Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949
262 CRITICA SOCIALE FATTI E COMM,ENTI della stampa italiana ed estera IL CONGRESSO DEL P.S.I. Tra i vari commenti al congresso del P.S.I. riprodu– ciamo quello del settimanale dell'Italia Socialista, « 11 Cittadino», apparso nel numero del 25 maggio con il titolo: « Il P.S.I. ha riconosciuto a Firenze la guida dell'U.R.S.S. e l'infallibilità di Stalin». « Al posto di tutti gli elementi che formavano l'atmo– sfe;a di -congresso di partito di massa e internazionalista di tutti gli altri congressi socia.listi, abbiamo avuto i saluti del dottor Sambo Gafalyce, che si è preséntato a parlare a nome delle centinaia di milioni di asiatici, e in nome del socialismo indiano, mentre in realtà esiste un partito socialista indiano che fa parte del Comisco e che perciò non riconosce al P.S.I. la qualifica di sociali– sta, e il Sambo ha lasciato l'India da diversi anni, vivendo a Parigi (dove infatti ·è stato «pescato» dai dirigenti centristi in uno dei recenti viaggi nella capitale francese). · « Ma il tono del congresso è stato dato da Togliatti, che ha voluto con la sua presenza rivalutare un con– gresso svuotato· di qualunque significato in partenza. "An– che se in qualche periodo storico la classe operaia può avere differenti partiti - ha detto il leader comunista - l'obiettivo cui essa tende è quello di arrivare ad una orga– nizzazione politica unica". « Non sembra avere inteso questa istanza il segretario uscente Jacometti, il quale ha polemizzato un po' con tutti, e ha dato un'indicazione della vacuità della sua po– sizione quando ha affermato di contare sulla formazione di tanti ,partiti centristi come il P.S.I. di Genova, nè social– democratici nè fusionisti, in Francia e nella Germania occidentale, onde combattere l'isolamento internazionale nel quale si è venuto a trovare il P.S.l., e quando si è compiaciuto che l'indiano di Parigi fosse il rappresentante di lben otto partiti socialisti, stabilendo un principio per cui tra poco vi saranno più partiti socialisti che iscritti. « Il fatto nuovo del congresso, quello -che ha impres– sionato i comunisti, che lo hanno considerato addirit– tura rivoluzionario nella storia dei congressi socialisti italiani, è la presa di posizione della sinistra, nei discorsi di Basso, di Di Martino e di Nenni. La tesi di Di Mair– tino, di Bevin o di Truman che possono sbagliare e di Stalin che non sbaglia, dell'incompatibfiità dell'apparte– nenza al -P.S.I. per chi non riconosce l'infallibilità della politica estera sovietica, compresi i due patti germano– sovietici del 23 agosto 1939; la tesi di Basso, dell'U.R.S.S. guida della lotta del proletariato mondiale, la tesi di Nenni, del fronte del proletariato internazionale opposto al fronte imperialistico, davano al congresso il tono di un congresso comunista. « Se.condo la tesi di Di Martino, un Terracini, che disap– provò nel 1939 il patto germano-sovietico e fu per.ciò escluso dal P.C.I., ma ne dirige oggi la politica estera, non -potrebbe essere oggi rr.embro dell'attuale P.S.I. La tesi di Basso, il quale veniva una volta consid~rato un trozkista, ma che oggi ha compiuto quell' "approfondimen– t() ideologico" che gli è valso la nomina a responsa,bile del lavoro ideologico del P.S.l., è ,più comunista delle tesi di Togliatti, poichè fu esposta da Secchia nell'« Unità» durante il periodo· in cui Togliatti era all'ospedale, e. venne poi deplorata dallo stesso Togliatti perchè portava ad un,i politica dura che limitava la capacità di espan– sione del P.C.I. « Il pomeriggio di sabato sciolse, se vi erano, le ultì– me illusioni e mostrò quale sarebbe stato in realtà il volto del nuovo P.S.I. A parte Santi, che si contentò di fare una polemica « tecnica » sulla situazione, senza rispondere tuttavia, quanto all'essenziale, ai sindacalisti autonomi, Lombardi, Nenni e Romita dovevano fissare le posizioni su cui le parti si affrontavano per la battaglia. « Fin dalle prime parole del discorso di Riccardo Lom– bardi si comprese che il centro aspirava, al più, a un'intesa di compromesso ·con la sinistra, a conservarsi un angolino in un::t politica che comllrendeva ormai fon– data sulla direttiva comunista; non aspirava più a go– vernare il partito da una posizione indipendente. Ric– cardo Lombardi scartò la polemica con Basso; si limitò a discutere con Di Martino, che era stato il più violento ed estremo degli oratori di sinistra. E con quali cautele! Alla affermazione di Di Martino secondo la quale non BibliotecaGiflo Bianco può stare nel P.S.I. chi non abbia compreso che Stalin , aveva ragione di ·stringere nel 1939 con Hitler il patto che scatenò la guerra, rispose che egli era stato dei pochi che avevano compreso e difeso a quell'epoca le sacrosante ra,gioni della politica russa, ma che appunto tali evenienze giustificavano la possibilità di fare altrove una politica più adatta alle circostanze. Alle affermazioni sulla funzione di guida dell'Unione Sovietica non rispose contestando, ma sostenendo che là dove non arriva l'in– fluenza dell'Unione Sovietica occorre una politica più «articolata». La sua polemica con la direzione comuni– sta non osò farla sul 1939 (tema semplice, chiaro, che fa appello alla ca.scienza di chi è stato antifascista) mà 1~ fece sul 1945 e sulle possibilità che il C.L.N. prendesse 11 potere; fece cioè una polemica di intonazione bassiana e azionista contro u:na linea comunista che in definitiva era stata savia e che, se mai aveva avuto un torto, era stato di non essere coerente fino in fondo liquidando tempestivamente, a vantaggio dell'intera nazione e della democrazia, talune posizioni che erano delle avanguardie operaie o della resistenza. E questo perchè la polemie'a sul 1939 in realtà obbliga a rompere gli equivoci con 'i comunisti, mentre quella sul 1945, essendo fondata su posizioni irreali, non fa male a nessuno. « Dal discorso di Lombardi uscivano dunque liquidate le poche tarde possibilità autonomiste che ancora soprav– vivevano nel rliscorso di Jacometti. Romita sapeva ormai quel che gli •bisognava fare. E si accinse a farlo con coraggio, sapendo di essere ormai politicamente fuori di un partito che pochi minuti prima aveva urlato il telegramma del Comisco, il quale invitava tutti i socia– listi democratici ad unirsi in un solo partito. Fuori di un partito in cui ànche il centrismo, abbandonate le sue posizioni di Genova, scivolava di fatto su quelle che a_ Genova erano sta te le posizioni della sinistra, e cioè che il P.S.I. è necessario perchè non tutti i socialisti sono ma– turi per diventare comunisti. « Il discorso di Romita stette a mezza via tra il discorso dell'Astoria e quello di Genova. All'Astori:a aveva detto solo a mezza bocca quali erano i suoi dissidi; a Genova aveva detto a voce spiegata su qtiali posizioni politiche è possibile un sociali5mo democratico (e la sua unifica– zione). Questa volta disse tntto, osò la difesa del socia– lismo democratico occidentale, spiegò senza peli sulla lin– gua la impossibilità di guadagnare al socialismo e alla classe lavoratrice i lavoratori non operai su una piat– taforma comunista, rifece ancora una volta la statistica elettorale. Infine, per dare maggior peso a quello che. diceva, lesse e fece inserire a verbale una dichiarazione secondo la quale la corrente autonomista «intendeva dar corso sollecitamente all'opera di unificazione» stabilita in comune con il documento del novembre 'scorso. Ma tutto fu detto su un piano non tranchant, condito di pre– cauzioni oratorie, forse necessarie per farsi ascoltare dal congresso. , « Il congresso ascoltò. Ma comprese? !ntese che Romita dichiarava guerra 3lla linea che stava per trionfare, che non si sottometteva alla maggioranza, dichiarandosi con ciò stesso fuori della disciplina? È dubbio; e Pietro Nenni, salendo alla tri·buna fra un -uragano di applausi, ebbe buon gioco di fare anche lui orecchio da mercante. Non gli interessava Romita, la cui sorte a suo parere era se– gnata (perciò ammise che c'erano « due posizioni poli– tiche», la sua e quella di Romita); gli interessava il centro, che spacciò con mano esperta e sicura. Constatò come da Firenze in poi il partito non avesse discusso di una linea politica, ma della propria esistenza; affer– mò che in fondo, con la sinistra, di un patto di unità d'azione non ci sarebbe neppure stato il bisogno, perchè per la sinistra l'alleanza con i comunisti è la conseguenza naturale della sua linea politica; rimproverò il centro di ammettere le premesse e di rifiutare le conclusioni; di concordare con la sinistra nel dichiarare che il patto atlantico è la guerra e che la più salda garanzia della pace, àntiimperialistica per natura, è l'Unione Sovietica, RICCIONE NUOVA PENSIONE BERTAZZONI Arredamento moderno - Buon trattamento Condizioni speciali per prenotazioni : L. 1550 al giorno (vitto, alloggio, servizio, tasse) Organizzazione F. Bertazzoni Via Ramazzini, 3 - MILANO - Telef. 266.148
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