Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949
322 CRITICA SOCIALE solo piano di categoria - Io sciopero <3)'.E' eviden– te• che con ciò si mira a svuotare di ogni potere di iniziativa sia gli organi sindacali aziendali, sia la stessa C amera del Lavoro. Rischiano con ciò .di ri– mane.re senza possibilità di legittimo rkorso all'au– to-difesa dello scio·pero le controversie locali o par– ticola'ri, .che non concernano l'ambito della catego– ria. E lasciate fare a industriali- e a padroni, nell'ap– ,profittare di questa lacuna! 3 - Allo scopo di esp,erire un tentativo di conci– liazione, la parte che promuove un'agitazione deve dare un preavviso di almeno dieC'i giorni all'altra parte per consentirle di esaminare J.e sue proposte e di rispondere. Non so quale significato possa a.vere una norma· di questo genere: se è vero che quasi tutte le vertenze sboccano in uno sciopero solo do– po reiterati preavvisi e dopo il naufragio delle trat– tative - onde è già uso invalso l'esperimento dei tentativi conciliativi - una norma di tal genere im– pedisce ai Iavoratorti di valersi di un fattore di lotta qual'è quello della sorpresa: Si tenga - poi conto ché molto spesso ormai le trattative naufragano, da par– -te padronale,. su pl'egiudiziali formalistiche o su pretesti procedurali e che proprio per vtincere que– sti ostacoli preliminari può essere argomento effi– cace il pronto ricorso alla sciopero, che invece ora verrebbe, se non impedito, dilazionato. . 4 - Del tutto insidiosa appare la consacraziòne del metodo del referendum, in -base al quale, quando una parte della categoria ritenga Io sciopero non giustificato o dannoso, può richiedere til referendum, a mezzo del quale sarà decisa a maggioranza l'effet– tuazione, o la continuazione, o la cessazione dello sciop·ero. Questa idea del referendum sindacale (che poi nella sua attuaz<ione pratica, se lo si vuole con serie garanzie, è uno dei più difficili referendum da realizzare) è una di quelle as,tratte e cervellotiche in– fatuazioni pseudo-democratiche che non possono es– sere balenate che nel cervello di gente che l'espe– rienza delle lotte del lavoro la conosce soltanto sui libri o a tavolino. Sarebbe press'a poco come uno· Stato che alla vigilia di entrare in guerra o già en– trato in guei:ra pretendesse di interpellare l'intero popolo a mezzo referendum, dimenticando che quel– lo non è più il momento dei dibattiti e delle conse– guenti divi&ioni d'opintioni, ma quello della solida– rietà, della decisione ,della compattezza, trascinando i perplessi ed i paurosi. Si può ausp 1 icare che - co– me oggi non avviene o avviene imperfettamènte - i dirigenti sindacali abbiano una più democratica investitura che comporti una delegazione di potere più fiduciosa e consapevole, che le agitaztioni ven– gano proclamate per motivi seri e ponderati,_ profon– damente sentiti da coloro che le ,devono sostenere, che tra dirigenti e scioperanti vti sia una più im– mediata comunicativa, sì che i primi sian.o meglio al corrente dello stato d'animo dei secondi: ma l'am– mettere una consulta2lione proprio nel momento de– cisivo della lotta - e per i lavoratori Io sciopero è pur sempre un momento critico della lotta - diventa uno strumento fatto a bella posta per insidiare ·la solidarietà e per sminuire l'impulso. E' chiaro che si punterebbe sul peso dei pavidi, dei perplessi, de– gli opportunisti, dei riottosi o addirittura dei tradi– tori, aprendo la via a manovre interessate di corru– zione.· Peggio po-i se si ammettesse il r\)ferendum a ,(3) Anche se richiede una messa In esecuzione collettiva, Il diritto di sciopero è un diritto individuale, che spetta al sin– goli esercita-re o non esercitare; non mai un diritto che espli– ca Il sindacato, come suo diritto originarlo o come diritto trasferitogli per delega. Come li singolo può legittimamente rifiutarsi di attuare uno sciopero deliberalo dal sindacato, co– si deve potere legittimamente scioperare anche senza una de– libera del sindacato. E' evidente l'origine corporativa della diversa concezione. BibliotecaGino Bianco ---------------------- sciopero già tlniziato, tentando di speculare sulle dif– ficoltà e minando le speranze di vittoria. 5 - Il progetto pr_eved,einfine che dopo dieci gior– ni dall'inizio dello sciopero può essere ricMesto l'ar– bitrato,' sia dalle parti, sia dal governo, per la compo. sizione della vertenza; e che per esso viene adita la magistratura ordinartia la quale Io esercita attraverso collegi composti di esperti scelti in appositi albi. Oltre che per questo caso l'arbitrat o sal'e·bb e previsto per ·1e agitazioni che, date le C 'ircostan.ze , possono « causare danni alla collettività». Qui si n aviga in mezzo alle assurdità. Che l'arbitrato volontario vada favorito, magari predisponendo speciali organi (ma p,er carità! non si ricorra 'alla magistratura ordinaria che non avrebbe nè la competenza nè l'autorità per simili decisioni), è cqsa che va guardata naturalmen,. te con favore. Ma perchè arb'itrato sia. devono e·ssere entrambe J.eparti, e soltanto esse a liberamente chie– derlo. N~ lo può imporre una parte sola, dissenzien– ziente l'altra; nè tanto meno lo può imporre il.gover– no,- che è un terzo, e che può semmai, al massimo, come ha semp·re fatto, offrire la propria opera di me– <liazione e concHiazione, valendosi della sua alta au– torità. Nè si può in alcun modo statuire poi questa imposizione di arbitrato con una formula lata e ge– nerica come quella dei « danni alla collettiv,ità >.., che, a ben riguardal'e, in più o meno larga' misura, è poi il caso di ogni sciopero. Non è poi specificato un punto limportantissimo: e cioè se la pronuncia arbi– trale è o meno vincolativa per le parti. Se Io fosse. tutto il sistema di soluzione dei conflitti del lavoro riceverebbe un'impronta autoritaria, non molto dis- simljJe poi dal sistema fascista. · Lo sciopero -e i dipendenti dello Stat.o. 6 - L'ultimo punto- riguarda i dipendenti dello Stato e gli addetti ai pubbliCJi servizi. Il progetto parla molto genericamente di una « procedura pià circo~tanziata e minuziosa per il tentativo di con– ciliaz>ione ~. Bisogna star cauti: il legare la risolu– zione di giuste e ponderate rivendicazioni - come sono sempre state queHe degli statali·-- o addiriUu– ra la richi esta di correspo nsiione di retribuzioni e indennità sa-crosantamen.te statuite da Iegg.i ma non corrisposte {cosa che mai avrebbe osato fare un pri– vato datore di lavoro), a procedure dilatorie, defatiga. torie ed estenuanti rtischia di tramutarsi in una pa– lese degenerazion.e- ·della più elementare giustizia. Si stabilisca che, prima di mettersi in isciopero, d di– pendenti dello Stato o di enti pubblici debbano dare un formale preavviso, magari anGhe al gov,erno ed , alle Camere: ma non si •vada pliù in là. L'insidia del progetto tuttavia consiste su questo punto nel richie-. dere per i dipendenti dello Stato e per altre catego– rie la cui attività è di interesse pubblico che, in caso dli sciopero, venga assicurato il minimo indi– spensabile dei servizi: con pena d•etentiva, sino a tre anni, in caso d'infrazione (4). Questo rimedio, ve– ramente inaudito, è tale da frustrare, almeno in parte., gli effethl st-essi dello sciopero, e da imporre d'altra ,parte a chi deve effettuare lo sciopero la risoluzione del problema tutt'altro che semplice di assicurare la regolare continuità di un ll!inimo di s-erv'izi, dan– do addio a discriminazioni ed arbitri. Ma c'è di peggio: che questo limite non viene riferito soltanto a quei pochi essenzialissimi servizi nei quali l'at– tuazione dello sciopero può essere veramente fomi– te di irresponsabili conseguenze .{forza pubblica, servizi sanitari, servizi assistenziali, enti di custodia, di pena, servizi mortuari) ma viene esteso non solo a tutto lii vastissimo campo d·ei dipendenti dello Sta– to e degli enti pubblici, bensì anche (com'è il caso (4) Secondo notizie di stampa, dovFebbe essere assicurato, e non è ,poco, almeno un terzo dei servizi.
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