Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

CRITICA SOCIALE 249 dentali. Quando venne tolto il blocco di Berlino, essi ritennero giunto il momento per sostenere la loro pretesa di pagamento dei salari in marchi occi– dentali. Poichè la direzione percepiva nelle sue cas– se marchi occidentali nei settori occidentali, essa era in grado di accogliere tale richiesta, ed anzi in tal senso fece delle promesse. Ma quando queste non vennero· mantenute, i ferrovieri si misero in sciopero. Si può discutere se il momento fosse il migliore. Indubbiamente lo sciopero ha avuto come effetto di pregiudicare il rifor.nimento di Berlino; in tal senso esso non coincideva certamente con la politi– ca degli alleati ed anzi veniva ad ostacolare la loro linea politica. Si trattava pertanto di una lotta pu– ramente economica. Dato ciò, il mondo avrebbe fi– nalmente avuto occasione di vedere, con piena pub– blicità, in qual modo un'impresa guidata dai comu– nisti si sarebbe comportata con la libertà sindacale e la libertà di sciopero dei propri di-pendenti. Delusione. In p-rimo luogo la direzione· delle fer– rovie statali arruolò crumiri di ogni specie, soprat– tutto di una organizzazione comunista, cioè della « Libera gioventù tedesca», e quando i ferrovieri si posero energicamente a difendersi contro questa truppa di rottura, occupando stazioni, ope-re pub– bliche, smistamenti, ecc., onde rendere impossibile il traffico, allora la direzione richiese l'intervento armato della polizia orientale. Le autorità militari degli alleati occidentali dapprima non vollero im– mischiarsi in questa lotta economica perchè teme– vano delle ripercussioni negative sulle trattative di Parigi. Ma quando le scariche della polizia orientale causarono due morti e tutta la popolazione berline– se cominciò ad immergersi nella lotta, i governatori militari alleati richiesero il ritiro della polizia orientale sotto la minaccia della occupazione delle proprie truppe. Questo ritiro venne effettuato senza resistenze ed è da ritenersi che lo sciopero trovi presto una fine attraverso l'accoglimento delle pre– tese degli scioperanti: E' ,quasi un'ironia, a paragone di questa seria lot– ta, il fatto che sono pervenute notizie dall'Austria, che parimenti illuminano chiaramente circa i criteri seguiti dai comunisti come imprenditori. Esisteva qui una organizzazione delle imprese già tedesche, assunte dalle forze russe d'oc-cupazione, l'USIA. Ne– gli ultimi giorni i comunisti avevano tentato di in– traprendere un'azione a fondo contro il programma di risanamento finanziario del governo, benchè il deficit esistente nel bilancio dello Stato venisse at– tribuito principalmente alla occupazione russa e la effettuazione del risanamento perseguisse in tal mo– do gli interessi dei lavoratori e dei dipendenti. Poi– chè ai comunisti non ·riuscì di mobilitare il comples– so delle masse operaie austriache, si fece invece pressione sulle maestranze degli stabilimenti della USIA e si mandarono le stesse nelle strade per fare una dimostrazione contro i sindacati austriaci e quindi anche contro la maggioranza della classe la– voratrice austriaca. Mentre proseguivano da un lato i dibattiti parlamentari sopra il risanamento finan– ziario e d'altro lato le azioni dei comunisti, venne scoperto il fatto che più di cento stabilimenti della USIA non avevano pagato le imposte scadute; non solo, ma che le trattenute fiscali da esse operate sui salari non erano state versale nelle casse dello Stato ma indebitamente intascate. Questo è il vero volto della democrazia popolare. E se lo si considera a fondo, sarà dato comprendere perchè noi prendiamo con molto scetticismo tutte le proclamazioni russe di pace e di democrazia. BENEDIKT KAUTSKY BibliotecaGino Bianco Fatti compiuti e fatti in com pi uti ( La crisi sindacale) Una serena e proficua valutazione dell'attuale crisi sin– dacale non può non muovere, in questo preciso momento, all'indomani cioè dell'aperta rivolta dei sindacalisti auto– nomisti già appartenenti al P .S.I. e alla vigilia della co– stituzione, ad opera di parte dei socialisti e della cor– rente repubblicana, di una nuova organizzazione sinda– cale, la F.I.L., da un'esame dei contrasti prodottisi una volta di più in campo socialista. Come in tutti gli avvenimenti di carattere socialista, fra le due tendenze estreme, quella dei gruppi tuttora aderenti alla C.G.I.L. e quella dei fondatori di un altro sindacato (entrambe peraltro propense a nuovi impor– tanti sviluppi come vedremo più avanti) anche in questo aspetto della crisi sindacale è sorta e si è affermata una prospettiva di centro, col fermo proposito di con– ciliare e ricondurre gli opposti in un alveo comune. Se ne è fatto iniziatore il direttore de L'Umanità sia in seno alla Direzione del· P.S.L.I. sia nello stesso quo– tidiano ufficiale del Partito con l'articolo « Limiti del dis– senso». Invero l'iniziativa « Centrista » muove in questo caso dalla preoccupazione di evitare che il gioco dei contrasti in campo socialdemocratico impedisca o ritardi la for– mazione di quella base e di quella coscienza sindacale del movimento socialista, senza la quale la stessa agget– tivazione di « socialista » e, ugualmente, di « socialde– mocratico» resterebbe impropriamente. Nessuno ha detto ancora di voler modificare, a questo riguardo, il senso delle tradizioni e delle parole: e dunque l'obiettivo e la condizione di ogni movimento socialdemocratico è quello di formare, e di formarsi contemporaneamente ad essa, una ampia base sindacale. (Questo processo presenta, tra l'altro, due incalcolabili vantaggi. Primo: sottrae il partito a buona parte dei vani ideologismi così di fre– quente lamentati nei movimenti operai sprovvisti di obiet~ tivi sufficientemente impegnativi, immediati e concreti. Secondo: garantisce il mantenimento di quel senso della doverosa presenza e tutela degli interessi di classe, senza la quale è assai facile che, anche nella più ordinata delle democrazie, altri interessi di classi e gruppi, più ristretti e per definizione antitetici a quelli operai; prevalgano magari sotto il contrabbando dei « superiori interessi del– la nazione », o della « ricostruzione » o di qualsiasi altro rispettabilissimo ideale). Lasciando la lunga ma non inutile digressione e tor– nando all'assunto « centrista » della costituzione di un forte movimento sindacale a base socialdemocratica, la prima difficoltà che balza agli occhi del più superficiale osservatore è costituita dal pericolo che gli sviluppi della crisi sindacale procedano proprio in senso inverso: che cioè sia proprio la base socialista a fare le spese del generale moto di assestamento, per l'inguaribile tenacia posta dagli uni e dagli altri nel dar corso alle proprie iniziative senza menomarnente curarsi di salvaguardare la compattezza (quando non si tratti poi di crearla) di quello che in tutti i casi è l'indispensabile, ed è ora im– perfetto e tutt'altro che formato, strumento di qualsiasi politica sindacale: e cioè un movimento serio, dotato di un sufficiente numero di quadri dirigenti maturi e spe– rimentati, e di un sicuro credito in seno alle masse la- · voratrici. Oggi come oggi, vano sarebbe attendersi dai lavoratori

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