Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949
CRITICA SOCIALE 259 ---------------------------------------------- riato, con la violenza e con l'insurrezione armata, il potere, deriveranno appunto dalla tradizione dei babù– visti, infeudati ai giacobini e perciò dittatoriali e ter– roristi, soprattutto la tecnica dell'insurrezione; e l'eser– cizio della politica consisterà per loro essenzialmente nel– l'impadronirsi delle tecniche delle sommosse e nello stu– dio rigoroso della tattica e della strategia rivoluzionaria. E Marx, secondo Bernstein, abbiamo già ricordato a suo luogo, aveva subito l'influenza del blanquismo all'epoca della redazione del ccManifesto » e degli scritti che ri– flettono il periodo della Federazione comunista, senza essersi mai potuto sbarazzare del tutto, nemmeno dopo, della concezione blanquista. A partire dal 1848, che chiude un ciclo sociale e ne apre uno nuovo, il socialismo, che fino allora, nei suoi precursori francesi, aveva avuto carattere specificamente democratico secondo lo spirito della dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789, si sforzerà di prendere un carattere nettamente operaio e il ccManifesto comunista » farà la dottnna di questa tendenza, che avrà il suo cen– tro nel mezzo rivoluzionario della << dittatura del pro– letariato ». Ma il Leroy, nella prefazione ad una sua pre– gevole antologia commentata di questi precursori, da Con– dorcet a Proudhon (3), rileva sl che, vivendo in un regime in cui non vi era ancora alcun rispetto per la libertà, essi - tanto gli utopisti visionari quanto i po– litici delle società segrete nelle quali si elaboravano i temi dell'azione rivoluzionaria - eran tutti animati da uno stesso spirito fortemente autoritario, sia per la orga– nizzazione gerarchizzata o controllata della produzione, come Saint-Simon e Fourier, sia per la disciplina tutta militare imposta ai congiurati, come- i settari. Ma, ciò nondimeno, egli soggiunge, a dispetto del loro giaco– binismo, è da riconoscere che un carattere malgrado tut– to liberale ispira questi precursori del socialismo. E ciò si spiega coll'influenza persistente, ad onta ài tutto, del– l'ideologia del 1789 di cui Proudhon intendeva essere l'in– terprete. Influenza non rinnegata, del resto, nemmeno dai dittatoriali delle società segrete, i quali, pur intendendo imporre alla vecchia società vinta nuove regole di di– sciplina civica e l'obbligo al lavoro, rimandavano l'ap– plicazione di quei principì in quanto ritenuti mezzi prov– visqriamente inefficaci, l'ideale che quella ideologia rap– presenta non potendo essere, secondo loro, realizzato che alla lunga, dopo molteplici colpi di forza, che avrebbero a poco a poco domata la « nuova feudalità». Ancora il manifesto della fine del 1873 del gruppo dei profughi blanquisti a Londra della ccComune », in cui si dichia– ra che « nel periodo rivoluzionario, nel quale le istitu– zioni della società attuale dovranno essere falciate, la dit– tatura del proletariato dovrà essere stabilita e mantenuta, finchè nel mondo emancipato non ci saranno più che cit– tadini uguali della nuova società », riaffermerà questo con– cetto, che verrà ripreso poi da ,Marx nelle sue glosse cri– tiche al programma socialista di Gotha del 1875 e da Engels nella sua prefazione del 1891 all'Indirizzo dell'In– ternazionale sulla «Comune» di Par_igidi Marx del 1871. Ma, per ritornare alla tecnica e alla strategia rivolu– zionaria, di cui i blanquisti facevano il loro campo spe– cifico, è bene ricordare che la tecnica rivoluzionaria è ancor. oggi, come nel 1848, per i bolscevichi oggetto di profondo e particolare studio e che essa costituisce uno degli elementi essenziali della loro politica nelle terre clegli infedeli. È fin dal 1844-45, dirà Lenin, che Marx aveva compreso le condizioni e riconosciuta l'importan– za dell'attività rivoluzionaria pratica. (3) M. LBnov: Le• ,précurseur• françab du •ociali•me. Textes réunis et présentés. ParJs, Edltlon du temps présent, 1948. BibliotecaGino Bianco Il marxismo del 1848 È dal corso della rivoluzione francese del febbraio 1848 e di quella tedesca e dalla disfatta del proletariato del giugno in Francia e dalla conseguente vittoria definitiva della controrivoluzione in Europa, che Marx e Engels trarranno le formule di quelle tattiche politiche, che i bolscevichi vorrebbero applicare a un secolo di distanza per la loro auspicata rivoluzione mondiale. Gli scritti relativi di Marx dal maggio 1848 all'ottobre 1850, soprat– tutto quelli capitali pubblicati nella Neue Rheinische Zeitung e nella Neue Rheinische Revue, raccolti dal Mehring nel III volume del suo Nachlass, sono stati ora riassunti da A. Cornu in un suo sintetico volumetto su Marx e la rivoluzione del 1848 (4), mentre nel libro del Véne, da noi già citato, sono largamente richiamati i testi posteriori essenziali sulla politica del marxismo. interna, le tattiche dei « fronti popolari » e di quella È in quegli scritti che sono formulate per la politica interna, le tattiche dei << fronti popolari » e di quella « rivoluzione in permanenza », che avrà la sua più de– finitiva espressione nella famosa circolare di Marx del marzo 1850, già da noi ricordata; ia tattica per la ccguer– ra rivoluzionaria » di Engels del 1852, di cui Lenin si varrà poi, come di quella circolare, per la sua conquista del potere; la professione. di fede di Marx, fatta nella « Gazzetta renana del 1848», nel « terrorismo rivoluzio– nario », come il solo mezzo per « abbreviare, sempli– ficare, concentrare i dolori tremendi della morte della vec– chia società e i sanguinosi dolori del parto della nuova società », seguita, qualche anno dopo, nel brindisi del 1856 alla fondazione del People's paper, dal preannuncio di Marx di un Vehmgericht per la borghesia d'Europa, una vendetta popolare sterminatricè di cu'i la storia ave– va già pronunciato la sentenza, della quale il proleta– riato sarebbe stato l'esecutore. E sarà questo « terror ros– so» organizzato in Russia dopo la rivoluzione d'ottobre da Dzerzinski colla sua « Ceka » - <C la cosa migliore, egli diceva, creata dal Partito »,. - secondo le direttive di Zinoviev, per il quale, e< se su 100 milioni della popo– lazione, dieci milioni non vogliono ubbidire ai soviet, bisogna sterminarli fisicamente » (s). La « Ceka », · col <e Consiglio nazionale dell'economia », è stata uno dei primi organi istituiti dal nuovo stato del proletariato e uno dei primi a funzionar~. Ed è anche in questo periodo che verran definite le formule della politica estera del comunismo, negli arti– coli delle riviste citate, in uno dei quali, nel fascicolo di « capo d'anno 1849» nella e< Nuova rivista renana », Marx trarrà l'oroscopo di una nuova rivoluzione in Fran– cia, seguita dall'intervento dell'Inghilterra e dalla con– seguente guerra europea, che avrebbe provocato la solle– vazione vittoriosa del proletariato inglese contro i suoi « giganteschi oppre_ssori» e la salita dei « chartisti » alla testa del governo, con che la rivoluzione sociale sarebbe passata « dall'utopia nel regno della realtà». Un oro– scopo, questo di un governo socialista in Inghilterra, che doveva avverarsi solo un secolo dopo, per vie ben di– verse da quelle allora preconizza_te da Marx, senza sol– levazione chartista e terror rosso. Ma dell'applicazione che i bolscevichi hanno fatto ·del principio marxista secondo il quale la politica estera del socialismo è da determinare esclusivamente in base alla considerazione di quel che meglio giovi alla rivolu– zione proletaria, si può vedere una illustrazione inequi– vocabile nel recente libro pubblicato sotto il nome di (4) A. CoRNu: Karl Mar:r. et la révolution de 1848. Paris, Les Presses Universitaires de France, 1948. (5) Si veda l'artieolo su Dzersinski e la Ceka di M. Vischin– siak nel Néw Leader del 30 aprile.
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