Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949
CRITICA SOCIALE 331 ---r---- die ,nell'industria, che costilutiscono ora una frazione notevole della classe lavoratrice, come i dirigenti e i tecnici, sono a loro volta trascinati nella stessa scia e permeati d'lideologia totalitaria, sia perchè fan par– te degli strali proletari più recenti e perciò più ri– cettivi per le ideologie ,del socialismo premarxista, slia anche perchè la loro posizione alla sommità del– la classe salariala li predispone a vedere in una ri– voluzione di tipo totalitario come la russa una occa– sione di insperata ascensione sociale - la « società dei dirigenti> del Burnham -. Il Laurat nota pU're più in particolare i gravi ef– fetti psicologici della disoccupazione cronica -di massa verificatasi, dopo la prima guerra mondfale, sugli operai, i quali, esclusi per molto tempo dal pro– cesso produttivo, subiscono alterazioni morali consi– derevoli, cadendo gradatamenl~ al liivello del prole– tariato parassita dello Stato della antica Roma, pron– to a servir da gregari alle fazioni che si disputano il potere. E lo stesso aveva detto G. B. Shaw nella sua prefazione del 1931 ai Saggi fabiani a proposito delle conseguenze degradanti implicite in un rego– lare sistema di sussidi di disoccupazione, nel caso di lunghi periodi dii crisi g•enerale, che finisce per diventare per la classe operaia un mezzo d.i vita normale e riconosciuto indipendentemente dal lavo– ro, come può diventarlo del resto qualunque siste– ma analogo,. quale un blocco dei licen1Jiamenti che si prolunghi oltre i limiti di .un espediente provvi– sorio di emergenza, per superare il momento del trapasso negli slabihlmenti dalle fabbricazioni di guerra alle produzioni di pace. èostituzionalism,o e dittature. Guerra, disoccupazione, rivoluzione bolscevica che sono p-er Kautsky e per il Laurat cause preminenbi o concomitanti del ritorno delle masse ai miti rivolu– zionari violenti delle origini, sarebbero però per· Shaw causa pliù generale della crisi del regime stes– so della democrazia nella sua struttura attuale, basata sul suffragio universale e sul sistema parlamentare. Nella sua prefazione del 1031 ai Saggi fabiani egli ricorda che il segno distintivo della società fabliana dalle società socialiste rivali nei primi tempi era il suo deoiso costituzionalismo, cosicchè a William Morris, il quale allora insegnava agli operai che n_on c'era pe-r loro altra speranza che nella rivoluzione, i fabiani rispondevano invitando gli -operai a sal– varsi da sè col parlamento, li comuni e il voto. Senza forse convertirlo del tutto essi avevano allora con– vinto il Morris che le cose avrebbero preso probaòil– mente la strada ,da loro indicata. Ma oggi, diceva Shaw nel 1931, oggi non è più così certo, come sem– brava intorno al 1890, che Morris avesse torto. La prefazione è !infatti tutta pervasa da profondo scet– ficismo sulla capacità della ,democrazia politica nel– la sua forma presente del parlamentarismo, anche dei governi laburisti, idi fronteggiare efficacemente e tempestivamente situazioni eccezionali quali quelle conseguenti alla guerra, alla •rivoluzione, alla crisi mondiale, come dimostrava il fatto stesso del sor– gere di governi dittatoriali a mezzo di « coups d'é– tat > nei vari paesi, e la conferma di ogni giorno della « futilità» dell'azione parlamentare all'interno dei paesi democratici e l'efficacia dell'azione pronta della sinistra rivoluzionaria tin Russia e del fascismo altrove. Il che serve anche da precedente a quel sùo giudizio, a prima vista sorprendente, sul bolscevi– smo come fabianismo, ricordato nell'articolo prece– dente. I miracolù insospettati della mobilitazione in– dustriale e della pianificazione economica attuate du– rante la guerra dagli stessi governi capitalistici, con– fermavano d'altra parte le possibilità obliettive di profonde trasformazioni nella struttura economica, fino allora negate. BibfiotecaGino Stanco I risultati -di questi governi dittatoriali non impac– ciati nella loro azione dalle remore costituzionali hanno poi -dimostrato sperimentalmente che il rime– dio non è sicuro, nè privo di inconvenienti e, alla fine, assai peggiore del male; ma non è senza signii– flcato, come indice da quale parte spiri il Wellgeist, il fatto che il patriarca del fabianismo, come del resto i vecchi Webb, guardi con malcelata simpatia alla dittatura come necessità provvisoria •per la creJ– zione di un ordine purchessia o di un ordine nuovo, « la Russia a scuola » di cui parla il Maynard. Nel suo poscritto del 1947 all'ultima edizione dei Sag– gi fabiani, Shaw dichiarerà essere la « moboc·razia > del voto a chiunque, l'ostacolo principale all'orga– nizzazione del socialismo, come lo sarebbe del resto anche la dittatura della Trade Unions, la dittatura degli operai qualificati, necessariamente contraria alla direzione dell'economia da parte dello Staio, e si pronuncerà per un sistema di e aristocrazia -de– mocratica >, una specie di « dittatura delle capacità > di marca saintsimoniiaÌla, quale, secondo alcuni, sa- . ret>be proprio quella instaurata da Stalin in Russia. [[ nazi<malismo russo. Indubbiamente la politica della Russi,a, come ha avuto influenza grandissiima sul diffondersi nelle masse dell'attesa messianica del e gran giorno >, così avrà parte decisiva nella storia del mondo dei pros– simi anni. II patriarca della socialdemocrazia tede– sca, il Kautsky, soleva dire nei suoi ultimi anni che il solo p'roblema veramente importante della nostra epoca è quello della Russia sovietica, delle sue lotte interne e della sua evoluzione. Contrastanti sono i· giudizi sulla natura vera del comunismo bolscevico e dei suoi ,probabili futuri orientamenti, -come abbiam giià detto precedentemen– te, mettendo anche nel dovuto rilievo l'elemento na– zionalista, secondo la tradizionp secolare della poli– tica russa, che pervade oggi il bolscevismo stalinista, Il bolscevismo, dopo l'adozione da parte di Stalin del principio del « socialismo in un solo paese », ha per– corso infatti una lunga strada dal pacifismo e inter– nazionalismo dominanti nella prima fase della rivo– luzione al nazionalismo imperialista della sua fase presente, con le sue due facce: del marxismo rivolu– zionario internazionalista e del patriottismo soviebi– co, cosicchè, a seconda che si guardi all'una o al– l'altra faccia, fattore vitale e chiave della politica sovietica diventa, o il fine di promuovere la rivolu– zione mondiale, o la « politica di potenza» dirella a perseguire i fini nazionali della Russia, per i quali la rlivoluzione mondiale diventa un mezzo. Questa fusione degli ideali intern.azionalisti della rivolu– zione coi sentimenti ,nazionalisti si era già verificata del resto nella rivoluzione francese e questa esalta ziòne del nazionalismo si è già vista presso altre po. lenze al momento della loro ascesa alla grandezza. Sono le forze profonde- della vecchia Russlia - auto– crazia, burocrazia, conformismo politico e culturale - che ebbero con Stalin la loro rivincita nel suo « socialismo in un solo paese >, dopo epurati i loro elemenbi internazionalisti e occidentalizzati nel bol– scevismo. Il fanatico « Kulturkampf > contro l'occi– dente, « l'arrogante messianismo della Terza Roma·>, scatenato da Stalin, è da tener distinto, sebbene dai bolscevichi deliberatamente con essa confuso, dalla lotta del socialismo contro il caplitalismo, di cui la Russia sovietica si proclama la vessillifera (2) I due fronti. Anche delle discordanti previsioni sul punto cru– ciale della attuale politica internazionale russa, cioè sulla possibilità o meno di un aperto conflitto tra i (2) Sul nazionalismo bolscevico si veda Il già citato artico– lo del Times Literarg Supplcmenl del 10 giugno su e La dia· letUca dello stalinismo >.
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