Critica Sociale - anno XLI - n. 12 - 16 giugno 1949

CRITICA SOCIALE 273 tiva e creditizia, la deficienza di organizzazione tecnica ... A tutto queEto è indispensabile pensare e per la vecchia piccola proprietà e per la nuova che. si pensa di costituire. Le lacune del progetto. 7) Le notizie finora diffuse sulla impostazione del cosidet– to progetto di riforma fondiaria permettono di dedurre quan– to segue: - non si è pensato che al progresso tecnico de'll'agricoitu– ra la grande impresa corrisponde assai meglio della piccola ; - non si è pensato che quando si è orientati per una po– litica di favore per la piccola proprietà bisogna anz4utto rivolgere 'ogni atteàzione e preoccupazione a quella esistente· - non si è pensato che per la di°fesa, lo sviluppo e l~ prosperità del'le piccole conduzioni è ihdispensabile l'ausi– lio di una efficiente organizzazione cooperativa; - non si è pensato che non ,tutte le zone presentano con– dizioni idonee alla vita della piccola proprietà contadina; - non si è pensato che non tutte le famiglie contadine possono aJ,J'improvviso trasformarsi in famiglie di piccoli proprietari capaci di gestire, in autonomia, una sia pur pic– cola azienrla agraria; - non si è pensato di provvedere alla ricomposizione del1e piccole unità colturali laddove sono polverizzate e frantu– mate; come non s•i è pensato di impedire con le apposite di– sposizioni a carattere preventivo, che detti fenomeni di pa– tologia fondiaria abbiano a prog•redire inves.tendo e travol– gendo la piccola proprietà . di vecchia e di nuova forma– zione. Gli inconvenienti del progetto. 8) Si è pensato, al contrario, di porre un Um~te ama e– stensione della proprietà terriera, di s.trakiare le superfici che eccedono tale limite, di « ammassare» tutte queste su– perfici stralciate e di distribuirle poi fra i contadini al fine di formare, con tale procedimento, nuova piccola proprietà contadina. Simile indirizzo presenta gravi inconveni~nti di cui i principali sono: ,,,....agisce senza discriminazione a,lcuna e quindi potrebbe da,r -luogo· aUa formazione di nuova piccola proprietà in zone non adatte; - ma assai più gmvida di pericoli è la eventualità (si può dire la certezza) che si vengano a frantumare orgar.ici e razionali complessi aziendali, il che significa che non solo si segue la strada meno ada,tta al progresso tecnico, ma che ~i arriva anche a procurare il danno della rinuncia al progresso in àtto o in potenza in dette grandi aziende ;- - a detta perdita va aggiunto il costo di formazione ,Je11a nuova piccola proprietà, tema importantissimo su•!quale mol– ti sorvolano; ma come non mancano coloro che traggono soddisfazione dall'imponenza delle cif.re (chi sa poi perchè?) così qualcuno comincia a prospettare la speranza che con spesa mihore si possa attu·are lo stesso programma oppure, impressionato dalle cifre, comincia a suggerire programmi più ridotti o scaglionati nel· tempo; le cifre tuttavia non possono cambiare e resta sempre il fatto fondamentale che si vuol Tealizzare in un Paese povero il tipo più costoso, anzi lussuoso, di riforma agraria; - esclusi gli ulteriori contributi per le eventuali npere pubbliche di bonifica nelle zone in cui sorgerà la t)iccola proprietà (che di solito •raggiungono cifre assai e1evate) si tratta di una spesa preventivata in 500 miliardi di lire, per comprenderne l'impon~nza si tenga presente che se una tal somma si spenderà per due miliardi di ettari si avrà una · pe– sa a carico dello Stato pari a 250 mila lire per ettaro, la spesa sarà cli 500 mi.la lire se la somma sarà riferita a un solo milione di ettari : siamo poco discosti dal valore che, a trasformazione avvenuta, potrà conferi·rsi a1 terreno; I– noltre calcolando una media di S ettari per ogni nuova unità colturale (tale può ,ritenersi la estensione media di una pic– cola ,proprietà organica ed autonoma) il contributo statale per ogni podere, e quindi per ogni famiglia assegna,taria, ·risulta di 2,5 milioni pari a circa 500 mila lire per individuo, dato che ua composizione media per famiglia si aggira .:.ii 5 individui. Tutto questo per sistemare appena 200 mila dei 2 milioni di .famiglie contadine che non hanno proprietà terriera ; cioè per sistemare uno so'lo dei dieci milioni di BibliotecaGino Bianco contadini che tali famiglie compongono. - Le cifre sono imponenti ma corrispondono a preventivi accettabili perchè la vei:ità è proprio quella cui già ~i è .fatto cenno: tale indirizzo di riforma agraria è il più co– stoso fra tanti altri indirizzi possibili: costituisce un msso che solo un paese ricco può permettersi; o un Paese che sia in affannosa ricerca di impieghi cui destinare dispon:_bi– ·lità finanziarie esuberanti; l'Italia non può spremersi iino a tal punto per favorire pochi contadini; che in Italia, poi, si possa e si debba fare a'1tre cose, se vi sono fondi dtspo– nibili, è fin troppo noto e nel campo dell'agricoltura e in tanti altri campi· diversi; fra questi ultimi citiamo !a ;:'•co– struzione dei musei, il cui abbandono finirà per non ,•ttirare più stranieri e turisti; nell'agricoltura abbiamo fra i tanti lo spettacolo mortificante di istituti di studio e di sperimen– tazione paralizzati dalla mancanza di fondi e di attrez– zatura; istituti universitari con 100 mi1a lire di dotaz,one annua; stazioni specimentali che compiono il miracolo di restare in vita con 500 mila lire annue, mentre con un paio di :milioni•in più sarebbero in grado di far ·sentire al mon– do intero la presenza e la fecondità scientifica di una elet– tissima schiera di studiosi italiani oggi assenti perchè i loro laboratori appena hanno di che ,pagare gas e luce. Il problema sociale. 9) Non cono1udiamo con le cifre, anche se son grosse e possono far effetto, perchè il costo di una riforma potrà spa• ventare altri ma non noi. La nostra conclusione ha un tono e un tema diverso. Quando si tratti di risolvere importanti problemi sociali che riguardano gli inteTessi permanenti delt l'intera massa lavoratric~ potremmo anche concedere '.ii por– re in secondo piano gli as.petti tecnici ed economici del pro– blema. Nel caso in esame, però, è fuori luogo una tale concessione giacchè l'indirizzo di riforma che si vuole ap– plicare in Italia non appare assolutamente conforme alle esigenze sociali del Paese. Noi dissentiamo perchè ai :notivi d'ordine tecnico ed economico esposti, si aggiungono -, se– guenti principali motiv-i d'ordine sociale: · - si vogliono sistemare bene e definitivamente solo pochi contadini; - senza pensare che gli esclusi dal beneficio della riforma tben più numerosi) trarranno so'lo enorme svantaggio dalla sistemazione dei preferiti ; - si vogliono sistemare berie e definitivamente i soli ;:on– tadini ricchi che possono pagare la terra ; - oppure quelli favoriti dalla .sorte (contro cui impre– cheranno gli altr-i) qualora si proceda alle assegnazioni col sistema del sorteggio; - si deludono atrocemente le speranze di tutte le masse proletarie che nella riforma hanno creduto e che nella ri– forma non otterranno che un peggiorament9 delle loro con– dizioni; - del pa-ri si delude J'aspetta1iva del Paese il quale non può gradire che la riforma si attui con un rilevante <>nere a carico di tutti per ottenere un beneficio riservato a pochi privilegiati. Il problema politi.ca . 10) Questa questione dei contadini ,ricchi o fortunati ai qua.li si vuol corrispondere il godimento di un privilegio per consolidarsi mediante l'onere collettivo già accennato; va innestata a~ cosiddetto diritto di « stabilità sul fondo» che sta alla base del progetto di riforma sui contrarti ag.ari. Alle conquiste di chi lavora noi non poniamo limiti, ·per questo la nostra azione non può e non deve essere conft1,;a · con altre che a tali programmi pure si oppongont>, ma con altri intendimenti; per preconcetta avversione alle conqui– ste del lavoro oppure per ugualmente preconcetta posiLione esc'lusivamente conservatrice. Una tal concomitanza di cri– tiche è un'occasionale coincidenza che potrà essere gra<lita o sgradita, non conta. Que1 che conta è il fatto che i nostri motivi hanno tutt'altro fondamento. Vi insistiamo perchè si tratta de!Ìa difesa degli interessi permanenti della colletti– vità e delle masse lavoratrici. La nostra è la posizione sa– na ed onesta di chi non cede agli allettamenti di una. facile demagogia da altri largamente applicata. E no~ è nepoure

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