Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949
CRITICA SOCIALE 245 quale lattica i,l !Partito unificato intende assolvere al– la funzione di costituire nel nostro paese, per la nostra classe lavoratrice e per l'intero popolo ita– liano, l'alternativa del socialismo democratico tra H blocco cominformista, in cui è definitivamente confluito il P.S.I., senza più equivoci centristi, ed il blocco degli interessi conservatori, borghesi, re– stauratori che avanza sotto l'egida politica della D. C. e - ahimè - quella del moderantismo dilazio– natore e misoneista delle altre forze della democrazia italiana. Ed è proprio qui, nella valutazione se que– sta esigenza di mettere in primo piano l'alternativa del socfalismo democratico, per mutare l'equilibrio politico italiano, sia compatibile con una politica che finisce con porre un incondizionato avallo a interessi e tendenze che rispetto al socialismo co– stituiscono un'involuzione, che sorge il problema della partecipazione al gove-rno. Problema tattico, problema contingente, problema che non ammette condizioni pregiudiziaH, è vero, ma problema che non si può ·evitare di porre, di -trattare e di decidere nel congresso di unificazione. E tanto• mèn.o con foro Garibaldi l'uomo del popolo Nella ricorrenza del 2 giugno riteniamo di parti– colare aftual-ifà e inter,ess,e riprodurre l'ultima parte di 1m discorso commemorativo di Garibaldi pronun– ciato da F111ippoTurati il 21 giugno 1891. Il testo del discorS'o è pubbUcato, a cura e con prefazio-ne di · Alessandro Schiavi, nella collana « Stampe e ristampe socialisle » dalla Editrice so– cialista di Forlì. Avverte il compag-no Schiavi nella prefazione « Il commemorativo discorso pro,nunciato in Parma, ri– trovato fra le carte manoscritte dell'archivio Turati, è ricavato da una prima nota a mano dJi lui in 27 pagine su 16 fogli protocoUo, con una grafia che è indi•ce della rapfdità e della fr.etro della c-0mposizi,o– ne, cosiicchè molte parole l'imarrebbero illeggibili - e alcune lo sono rimaste tuttora - se nel medesimo archivio- non si trovasse una «tessera» - com'egli la chiamava -- del discorso stesso scritta e-on molro chi-arezza in un libretto di 16 fogli, uniti assi-eme dallo stesso oratore che ne coperse, da un lato solo di ogni foglio, 27 paginette. « Era questa tess,em, a periodi brevi, concisi e so·ttol-iineati, che egli, cnediamo, teneva sott'occhio prima o durante il di'scorso, come soleva in seguito, giovandosi per ognuno di essi di un piccolo taccui– no dalla copertina lucida nera. « Dal confronto della prima nota con la tessera si può avere un'idea della tecnica ,,impiegata nella com– posiz,io-ne dei suol disc,orsi, se di « tecnica» si può parlare, perchè eg/li megava che un orato,re potesse scrivere z"n anticipo i pensier,i che avrebbe poi espressi in parola per,chè, scriveva ad Anna Kuli– scioff, è nella foga spontanea del dire che ha pro– rompere quell'afflato che afferra e tien legata l'at– tenzfonie degli ascoltatoni e ne muove la piena del se.n,timento e de.I conS'enso ». Commentando il discors-o, lo Schiavi conclude poi: « Più che del passato, com'ero naturale, Filip– po Turati doveva occuparsi die.[l'avvenire del popolo, del lato sociale della situazione e prospettare, sotto l'egida ,dell'intuito garibaldino,, le rivendicazioni per le quali si doveva condurre la battaglia, rivendica– zioni che, un .anno dopo, dovevano essere formulate in u.n progromma e patrocinate da un partito di nuo– va fondazione : il Partito socialista dei lavoratori italiani. BibliotecaGino Bianco mule di compromesso che avrebbero tutto l'aspetto d'una scappatoia. So benissimo che questo problema è il solo che rende difficili o addirittura problematici gli accor– di per l'unificazione e che appunto per ciò incidono in essi interessi e pregiudizi delle frazioni interne del P.S.L.I. Se non. esistesse, nessuna seria difficoltà sussisterebbe alla più rapida, cordiale e agevole uni– ficazione. Esistendo invece, non pochi pensano e dicono che val meglio differire l'unificazione o non far.ne niente, piuttosto che compromett,ere - in un senso o nell'altro - il problema. Ma proprio quel minimum di capacità e di ma– turità politica che è necessario a dar vita ad una compagine politica, ad un partito, lo si constata nell'impegno di affrontare e di decidere .i problemi essenziali di fondo. E se ciò evitasse di fare il con– gresso d'unificazione - con qualche machiavellica formula dilatoria - il partito unificato inizierebbe il suo cammino con una pericolosa nota di perples– sità e di compromesso. GIULIANO PrsCHEL « Ora, come anona, quel partito, con lo stesso pro– gramma rinsanguato alla stregua dei fortunosi eventi di oltre un cinquantennio, con gli stessi metodi co-n– gruamente adattati alla situazione polilica in-terna e internazionale, e alla posizion,e potenzialmente acqui– stata dalla classe lrworatrice, con la stessa fede sag– gfata agl-i 1'nsegnamenti scatur.iti da due guerre e da una dittatura, persegue il suo apostolato. e svolge la sua azz'one d-i elev.ament-0 e di preparazione delle masse lavoratrici per il maggior sviluppo e per la dignità della p:ersonialità umania nella libertà e nella democrazia, sotto l'egMa fulgrda di Giuseppe Gari– bal<fiie di Fili-ppo Turati ». La C. S. ... Per queste idee di giustizia, di .fratellanza, lot– tano i paria. Dov'è chi l i assi ste? Che Democrazia è quella che li lascia soli n.el penoso calvario? Ah Garibaldi non star ebbe allora a pensare, a bi– lanciare, a vedere· se gli operai democratici fossero due o tre nelle liste elettorali, ma egli si darebbe in– tero a questo popolo, come si diede intero all'Italia. E questo popolo che ha bisogno non di duci, ma di servitori, ma di amici, ma di fratelli, ma di aiuta– tori, che lo reggano, che gli sian palladii, che si uni– scano nelle sue battaglie senza paura di stringer ma– ni incallite, di sentire l'odore dell'officina. Che so– prattutto gli ispirino l'entusiasmo, il coraggio, la fede. Perchè oggi è qui la battaglia, son qui gli oppres– si, egli sarebbe con loro. · Egli non starebbe a creare delle piccole agitazio– ni parlamentari, perchè tutto tutto isterilisce ciò che è nei governi e non nel popolo. Non creerebbe delle pkcole oligarchie monopo– lizzatrici del patriottismo e della democrazia, non farebbe dei patti di Roma, nel quale della questione sociale non vi è neppure il più lontano senso, e la questione fondamentale, quella delle ore di lavoro, è trattata con insipienza che ha persino del cinico. Sapeva Garibaldi, uomo del popolo, che nulla giova se non. è il popolo stesso che fa, che conquista, che (.....). t,. che giova la legge sul lavoro dei fanciulli? quel– la dell'istruzione obbligatoria? A che giova venirci · a questionare sul collegio uninominale, e sullo scru– tinio di lista? A che la stessa repubblica, fìnchè il popolo è servo dell'ignoranza e disconosce ancora i suoi diritti? Io veggo i giornali pieni di un indi– rizzo _perchè il -popolo riunito in comizio affermi il suo volere sulle questioni degli armamenti e della triplice alleanza. E vi vedo nomi di amici miei co– me Ferri, come Colajanni, e certo non (.....).
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