Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

260 CRITICA SOCIALE A. Rossi sui due anni di alleanza germano-sovietica dal– l'agosto 1939 al giugno 1941 (6), nel quale è documen– tata la cinica e spietata e senza scrupoli Realpolitik se– guita, allora, secondo la più pura tradizione zarista, dalla Russia sovietica, che si è valsa allora e si vale ora delle « quinte colonne » nei paesi fuori della « cortina di fer– ro » come dei suoi ciechi strumenti per il « sacro egoi– smo » dei suoi interessi nazionali e dei suoi fini espansio– nistici di dominazione politica, mascherati sotto il no– me di « Rivoluzione mondiale ». La « Comune » di Parigi e lo Stato Queste varie tattiche sono, come si vede, ingredienti essenziali della politica bolscevica, e tutte sono state ap– plicate nel corso della rivoluzione russa e sono ora dai bolscevichi propagate negli altri paesi. Ma un più lungo discorso di quel che qui è possibile fare importerebbe, in uno studio completo dei rapporti tra marxismo e bol– scevismo, il problema dell'organizzazione dello Stato, do– po la conquista del potere, nelle due dottrine, e dell'ap– plicazione che delle teorie marxiste in materia è stata fatta nella Russia sovietica. È nel suo <•Stato e Rivoluzione », scritto da Lenin nell'agosto del 1917, alla vigilia della rivoluzione bolsce– vica di ottobre, non solo saggio teorico, ma programma di governo del futuro stato sovietico, che Lenin sot– toporrà a minuta esegesi le singole tesi della dottrina di Marx e Engels sullo Stato, partendo dalla premessa che non si deve considerare la teoria di Marx come qual– cosa di definitivo e intangibile, che essa ci dà solo di– rettive generali e che, soprattutto per i socialisti russi, è perciò necessaria una elaborazione indipendente della medesima. M.t è soprattutto dall'« Indirizzo» di Marx del 1871 per il Consiglio della « Internazionale » sulla « Comune » di Parigi che Lenin trarrà l'ispirazione per la sua teoria e per il suo programma pratico della so– cietà comunista, copiando in tutti i dettagli il quadro idealizzato datone dal Marx, ma integrandolo, quanto al metodo della sua realizzazione, colle famose posteriori glosse critiche del Marx al programma socialista di Gotha, scritto nel •1875, ma pubblicato solo nel 1891 a cura di Engels. Questi due scritti, come si sa, sono testi fonda– mentali della teoria bolscevica dello Stato, ma, riflesso della evoluzione politica reale del bolscevismo, mentre nel marxismo-leninismo il primo posto spetta ali'« Indi– rizzo », nel leninismo-stalinismo il primato passerà alle " glosse », tanto che « Stato e Rivoluzione » non figurerà più nemmeno, omissione significativa, tra le opere fon– damentali di Lenin richiamate nella staliniana « Storia · ufficiale del Partito Comunista » (7). Gli è che l'« Indirizzo» postula la morte dello Stato, per definizione <<'ilpotere nazionale del capitale sul la– voro, la forza pubblica organizzata per l'asservimento sociale, lo strumento del dispotismo di una classe sull'al– tra », e vi contrappone l'ideale di uno « stato operaio», nel quale, una volta aboliti tutti gli organi repressivi, materiali e spirituali, che caratterizzano lo Stato bor– ghese, il potere centralizzato viene sostituito da una fe– derazione di liberi Comuni e il vecchio governo cede dovunque il posto al « libero governo dei produttori». (6) A. •Rossr: Deux a,ns d'alliance germano-soviétique, AoClt 1939-Juin 1941. Parts, A. iFayard, 1949. (7) Questi dooum1inti, come altri scrutti politici fondll!Illen– tali .che rjguardano iil tperì-odo quli coll!Siderato, sono stati nuo– va,mente 1'8,CColti in due volumi della « Col.Jezione dei classici del Marxismo » ,Marx-Engel": Il 1848 in Germania e in Francia (-Roma, Soc. EdJit. l'c U.ni,tà :o, 1946) e Marx-Engel<1: 11 Partito e l'Internazionale (-Milano, Ediz. Rina<1Ci>ta, 1948). M libro di Lenin è stato ,rilp,rodotto ora, con note, nel 2" volume delle sue Op;e:re s·cel1e (iMosca, Ediz. in li-ngue estere, 1948). • BibliotecaGino Bianco La « Comune » r;ippresentava appunto per Marx. <t la forma politica finalmente trovata - una forma politica del tutto espansiva mentre le precedenti erano essenzial– mente repressive - sotto la quale era possibile realiz– zare l'emancipazione del lavoro», fornendo alla Repub– blica le basi di istituzioni veramente democratiche, e verrà poi richiamata espressamente da Marx e Engels nella loro prefazione del 1872 al ccManifesto comunista» come modello della ccnuova tattica politica », imposta dai progressi dell'economia e dell'organizzazione del prole– tariato dopo il 1848 e dalle esperienze pratiche della rivoluzione del 1848 in Francia e ancor più della stessa e<Comune» parigina. Nelle critiche al programma so– cialista di Gotha Marx però - -postasi la domanda: quale trasformazione subirà lo Stato in una società comunista? ossia, quali funzioni sociali persisteranno ivi ancora che siano analoghe alle odierne dello Stato? - aveva accolto per il periodo transitorio della trasformazione rivoluzio– naria della società capitalista nella società comunista il concetto blanquista della c<•dittatura rivoluzionaria del proletariato». Quella prima fase della società comuni_sta, appena uscita dalla società capitalista dopo un lungo e doloroso parto, implicava infatti per lui il mantenimento di tutta una serie di disuguaglianze, cosicchè l'orizzonte del « diritto borghese » non poteva essere ancora comple– tamente superato. La cc dittatura del proletariato » Così lo Stato, messo fuori della porta della società so– cialista dall' « Indirizzo », vi era fatto rientrare, quattro anni dopo, sotto mentite spoglie, dalla finestra, dalle ccglosse >>. Lenin, con uno strano amalgama dei due documenti, prenderà dal primo il principio della distruzione dello Stato e la sua sostituzione col regime sovietico, e· trarrà dalle ccglosse » la sua e<dittatura· del proletariato », lo Stato provvisorio degli operai armati, il suo <eStato bor– ghese senza bo.rghesia », che non è più veramente, egli dirà, uno Stato in senso proprio, ma solo una cc tappa necessaria per ripulire radicalmente la società dalle soz– zure e dalle ignominie dello sfruttamento capitalistico e per assicurarle l'ulteriore marcia in avanti » e perciò de– stinato inevitabilmente ad estinguersi. Quando, in quan– to tempo, in che modo concreto ciò avverrà, di_cevaLenin,· nel suo libro, non sappiamo nè possiamo sapere e ciò ripeterà ancora, venti anni dopo, Stalin nel suo discorso al XVIII Congresso del Partito comunista del 1939, par– tendo da -altre premesse e con altri intenti da quelli di Lenin. Non possiamo qui esaminare la singolare applicazione che Lenin fa del federalismo politico e del « libero go– verno dei produtto 7 i » dell'« Indirizzo», come aveva det– to Bernstein di ispirazione tutta proudhoniana, nè consi– derare se e come il concetto della « dittatura del prole– tariato >>, teorizzato e messo in pratica da Lenin e Stalin, sia conforme al concetto che ne avevano effettivamente Marx e Engels (il quale ultimo ne parla espressamente nella sua prefazione ali'« Indirizzo»), è ne sarebbe anzi l'opposto, secondo l'interpretazione che del pensiero di Marx e~presso nel testo dà il Longuet nella sua introdu– zione alla traduzione francese del 1901 dell' « Indirizzo ». Il problema è già stato, del resto, dal punto di vista teorico, ampiamente discusso dal Kautsky nel suo « Terro– rismo e comunismo >> ecf è stato ancora recentemente riesaminato da M. Fabius in due notevoli articoli nella Neue Zurcher Zeitung del 19 e 24 dicembre 1948 sulla evoluzione del concetto di' Stato nel marxismo da Marx a Stalin, e ci riserviamo di trattarne eventualmente noi stessi in modo più particolareggiato. Come poi e per

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