Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

252 CRITICA SOCIALE indirizzi politici, il ripristino della democrazia con la instaurazione di governi dittatorali in nome del popolo. L'errore del fascismo fu quello di ritenere attuali e prolungabili all'infinito quelle istanze cl'}esi erano esau– rite nei limiti geografici dell'Italia e nel secolo delle lotte per la nazionalità. L'errore del cominformismo fu ed è quello di credere che in un paese non soggetto direttamente alla pres– sione militare russa si potesse e si possa neutralizzare, con la confusione delle idee, con la propaganda e con una azione di intimidazione, un ceto medio che aveva già sulle spalle l'esperienza del Risorgimento e delle vicende politiche che avevano condotto a due guerre mondiali. Mussolini e Togliatti commisero l'errore di credere che bastassero i nomi delle cose perchè le cose fossero· ed andarono più oltre, adoperando nomi di cose n~te per coprire o dissimulare cose differenti. Mus– solini ad un certo momento identificava il paese con se stesso - e ciò accade sempre ai dittatori -; Togliat– ti identifica la democrazia con il regime bolscevico. Di qui gli pseudo agganci alla continuità rivoluzion_aria del Risorgimento. Ma la realtà è ben altra. Il Risorgimento fu come una rivoluzione francese incompleta, ritardata, espressa i~ forma e motivi in quel ·momento attuali. Fu un salto per riprendere il terreno perduto. Napoleone III aiutò il Risargimento italiano, perchè si sentiva erede della rivoluzione e di Napoleone al tempo stesso. Nel libe– ralismri vedeva il motivo Rilora attuale, rivoluzionario Nel riconoscimento del principio di nazionalità vedeva l'eredità politica dello Zio. Questa rivoluzione liberale italiana fu opera del ceto medio che, in definitiva, per l'evolversi rapido delle condizioni di progresso econo– mico mondiale, non potè mai raccogliere interamente i frutti della sua azione, non potè mai mettersi alla pari con gli altri, riacquistare il tempo perduto. Di qui quel rancore inesplorato nel subcosciente del ceto medio italiano verso tutto quello che non proviene da esso o che almeno non viene fatto con esso, quasi lo defraudassero dei frutti della sua rivoluzione. Il Paese, per sua intrinseca struttura economica, è basato sui ceti medi. Donde la loro forza politica. Il fascismo fece presa su di essi, promettendo un generico appagamento dell'insoddisfazione dell'eredità risorgimentale, inzuc– cherando il- tutto con una istanza di giustizia sociale. I ceti medi abboccarono e poi si pentirono amaramen– te. Ma intanto il fascismo ~i era imposto. Invece To– gliatti, ai ceti medi, non seppe dire e promettere nes– :mna di quelle cose cui essi aspiravano: ed il bolsce– vismo in Italia non fu. Anzi Togliatti, prigioniero dei suoi schemi, spinse il proletariato anche contro i ceti medi, donde la reazione di questi, espressa con il voto alla p. C. ed il conseguente isolamento di quella parte della classe lavoratrice che, per mancanza di maturità politica e di cultura civica, è rimasta ammaliata dai fa– cil( spunti propagandistici del P. C. Dare il voto 'alla D. C. per i ceti medi italiani nori fu aosa semplice e facile e naturale come molti mostrano di credere (e primi a crederlo son coloro cui fa como– do: i democristiani): I ceti medi italiani van cercando dal settanta ad oggi qualche cosa che risponda, e non la trovano. Depretis e la vecchia sinistra, con il tra– sformismo, li han sopiti ma non soddisfatti. Crispi li ha delusi. Giolitti ha cercato di educarli gradualmente alla libertà. Sopravvenne la prima guerra mondiale, su cui si innestarono gli errori del socialismo e la grande spe– ranza della rivoluzione russa di ottobre. D'Annunzio e Mussolini tesero ai ceti medi una rete in cui caddero e da cui escono soltanto ora, con la seconda guerra eu– ropea. Ed il resto è cronaca politica, che noi tutti ab– biamo vissuta. Questo ceto medio è l'espressione di un paese che non ha mai cOF1osciutoguerre- di religione. Ha una men– talità conformista e filo-paternalistica, scettica e cini- · ca, ma, al tempo stesso, vuol vivere, prosperare, sen– tirsi padrone di sè. Vuol forse inconsciamente riscat- BibliotecaGino Bianco tarsi dalle sue tare e mondarsi dai suoi errori. Una prova di questo carattere misto fra il progressista ed il retrogrado del popolo italiano è data dall'attitudine ad ispirarsi a modelli. È un modo come un altro di cer– care inconsciamente, e con poca fatica, di uscire dal proprio stato e dalla propria condizione mentale. Que– sta specie di conformismo fa sì che nella vita politica vengano guardati con venerazione i modelli offerti da altri popoli. Non sapendo trovare dentro di sè la verità attuale il paese la cerca fuori di sè, all'estero. Durante il periodo napoleonico si era guardato alla Francia, come durante la Triplice ed il fascismo si guardò alla Germania. Ora si guarda ai paesi anglosassoni, soprat– tutto all'America, co!lle nel '18 e nel '43 si guardò alla Russia. Ed una certa parte del popolo guarda immuta– bilmente al maggior modello: alla Chiesa. Questa insufficienza di personalità politica che c'è nel Paese dà un senso di insoddisfazione, spesso non analizzata, soprattutto al ceto medio che, lo ripetiamo, è l'ossatura del sistema sociale italiano. Nessuna mera– viglia dunque se si passa facilmente da stati di pru– dente rassegnazione a condizioni di nervo;;a insofferen– za, di serrata difesa di posizioni ad esaltazioni ed a generose speranze. La democrazia cristiana sa che senza il ceto medio non si governa e cerca di fare presa sul terreno dei fatti <con la moderazione e con programmi empirici che dovrebbero conciliare tutti) e su quello delle idee (con la tradizione di conformismo religioso, con il ti– mor di Dio). In verità il problema politico italiano non è sem– plice: due pregiudiziali si pongono. Può un partito so– cialista democratico trovare una piattaforma sulla quale possano appriggiarsi i ceti medi unitamente alla classe operaia? Senza dubbio sì, senza defraudare nè gli uni nè gli altri. Basti considerare che in un paese. arretrato, con scarsa coscienza sociale e con una certa pigrizia mentale come il nostro, bisogna costruire dalle fondamenta, come premessa indispensabile, una coscien– za civica e democratica. Non c'è contrasto di interessi di cla~se, ammesso che il ceto medio sia una classe. Il piccolo commerciante ,l'impiegato, l'operaio specializ– zato, l'artigiano hanno lo stesso tenore di vita, la stessa educa7ione mentale dei lavoratori manuali, anche se vi è una differenza culturale sulla quale i partiti con– servatori speculano. Fra questi e il venditore ambulan– te, il manovale, il bracciante agricolo vi è una diffe– renza di tenore di vita, ma rimangono l'identità d'in– teressi fondamentali e la stessa forma mentale. Non sembra difficile amalgamare questi due ceti con unà legislazione sociale che allevii la miseria e dia una più libera educazione. Poi vi è la media borghesia, quella cioè che fu il ner– bo del Risorgimento, che aspetta ancora l'adempimento delle mancate promesse. Attende di essere riscattata, non da una miseria materiale ma da uno stato di sog– gezione mentale ed economica a cui si è dovuta adat– tare, per spirito di difesa e per mancanza di effettive possibilità politiche, premuta com'era da un lato dal– l'oppressione, dura anche se non appariscente, dei de– tentori del potere economico e politico, dall'altro dalla incomprensione, spesso dall'odio o dal disprezzo; della classe operaia. Nel nostro paese vi sono ancora ideal– mente delle barriere feudali che non sono state supe– rate. Nei paesi di vera democrazia• non è più così da anni, .da lustri, da decenni, da secoli; e non solo nel campo· delle idee, ma dei fatti. Si può far solidarizzare la media borghesia con il proletariato? (per non incorrere in equivoci precisiamo che per media borghesia si deve intendere il piccolo e medio imprenditore, i professionisti e gli intellettuali). Si può, a nostro avviso, se questo ceto sente che alla sua sinistra ci sono uomini coscienti ed umani, che sono alleati, fratelli nel riscatto di una vera maggior giustizia, nel rispetto di sè e degli altri, nell'ansia di emanciparsi e di elevarsi. Si tratta insomma di cancel– lare l'errore di Togliatti e di tutto il massimalismo tra– dizionale da un lato (dàgli, è un colletto bianco!); dal- /

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