Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949

334 CRITICA SOCIALE un progresso. sociale, che non promuova di un grado di miglioramento materiale delle classi povere, ·viola il ·disegno di Dio, si riduce a una guerra di fazioni contro fazioni, in cerca d'una dominazione illegittima: è una menzogna, un male. La quistion.e sociale è l'anima di quanto accade in oggi. La rivo– luzione che si avvicina dovrà fare per il proletaria– to. per le classi inferiori, per gli uomini del la– voro, ciò che le rivoluzioni passate fecero pel bor– ghe~e, per le classi medie, per gli uomini del càpi– tale.. Lavoro per tutti, ozio e fame per nessuno: è questa la fede sociale di quanti nel tempo nosfro amano e sanno ». Il Manini cerca di indicare anche le vie ,più ra– pide e concrete per agevolare l'avvento dell'epoca sociale ,. : :ibertà d'organizzazione operaia, diminu– zione delle tasse indirette e delle ore di lavoro, au– mento -dei salari, legislazione protettiva dei lavora– tori, a11bitrati nei contrasti tra capitale e lavoro, as– sicurazione nazionale per infortuni e vecchiaia, so– cietà cooperative <costituite con un fondo naziona– le da formarsi' coi beni del clero, delle ferrovie, del– le miniere, di qualche industria e con tasse sui be– ni privati e sulle proprietà demaniali, e da ammi– nistrarsi da banche comunali). Attraverso queste forme cooperative capitale e lavoro saranno nelle stesse mani; gli operai diventeranno « liberi pro– duttori e fratelli nell'associazione ». - Non una società comunista con un governo « pro– prietario, possessore, distributore di quanto esiste, terre. capitali, strumenti di lavoro, prodotti», bensì una società di libere associazioni di produttòri-con– smriatori, « padrorie -del suolo e dei capitali >, fonda– te su « la indi'(isibilità e perpetuità del capitale col– lettivo >. In Italia specialmente il risorgimento può avvenire senza forti scosse sociali, data la men gra– ve disparità di condizioni economiche. 'Egli condanna perfino l'« imposta progressiva» ed esclude che si possa costituire il capilale delle asso– ciazioni operaie col « manomettere la ricchezza an– teriormente acquistata dai cittadini ». Anzi, ricor– re alle « classi medie » e al « Governo » perchè con– cedano' il credito necessario a queste associazioni, che altrimenti non si potrebbero creare. L'associa– zion.e non è ·considerata da lui come arma contro la classe capitalistica e neppure come mezzo di resi– stenza e di- sciopero. Agli operai dice soltanto di or– dinarsi « perchè l'espressione dei vostri bisogni e l'.indicazione dei rimedi sian noti alla nazione ita– liana >. « Esprimete coraggiosamente i vostri biso– gni e le vostre idee; ma senz'ira, senza reazione, senza minaccè :· la più potente minaccia, se v'è· bi– sogno, è la fermezza, non l'irritazione del linguag– g-io ». . Nota il Salvemini nel suo classico libro sul Mazzi– n-i che non esiste negli scritti dell'apostolo mai una risposta alla eventualità che le classi superiori non facciano if loro ,dovere verso quelle inferiori. Pre– dicare il « dovere » ad esse ·avrebbe dovuto bastare per sollecitarle a questo cm:µpito. L'ins·pir-azione etico-umanitaria della sua dottrina gli fa sperare di poter trovare l'accordo anche fra le classi in contrasto. Ciò che lo p·reoccupa è in fondò piì1 l'« umanità» delle nazioni che l'umanesi– mo delle classi. La distruzione dell'egoismo indivi– duale attraverso la forza morale più che l'abolizio– ne della miseria attravefso l'aumento della produ– zione· e la revisione· della distribuzione della ric– chezza. Ogni progresso dell'umanità è progresso dellii. so– cietà, e non viceversa. Alla Santa Alleanza dei go– verni egli contrappone la Santa Alleanza dei popoli, fondata sull'unione europea delle nazioni affratel– late nell'indipendenza reciproca e nella non conqui– sta e animate dalla luce della terza Roma. C'è quindi una sostanziale differenza di spirito · animatore fra il misticismo mazziniano e il rea- BibliotecaGtnoBianco lismo socialista, l'uno facente leva sul bisogno reli– gioso e morale, l'altro sul bisogno economico e so– ciale, l'uno sulla lotta di classe e sulla catastrofe, l'altro sul progresso dell'associazione e sulla gra~ dualità. Differenza che il Mazzini esasperava accu– sando ingiustamente le correnti socialiste di pen• sare soltanto al « progresso della cucina dell'uma– nità>, ma che è al fondamento di tutte le polemi– che fra mazzinismo e socialismo e che spiega la ben diversa influenza da essi operata sulle classi prole– tarie. E' certo, comunque, che le teorie mazziniane han,– n.o potuto attrarre verso l'unificazione patriottica molte forze dei ceti medi intellettuali, artigiani, ope– rai, che avrebbero respinto l'unità dei conservatori per abbracciare magari l'internazionalismo classista del marxismo. (Continua) Gumo QuAZZA FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera· Speranza di unitàsocialista. Con questo titolo Il co~pagno Brutelle, segretario generale· aggiunto del Partito sc;,cialista francese ,che fu uno d,ei mem– bri della delegazione del Comisco per l'unificazione socialista in Italia, pubblica sul Papulaire dìmanche del 10 luglio l'ar– ticolo che riproduciamo. « Rifare· l'unità del socialismo democratico In Italia nen potrebbe consistere nel mettere in piedi un'organizzazione uni– ca nella quale si ritrovassero con il partito di Saragat gli ami– ci di Silone e di Romita. « L'unione socialista di Silane, se riunisce una èlite intet– lettuale, non raccoglie che una dozzina di migliaia di aderen.– ti, per ora, e Romita, uscendo dal P.S.I., non ha staccato una frazione organizzata ed i cui effettivi siano controllablli. Non si rifarà un partito socialista unificato e forte senza le decine di migliaia di lavoratori che si irifiutano ancora di essere con– fusi con i comunisti e restano tuttavia nel partito di Nenni. Non dimentichiamo che Nenni non ha dovuto la sua defini– tiva vittoria che alle debolezze del centro del P.S.I. « Non si .potrebbe iiemmeno rifare l'unità se non si è ca– paci di ispirare flducja a tutti coloro che, allontanandosi dal P.S.I. non hanno ancora voluto raggiungere nessuna forma– zione socialista. « La vol,ontà di unità, Incontestabile presso tutti i militanti, è certamente molto forte presso i leaders delle diverse ten– denze e quelli stessi che rappresentano oggi la nuova destra del P.S.L.I. sognano di un grande partito socialista riunificato. Ma le varie ragioni d/ divisione si appoggiano facl-Jmente sulla divergenza delle tesi politiche. « Noi costituiamo, mi diceva Matteo Matteotti, .facendo con me H conto, dieci tendenze ripartite in tre organizzazioni ~– E fra le divergenze politiche, se non ce n'è alcuna che non •i potrebbe r-isolvere per la legge della maggioranza in un par• tlto democratico preventivamente unificato, bisogna ammettere che alcune pongono gravi problemi. « Noi dobbiamo In primo luogo, per valutare bene· la situa– zione, misurare· lo stato di miseria in cui si trova immersa la classe operaia in lt'1,lia: Noi dobbiamo sa•pere che Il partito democristiano, che dispone all'Assemblea della maggioranza assoluta del seggi, •rappresenta, per i Jav9ratori, il partito della reazlonç e che la sua sinistra stessa è considerata come la f~a– zione politica più infeudata al clericaiismo. La reazione, Il clerkalismo :' l'operaio reagisce contro questo doppio nemico come contro il fascismo. « E poi l'aiuto americano, quale si manifesta, urta i sen– timenti di dignità della popolazione. « E poi ancora, dopo venti anni di fascisn10, dopo ,le guerre. il popolo teme i patti, vedendo in essi Il pevicolo di un nuovo cataclisma. Il vinto, cosi abbattuto, cosi debole, non farebbe meglio a ritirarsi dalle dispute degli alleati? · « Cosi Il problema dell'unità d'azione, malgrado gl! insegna– menti della democrazia popolare vicina, resta posto alla co– scienza di certi mil!tantl socialisti, come mezzo di difesa con– tro la reazione. c'osi la discussione si accende pro o contro/ la scissione sindacale. Gli uni accettano e gli altri condanna-

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