, ,politicamente motivato) - e sa– rebbe una prova di patente debolezza -; oppure, assai pegg,io, si fronteggerebbe la situazione a casac– cio, remissivi e circospetti dove si ha di fronte una forza consistente, aggressivi e autoritari dove si han• no d•i fronte i deboli e gli spauriti, distribuendo ar– bitrariamente le sanzioni (oltre le manganellate già d'uso), spesso col sapore •della vendetta politka, spesso verso i... Renzo Tramaglino della situazione, o addirittura - ma quando soltanto si sa di avere la forza po!iilica sufficiente - verso i « responsabili sindacali » (i quali di questi movimenti irruenti e spontanei molto spesso sono poi gli irresponsabili trascinati) determinando nelle masse lavoratrici lo stato d'animo di essere di fronte ad un sopruso, alla vessazione, al tentativo d-i cogHere il p·retesto per colpire gli uomini che le guidano nelle loro lotte di lavoro: e questa ipotesi significa consegnarsi, ma– ni e piedi legati, all'arbitrio poliziesco e di ià di' esso, fatalmente, al reazionarismo politico. Credo ·non ci sia bisogno di ricordare, a chi vuo– le ricordarsene, quante volte lo sciopero polritico, lo scioperò di protesta, lo sciopero di solidarietà, lo sciopero sociale siano stati fattori decisivii per con– quh,le che rappresentano tappe fondamentali d-el progresso nel nostro paese. E come siano stati ta– lora fattori decisivi nella stessa lotta dii difesa della libertà e della democrazia. Possiamo dimenticare, ad esempio, che in Germania il putsch militare e pre– na21ista di Kapp fu sventato solo dallo sciopero ge– nerale degli operai di Berlino, quando ormai il go– verno sociaJd,emocratico, incapace di fronteggiarlo, s'era riparato altrove? E' verissimo che l'arma dello s·ciopero poltitico è particolarmente insidiosa e che ancor più perico– losa può renderla l'asservimento dei sindacati ad una determinata poliNca o ad un determinato par– tito che non operano certamente per l'assestamento democratico. Particolarmente difficile e delicato è lo stabilire il momento in cui lo sciopero poHlico sconfina in sedizione o insurrezione. Ma non è certo con il TI1etterlo fuori legge con misure d 1 i tal fatta che quest'arma si stronca, mentre è certo che con ciò si apre la via ai peggiori arbitri polizieschi ed al giubilo dei reazionari. limitazioni irw.ccettabili. 2 ,- Un altro grave limite indiretto allo sciopero che ritengo del tutto ingiusl!.ificato, sembra prove– nire dal fatto che il progetto Fanfani prevede il ri– conoscimento giuridico per le sole organizzazioni dii categoria, sia provinciali, sia interregionalii e nazio– nali, escludendo gli organismi di collegamento tanto sul piano locale come su quello generale, orrde solo alle prime sarebbe consentilo prodam;ire - e sul

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