Critica Sociale - anno XLI - n. 12 - 16 giugno 1949
CRITICA SOCIALE 275 Che la nostra ipotesi sia fondata si vede dagli scopi della cooperazione, ,i quali devono essere identificati in .notivi di carattere economico. Pertanto, se la cooperativa •si pone in condizioni di non poter raggiungere il suo principale scopo non può avere la pretesa di aspirare ad un notevole svi– luppo. Solo quando uscirà dalle vaghe e incerte formula– zioni per scendere sul terreno pratico dell'economia la coo– perazione potrà ambire ad un avvenire meno sconsolante dd– l'attuale. Quando i cooperativisti avranno trovato il mo:!o di offrire ai contadini la possibilità di aumentare non una o due voci del loro bilancio, ma l'intero bilancio dell';t:1'Jre– sa del 4-5% i contadini non -saranno più sordi ani"' co;pe– razione. La cosa non è impossihile, occorre però che la cooperativa contadina si occupi, non dell'acquisto o vendita di un pro– dotto con un vantaggio che può inf,luenzare il bilancio azien– dale al massimo dell' 1%, ma si occupi possibilmen(e li tutta l'impresa in modo che ,! buon esito della cooperazione si tra– duca in un vanfaggiQ economicamente apprezzabile dal con– tadino. La cooperazione per l'incremento della produzione. Gli agricoltori, i piccoli in particolare, sono preoccnvati dei c-rescenti costi di produzione che tendono a superare i prezzi di mercato. Chi maggiormente soffre della ;nstabile si.tuazione economica sono i piccoli imprenditori, perchè ad essi sono negati i mezzi di produzione a cui invece possono far ricorso la media e la grande impresa. Questa, per la sua ampiezza, può e fa ricorso a macchine per la lavorazione e prepa,razione del 5Uolo,a strumenti per la raccolta e .rasfor– mazione di prodotti, a veloci mezzi di trasporto, a ingreditn– ti tecnici che <lirettamente influenzano la produzione, quali i concimi, le sementi selezionate di ogni sorta, ad effica.:i anticrittogamici a basso prezzo, a mangimi per bestiame che aumentano la resa· di latte, carne ecc. ment•re tutto ciò ~ ne– gato, in gran parte per ragioni economiche, alla piccoia impresa. La quale, non potendo disimpegnarsi dagli eccessivi costi di produzione, si racchiude in un ristretto orizzonte produttivo chiedendo aiJ minuscolo fondo tutto quanto ab– bisogna alla famiglia contadina. Occorre dare la possi':>ilità alla piccola impresa di trasformare la sua attuale prevalente economia di consumo in economia di mercato, di acquistare di più per aumentare le vendite e dilatare il suo bilancio se si vuole promuovere un intenso• sviluppo agricolo. La tra– sformazione, a nostro avviso, può essere compiuta medi:mte la cooperazione, se essa si porrà in grado di fornire ai piccoli imprenditori quanto è accessibile alla grande im9re– sa. Così le vie per la cooperazione si schiuderanno e un va– sto campo potrà essere fecondato con benefici non del tut– to prevedibili. Per uscire dalla formulazion.e teorica e 'leCf'S– sariamente generica, indicheremo quali, secondo noi, so::io i compiti immediati della cooperazione. Suppm;iiamo di trovarci di fronte a un comune rurale, con piccoli, medi e grandi· imprenditori agricoli, a un caso cioè complesso. Invi.tando i piccoli e i medi agricoltori a nu– nirsi in cooperativa non possiamo chiedere nulla, dobhiamo invece dare. Se vogliamo risolvere il loro problema c!:ie è di natura essenzialmente economica, dobbiamo dire loro; noi concediamo alla vostra cooperativa un trattore, un fran– gizol1le, una o due seminatrici, una o due falciatrici, una mietilegatrice, un irroratore meccanico, che userete a bene– ficio vostro. Due obiezioni sento muovermi : i mezzi finanziari dove li prendete? Quale destino subirà il vostro macchinario? Alla seconda obiezione, rispondiamo che non ci facciamo sover– chia illusione sulla capacità amministrativa e direttiva <lei contadini stessi, e perciò diremo che oltre a!l patrimonio di macchine porremo a disposizione della cooperativa un tec– nico agricolo, il quale sarà responsabile del buon uso e della conservazione della dotazione di macchine. Il tecnico agri– colo direttore della cooperativa, il quale agisce in coi'!abo-. ,razione con il consiglio direttivo, avrà il compito di p;i,– parare i piani di lavoro delle macchine, . ma dovrà :nc,ltre alla,rgare la sua sfera di attività sino ad essere il iirett0re di tutte le piccole imprese che fanno parte della cooper.itiva Dovrà persuadere i contadini a far uso· di concimi, di buone sementi, a fare tempestivi trattamenti contro le malattie e BibliotecaGino Bianco gh msetti, dovrà suggerire e far conoscere tutti gli ~ ~cor– gimenti che la tecnica va conquistando. Appositi :ortome-· traggi potranno essere di valido aiuto. A poco a poc.o, l'e– cònomia di consumo della maggior parte dei piccoli ·mprcn– ditori dovrà evolversi verso un'economia di mercato. Se a– vremo saputo scegliere il tecnico adatto, nel corso di due o tre anni la produzione sarà aumentata del ro-r5% in virtù del 1 la cooperazione, mentre i costi di produzione annno scesi del 25-3d%. Chi non ha dim_estichezza di cose 1gri~ole faticherà a credere alle nostre affermazioni, ma per confor– tare il nostro apparente ottimismo citeremo qualche esempio. Si può triplicare la produzione delle patate, senza alcun altro ·accorgimento all'infuori di quello di impiegare seme pro– veniente dall'estero anzichè di produzione locale. E' ,uffi– ciente seminare ibridi di mais americano per raddoppiare la ·produzione, bastano talora pochi chili di azoto per ettaro· per rimettere in ordine un campo di grano che è costato ·tanto lavoro. La presi>nza del tecnico a suggerire, a spronare e qualche volta a imporre potrà dare frutti insperati. -La riforma agraria e la cooperazione. Per quanto riguarda i mezzi, è necessario esaminare bre– vemente i fondamenti della riforma fondiària annunciata dal Presidente del Consiglio dei ministri, per vedere se non con– venga impiegare par.te dei mezzi finanziari destipati ali~ riforma a!h cooperazione agricola. L'esame sarebbe bl'ne fosse fatto da:! nostro partito, poichè la riforma Segni non crediamo risponda interamente alle nostre aspirazioni. La spesa inclicata dall'on. De Gasperi per la riforma è ii 500 miliardi di lire, ed è" probabile che la somma, ad operazione compiuta, sia largamente superata. Ma anche se dovesse ba– stare, ci semhra eccessiva per i ·risultati che presumibilmen– te potranno essere raggiunti. Con la ·limitazione della pro– prietà, si renderanno disponibili r.3oò.ooo ettari di terra tlei quali solo un miiione di ettari saranno utilizzati per la for– mazione di nuove proprietà. Tenuto conto che la maggior parte della terra che si renderà disponibile è confinata 11el meridione, sarà possibile, con un milione di ettari, dare la terra a roo.ooo famiglie. La popolazione agricola che il censimento rivela con una qualifica diversa da quella di proprietario è, nel nostro paese, di 2.300.000 famiglie, in gran parte costituita da braccianti salariati, mezzadri, fit– tavoli ecc. Con la riforma e 500 miliardi di spese si riuscirà a trasformare il 4% dei nullatenenti in piccoli proprietari (r). Non crediamo di esagerare affermando che la riforma non modifica l'intima attuale struttura della popolazione ~– g,ricola e lascia insoluti i gravi problemi che incombono sul\9. gente dei campi e sull'agricoltura. E' probabile '.nvece che la rifqrma renda ancor più difficili i problemi del :1ostro paese; non va dimenticato, infatti, che la piccola propr;~tà tende, per 1-a povertà che la caratterizza, ad un'economia di consumo sottraenclo al mercato di manufatti la produzi'one di circa un milione di ettari di terra, mentre è indispensabile schiudere all'ind~stria il più vasto mer~ato p'ossibile. Supponiamo che i 500 miliardi destinati alla riforma vea– gano spesi invece per fornire alla piccola impresa. agricola macchine e strumenti di aavoro. Con 500 miliardi è ~ ossi– bile costituire 8.000 cooperative, ,tanti quanti sono i comunì in Italia, con una dotazione di macchine per un valore di 6o milioni di li-re ciascuno. Se il numero delle cooperative viene limitato a 4.000, sufficiente per coprire l'area della pic– cola impresa, ogni cooperativa potrà disporre di strumenti di lavoro per 120 milioni. Potrà avere, ad esempio, 20 trattol'i, 10 frangizolle, 20 erpici, 20 seminatrici, 20 a-ratri, 20 fà!cia-· trici, IO mietilegatrici, motopompe, irroratrici meccankhe, camions, automobitli, motoleggere ecc. L'imponente dotazione·, sotto la guida di un •tecnico,è destinata a rompere la secolare consuetudinaria economia di consumo trasfoi;mandola in e– conomia di mercato con benefici immensi per il nostro paese. Di più, ciò non significa che i 500 miliardi siano per lo Sta- (1) Q:uesti dati sono ,un poco più pessimistici di quelli del compagno Pagani, I quali si avvicinano probabilmente meglio alla realtà presumibile. La lieve diversità di valuta– zione, comunque, non çosta l'identità della conclusione. (Nota di C. S.).
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