Critica Sociale - anno XLI - n. 13 - 30 giugno 1949
302 CRITICA SOCIALE tempo, una circostanza di 'frQde, -di danno e di fra– zionaie perdita; con.fusione e difficoltà di intender– si in tutti gli affari; nelle compre e nelle vendite del– le minime cose, nei pubblici registri, nella percezio– ne e nei pagamenti idei dazi e delle imposte; necessi– tà di maggior numero di braccia contabili, e quindi maggiori spese e sottrazioni di tempo al lavoro ». Tutto ciò pesa anche sul proletariato, il cui disa– gio no,n viene alleviato da un certo irregolare au– mento dei salari agri-coli e industriali (non molto diversi da quelli dei Paesi europei occidentali e centrali), nè dal concorso dei redditi privati delle fami,glie conta.dine. Infatti i lunghi orari, i lavori faticosi, i locali di fabbri-ca poco ospitali, la lon– tananza dalle abitazioni, la difficoltà di adattarsi al nuovo t•enor di vita industriale specialmente per le donne e i .fanciulli ,costituiscono gravi motivi di mal– contento delle masse, anche se non molto spesso si traducono in agitazioni violente. Il ·paternalismo dei gruppi dirigenti e il perdurare della mentalità ele– mosiniera •delle « case d'industria» e degli ospizi di carità impediscono che al lamento filantropi-co segua la .provvidenz·a effettiva e organica, all'infuori di una assai ru,dimentale legislazione sociale ·per i fanciulli. Il lamento contro gli infiniti ostacoli che la divi– sione politica frappone all;espansione economi-ca e alla diffusione d,elle idee e delle pubblicazioni _(im– pe,dita -dalla censura e dalla deficienza di leggi tu– telanti i ·diritti ,d'autore) si legge, ripetuto in• innu– merevoli scritti del tempo, specialmente dopo il '40, quando si viene agitando su scala nazionale il pro– blema delle ferrovie. L'utilità e l'importanza delle comuni-cazioni fer– roviari-e - notava Carlo Ilarione Petitti di Roreto - è condizionata dalla loro estensione a tutta l'Italia in un sistema organico nazionale, che faccia della Penisola lo scalo orientale d'Europa. Perciò egli pa– trocinava la convocazione di un ,congresso di rap– presentaHti dei vari Stati per definire « i punti di con.giunzione delle ,diverse linee e i modi di corri– spondenza di queste tra di esse e tra l'uno e l'aUro Stato, concor,dando pure le cautele di sicurezza po– litiche e daziarie, cui sottoporre i convogli ». Di qui nasceva un ancor più evidente motivo di elimina– zione delle barriere doganali, che avrebbero non solo intralciato il commercio ferroviario, ma anche annullato o quasi il vantaggio della sua « miracolo– sa velo'Cità ». Lo rilevava anche il Cavour, sottoli– n-eando gli effetti unitari di una vasta costruzione ferroviaria e le sue conseguenze sul massimo pro– blema dei rapporti economici e politici con l'Austria. Risultava evidente, da un lato, la necessità di una lega -doganale fra i vari Stati italiani, la quaie ripe– tesse i vantaggi dello Zollv,erein tedesco, dall'altro, l'urgenza di raggiungere l'uni.ficazione politica per superare le difficoltà stesse di una simile lega fatta senza l'Austria. Per tutte queste vie, quindi, gli interessi generali della classe borghese italiana si muov·evano in senso unitario. Lo sèntivano e in certà misura lo espri– mevano anche i -dotti di tutta la Penisola nei loro congressi scienti.fid, iniziatisi a Pisa nel 1839 e pro– seguiti in divers,e città negli anni seguenti, nonostan– té l'ostilità dei governi di Roma, di Na·poli e di Mo– dena, più tardi anch'essa superata. Occasioni molto pro.pizie di scambiar idee sulla situazione generale del Paese e di ranno-dare relazioni tra i •ceti intel– lettuali delle varie parti della Penisola, questi con- - gressi erano una vera rassegna delle forze spirituali e tecniche -della borghesia Haliana, che si prepara-. va - come avvertiva preoc-eupato il Solaro della Margarita - « per il gran giorno del sospirato Ri– sorgimento». Le materie scientifiche e tecniche che vi si trattavano davano modo tutt,e, e .in tono anche molto chiaro, di ribadire l'urgenza dell'eliminazioe delle divisioni -politiche e di concludere con la ri- BibliotecaGino Bianco chiesta immediata della creazione di una lega do– ganale. Talmente maturo era questo· problema nell'opi– nione pubblica italiana - ne parlava spesso la stessa stampa periodica - che nel '47 si ebbero le note trattative concluse ner preliminari del 3 no– vembre fra i governi di Roma, Torino e Firenze. Ma ormai la coscienza •delle classi rinnovatrici già sta– va superando anche questi vecchi termini della que– stione politica e sociale italiana. 2. - I programmi delle cla•S•siconservatrici e del moderatismo. La debolezza organica della borghesia italiana co– me ·classe rivoluzionaria si era dimostrata, nel ven– tennio dopo la restaurazione, nei vani e sporadici conati delle sètte segrete, prive di appoggio nell'o– pinione delle masse, spesso dominate da gruppi pa·r– tkolari, sempre schiacciate dalla ,potenza dello Stato. Disparità di intenti e di opinioni fra carbonari dei vari Stati, strana mescolanza di ambizioni e di interessi con aspirazioni vaghe e messianiche, con– fusione di concezioni individualistiche con aspira– zioni alla « legge a,graria » contraria alla « proprietà particola·re », riti e culti misterici troppo legati a forme massoniche di spuria orìgine: eoco .i punti deboli ·del carbonarismo e le deflcenze della coscien– za di classe della borghesia, irrimediabilmente bat– tuta dall'internazionale -conservatrice della Santa Al– leanza con i suoi carnefici, ,con. i suoi principi, con i suoi gesuiti. Dominava il reazionarismo metternichiano e mo– narchi-co: i Canosa, i Solaro della Ma·rgherita, i Mo– naldo Leo,pandi predicavano senza opposizione il dispotismo legittimisti-co « vigoroso ed estremamen– te attivo», che deve ingannare il «popolo» con l'appoggio della religione e dell'aristocrazia ed è a– cerrimo nemko della libertà « la più cara e fedele amica che abbia il demonio :.. Il tradizionalismo mo– ralistko delle « guarentigie cristiane » dell'abate Ro– smini sosteneva che « la società è ·propriamente il mezzo ·e gli individui sono il fine », affer)Jlava che il « potere signorile » assoluto ha diritto di rimane– re sempre tale contro ogni partito. Il padre Tapa– relli d'Aze,glio ingiungeva ai governi di « armoniz– zar con la Chiesa » e di. obbedir:le nel far,e le leggi, deplorando l'allargamento della « bocca dell'urna elettorale che ha rovesciato sulla società un torrente da disgradarne l'urna di Pandora ». La libertà statutaria è un'illusione, s·criveva nel Memorandum 'storico-politico il Solaro della Mar– gherita; gli asili d'infanzia sono un'invenzione po– co simpati-ca del .«· protestante capo d'una setta san– simoniana » Roberto Owen; le s·cuole elementari non insegnano a divenire •buoni cristiani; la ,politica na– zionale è una « questione di sentimento e di affetti buona •per le canzoni e per le leggende del Medio– evo». Ma ·già era trapelata l'ansia e la speranza delle classi in ascesa in alcuni ·poeti e scrittori. Lo spi– rito individualistico dell'Alfieri e del Verri era stato ereditato, 'all'indomani del crollo napoleonico, dal Foscolo. Egli aveva però sentito fortemente :i valori nazionali come limiti a quella concezione e aveva vi– sto l'opportunità di dare allo stato economico dei cittadini una ,condizione media, correggendo < e la povertà estrema ·che persuade sempre la s·chiavitù, e le illilllÌani ricchezze, scala al trono e alla oligar– chia». Poi, l'atmosfera patriottica, nel Berchet, nel Pel– lico, nel Niccolini, nel Guerrazzi e in tanti altri poe– ti e ,prosatori, aveva trasfigurato l'istanza indivi– dualistka nel culto dell'uomo ·romantico. Il Roma– gnosi aveva teorizzato il suffragio ristretto alle clas– si alte e medie: clero, uomini colti, possidenti, mi– litari. Il Sismondi aveva posto i noveaux principes d'éoonomie publique nel benessere del popolo, stu-
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