Critica Sociale - anno XLI - n. 12 - 16 giugno 1949

278 CRITICA SOCIALE proposito, rimandando ad altro articolo l'esame delle conse– guenze per la politica internazionale del socialismo <li 1ueste vecchie ·tattiche rivoUuzionarie riesumate dai bolscevichi, che avrebbero dovuto essere l'oggetto del presente. Le formule originarie. Per il Bettelheim, si _è detto, la rivoluzione russa sarebbe corsa regolarmente sulle rotaie della dottrina marxista alla quale si è ispirata. Propriamente, però, le due fasi e.li cui parla Marx nelle glosse al p-rogramma di Gotha, non sono quelle del Bettelheim: fase insurrezionale e fase costrutti– va; ma bensì due gradi del comunismo, dÒpo l'insurrezione: una prima fase, quel.\a del trapasso dalla società capitalista a quelila iniz,iale comunista, e Ua fase più elevata de!la so– cietà comunista in senso stretto, quando sarà scomparsa, di– ceva Marx, « la subordinazione servile deg,\i individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di Lavoro intellettuale e corporale». Questa « beata .seconda fase del comunismo, che non sappiamo cosa sia e non sarà m'li pm di un pio desidèrio, simille al regno del millennio>, secon– do Xautsky, è mito sempre valido per Stalin come !o era per Lenin e, per loro, punto d'approdo certo della fu!ura evoluzione economica, la cui speranza deve servire « far sopportare la presente dura fase del purgatorio o infetno del « socialismo », così diversa dall'auspicato paradiso r!el «comunismo» integrale. L'immagine ideallizzata di questa fase che, per i•l Marx delle «glosse» al programma di Gotha, sarà l'epilogo del dramma a lieto fine del comunismo, con cui si chiuderebbe per sempre il corso della storia come storia delle 'otte di classe, assume, _,per ill Bettelheim, nella :rivoluzione russa la parte del ,prologo che lo preannuncia, fornendo gli ~ slo– gans » o «miti» soreliani necessari perchè · si effettui la -insurrezione, che è il primo atto del dramma, di cui .la fase costrutbiva, _quella che fu detta « il termidoi,o > staliniano, che h nega, sarebbe Ì'I. secondo. Se questo processo òialet– tico sia proprio conforme al pensiero di Marx non sappia– mo; ma, con le necessarie specificazieni, è, sostanzialmente, se non nelle dntemzioni nelle sue conseguenze impl,icite, con– forme al piano tracciato da Lenin in quello strano eteroge– neo amalgama da lui fatto, come si è detto; nell'articollo scorso, del!'« Indirizzo» di Marx su-Hasua idealizzata « Co– mune » - la repubblica degli ugua.\,i, della vera « liberté, égallité, -frate-rnité » - e deHe successive sue critiche al pro– gramma di Gotha, che postulano una fase transitoria di disuguagli.anze e privHegi e .\a dittatura del prolerar;ato come mezz·o per farli rispettare. Una analisi, più partico– lareggiata di quella che abbiamo potuto fa~e nel precedente articolo, delle formu 1 le dogmatiche derivate da Lenin da questi due testi capitali del marxismo-leninismo e della loro applicazione fattane nel corso del,la :rivoluzione da I,enin · pr,ima e poi da Stalin, che ne fu l'esecutore testamentario più di quanto si creda, sarebbe estremamente istruttivo, an– che per c10 che ha ,rapporto con ,la questione del « tradi-_ mento » dei bolscevichi, ma ci porterebbe ora troppo lon– tano. Sotto questo riguardo, ,pa,rtico'la·redmportanza ha però i-1 fatto, già da noi rilevato, che Lenin, nella sua misce:a dei due documenti, abbia conservato, anc_henel-la prima fase del comunismo secondo. ·le «glosse», ,principi essenziali tolti daH'« Indirizzo», ma, •secondo Marx, validi solo per la so– cietà comunista ideale, come la uguaglianza del lavoro e delle ·retribuzioni,. con che •la giustificazione della « dittatu– ra del proletariato», con tutte le sue consegueig:e, c!ie il Bettelheim desume daHe « glosse » di Marx come mezzo per ·far rispettare le disuguaglianze e i ,priviTTegi caratteri– stici della fase costruttiva del comunismo, perde maTlife– stamente ogni valore. E, di fatto, Ja « dittatura del proleta– riato» in « Sta:to e .rivoluzione» di Lenin pa,re non a:ibia, almeno come sua funzione ,princi,pale, che quella di liquida– re la superstite ,resis!enza dei capitallisti. espropriati e dei -« signori intellettuali> .loro satelliti; una funzione, cioè, as– sai simile a quella che, nel « governo del-le cose », seèondo· la frase accolta da Engels dal! Saint-Simon, messo al po5to del « governo delle ,persone» era, nel regime saint-simonia– nò, lasciato a:! residuo e secondario « governo di ·polizia> BibliotecaGino Bianco contro i « fainéants » (1). Non pare abbia invece, o l'a:bbia· soltanto in via sussidiaria, come «controllo> della ri;iarti– zione dei prodotti e del lavoro, la funzione di strumento per la « costruzione» socialista, che per Marx ne costitui– rebbe il compito principale. Eppure, nel piano di Lenin, la società socialista sor•ta dalla insurrezione che abbatte e distrugge totalmente .\a società capitalista, è, fin Jall'ini– zio, « un solo grande ufficio, una grande fabbrica con ugua– glianza di -lavoro e uguagllianza di salario», in cui tutti i cittadini sono trasformati in impiegati e sal-1-riati di nn unico grande cartello di tutto il popolo, dello Stato, coHa completa subordinazione di tutto il lavoro di questo 6 igan– tesco cartelllo allo stato « veramente democratico», lo stato dei soviet, dei deputati operai e contadini. Le stupefacenti illusioni che Lenin, il dottrinario, si faceva allora sulla pos– sibilità di sostituire immediatamente, dàU'oggi al domani, i capital,isti e i funzionari cacciati daWinsurrezione, spie. gano queste singollari contraddizioni. Questo piano immaginar-io del-la prima fase del comuni– smo, irrealizzabi,le così com'era, tracciato da Lenin sulla carta, sarà poi da ,lui tradotto parzialmente in atto colla nazionalizzazione delle industrie chiave, pianificate in manie– ra imperfetta e frammentaria, che lo costringerà alla « ri– tirata strategica» della N.E.P. Ma sarà l'opera propria del– lo Sta'lin di tradurlo nel,la rea:ltà effettuale colla sua « se– conda rivoluzione», quella del «comunismo in un solo pae,e>, conclusione logica deHa prima rivoluzione leninista, ma ren– dendo esplicito quel che vi era implicito, coll'eliminare cioè in modo radicale Ue contraddizioni intrinseche del piano di Lenin e, fatto espresso richiamo alle «glosse» di Marx, sopprimendo ogni ;residuo de\,l'uguaglianza ancora super– stite di quel ,piano, colla sua pianificazione economica di sta– to universalizzata, industriale e agraria, organizzata dall'al– to come ,\'«unica grande- fabbrica» gigantesca preannun– ciata da Lenin e la conseguente « disciplina di officina > e– stesa a tutta la società, che, aveva detto Lenin, « non è af– fatto il nostro ideale nè la nostra meta finale>. La dittatura come strumento essenziale dellla costruzione. socialis.ta sarà la via nuova a,! socialismo seguita dallo Stalin colila sua 'dit– tatura sul proletariato, dellJa quale, del cesto, lo stesso ·Le– nin aveva preparato i fondamenti e iniziata la mes5a -in opera, subito dopo la conquista del potere, im,parando dal– !'esperienza che anche il « governo delle cose » è « governo delle persone» (2). Nel considerare qÙesta « revisione» rlei principi dogmatici fatta in pratica dai capi bolscevichi nel corso deHa ,rivoluzione realle, lasciando per via le illusioni utopistiche che li ispirarono e colle quali erano partiti per la g,rande avventura, non bisogna però dimenticare quel che, ,negli « slogans », come li chiama il Bettelheim, ,i\ella fase insurrezionale ,portarono di proprio le masse, quando fecero a modo foro la loro gigantesca « Comune » ugu..1.lita– ria e anarchica, con la conquista e ,\a divisione egualirnria delle terre da parte dei contadini, anche del'le grandi azien– de agrarie, invano. deprecata dai capi bolscevichi, e la oceu– pazione delle fabbriche e « .\'autog0verno dei produttori> da ,parte degli « operai del braccio » a mezzo -dei « consigli di gestione», espulsi padroni e tecnici. Le conseguenze necessarie. Il! fal•Umento della ;rivoluzione, di cui parla la Tribune, sta appunto in questo suo corso necessario, implicito nelle sue contraddittorie premesse dogmatiche e nell'ap,plicazione che .di quei pria:Jci,pie àei lorcj propr,i fecero le masse nel loro movimento spontaneo nella ,fase insurrezionale. Le « glos$e » di Marx del 1875 hanno come foro presu:_>µosto I'« Indirizzo» sulla Comune del 1871, nella interpretazione (1) Su Saint-Simon, .profeta dell'èra degll organizzatori e precursore. della pianificazione socialista, si veda, olfre alla antologia dei precursori francesi del socialismo di M. Leroy, già citata, e la recensione datane nel Times Literary Supple– meni del 26 febbraio, l'articolo di A. Pasquier: Salnt-Stmon et -Jes problèmea du temps p.résent, In « Revue d'histoire éc.ono– mique et sociale, 1948, n. 1. (2) Su questo passaggio .della rl,voluzJ.one russa dalla rase leninista a quella staliniana è da vedere l'articolo, nel Time• Literary Supplement del 10 giugno, sulla e Dialettica dello stalinismo >, che riassume largamente una recente opera di Deutscher su Stali-n.

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