Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949
CRITICA SOCIALE 333 voluzione, con le cautele diplomatiche, anzichè con la energia della fede e d'una irrevocabile determi– nazione; ammettono i .principi, rifiutano le conse– guenze, deplorano i mali estremi, proscrivono gli estremi rimedi; vorrebbero condurre i popoli alla libertà coll'arti, non con la ferocia, della tirannide; nati, cresciuti, educati a tempi ne' quali la coscien– za degli uomini liberi era in Italia privilegio di po– c_hi, diffida,no della potenza d'un popolo che sorgé a rivendicare gloria, diritti, esistenza, diffidano dell'entusiasmo, diffidano di ogni cosa, fuorchè de' calcoli de' gabinetti, che ci hanno mille volte ven– duti, e dell'armi straniere, che ci hanno mille volte traditi ». . La rivoluzione per costoro era diretta soltanto e al trionfo· di una classe sovra un.'altra, d'un'aristocra– zia nuova sovra una vecchia>. Invece per risolle• vare l'umanità era necessario - affermava il Maz– zini - che la rivoluzione fosse attuata e pel popolo e dal popolo >, suscitandone le energie mediante la convinzione che « i moti si tentavano per esso, pel suo meglio, per la sua prosperità materiale, perchè i popoli ineducati 1non si muovovo per nudi voca– boli, ma per una realtà >. Bisognava finalmente pas– sare dall' « eguaglianza ,politica > aU'e eguaglianza so– ciale > e promuovere il progresso verso _ la e demo– crazia> nemica dell'« aristocrazia> immobile e in– dividualistica. Occorreva ripudiare la monarchia costituzionale per instaurare la repubblica -demo– cratica. Solo cosi si sarebbe superata la divisione esistente in Italia, come dappertutto, fra « due classi di uo– mini: gli uni, possessori esclusivamente degli ele– menti d'ogni lavoro, terre, credito, capitali; gli al– tri, privi di tutto fuorchè delle loro braccia ... I pri– mi, inceppati nell'esercizio delle loro facoltà, 'vilipesi dallo straniero, sottoposti all'arbitrio di principi stolti e malvagi, hanno principalmente bisogno d'una rivoluzione politica: i secondi, affranti dalla mi– seria, tormentati dalla precarietà del lavoro· e dal– l'insufficienza dei salari, hanno principalmente bi– sogno d'un ordinamento sociale >. ·A divulgare presso « le classi più numerose e più pqvere > queste idee l'agitatore genovese faceva usci– re nel 1840 l'Apostolato popolare, sicur<;> di susci– tare a nuovo fervore almeno « un nucleo d'uomini di poche idee, ma di volontà buona e fermissima>, In questa fede nel popolo e nell'umanità erano indubbiamente presenti influssf ·diversi d'oltralpe. Il soffio mistico e religioso -del sansimoniano Nou– veau Christianisme e del cattolicesimo sociale la– mennaisiano si ritrova nei suoi -concetti del e pen– siero e azione > e del « consenso comune dell'Uma– nità >, Il 'Buchez gli presta la concezione del do– vere come esercizio di diritti, il Condorcet la fede nel progresso, il Comte la visione organica dell'u– manità, il Còusin il tono idealistico e moralistico. Ma nel complesso le sue dottrine risultano da una meditazione organica e matura. Il principio fondamentale da lui· posto all'origine di ogni rinnovamento, cioè la ·fede religiosa nell'i• niziativa popolare, è fuori dalla visuale paternalisti– ca della borghesia moderata, e e.osi pure la conce– zio «democratica> che a quell'iniziativa si lega e che supera il liberalismo carbonaro delle classi me– die. Il settarismo carbonaro e il misterismo dei suoi iniziati non hanno posto nell'umanitarismo mazzi– niano, il quale si fonda sulla consapevolezza di tutti gli affiliati, stretti in associazione e forti della co• stanza e dell'unità dei loro sforzi diretti a una re– pubblica democratica attraverso l'educazione e l'in– surrezione. L'apostolato del Mazzini, scarso nei risultati pra– tici immediati dei moti da esso· promossi, contribui– sce tuttavia fortemente alla maturazione di forti gruppi rivoluzionari e soprattutto alla divulgazione BibliotecaGino Bianco di un più complesso concetto di Nazione, di popol~, di Stato. Nella Nazione egli vede la comunità dei cittadini che parlano una stessa lingua e godono eguali di– ritti civili e politici, uniti nello scopo di sviluppare le energie sociali. Lo Stato - egli sostiene sulle or– me -del Saint Simon - deve assicurare ai cittadini il massimo di Ji,bertà, e quindi anche <notevole af– fermazion'e in un. mondo aristocratico o borghe– se) la libertà di possedere « l'indispensabile ad ali• menlare, moralmente e materialmente, la vita >. E affaccia una concezione teocratica dello Staio comé unico educatore e garante dell'« unità morale>. Ii po,polo è se·condo lui forza eminentemente morale: « Alla radice d'ogni questione politica il popolo in– travvede almeno un richiamo all'anima sua >. Per questo combatte il socialismo e il comunismo, di cui vede soltanto il rozzo materialismo, e pone nell'« associazione tra eguali> - e dacchè nqn può costituirsi associazione che fra liberi, nè può esi– stere libertà se non fra uomini eguali > - lo stru– mento per risolvere la questione sociale, cioè e la più santa e a un tempo la •più pericolosa >. « L'avvenire è associazione: associazione di tutte le classi, di tutti gli individui in un lavoro atti– vamente diretto a tal fine, sviluppo progressivo e armonioso di tutte le facoltà, di tutte le forze intel– lettuali morali e industriali del paese, -dietro le nor– me della grande Legge Umanitaria >, « L'eguaglian– za - dice nello statuto della Giovane Italia - esi– ge che diritti e doveri siano riconosciuti uniformi per tutti, che •nessuno possa sottrarsi all'azione del– la Legge che li definisce, che ogni uomo partecipi, in ragione del suo lavoro, al godimento dei prodot– ti, risultato di tutte le forze sociali poste in attività>. « Bisogna che tutti producano : chi non lavora non ha diritto alla vita >. « La liberté sans l'égalilé n'est et n.e peut etre qu'une réalité pour un petit nombre de privilégiés, une déception, un mot vide de sens pour la grande majorité >. « Il grande pen:;iero sociale, che ferve oggi in Eu– ropa, può definirsi: abolizione del proletariato: e– mancipazione dei lavoratori dalla tirannide del ca• pitale concentralo in un piccolo numero d'indivi– dui: riparlo dei prodotti, o del lavoro che n'esce, a seconda del lavoro compiuto; educazione morale e intellettuale degli operai, associazione volontaria tra gli operai, sostituita pacificamente, progressivarnen~ te quanto i, possibile, al l:ivoro individn11le sala– rialo ad arbitrio del capitalista >. « Non si tratta di distrugge·re, di abolire, di trasferire violentemente la ricchezza da una classe a un'altra; si tratta d'allar– gare il cerchio del consumo, d'aumentare per CO!).• seguenzà i prodotti, di fare più ampia parte nel ri– parto a quei che producono, di schiudere una vasta via al lavoratore perch'egli possa acquistare ricchez– za e proprietà, di far sì che ogni uomo, il quale dia sicurezza di volontà, di capacità, di moralità, trovi c}1pitale e modo di libero lavoro >. Eievazione progressiva <delle masse attraverso il suffragio universale e l'educazione alla solidarietà, quindi: « L'educazione sociale è stata finora mal diretta: bisogn.a cangiarla. Gli uomini attuali sono precisamente il prodotto di secoli di monarchia assoluta, d'ineguaglianza, di privilegio. Secoli d'i– ~:iluzioni fondale ~u principi contrari -darebbero prodotti contrari >. La proprietà è da condannarsi quando ha origine dalla conquista violenta avvenuta in tempi lontani oppure dall'appropriazione di e un lavoro compiu– to da altri>. E' legittima quando è < il segno della quantità di lavoro col quale l'individuo ha trasfor. malo, sviluppato, -accresciuto le forze produttrici della natura >. < Ogni mutamento, ogni rivoluzione che non si accosti di un. passo all'ideale della nuova società, che non faccia corrispondere al progresso politico
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