Critica Sociale - anno XLI - n. 12 - 16 giugno 1949

CRITICA SOCIALE 279 di Lenin, colla sua tattica della tabula rasa e della conquista del potere con la forza da parte del prciletariato, la :ui pri– ma formulazione risale alle tattiche propugnate da Marx nel 1848. E' la tattica adeguata a tempi di immaturità ca– pitalista e proletaria, quella dell'utopismo catastrofico, che va dai babuvisti alla Comune ed è risorta poi nel 1917 in Russia. La repubblica derpocratica dei Soviet, « la sola forma pos– sibile del governo rivoluzionario», che Lenin, ancora neìl<' sue « tesi di aprile» del 1917 intendeva dovessero essere or– ganizzati « dal basso in alto>, si dimostrerà subito in:idatta alla ricostruzione in un paese senza tradizioni democratiche come la· Russia, la Russia «barbarica» di Lenin, con '.a sua struttura sociale arretrata, ,la sua classe più numerosa co· stituita da contadini analfabeti, cogli operai, chiamati a co– struire il primo ordine socialista, ,rimasti per generazioni le vittime della povertà economica, dell'ineguaglianza socia– le, della repressione politica più estrema; con la sua strut– tura politica costruita intorno ad una burocrazia che rice– veva ordini da\tl'aJto e coi rappresentanti della concezione e dei metodi democratici nel governo provenienti da una pic– cola cerchia della popolazione, che non aveva avuto quasi modo di farne l'esperienza pratica; infine con una tradi– zione ben stabilita di fanatismo e di spirito cospiratorio ri– voluzionario, i cui più giovani eredi, i bolscevichi, più di ogni altro pre<lecessore, avevano fatto lo studio più profondo della tecnica e dell'uso del potere. Il collasso dello Stato in seguito a.Jla sconfitta militare e la lontananza geografica fu– rono ·le due condizioni della vittoria. La storia della ~ivoluzione bolscevica è appunto la storia di questo passaggio necessario dall'utopismo iniziale Jel leni– nismo al totalitarismo staliniano nel quale fa missione rivo– luzionaria del capitalismo, che è « l'ironia implicita nel mar• xismo », viene assunta dal capitalismo di Stato,•« l'appren– dista negromante» dell'industrializzazione russa che rinno– va i fasti della borghese rivoluzione industriale del secolo scorso in Inghilterra, celebrati da Engels e Marx, ed è una nuova conferma sperimentale di quella che per Engels sa– rebbe 1a legge propria delle rivoluzioni premature. Il corso della rivoluzione bolscevica fu dunque quale doveva , ssere, secondo fa sorte che, a detta di Engels nella sua « Guerra dei contaclini » al tempo del.Ja Riforma, tocca a qualunque capo di un partito estremo, costretto ad assumere il potere quando 11 movimento non è ancora maturo per il dominio della classe eh'esso rappresenta e per l'attuazione delle mi– sure che la signoria di questa classe richiede. « Esso si trova così preso in un insolubile di,lemma: quel ch'esso può fare contrasta con tutta la sua condotta .precedente, co' suoi principi e con gli immediati interessi del suo partito; e ciò che esso deve fare non è attuabile». E lo stesso ripeterà Engels ancora; nella sua prefazione dei 1891 all'Indirizzo di Marx sulla Comune, a proposito del conflitto nella stessa tra proudhoniani e blanquisti, ai ,primi dei quali spetta la responsabilità dei decreti economici, buoni e cattivi, e ai secondi quella degli atti politici, positivi e negativi, clella Comune. « Ora, nota Engels, nei due casi - o ir<Jnia della storia l - avvenne ciò che accade sempre quando dei ,!ottri– nari sono al potere: gli uni come gli altri fecero i,J cc-ntra– rio di ciò che loro ~rescriveva la loro 1}ropria dottrina ». Quakosa di simile è del resto toccato, secondo quel che ebbe a dire un bello spirito, alla nostra recente rivollu?.ione politica, dominata dalla « Grande Peur », diffusa dai nostri comunisti colla loro continua minaccia di una rivoluzione alla russa, invano mimetizzata coi « fronti popolari » : S'aspettava l'eyento lieti lieti, E venne fuori questa (Dio ci aiuti l) Repubblica monarchica dei preti. Gli insegnamenti della rivoluzio11e. Proprio in ciò sta l'insegnamento della rivoluzione russa, che è quel che non capiscono i nostri <catastrofici>, gli e alchimisti della rivoluzione >, i quali, invasati ancora dal vecchio mito della rivoluzione giacobina del 1893, non san trarre alcun i>rofitto dagli insegnamenti capitani deg·li svilup– pi deHa rivoluzione bolscevica. Da quelle premesse necessa– riamente derivano quelle conseguenze. Ma quelle conseguen– ze non sono necessariamente la con'seguenza del marxismo, o se mai di un certo tipo di marxismo. E questo ci ;>orta BibliotecaGinoBianco ) al terzo aspetto del problema, che è poi anche quello es5en– zialle: se cioè questa seguita dal bolscevismo sia l'unica via possibile al socialismo, o non piuttosto la conseguenza di una determinata interpretazione più o meno adulterata del , marxismo, cosicchè, per impedire che si verifichino quelle necessarie conseguenze, bisogna cambiare le preme~5e. Per il Bettlheim, '1a via è 11ecessariamente quella del mar• xismo-leninismo: fase insurrezionale, tabula rasa, « ;lo~,ns > utopistici, ugua!litarismo, prima; poi, fase costruttiva, <lisu• guaglianze, privilegi,, dittatura del proletariato; dall'« bdi– rizzo » alle « gl<Jsse>; dall'anarchia alla dittatura. E non già la dittatura transitoria della '-< guardia rossa> ,:li Lenin come «polizia» contro i sabotatori del regime; ma ila ditta– tura sul proletariato di Stalin per la repressione dei sabo– tatori nemici interni o « quinte colonne» dei nemici esterni, e, insieme, strumento necessari<J per attuare la gigantesca pianificazione economica universale del paese e per « edu– care» il proletariato al comunismo, il « governo della rivo– luzione come dispotismo della libertà>, secondo la celebre formula di Robespierre. Questa necessaria evoluzione del bolscevismo non inv-ali– derebbe perciò affatto per il Bettelheim il marxismo. Il fat– to che la società sovietica, chiusa la fasè insurrezionale, non ci mostri nulla di simile alla scomparsa progressiva deHo Stato preconizzata da Lenin come da ·Marx e da En<:\"els, n<Jn invalida in nessun modo il marxismo, scrive il Bettel– heim, ma se 'mai una sua previsione troppo affrettata. Nes– sun bisogno quindi di' una « revisione> del marxis.mo e necessità solo di tener distinto ciò che fo Marx ~pelta al campo dell'anal:si economico-sociale e ciò che spetta dii ,;am– po della previsione. Non invalida certo il marxismo-lenini– smo che ha avuto il corso che doveva avere, come era già stato profetato da Rosa Luxemburg fin dal suo . primo momento. Ma è appunto questo marxismo precritico, quel– lo che non tien conto di ·quel.Je tesi sostanziali del marxi– smo, che i•I Bettelheim stesso alla fine richiama, coll'ammo– nire, come egli fa, che è un « errare il credere che basti rovesciare il capitalismo perchè si instauri dall'oggi ,il do– mani la società socialista» e che « i socialisti han 5empre affermato che l'abolizione delOa proprietà privata è una condizione necessaria ma non sufficiente del socialismo e del comunismo>. E in ciò sta appunto i,! perno di quella revisione del marxismo, di cui abbiamo discorso lungamen– te nell'articolo 5U laborismo e marxismo, esaminando, sulla scorta di Rodolfo Mandolfo, ne conseguenze che Jerivano dal peso rispettivo che si dà nella interpretazione del marxi– smo ai suoi due elementi costitutivi, contrastanti e · omple– mentari, sintetizzat,i, secondo il Mondolfo, nel concetto mar– xista del « rovesciamento della praxis »: la v<Jlontà r,ivolu– zionaria e fa necessità economica. I due socialismi. I principi lentamente elaborati dai socialisti della prima metà del secolo XIX, che erano stati raccolti in ampia sin– tesi nella 1° Internazionale del 1864 e che a j)OCOa poco, , dopo il 1871, le circostanze ,preciseranno nei programmi dei partiti rnoali~ti, per nno dei quali, quello «minimo» dei guesdisti, si dissocieranno, dopo fa prima guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica, in ideologie rivan,i,che divideran– no il .movimento operaio in due campi <JStili irrecon~i,lia– bili: il socialismo democratico e il comunismo dittatoriale, capeggiate- dalla Russia sovietica. Due socialismi e due me– todi; ed eutrambi .possono ,richiamarsi a Marx, al Marx e– conomista e storico, il ,primo, al Ma:rx rivoluzionario del 1848 il secondo. Marx, lo abbiamo già ricordato, nel i872, appena un anno d<Jpo la Comune, ebbe ad esprimere la sua fiducia che in paesi come l'America, l'Inghilterra e l'Olan. · da ,la rivoluzione proletaria potesse prendere forme paci– fiche. Il prof. Schumpeter, in quel. suo geniale ~ibro su « capi– talismo, socialismo e democrazia>, su cui siamo ritornati più volte, esaminando le due vie del socialismo oggi possi– bile, cioè del socialismo non utopistico, erede testamentario del grande cai>italismo creatore della grande industria mo– derna razionalizzata e sindacata, traccia le vie e i modi di– versi delna sua attuazione. Due vie e due modi : quella gra• dualista e quella rivoluzionaria; la democratica e la ditta– toriale; quella inglese e quella russa; la prima, anche per

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