Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949
330 CRITICA SOCIALE riato è la classe d,e-stinata a guidare la rivoluzione, la classe -deve essere a sua volta guidata da rivolu– :liionari coscienti. Ma se il « Comintern » non ebbe allora grande presa sul proletariato europeo, ·anche per il formarsi di dittature reazionarie che il comu– nismo bolscevico aveva contribuito a far sorgere, es– so servì soprattutto ,da strumento sussidiario della ' ·politica estera russa e da mezzo per accrescer forza e influenza allo Stato sovieUco; e· quando durante la guerra, fallito il suo giro di ·valzer colla Germania hitleriana, la Russia ebbe bisogno dell'aiuto dei pae– si « cap1ilalisti liberali», Stalin lo soppresse nel 1943. per farlo risorger•e dopo la guerra col nome di « Co– minform » come arma ausiliaria per la ripresa della lotta contro i paesi «imperialisti», tra i quali, come sii sa, figura quale numero due l'Inghilterra laborista. Ma è alle vittorie in guerra della Russia contro la Germania, che hanno aumentato enormemente la for– za e il prestigio dello Stato sovietico; più che alla efficienza -dell'organizzazione -del « Cominform·» e alle sue tattiche machiavelliche, che si deve la dif– fusione sensazionale del comunismo in questo dopo– guerra, assai ·maggior_e di quella del primo dopo– gùerra, come notava l'Economisl del 19 marzo a pro– posito delle « lezioni del Comintern ». Il meccani– smo statale russo, che nel 1849, nelle mani dello zar Nicola I•, soppresse la democrazia nell'Europa Centrale. nel 1949, nelle mani di Stalin, sta impo– nendo una rivoluzione bell'e fatta a quei medesimi popoli. Alcuni dei successi comunisti in queii paesi sono dovuti al diretto intervento della Russia; che ha messo al potere i comunisti, con varianti a secon– da delle 1,ispettive situazioni; altre sono il frutto di condizioni analoghe a quelle che diedero la vit– toria ai bolscevichi nel 1917; i più, alla combina– zione dei due fattori. Sul metodo adottato per la « sovùetizzazione » _slei ,paesi dietro la « cortina di ferro », con lè conseguen– ze tragiche a tutti note, e. in particolare della forma della « democrazia popolare » che ne è lo strumento, ha ,fornito ora una chiarificazione definitiva e non sospetta il -diiscorso _di J. Revai, uno dei massimi esponenti del comunismo in Ungheria, alla direzio– ne di quel Partito comunista, e riprodotto largamen– te, dalla Neue Ziircher Zeitung del 31 maggio, dalla C,:,itica Sociale del 16 g.iugno. L·a « democrazia po– polare », per sua esplicita dichiarazione, è il sino- _ nimo della dittatura del proletariato secondo la for– mula sovietica, a -cui la democra7lia popolare si con– forma come a suo modello. cosicchè anche in Un– gheria è di fatto esclusivamente la classe operaia che ha nelle mani il potere ed è il solo Partito co– munista che ha in mano· lo Stato. Degna di partJico– lare rilievo è però la aperta· confessione ammoni– trice del Revai, che la ,conquista del potere da parte della minoranza comunista è stata resa possibile in Ungheria dal fatto « che noli avevamo in casa la Unione Sovietica, l'Armata Rossa, sulla quale pote– vamo costantemente contare e che ha moltiplicato le nostre .forze ». Il ritorno al pre-marxismo. A questa vittoria del comunismo bolscevico nei paesi dell'Europa .dietro la, cortina dii. ferro, si ac– compagna però la diffusione di questa forma del « socialismo » dittatoriale e tirannico, nato, come si è detto, dalle con.dizioni parbicolari in cui ebbe ad effettuarsi la rivoluzione giacobina dei bolscevichi, anche ne-i paesi dell'Europa occi-dentale, e sorge cosi il problema come sia stato possibile anche qui que– sto rico.rso dei metodi del « ·marxismo delle origini ». Di questo problema si era già occupato di proposito :il Kautsky nel suo Terr;orismo e comunismo, in cui ·aveva ril,evato l'inciviJ.irsi dei costumi nelio scorso secolo, dal regime del terrore della grande Rivolu– zi,one francese in poi, e lo spirito di umanlità che BibliotecaGino Bianco aveva .finito per penetrare e dominare nello spirito della stessa classe operaia del sec.XIX, cosicchè, do– po che il marxismo si era conquistato il predominio nel movimento operaio e fino alla prima guerra mon– diale, l'idea di tradurre in atto il socialismo a mezzò di un regiime terrorista era completamente scomparsa· dalle sue file e la guerra civile era stata eliminata dal meto<lo della lotta· di classe: La guerra mondiale però, egli notava, aveva avuto per effetto che il cor– so verso un più alto senso di umanità era stato rovesçiiato, con un ritorno alla vecchia -brutalità, nelle masse come negli intellettuali, tanto più che gli effetti della guerra erano· aggravati dalle pro– fonde perturbazioni economièhe provocate dalla me– desima, le quali spingevano le masse ridotte alla _di– sperazione a chiedere· le più radicali e immediate ri– forme. La guerra, mentre aveva lasciato p,er anni senza guida la gioventù operaia, abbandonandola sen– za resistenze all'influenza -della bestialità risorta p-er la guerra, aveva prodotto ima modificazione profon– da nella stessa struttura del proletariato, proletariz– zando in larga mùsura la piccola borghesia e, i,n conseguenza della prevalenza degli operai squalifi– cati nelle industri,e belliche, sceman.do l'importanza relativa politica predominante degli operai qualifl– cabi, cioè degli operai più organizzati, istruitf, co– scienti, nel movimento operaio. Co~ì gli operai qua– lificati ed educati alle idee socialiste perdettero sem– pre più terreno rispetto alle masse ignoranti e nn– disciplinate del proletariato squalificato e dei piccoli borghesi proletarizzati, gli elementi più retrivi della classe lavoratrice passando ovunque alla testa. La 1 vecchia antitesi tra « Realpolitik » e politica scien– tifica, tra Lassalle e Marx, risorgeva in Russia dopo la rivoluzione del 1917, secondo quanto Marx. nella sua lettera a Kugelmann del 2_3febbraio 1865, aveva detto degli ·operai tedeschi, troppo impe.diti dalla reazione del 1849-59 nel loro sviluppo per non ac– clamare un demagogo come Lassalle, che prometteva loro di portarli d'un salto n,ella terra promessa. Que– sti fatti e questi salvatori, secondo Kautsky, non era– no secondo il ·gusto di Marx. Idee premarxiste, quel– le di Blanqui, di Weitling, di Bakunin, ebbero in Russia il sopravvento e queste furon'o Ie condizioni nelle quali si attuò durante e dopo ,la prima guerra mondiale la rivoluzione, prima in Russia, poi nei paesi vicini. Nessuna ·meraviglia, qui,ndi, che essa riisvegliasse anche modi di pensare primitivi e pro– vocasse forme sanguinarie e brutali, della lotta poli– tica ed economica, che si poteva credere fossero state sorpassate con l'ascesa intel1e-ttuale e morale del proletariato. Queste idee del Kautsky sono ora riprese dal La.u– rat nell'opera già ricordata a suo -luogo, ove si dà par– ticolare rili,evo alle profonde mod1ificazioni avvenu– te nelle condizioni stesse del proletariato al tempo nostro rispetto a quelle del capitalismo liberale del 19' secolo, che hanno esercitato un'influenza profon– da sulla mentalità e il comportamento della classe salariata. Sarebbe a questa moddficazione della com– posizione strutturale delle masse, -coll'aggiunta degli effett~ della guerra e della disoccupazione in massa, che si ·deve la ricaduta delle inasse in quel primitivi– smo ritenuto- per sempre superato, che ha \J)reparato la presente eruzione barbarica d·ell'anticapitalismo prema-rxista, il quale eccelle nel culto della violenza e indulge all'ideologia cesarea de-I dispotismo di un capo deificato. Formule premarxiiste, ispirate alla ideologia socialista del 1848, trovano così ancora ri– sonanza nella misura in cui esse corrispondono allo stato dei proletarizzati di fl'esca data o a quelli delle -gliovani reclute senza esperienza politica e sociale, così come il socialismo di un secolo fa rifletteva la mentalità primitiva del p-roletariato allora nascente,/. Ma anche parte delle stesse categorie delle classi me-
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