Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

CRITICA SOCIALE 261 quali vie e mezzi dalla ccdittatura del proletariato » pre– conizzata da Lenin nel suo libro si sia giunti per grad'\ alla « dittatura sul proletariato » portata alla sua perfe– zione da Stalin, vinte, colla ccCeka » e le «purghe», le tenaci resistenze della sopravvivente << superstizione de– mocratica» dell'« Indirizzo», è quel che ci insegna la storia reale dell'evoluzione dall'utopismo uguàlitario degli inizi della rivoluzione d'ottobre al totalitarismo stalinia– no, ed è già stata fatta da noi, per alcuni dei suoi mo– menti essenziali, in questa nostra serie di articoli sulla Russia sovietica. Ma si può, comunque, rileggere, nella sua versione ufficiale, nella ccBreve storia del comuni– smo in Russia », certamente una storia agiografica e ten'. denziosa· del marxismo-leninismo secondo Stalin, ma, non– dimeno,' estremamente istruttiva, se letta senza preven– zioni e paraocchi, insieme alla sua fonte primaria e alla sua glossa più autentica: cc Le questioni_ del leninismo » di Stalin, per i, profani non iniziati le due opere fonda– mentali sul « marxismo » stalil).iano, felicemernte imperante in Russia e paesi annessi. Le tappe ·di questa evoluzione vanno dalle famose « tesi di aprile » di Lenin del 1917, al mem,orabile discorso di Stalin al XVIII Congresso del Partito nel 1939, celebrativo delle conquiste della Rivo– luzione. Le fasi dell' ccedificazione socialista », sotto la direzione dispotica del Partito, avranno però il ,loro inizio coll'approvazione, da parte dell'VIII Congresso del Par– tito del 1919, del nuovo programma del Partito predi– sposto da Lenin, e il loro epilogo nella ccnuova politica del lavoro », una N.E.P. a rovescio, di Stalin dopo il 1930, con la quale, richiamandosi a sua volta alle glosse, non più ali'« Indirizzo ll di Marx, ormai rriesso in sof– fitta col suo federalismo democratico, politico ed econo– mico, Stalin liquiderà definitivamente anche gli ultimi residui di quell'utopismo egualitario e di quel primato nello Stato dei lavoratori del braccio, accolti ancora da Lenin dall'« Indirizzo», e che avevano avuto anche par– zialmente pratica applicazione nei primi anni della ri– voluzione bolscevica, come si può vedere nel suggestivo e documentato studio di A. Bergson sulla struttùra del salario in Russia dal 1914 al 1936 (8). · La risurrezione bolscevica dello Stato Con, la ccnuova politica del lavoro», inaugurata da Stalin n_el 1930, lo ccStato », che, coll'abolizione delle classi, sarebbe dovuto sparire come ccgoverno degli uo– mini ll per diventare quell'« amministrazione delle cose ll in cui, conformemente all'idea mutuata da Engels al Saint-Simon, l'economia avrebbe dovuto funzionare auto– maticamente senza apparato statale e senza forza speciale repressiva, -lo « Stato », sacro alla morte, ma, malgrado la ccnuova ll costituzione staliniana del 1936, più vivo e più Stato di polizia alla russa che mai, ha compiuto, a mezzo della onnipotente e universale dittatura del Partito, l'intero ciclo della ric.ostituzione, enormemente poten– ziata, di tutti quei poteri repressivi per la sua domina– zione, che la ccComune ll, archetipo della rivoluzione le– ninista, aveva voluto per sempre distruggere. E non solo i poteri repressivi materiali, ma ora, da Stalin, anche ccla forza spirituale di repressione, il potere dei preti, relegati, secondo la parola di Marx, dalla « Comune ll nella vita privata, per vivervi delle elemosine dei fedeli, come i lorò predecessod, gli apostoli », come si può ve– dere in un articolo della Weltwoche del 6 maggio, sulla Chiesa ortodossa nell'Unione Sovietica. le sue glosse al programma socialista di Gotha e che, secondo Lenin, non avrebbe avuto alcun bisogno di mez– zi repressivi speciali, salvo la « guardia_rossa >l. E appunto a queste glosse si richiamerà un illustratore accorto della pianificazione russa come il Bettelheim, già da noi in altra occasione ricordato, per giustificare contro coloro che ci vedono un tradimento dei principi, l'evoluzione della rivoluzione bolscevica dal leninismo allo stalinismo. Secondo il Bettelheim (9), se la prima fase della so– cietà comunista, la fase che dai comunisti venne poi" definita la fase socialista, è caratterizzata, come dice Marx, dal permanere del ccdiritto borghese», cioè dal mante– nimento di disuguaglianze e quindi di « privilegi », è necessario che un potere stabile intervenga per mante– nere questi privilegi degli strati superiori, non sempre conciliabile con l'elezione diretta di coloro cui spetta di farli rispettare, ed eventualmente per difenderli contro le rivendicazioni degli strati me-no privilegiati. Una giu– stificazione, questa, del totalitarismo sovietico, carnefice di ogni libertà, borghese e proletaria, che presa a sè e senza specificare cosa sia e debba essere questo ccdiritto borghese » sopravvivente nella immaturità comunista, ci fa venir in mente il sonetto del Belli « Le scuse de Ghet– to ll del Baruccabbà per la messa in croce del Redentor Gesù: Subbito che lui venne pe' morl, Quarchiduno l'aveva da ammazzà. Ma l'articolo del Bettelheim richiederebbe da solo un lungo discorso e ci riserviamo di occuparcene di propo– sito più espressamente, limitandoci qui a segnalarlo. Le tattiche dei bolscevichi Le varie tattiche seguite dai bolscevichi nel trentennio per la conquista rivoluzionaria del potere e per la organiz– zazione dello Stato dopo la conquista, ricordate qui per sommi capi, hanno il lor riflesso attualissimo nel mo– vimento socialista internazionale, per essere tutte queste diverse_ tattiche propugnate ora dal comunismo bolsce– vico, singolarmente o congiunte, a seconda delle varie situazioni e possibilità concrete dei paesi da conquistare alla sua politica, che ha come mèta agognata il mondo intero. E se quelle relative alla organizzazione dello Stato totalitario dopo conquistato il · potere, di cui si è qui discorso, sono per ora riservate in pratica ai paesi die– tro la cccortina di ferro», per esser man mario estese a quelli che vi capitassero, la tattica del 1848 per la pre– parazione della conquista del potere a mezzo dei ccfronti popolari », della ccrivoluzione in permanenza », delle ccquinte colonne », delle petizioni alla ccchartista ll per la pace e simili, a seconda delle circostanze e dei luoghi, è quella che viene propagata per gli altri paesi dai bol– scevichi a mezzo del « Corninform ». Ma dobbiamo rimandàre ad W1 ultimo articolo la di– scussione sulle conseguenze per la politica internazionale del socialismo di queste tattiche, di cui i comunisti si servono come arma della politica imperialista della Rus– sia sovietica, secondo quelle idee inequivocabili di Stalin sulla rivoluzione, esposte in larga sintesi in un articolo di Historicus nei Foreign Afjaù-s del gennaio di quest'an– no, riprodotto integralmente in traduzione italiana nel fascicolo del 5 marzo del '49 delle ·« Relazioni Interna– È questa l'insospettata incarnazione di quella provvisoria zionali ». ccdittatura del proletariato ll che Marx aveva postulato nel- FAUSTO PAGLIARI (8) A. BBRGSON: The structure of so11iet wages. Oambridge, Harvard Unlversity Press, 19MI. BibliotecaGino Bia·nco (9) CH. B=ELKEIM: U,ne mystification: la ré11olution di– rectoriale. In La Re11ue lnternationale, n. 16, giugno, 1947.

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