Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949
332 CRITICA soèIALE due grandi sistemi espansivi, il capitalista e il co– murnista sovietico, abbiam già discorso. Ma le pos– sibilità ivi prospettate dal Cole e dal Foerster che i ,due sistemi possano continuare a coesistere a fianco a fianco senza che avvengano prima profondi muta– menbi nella politica bolscevica, restano più che mai problematici e una nuova conferma di ciò ci sareb– be o.ff.er 'ta ora d'<ll ·rapporto sùll'economia dell'U.R. S.S. nel perioct::i della « guerra patriottica», scritto dal Voznessenski, il pnesidente recentemente defe– ne·strato della Commissii-one statale dei piani econo– mici e già membro del Polilburea,u della fazione ostile ed ogni compromesso -con l'Occidente, giacchè pare improbabile che egli •appunto per questo sia stato ,epuralo. Il rapporto, d:i cui è stata pu,bbli-cata una traduzione in francese·<3), pur preordinato come è a fini apologetici, è la più ricca fonte di informa– zioni autorizzata dispontibile sull'econ.omia russa du– rante la guerra, ed è insieme una specie -di trattato di teoria economica del comunismo, sui cui orienta– menti contl'astanti offre largo mateniale la discus– sione avvenuta ali' Accademia deile scienze dell'U.R. S.S., come si può riJ.e·vare dal largo 'resoconto fattone n,ei fascicoli di gennaio-marzo -di quest'anno dalla Ras.9egnq d.ella stampa s,ovietica. I! Voznessen.ski nel suo libro fa la storia della seconda guerra mondiale per uso e consumo dei comunisti interni e esterni, tutta pervasa dal più schietto feticismo staliniano, secondo 'la formula « la société •c'est moi » ·che per Trotzki caJratterizzav·a il regime totaliitario staliniano; grazie al quale feti– cismo Stalin è diventato « il piccolo padre » degli iniziali, « il geniale capo dei -popoli », o come fu an– che detto-, « un nuovo zar ortodosso consacrato per rimuovere dal suo vopolo il peso intollerabiie della libertà ». Nell'ampio quadro che egli dà dell'econo– mia bellica russa - che è naturalmente l'apologia entusiastica della pianificazione soviebica come ar– chetipo della pianificazione economica in pac·e e in guer;ra, il che non è altro che uno « slogan » propa– ga1ndiistico o una pia illusione (4)_ il Voznessenski minimizz,a il più possibile gli aiuti degli a.Ueati du– rante la guerra e fa del suo rapporto un virulento « pamphJ.e-t » contro il capitalismo « setdù.cente » de– mocratico e liberale, il consociato di• ieri nella « guer– ra ·per la libertà é la ·democrazia nel mondo ». ln piena· concordanz,a con le idee svolte dallo Zda– nov nel suo bellicoso discorso d•el settembre 1947 sulla siituazion,e intennazionale postbellica alla con– ferenza che deliberava la costituzione del « Comin– form » riassumendone ne.J suo manifesto le ~e-si es– senziali, il Voznessenski rileva che le divergenze profonde nei fini dii guerra e nei piani di riorganiz– z·azione del mondo- ·dopo la guerra, già esistenti fin dall'inizio ·della medesima, si sono amplificati ·nel dopogue·rra, assumendo il carattere di una lotta a– perta tra -due mondi e due camp1i opposti: quello im– perialista e ·democratico dell'U.R.S.S. e dei suoi- sa– telJiti e quello •del capitaii-smo monopolistico e im– perialista degli Stabi Uniti-, « ingrassato dal sangue dei 1 popoli durante la seconda guerra mondiale» e coi suoi pia,ni ,di -asservimento economico dell'Eu– ropa, « la beffa ·del piano iMarsha.Jl », come lo chia– mò il << Cominform ». Riprendendo le solite tesi del!'« acèer,chiamento capitalista» e della minaccia permanente dell'aggres– sione imperialista• coHtro l'U.R.S.S. ·« prolungamen– to della lotta -di classe sull'area internazionale » - che è poti Ia v·ecchia storia del lupo e· dell'agnello, nota anche ai russi per la volgarizzazione fattane • (3). N. VoZNESSENSKI: L'économie de guerre dle L'U.R.S.S., 1941-1945, Paris, Librairie Médicis, 1948. (4) Si veda in proposito l'articolo di M. K. Bm<NETT: Food wid agriculture in lhe Soi,iet Union, 1917-48, in The J:ournal o/ poUtical economy, June 1949. BibliotecaGino Bianco nelle sue favole dal genio di Kry.Jov - i-I Voznes– senski ricorda espressamente che Lenin e Stalin hanno più volt-e avvertito ,i paesi social,isti delle bat– taglie storiche inevitabili tra l'imperialismo e il so– cialiismo, .dichiarando « guerre giuste » quelle che la classe operai-a, dopo aver vinto la borghesia ne} pro,prio pae_se, persegue nell'interesse della patria socialista e per il consolidamento e lo sviluppo de) socialismo. « Stalin, il grande compagno dii lotta t– contin.uatore di Lenin », insegna che il dovere di ogni rivoluzionario è quello di sostener•e e difen dere l'U.R.S.S., prùmo Stato socialista del mondo. p· internazionalista solo chi di.fende l'U.R.S.S. inco-n dizionalamente, perchè sarebbe impossibile risolver~ i problemi del movimento rivoluziona.rio cm.terna zionale se si rinunciasse a difendere l'U.R.S.S. Do Stato sovieti-co si identifica così col socialismo e il Politbureau dive-nta il Richelieu della dittatura del proletariato internazionale. Mà quàle sia :il senso vero della parola d'ofldine di Stalin a tutti i rivoluziona•ri, citata dal Voznes– senski, e quali siano le prospettive per l'avvenire del mon.do di questa poliiti-ca, è ciò che vedremo nel– l'ultimo articolo, che ci offrirà l'occasione di riepi– logare quanto sulla Russia sovietica siamo venuti finora scrivendo. "FAUSTO PAGLJARJ Classi • naz1on1 e nella genesi ideologica del '48 3. - L'ide,o,logia rivo.fuzfonaria del coope.rativismo maz-ziniano. ' Lo sperimentalismo del Balbo, l'« utile e rag-io– ~evole » del D'Azeglio, il «razionale» del Durahdo, Il « bene opportuno e applicabile » del Gioberti, iJ juste-miUeu del Cavour costituivano all'alba 'del '48 i diversi ma uniformi aspetti del realismo un po' limitato del ceto medio borghese, scarsamente sen– sibile ai probJ.emi sociali e alquanto chiuso ip un timido contingentismo. Ma non tutta l'opinione .pubblica si .polarihava su questi indirizzi e, come 'rivelava il•fermento so– ciale in ogni piccolo Stato italiano, già c'era qual– che germe maturo per accoglier.e le dottrine assai più rivoluzionarie ,di Mazzini, di Cattaneo, di Fer– rari, di alcuni utopisti isolati. Ciò che distingue nettamente il pensiero _mazzi– niano da quello moderato e lo caratterizza è il ri– pudio della concezione paternalistica del progresso e del rinnovamento. Già nella lettera a Carlo Al– berto del 1831 il Mazzini sostiene energicamente che gli scopi supremi dell'Italia - unità, libertà, indipendenza - si trovano nell'unità del pensiero e dell'azione d,el popolo, non nell'aiuto d.ei monar– chi e nella congiura delle sette. « Il nerbo della società, l'azione, l'opera, la po– tenza vera sta altrove, nel genio che pensa e dirige, nella gioventù ché interpreta il pensiero. e lo com– mette. all'azio,ne, nella plehe che rovina gli ostacoli che la attraversano ». La Gi,ovallle ltalia, creata nel '32, ,doveva reagire contro la tendenza della Carbo– neria a chindersi nell'ombra .dei riti e n.ella ri– stretta cerchia degli iniziati, doveva organizzar.e e guidare le masse, sola forza viva capace di vincere le rivoluzioni. Gli aiuti stranieri e gli interventi principeschi, che avevano distrutto le· speranze dei carbonari nel '21 e nel '31, potevano esser sostituiti con v-ero vantaggio soltanto da queste energie ge– nuine e pure. « Una classe d'uomini influenti per autorità e per ingegno civile contende doversi procedere nella :ri-
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