Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

258 CRITICA SOCIALE Una prima sospettosa osservazione può essei-e questa: ·vo– lete forse riportarci più o meno travestite quelle deprecabili e deprecate giurisdizioni speciali che anzitutto la pubblica coscienza e poi ora anche la carta costituzionale ha colpite di ostracismo? La confusione è possibile infatti, ma è pale– semente ingiusta. Le camere di arbitrato non sono giurisdi– zioni speciali, in quanto il presupposto essenziale per il deferimento ad esse delle controversie resta sempre la sti– pulazione facoltativa di una clausola compromissoria a ciò diretta e l'accettazi,rne del relalivo regolamento di proce– dura. Altra osservazione: se trattasi di arbitrato facoltativo e se ognuno è libero di fa1·vi o non farvi ricorso, a che serve creare degli enti? Risposta: un'associazione arbitrale serve anzitutto ad as– solvere una funzione culturale e divulgatrice (convegni, cor– si, conferenze, studi) che oltre a sollecitare la fiducia e il rispetto verso le pronunce arbitrali, orienta e prepara altresì le opportune riforme della legge in materia. Una camera di "arbitrato poi serve esse,nzialmente: a) per assicurare alle parti, mediante la formazione delle liste ed un idoneo meccanismo di nomina, dei veri arbitri, e.ompetenti ed onesti; b) per dare alle loro funzioni una guida, un binario di regole e clausole tipo, un complesso di provvedimenti pre– ventivi. intesi àd evitare errori tecnici, nullita e violazioni di norme giuridiche; e) per impedire, -attraverso un valido meccanismo di se– greteria, gli grenamenti delle cause non meno gravi nei giu– dizi arbitrali che nei giudizi ordinari. Senza scendere in dettagli tecnici, anzi risalendo a con• ceui vieppiù essenziali, dirò che tali enti servono appunto per dare agli arbitri una convergenza di attività e di me_- todi, per accrescerne il rendimento e l'autorità, per trasfor– marli insomma da franchi tiratori quali oggi essi sono, iso– lati e dissociati, in bene organizzati e validi reparti di com– plementì' della giustizia. Col collega Punzo siamo quindi, in sostanza, nello stesso ordine di idee: lo siamo totalmente quanto a diagnosi del male, lo siamo in buona parte quanto a terapia. La terapia qui propugnata differisce dall'altra per ciò: che l'altra è a carico dello Stato, mentre questa n9n lo è. Ma appunto perchè questa non lo è, e non incide quasi affatto sul pub– blico bilancio, si presenta alquanto più agevole e pratica. Del resto può· concorrere beni,simo con l'altra. ll rimedi.o arbitrale pe1=ònon va inteso s.oltanto come un -rimedio di emergenza e tanto meno come uno strumento grezzo e retrogrado. Tutt'altro. A parte il presagio di grande avvenire che formularono per l'arbitrato nostri sommi giuristi come Mancini, Pisanelli, Scialoia, son,i le camere arbitrali oggi ad annunziarsi con caratteristiche moderne, squisitamente moderne e progressi– ste. Sono le camere arbitrali che potranno offrire una par– ziale ma agile realizzazione democratica del giudice elettivo. Sono le camere arbitrali che potranno·allargare le maglie di quella cintura isolante e coibente in cui va avvolgendosi la magistratura togata, evitare che essa diventi una specie di casta sacerdotale e la giustizia una specie di idolo misterio– so, lontano, pietrificato, in cui circola ben scarso il sangue premente dalla vita e dal cuore del popolo. Sono le camere arbitrali che potranno riattivare questa circolazione, questo processo di ecambio, di osmosi, che po– tranno quindi ringiovanire il volto e i lessuti della giu– stizia. GIROLAMO SANTUCCI Marxismo e bolscevismo: 1848-1948 Marx giovane e i bolscevichi Nel precedente articolo, dedicato ai rapporti tra la– borismo e marxismo, ci siamo riservati . di riprendere l'esame di quelli tra marxismo e comunismo sovietico, particolarmente per ciò che riguarda la tattica politica del bolscevismo, da cui abbiamo preso le mosse. Abbiamo già avuto occasione di notare precedentemen– te che il Cole, in un suo recente libro ( 1), pur conside– rando il bolscevismo una sottospecie del marxismo, vede, in sostanza, nel leninismo un verò e proprio ritorno al marxismo del 1848, conforme alle condizioni economiche e politiche della Russia al momento della rivoluzione; dal che conseguirebbe, da un lato, quella continuità di fini e di metodi dal Marx del «·Man"ifesto » allo Zdanov, da altri rilevata, e, d'altro lato e insieme, l'inapplica– bilità, asserita dallo stesso Cole, del « marxismo » sovie– tico ai paesi dell'Europa occidentale, compresa anche parte almeno degli stessi paesi ora dietro la cortina di ferro, a più alta maturità economica e politica di quella dell'Europa continentale del 1848 e della Russia del 1917, quando Lenin, elaborata prima la ·dottrina, adat– tando quella di Marx alla Russia, concretò la tattica della sua « rivoluzione in permanenza ». Quella sua ri– voluzione giacobina, che Stalin doveva poi portar a ter– mine colla industrializzazione forzata del paese a mezzo dei piani quinquennali, dando all'economia sovietica, nella forma del « capitalismo di Stato », una struttura . adeguata ad una rapida e torale mobilitazione di tutte le risorse materiali e umane deila nazione, quale il Co– mitato di Salute pubblica, per bocca del Barère, aveva decretata per la difesa della Repubblica nel 1793 nella .grande Rivol~zione francese. « La repubblica non è più (1) G. D. H. CoLE: The inteUigent man's Gui<de to the post– war world. -London, Gollancz, _1948. BibliotecaGino Bianco che una· grande città assediata; bisogna che la Francia non sia più che un vasto campo». Similmente il Laurat, nell'opera ricordata nello scorso articolo, rileva che, nella misura in cui possono recla– marsi al marxismo, i dirigenti russi ricercano indica– zioni e suggestioni nelle teorie della giovinezza di Marx e Engels, quelle precisamente che erano ancora forte– mente tinte di concezioni semi-utopistiche che egli chiama « premarxiste ». È nel 1844-45 che Marx elabora la dot-, trina del materialismo storico, in quegli scritti giova– nili, rimasti in parte inediti fino al 1932 (2), nei quali si afferma una dottrina volontaristica e attivista, poi temperata dopo l'esperienza della Rivoluzione del 1848 e lo studio più approfondito dei problemi economici. Ed è in quegli anni, nel periodo romantico dello « Sturm und Drang » popolàre del 184Ì!, nel quale l'idea della prossimità di una rivoluzione socialista nei paesi più progrediti dell'Europa era profondamente radicata nello spirito di Marx, che la tattica rivoluzionaria per la lotta politica della classe operaia verrà da lui formulata nelle sue linee essenziali. In questi periodi, nel 1848 come nel 1948, tutto l'interesse si appunta infatti sulle armi più immediate, sui problemi di tattica. I precursori del socialismo I blanquisti, i quali credevano nell'efficacia dei colpi di mano e delle dittature popolari e per i quali il compito politico era quello di procacciare al proleta- (2) Su questi scritti giovaniJi di Marx ,dii cui si è va-lso largamente i-1 Rube! nella sua ant~logia maa-xista, si vedano, col Kaz,l Marx· di A. Co:rnu (.MiÌano, La Nuova Bihl:loteoa, 1946), le opere del nostro Pk!chel: Marx giovane, 1818-1849 (Milano, Garzanti, W48) e la sua traduzione, con ampia In– troduzione e note, di iparte dello scritto fondamentale: L'ideo– logia lede,ca (MHano, IsM-tuto Editoria,le Italiano, 1947).

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