Critica Sociale - anno XLI - n. 12 - 16 giugno 1949

284 CRITICA SOCIALE in ombra la staticità e ia funzione conservatrice della Ch:e– sa cattolica nel mon<lo moderno. L'idea del prog-resso, dopo aver raggiunto il suo massimo svolgimento nella prima metà del secolo XIX allorquando dominava I~ principali correnti del pensi'ero europeo (libera• lismo, socialismo, idealismo) e suscitava un vero e proprio entusiasmo re•iigioso, venne tuttavia progressivamente ver• dendo il suo vigore a mano a mano che il liberalismo esau– riva la sua funzione e che il capitalismo dimostrava le pr'.>" prie cont-raddizioni e instabilità. Che la « religione del pio• gresso » fosse l'ideologia che ispirò e di cui si servì la bor– ghesi:1 trionfante e che il suo sgretolamento sia collegato con 1 l'attacco del proletariato alle posizioni della medesima borghesia come classe dominante, non è messo in :isalto dal Dawson, che preferisce spiegare il decadimento della fede nel prog,resso con l'osservare che questa, avendo tratto gli elementi della sua forza dalla tradizione religiosa e aven– do tentato di soppiantarla, si era in tal modo condannata all'autodistruzione! · Nella parte finale dell'opera, !'A. si accinge, secondo -:he han fatto numerosi scrittori del nostro tempo (sociologi co– me Spengler e Chades A. Ellwood, storici coi;ne Huizin~a, filosofi con'e Fraenkel...), a diagnosticare la grave crisi in cui si dibatte il mondo contemporaneo, reso pericolante <1al noto squilibrio· tra lo sviluppo della potenza materiale e la carenza di energia morale, e vuole indicare la via della sal– vezza. L'affinamento delle concezioni scientifiche della realtà ha distrutto la fiducia nella solidità del mondo e, d'altronde, la scienza non potrà mai assolvere alla funzione connettiva e dinamica della religione poichè essa « non offre un fer• mento di trasformazione morale, ma sdltanto una tecnica intellettuale». Vi è, sì, un fatto nuovo che non sfugge al Dawson, ed è l'atteggiamento di una schiera di uomini, i « socialisti », che si dedicano all'ideale della trasformazione e del perfezionamento <lella società, ma egli conclude 'lffre;– tatamente che « l'impulso religioso che li muove non è di natura costruttiva». L'A., cioè, dopo la sua lunga trasv<J• lata storica, giunge al tempo presente senz'essere capace di Ticonoscere le reali forze in conlrasto, senz'avvedersi che al tramonto dell'idea borghese del progresso è succeduto l'av– vento della « religione del socialismo» (o « del com•Jni– smo ») che opera con analoga intensità e costituisce l'im– pulso etico delle nuove classi e aristocrazie rivoluzionarie. E 1nfine, Ticordando come accanto alla tradizione religiosa abbia operato, quale fattore spirituale della civiltà ocdicl'– tale, la tradizione scientifica, non sa concludere altrimenti che proponendo un ennesimo « ritorno » al cristianesimo me– diante il supera.mento del divorzio fra scienza e relig;one e la collaborazione fra queste due forze, mercè le quali soltanto l'Europa pot•rebbe entrare in una nuova fase di civiltà. Il saggio risente evidentemente dell'errore di aver assun– to un «elemento» della civiltà occidentale - la t-radizio:ie cristiana - come principio immutabile del suo svolgimento storico e di aver quindi perso. progressivamente di vista il processo reale della civiltà stessa, nel corso del qll'll~ si ç,reano « forze» (liberalismo, socialismo...) che, se si pos– sono e devono spiegare con « elemel"ti·» precedenti, sono però creazioni nuove che non ammettono «ritorni» veri e propri se non come travestimenti e occasioni dèll'innova– zione e del progresso irreversibile (classicismo dell'umane– simo, idealizzazione dello stato di natura da parte iell'idea– lismo roussoviaPo, rivalutazione romantic;i del Medioevo...). Inoltre l' A., soggiacendo all'influenza dei suoi studi sulla civiltà del vecchio continente, si è lasciato prendere ·dal· l'imou 1 lso di predicare la resurrezione dell'Europa dimenti– cando q1.1ellefonti di civiltà che non sono comprese nel– l'are'l ge0grafica della medesilT'a, Il libro fu scritto circa venfanni or sono ed oggi ha perduto molto della sua attna– lità. La critica storiografica e sociologica, nonchè eventi nuovi di grandt>Zza mondiale, suggeriscono prospettive bPn diverse dalla visione astratta e moralistica dei « ritorni » a8 ,passato. LUCIANO SAFFÌRIO BibliotecaGino Bianco FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera Quanto e comesi leggeIn Italia. Un'inchiesta di particolare 1nteresse ha condotto Felloe Cun– solo, che ne pubblica i rl,sultatl con acute osservazioni su Nuova Antologia di marzo. Ii Cunsolo ha voluto « tastare il polso all'editoria e conosce– re l,e sjmpatie del pubblico nel campo Hbrarfo nell'attuale momento > e perciò ha condotto « un'Inchiesta di tipo ameri– cano, cosi detto non perchè sia .nato oltre oceano, ma perchè in quel continente è assai In nso e gli inrerpellati hanno cura di ri,spondere con diligenza e premura a.Jle domande loro formulate ». Ha qui,ndi « compilato un questionarlo compren– dente sette, domande e -l'ha mandato a sedici editori tra grandi e medl inserendo nella rosa dei prescelti i, rappresentanti di tutte le branche dell'editoria, esclusa la scolastica ... ». Infine, ha « sottoposto un secondo questionario a due esp,erti direttori di libreria di Milano » e ha « interrogato una cinquantina di librai, grandi e piccoli, dell'Italia settentrionale· e centra·le >. « La prima Impressione, scrive il Cunsolo, che si ha esami– nando i risultati dell'inchiesta è la seguente: in Italia si leg– ge poco, o meglio, considerando l'usanza molto diffusa tra i nostri ·lettori di prendere In prestito i libri Invece di com• perarli, si acqu.f-stano pochi libri. Il ca·lo nelle vendHe rap– portando H periodo .prebellico all'attuale, si può sintetizzare cosi: prima della guerra si stampavano édizioni normali di cinquemila copie, oggi i'l).vece si tirano edizioni normali di treml·la esemplari. Considerando H maggi.or aggravio che viene al prezzo di copertina col suddividere le spese generali e di stampa anzichè su cinquemila copie su tremila, si ha una prima spiegazione del cosiddetto " caro libro " il quale, tra l'altro, non è assoluto, ma relativo perchè deve mettere li prezzo del libri in rapporto alle ,possibilità economiche di gran pa~te dei lettori, che appartiene al ceto Impiegatizio, e- gll sU.pendl, specialmente p~ gli statali e parastatali, non sono stati adeguatamente aumentati con la valutazione della moneta. . « Il " caro libro" ha influito però In ,parte ·piccolissima sul fenomeno inquietante del decadimento della cultura regi– strato 'in questo dopoguerra, la colpa del quale va equamente suddivisa tra editori, settimanali a fumetti, giornali in roto• crulco e pubblico. Mi diceva, continua il Cunsolo, Michele Rob– blano, un direttore di libreria: che ha ventidue anni di espe– rienza, che In media si sfornano cento libri nuovi al mese, più di tre voi umi al giorno. Molta gente si reca in libreria senza un'idea precisa del libro da comperare e si rivolge al libraio per avere indicazioni e giudizi; !,J libraio per poter assolvere coscienziosamente il suo compito dovrebbe. ripassare i volumi. Ora, com.e può un povero direttore di l,ibreria esa~ minare anche superficialmente tre vo.lumil e passa al giorno,? E' questa una fatica che provoca a chi •la dura, dopo poche settimane, un esaurimento nervoso. Anche il più coscienzioso libraio deve, per necessità di· cose, trascurare una parte della produzione. « Un altro venditoire di libri .non milanese osserva: " Diverse sono le opere che non incontrano la simpatia del pubblico. Ciò denota che le commissioni di lettura e soolta di alcuni editori non sono all 'a-Itezza del compito o perchè intellettual- ' mente arretrate o perchè fuo,ri della sensibilità dei lettori di oggi; proporrei perciò a questi editori; che stampano libri a vuoto, di riformare -le loro commissioni di lettura Inse– rendovi elementi nuovi, scelti tra i diversi rappresentanti delle classi sociali a cui i'l libro che sf. vuole stampa.re è destinato. Di puristi nella commissione ne basta uno solo che riveda la forma "· « Dopo aver accennato alla parte di responsabll!tà che han– no gli editori (a cui spetta di tirare •le somme per quanto li riguarda) ,nel decadimento deHa cultura, si può passare al settimailali a ,fumetti. Molti di questi hanno una tiratura che supera mensilmente il mmone di copie e gli amminl– .stratori si permettono il lusso di rifiutare l'inserzione a pa– gamento che, come tutti sanno, sono per la stampa periodica un cespite considerevole. I settimanali a fumetti sono perni– ciosi più per la forma che per la sostanza; disabituano H lettore alla lettura normale. Il tifoso di fumetti finisce per non essere più in grado di leggeré un romanzo privo dl vignette ... < I fumetti non possono essere giustificati in nessnn modo; non servono ad istruire la gente ignorante perchè agiscono co– me la simpamina. L'tndivlduo che ne usa, senza lo stimolo tiella

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