Critica Sociale - anno XLI - n. 13 - 30 giugno 1949
CRITICA SOCIALE 299 dirigenti dell'antifascismo (più avvocati tuttofare che economisti,. più_ oratori che politici) portano a– vanti- la loro stanchezza, il loro tatticismo, e la loro modestia, a volte solo qualitativa; e i giovani, in– vecchiati in gir.o per il mondo e per le guerre, arri– vano con fadlità ma 1mprovvisano con difficoltà e a volte con leggerezza, vecchi guai di casa: si fanno sentire i lustri di isolamento e di lontananza, di gior– nali vuoti- e di teste imbottite. La piccola borghesia che, non potendo realizzare una sua soluzionie nel conflitto tra borghesia e proletariato, deve poggiare sull'una o sull'altra classe, è sospinta, dalla paura, e dagli errori, del comunismo, verso \Str-ati alla giu– stizia socia'1e naturalmente avVTel'si. Così si spengono ancora una volta i-llusioni e spe– ranze; ma, tra tanto grigio, si afferma e sta nella Costituzione ,il principio del limite della proprietà agraria: ed ecco ora si affaccia il tema della rifor– ma fondiaria. · A questo punto, cOIDe avviene quando dalle paro– le si passa ai fatti o aUe cifoe, ,quotidiani e periodici si levano a rumore contro « la rpolitica, fatta non di ragionevolezza ma di interessi- e di passioni» e, manco a dirlo, eontro i salti nel buio: il che è ben naturale perchè una r'1forma, se tale ha da essere, deve pur farsi contro qualicuno; o qualche cosa. Ha comineiato, si può dire, con la sua chiara auto– rità di uomo di scilenza, S,erpieri (La riforma agra– ria - 1946 - ed. Leonardo). Secondo lui, meglio non portare nelle campagne nuovi germi di discordia; la più saggia condotta• sarebbe quella di assicurare all'agricoltura un lungo periodo di relatiNa tnanquil– lità: ed ecco .il quadro commovente e i-di!Haco delle campagne ,dove, -se lasciati tranquilli, •;i.•gricoltori e conta·dini -saprebbero assicurare la normale efficien– za prodùttiva. Sarebbe scioeco ricordare proprio a Serpieri, che certe cose ha· ,insegnato a tutti e che è stato a suo tempo .per ben sei anni Sottosegretario alr Agri.coltura, certe cifre: per esempio, nel 1933 su 3.390.000 case rurali, ben 142.298 risllltavano da dernolire, e 475.000 abitabili •solo dopo essenziali riparazioni, e nel 1934 ben 55.285 famiglie rurali abitavano case di terra e fogliame, e 6397 grotte, di– co grotte. Intamto il pi,ezzo «protetto» dei cereali impoveriva la montagna, indotta a pagar caro il grano e a vendere senza difesa i suoi prodotti tipici, e favoriva la persistenza dieUe forme tradizionali del latitfondo e no.n le nuov>e organizzazioni produttive orientate verso il bestiame e verso le piantagioni ar– boree. Il guadagno p·ercepit<>, nella più favorevole i-potiesi, ,da una famiglia di braccianti era appena appena al margine del fabibisogno per l'indi1Spensa– bi1e sostentamento fisiologico, perchè Ia famiglia bracciantile di media comiposizione (5,45 membri) doveva vivere con guaida,gnlÌ oscillanti tra minimi di 2448 e mas,simi di 5330 lire: e in sole sette p,roviu– cie della valle padana risultav,ano ben 215.723 brac– tianti. Oggi le fi,ammate ,di Puglia, i bassi consumi di provincie e provincie, le dimissioni una1I1imi e solenni dei sindaci della Carnia, le gr,andi agitazio– ni nazionali dei braccianti d~oono che i grandi la– vori pubblici in Colonia e in Alhania e la guerra mondiale no.n hanno certo migliorato cei,te situazio– ni di mon~e e ,di pi'ano. A questo punto, davanti a certi problemi e a tanta fame, non basta più parlare di bonifiche e di irri– gazioni; nè -si rpuò accogliere la strana tendenza a considerare )e riforme come lussi premeditati o e– sperilmenti brillanti per ore tranquille e agiate e non come risultato, e superamento, di gravi difficoltà economiche e sociali: viene in mente una frase cbe Petricenko fece risuonare alla Duma, nell'inverno del 1917, prilma della Rivoluzione: e Per quante di– scussioni facciate, un altro globo terracqueo non lo BibliotecaGino Bianco creerete. Sicchè sarà · questa terra che bi-sognerà darci ». E quello non er,a .un boliscevico, ma un de– putato di destra, monarchi-co, e, s'intende, conta- . dino. Naturalmente anche ,)',introduzione di un limite per la proprietà terriera, pi,evi>sta dalla Costituzio– ne e prospettata dall'on. De .Gasperi nelle note di– cqiarazioni di Pasqua, ha destato cri-ti.che· vaste e prev>edi'bi.Ii. Già nel luglio scorso, (Gfo~nal 1 e di A– grfooltura • 25 luglio) aprendo la ,discu-ssione in ma– teria, Serpieri ,non aveva lesinato le critkhe al li– mite, e comunque aveva chiesto che la terra fosse non confiscata ma pagata a giusto prezw (per non colpire il... risparmio ·dei grandi propdetari), e che il trasferimento della terra avvenisse, se nOIIl con vantaggio, almeno senza danno della produzione. In gen,ere (Corriere ,della Sera, 17 aprile) Serpieri vede alla raldice di certe riforme, e so1Prattutto di questa, i'l grossolano sentimento di chi non possiede con~ tro chi possiede: e (Co·r.riere de/ila Sera, 30 aiprile) gli « vien fatto di sorridere, in regime democratiico e -di suf.fragio, umiversalie, di, queste pr,eoccup'azioni, in Italrl.a, per una proprietà perkolosamente prepo– tente e soffocatrice delle altr,e forze sociali ». Siamo evtdienteimente ben -lontano daJ ricordo della così detta «democrazia,» deH'al,tro ante·guerra, e dalle pagine di Dorso e di Gramsci ·che mettono in. chiaro come il blocco agrario imponga e comporti fatal– mente il blocco pohltÌICo dei cosidetti intellettuali. Siamo piuttosto, in un certo seinso, alla ,preoccupa– zione e alla ,difesa dell' « iniqua sorte » degli agrari: quelli ,delle terl'e messe insieme, senza ri51Parmio di stratagemmi, nei prumi decenni del regno. Quèlli che han.no succhiato I,e rendite diiff.erenziali rispet– to ai milioni di famiglie che vivono legale alla ben nota economia ,di montagna e a un gravame fiscale incredi!bile. Quelli che con l'inflazione hanno scosso il giogo delle ipoteche d'anteguerra, e ehe oggi, con la terra ben valutata e col reddito, a fitti blo.ccati ma in·.natura, relativamente a1to, sJ. trovano ben. me– glio che i ,portatori di titoli industriali e i proprie– tairi di immobili urbani: per nOIIl parlare dei titoli di Stato, rimasti, con il capita,I,e e con la ren·dita, al 1940. Sono le solite vecchie cose già lucidamente il– lustrate da D'Avenel « ...mentre il proprietario mo– biliare è stato il più tartassato da ise' ttecen.to anni a questa parte ...i proa>rietari! fondiari si so n.o vistd in.vestiti d,i un privilegio che fino a questi ultimi a,nn.i aipparve impei,i,turo. E con l'aiuto della tradi– zione s'erano così ben abituati a vedere H capitale fondiario aumentare di pari passo con l'aumento del costo .della vita, ,da non ammettere alcun passo indietro e da conisiderare spoli,azion.e la cessazione dii uno stato di cose consacrato, ai, loro occhi, da una esperienza di quattro secoli ». Anche nel nostro Partito non sono mancate, per consirderazioni prevalentemente tecn'khe, e proprio da parte di tecnici apprezzati e qualif.icati come Sa• - ja e ,come Paganii! eri'lliche e preoccupazioni che in– vestono l'i.ntroduzi001e del limi,te per la proprietà fon/diaria così cOIDe ,i principi fondamentali della riforma Segni sui contratti agrani: e ben lo sanno i lettori dell'Umanità e di Critica Sociale. Ma, come è noto, nel documento di reviisione ,per la partecipa- · :o.ione -a1 Governo, la Direzione ha stabilito, all'una– nimi,tà, che il principio del limite debba essere non solo accolto, ,ma fermamente richiesto in vista di una -riforma che deve rispondere a crdteri sociali non meno che produttìvfo,tiei. Non re-sta quindi che esaminare CO!Ilee con quali eccezioni debba applicarsi, questo limite, e quale de– stÌIIlazione debba avere la terra l"'esa (I\llÌndi dispo– nibile. (Continua) ITALO PIETRA
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