Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949

318 CRITICA SOCIALE Da mes~ le esportazioni di molti Paesi europei sono ri– maste relatiVGmente costanti. I programmi prevedono un au– mento molto lento nei prossimi 18 mesi, La congiuntura fa– vorevole del dopoguerra a seguito del r,iattrezzamento della ricostituzione delle scorte volge ormai, in parecchi Paesi d'oltremare, aA suo fine. In molti mercati, le vendite non mondiali offerti ai prodotti finiti sono, negli ultimi 35 anni, aumentati con ritmo deboliss.imo. Ove, per. mancanza di mezzi di pagamento a causa del– l'impossibilità di effettuare le es,portazioni previste o per im– possibilità material,i di ottenere le importazioni, l'Europa non potesse ìmportare dal resto del mondo che il 75% de'le importazioni totali previste, ci9è 3 mHiardi di dolilari di me– no del necessario, il problema gravissimo di un livello d'e– sistenza non inferiore al 1938, rimarrebbe irrisolto per gli europei. I calcoli esposti nei piani a lungo termine prevedono co– me necessarii un aumento della produzione agricola europea del 15% e di una produzione industria:le europea del 3o%. Oltre a ciò, le soluzioni che il Rapporto pro,pone nella po• litica commerciale europea sono: a) lo sviluppo di nuovi mercati di approvvigionamento; b) l'aumento dei mezzi di pagamento con l'Emisfero Occidentale tramite l'aumento deHe esportazioni e lo svi– luppo degli scambi multilaterali; e) l'economizzazione delle importazioni in de!llari: Queste tre strade richiedono tutte però nn coordinamento della politica commerciale dei 1'aes,i partecipanti, oltre al coordinamento della politica produttiva. L'ampiezza e la gra,vità della situazione economica euro– pea sono tali che - anche a parte considerazioni psicologi– che e pol,itiche - si deve dubitare delila capacità americana a porvi un radicale .rimedio se non viene trovata da parte degli europei una colfaborazione attiva e uno sforzo pro– lungato e appassionato. Se tale collaborazione mancasse, se l'Europa non_ riuscisse ad attuare questo sforzo concorde– mente, l'economia europea potrebbe scivolare su una situa- . zione che avrebbe qualche somigl,ianza con quella della Ci– na, con le conseguenze facilmente immaginabili. Come una famiglia dissestata,, l'Europa océidentale deve necessaria~ mente lavorare di più e spendere di meno, ossia· aumentare la propria produzione, tanto da sostitu-ire con essa parte delle importazioni, quanto per pagarle attraverso proprie aumen• tate esportazioni. L'ampiezza della faJ.la è taile che oolo at– taccandola da entrambi i lati si può pensare a ,ricucirla gra– datamente. E spiega varie cose. In primo luogo, la « necess.ità ~ direi l'ineluttabile neces– sità, dell'aiuto ·americano. Da un punto di vista teorico, là bilancia dei pagamenti dell'Europa occidentale si sarebbe messa immediatamente in equi1librioanche senza.l'aiuto ame– ricano. Tale equilibrio sarebbe stato raggiunto in un 'ipotetico re– gime di cambio stabile tramite il noto pl'OCessodi diminu– zione dei prezzi, discesa del reddito nazionale, contrazione deli!a produzione e del volume dell'occupazione, e diminui– zione delle importazioni e aumento delle esportazioni. Data però l'ampiezza dello squilibrio della bilancia dei pagamenti, nessun regime di cambi stabili si sarebbe raggiunto natu– ralmente tramite la contrazione delle ~mportazioni, a seguito dell'aumento dei prezzi dei prodotti esteri derivante dai! rial- ' zo dei cambi, e l'espansione delle esportazioni tramite la se– quenza inversa dei fenomeni. E' ovvio, però, che l'equil~brio del>labilancia dei paga– menti dell'Euro,pa, quale che fosse il sistema seguito; sareb– be stato ottenuto con un tale abbassamento del reddito na– zionale. e del tenore di vita· da giustificare i maggiori dubbi su,hla possibilità- di conservare le istituzioni democratiche nei paesi dell'Europa occidenta,le, e, in genere, di quella che vien chiamata la civiltà occidentale. Tutto concorda a riconoscere quanto pericoloso sarebbe stato il conseguimento dell'equilibrio della bilanda dei pa– gamenti mediante il libero gioco deLle fasi naturaili del mer– cato. L'ampkzza del disavanzo commerciale dell'Europa con i Paesi d'oltremare spiega poi la futilità del tentativo da parte di ogni singolo paese europeo di conseguire, indipendente- BibliotecaGino Bianco mente da ogni altro, il pareggio della bilancia dei pagamenti. Nel mondo impoverito del dopoguerra, caratterizzato da una r,igidità delil'offerta di fronte ad una domanda comu– ne, le derrate alimentari e le materie prime di uso indu– striale sarebbero state ottenute soltanto da quei paesi che avessero potuto offrire in cambio i prodotti richiesti, in massima parte beni essenziali 'come macchinario, prodotti chi– mici, tecnici, ecc.; e questi paesi· inoltre avrebbero viemto l'importazione di cigni prodotto considerato non essenziale. La conseguenza sarebbe stata inevitabilmente che i paesi danneggiati dalla guerra non avrebbero in p~tica mai po– tuto riprendersi, e tanto più, quanto maggiori erano stati i danni di guerra all'attrezzatura produttiva di un paese; tanto più per i ~aesi la cui esportazione era costituita in buona parte da prodotti di lusso o « non essenzia1i >. Essi avrebbero visto preclusa ogni possibi'lità di esportazione di taili prodotti e avrebbero dovuto reincamminarsi sulla via dell'autarchia nazionale. In breve, anche per questa ragione l'equilibrio della bilancia dei ,pagamenti sarebbe stato conse– guito, ma chissà a quale prezzo. Quindi, quando si -sostiene che l'armonizzazione delle eco– nomie europee, o meglio !a decisione di attuare il più -ar– monicamente possibi•le i necessari r,iadeguamenti strutturali delle economie europee, e di resistere a forze disintegratrici e seziona,listiche; quando si sostiene che ciò è stato imposto dagl,i americani, si' dice cosa formalmente vera, -ma sosta~– zialmente falsa, perchè la stessa forza delle cose - avrebbe sos,pinto i paesi europei su questa via indipendentemente dal– l'aiuto americano. Questa, almeno; è la nostra conclusione. La sommaria analisi finora fatta dimostra - o, quanto meno, riteniamo abbia dimostrato, - le asserzioni seguent\: a) che IL1 squilibrio della bilancia dei pagaimenti euro– pei con ~l resto del mondo in questo dopoguerra ha assunto una dimensione tale da rendere necessario un riadegua_mento della struttura produttiva europea capace di eJ.iminare il di– savanzo stesso; · b) che la dimensione dello squilibrio, mentre spiega la necessità dell'aiuto americano sotto l'aspetto sociale e poli– tico, spiega anche fa necessità di non lasciare che il rfadegua– mento del,le strutture produttive venga effettuato indipen– dentemente da ciascun paese, e tramite il solo gioco delle forze naturali del momento; e) che, infine, la condizione posta dagli Stati Uniti per l'aiuto all'Europa, e cioè che tale aiuto venga uti;Jizzato per sanare lo squilibrio della bifancia dei pagamenti dell'Euro– pa e mediante un'armonizzazione delle economie europee, ha nccelerato un processo che sarebbe però stato· ben presto im– posto dalla forza delle cir!=ostanze. Non credo che da queste prime conclusioni si possa so– stanzia;lmente dissentire. La miglior prova, del resto, è che la necessità di una sempre più stretta cooperazione economi• ca europea si è fatta strada con una rapidità tanto notevole, e senza fondamentali. dissensi. Dove invece i dissensi pogso– no cominciare è su,!' significato della armonizzazione delle economie nazionali, o, megl,io, sul risultato finale di tali armonizzazioni nel quadro dell'aiuto ERP. Credo di aver s,piegato dianzi perchè i Paesi partecipanti si trovano oggi nella situazione di dover modificare, in gra– do maggiore o minore da paese a paese, fa loro struttura economica in modo da arrivare al più presto al pareggio della loro bi,lancia dei pagamenti con ~I resto del mondo. Per facilitare tale processo essi dispongono, per un pe– riodo di 4 anni, di un aiuto ERP il cui ammontare è, grosso modo, in funzione del deficit previsto dailla bH,ancia dei pa– gaimenti 'dei paesi europei, in misura decrescente, in quanto si 1>resupponeche ogni anno, grazie appunto ad una saggia utilizzazione dell'aiuto americano, il deficit anzidetto dimi– nuisca. (continua) RoBJ;;RTO TRJ;;MJ;;I,l,ONI Leg-gete e diffondete il quotidiano del P. S. L. I. L'UMANITA'

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