Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

246 CRITICA SOCIALE Ma tutte queste manifestazioni .non caveranno ra– gni dal buco flnchè avranno la impronta parlamen– tare, flnchè non sarà il popolo organizzato che la farà. · Organizzare il popolo.: ecco ciò che farebbe iI ge– nio del popolo se oggi e non ieri fosse nato. Orga-. nizzare il popolo, aiutarlo con disinteresse, ecco ciò che può fare la democrazia, se vuol essere tale e non di nome. Non vi si chiede che la democrazia divenga socia– lista, che si ascriva alla teoria di Marrx o a quella di Proudhon. Certo che chi più studia fa bene. La coltura è necessaria. Apre le vie della scienza socia– le: la guerra di tutti i giorni •richiede soldati. L'e– sercito regolare sono gli operai; i garibaldini i vo– lontari vanno sulle alte cime. Ora tutti possono studiare e quale -sarà l'o·rdina– mento avvenire lo dirà la storia. Ma quel che im– porta, quel che può fare ogni democratico, è por– tare a questo movimento tutti gli ai'uti. E' non aver– ne paura, è non trovarsi davanti ad esso. Oh! l'op– portunismo Signori; tornano a me a mente alcune parole di Garibaldi circa il cavourismo: « Quello che più mi costava nei maneggi di co– desto partito, era di trovarne le tracce in certi indi– vidÙi che mi erano cari e di cui non avrei dubitato. Gli uomini incorruttibili •erano dominati dall'ipocri: ta suo terribile pretesto della necessità. La necessità d'esser codardi! La necessità di ravvolgersi nel fan– go davanti ad un simulacro di effimera potenza, e non sentire, non capire fa robusta, maschia volontà di un popolo che, volendo ·essere ad ogni costo, si dispc,ne a franger cotesti simulacri e disperderli nel let:urdo di dove scaturirono». Con questi opportunismi, questa inerzia, queste codardie Garibaldi non avrebbe _patteggiato. Sarebs be sceso nella lotta qual era dandosi intero. Questo deve fare la democrazia se vuol essere ancora gari– baldina. Ve lo dissi altra volta: questo è il campo, questa è oggi la guer.ra. La democrazia sarà sociale o no1: sarà. Questa è la guerra santa, la guerra feconda. San– ta e feconda per i lavoratori perchè in essa impara– no a rendersi uomini, imparano la disciplina, il sa– crificio, e si rendon.J atti a impadronirsi della pro– duzione •e a dominarla. Santa e feconda per la de– mocrazra di origine borghese che ,esulando dalla me– schinità della sua classe si ritempra, si rinforza, e sente la pubblica compiacenza del culto disinteres– sato per l'ideale. Garibaldi gettò la forza dell'ideale nella fatalità della storia. Questo e non altro può dare forse la democrazit, sociale dell'oggi. Se non lo farà peggio per lei. La storia cammina, il popolo lavoratore si innalza e _se non sarà con. la borghesia democratica sarà contro di lei. Ma non venga poi a metter (.....) e a parlar di ingratitudine. La democrazia ha troppo nobile tradizione per vo– lere, senza derogare alla sua nobiltà, tenersi servo il popolo, sia pure nei ceppi della riconosçenza. La concordia è a questo patto : ·pel popolo, col popolo. Ogni altra concordia è concordia del padrone col servo. Io levo gli auguri .nel nome di Garibaldi a questa concordia, a questa riabilitazione di tutte le classi per l'avvenire. Concordia faticosa più della guerra perchè assidua, quotidiana. Non è concordia che non costi sacrifici. Ma solo -quando sarà raggiunta, allo– ra il· ventesimo secolo si vedrà davvero rendere a Garibaldi· quell'omaggio che diceva De Amfois: « so– _lo allora potrà intonarsi davvero l'inno fatidico: Si scopron le tombe, si levano i morti i. martiri nostri so,n tutti risorti ». . Allora i,l genio tutelare di Garibaldi, il genio del popolo, ricomparirà benedicendo il pòpolo suo. FILIPPO TURATI Biblioteca Gino Bianco Garanzie di pace necessarie Tra non molto il Parlamento sarà chiamato a discutere la ratifica del Patto Atlantico. Il realismo, indispensabile in politica, impone di dare come già scontata la ratifica, con la consueta maggioranza. Senonchè la discussione- che vi sarà non può limitarsi, a mio modesto avviso, ad una ripetizione delle opposte tesi sulla convenienza o meno della nostra adesione al patto. Ormai ciascuno ha preso posizione netta ed inequivocabile pro o contro e non è possibile prevedere mutamenti. Tutt'al più i fautori della nostra adesione, sollecitata e concessa, cercheranno di far valere'l'attuale distensione, ini– ziata e che speriamo abbia a perdurare e a consolidarsi, come un effetto benefico del Patto e una controprova del suo valore puramente difensivo. · È evidente però che l'argomento non convince. Può darsi che la conclusione del Patto abbia influito sull'atteggiamento attuale della Russia da un lato e degli Stati Uniti dall'altro. Non credo ne sia stata la ragione determinante, perchè la riconciliazione fra .Oriente ed Occidente trova la sua base e nel contempo la sua necessità in una situazione di natura economica molto complessa, nella quale l'aspetto militare ha uh certo valore ma sempre secondario. Per quanto poi riguarda l'Italia, è evidente che anche se noi non avessimo aderito o, per essere più esatti, non ci fosse stato concesso di aderire, la distensione si sarebbe verificata ugualmente. Quanto poi al carattere difensivo del patto in funzione della suddetta distensione, è evidente che si tratta di un giuoco di parole che rassomiglia molto a quello che nella defunta e non compianta Società delle Nazioni e nella sua erede risorta, l'O.N.U., si è fatto e si va facendo per defi, nire chi debba considerarsi o meno aggressore. La clisèm;sione perciò sul Patto Atlantico e sulla maggiore o minor convenienza per noi di averne sollecitata e ottenuta l'adesione è per me gia scontata, e l'opposizione può avere un valore od un peso solamente per le considerazioni che seguono. Se la ratifica è inevitabile, non è detto che non si possa, per quanto ci concerne, ottenere una precisazione dej. nostri impegni in ipotesi ben determinate. · In questo senso l'opposizione socialista, completamente svincolata dall'uno e dall'altro dei due blocchi, può fornire utili elementi assolvendo upa funzione ehe in Inghilterra è tradizionale: quella cioè di collaborare, nelle questioni \'itali, col Governo. Il trattato riguardante il Patto ha la caratteristica, insita del resto in tutte le stipulazioni che coinvolgono molteplici e spesso contrastanti interessi, di non contemplare i casi' particolari che dovrebbero essere regolati da speciali con- . venzioni aggiuntive. La posizione geografica dell'Italia non è quella della zona continentale e tanto meno dell'Inghilterra; ha qualche rasso– miglianza con la situazione della penisola Scandinava; è diversa dalia posizione della penisola Iberica che ha tutta la costa occidentale bagnata dall'Oceano Atlantico. La solu– zione ( invero disastrosa anche se qualificata la migliore pos– sibile o più esattamente la « meno peggiore») data al nostro problema coloniale, conferma come viene considerata la -no– stra posizione nella alleanza atlantica e quale secondaria ·funzione le è stata assegnata. · Tutta la costa settentrionale dell'Africa è sottratta, almeno per ora, al nostro controllo; tutta la costa orientale del con– tinente nero dal canale di Suez all'Oceano Indiano viene riservata agli Inglesi senza la soluzione di continuità del– l'Eritrea, perchè rappresenta evidentemente la copertura stra– tegica africana nei confronti dell'Oriente. Può pertanto veri-fìcarsi che gli stessi principali membri dell'alleanza atlantica considerino non desiderabile o non

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