Critica Sociale - anno XLI - n. 10 - 16 maggio 1949
220 CRITICA SOCIALE 2•)· E al Consiglio nazionale del ·P.S.L.I. del giu• gno successivo, la. mozione approvata all'unanimità, dopo aver ·premesso che « l'attuale partecipazione ul Governo del P.S.L.l. e dell'U.d.S_. non può costituire ,osta.coloalla realizzazione ·dell'auspicata unità>, riaf• fermava l'inte.nzione r. di non rivendicare diritti di priorità, nè ilÌlporre nomi e simboli alla nuova or– ganizzazione unitaria ». 3") Quanto alle forze che avrebbero dovuto rea• lizzare l'~nità, esse erano indicate in modo non me• no esplicito e concorde. Già al Convegno dell'U.d.S., ritenendo fatempestìva qualsiasi iniziativa diretta :i.I– la convocazione immediata di un Congresso di unifi– cazione ris'tretto àl P.S.L.I. ·e all'U.d.S., Saragat aveva affermato: << Noi pensiamo che la tempestività è iQ funzione dcì moto di sganciamento di larghe zone di socialisti democraÙci che oggi sono ancora le• gati alle posizioni di Nenni e di Basso >. Linea di pensiero ribadita al successivo Consiglio nazionale del Partito, allorchè lo stesso Saragat cosi sintetizzava la situazione: « Cordiali e fraterni rap• porti con l'U.d.S.; appello agli autonomisti del P. S.I.; proposta di un congresso di unificazione subito dopo il Cong'resso del P.S.I.; l'unità sodalista dovrà essere rtaturolmen,le costituita dalla fusione del P. S.L.I. can l'U.d.S. e con gli autonomisti del l'.S.I. ». E' la linea di condotta praticamente adottata dal Consiglio nazionale che si dichiarava favorevole alla convocazione entro ìI mese di luglio di un « Con• vegno di unificazione ». Il che voleva dire l'accetta– zione del punto di vista secondo il quale l'unità so• cialista non poteva dirsi avviata a conclusione ~e non attraverso la confluenza nel nuovo organismo, oltre che dell'U.d.S., anche degli autonomisti. In al• tre parole si scartavano i termini· intermedi, gli or-· ganismi transitori, e si mirava senz'altro all'obiet– tivo dei::isivo. 4•) Venute meno, successivamente, la possibilità e l'opportunità di un convegno di unificazione con i soli compagni dell'U.d.S., si arriva al novembre scor• so, al fatto nuovo costituito dal documento « Per l'unità socialista in Italia», che, respinto dalla Di– rezione centrista, fu accettato come base di discus– sione dal nostro Partito e dall'U.d.S. In un comunicato del 12 novembre, infatti, la Di– rezione del Partito, dopo aver formulato una serie di riserve.- non condivise dai soli compagni Mat– teotti, Pietra e Vassalli, firmatari del documento - e dopo aver nuovamente premesso che « la questio– ne della: t>artecipazione al Governo può liberamente essere discussa senza nessun vincolo di pregiudi• ziale >, riconosceva nel documento stesso una base proficua per· l'unificazione delle forze socialiste. Mentre ·cominciano a delinearsi cosi chiaramente le posizioni delle due correnti di maggioranza e di minoranza nei confronti dell'unità socialista, è pos– sibile constatare come, apparentemente, nessuna di– vergenza ·es'fsta ancora al riguardo fra i componenti l'allora maggioranza. Cosi la destra come il centro sembrano restare compatti sulla linea fino allora se– guita: fermo mantenimento delle basi ideologiche su cui deve farsi l'unificazione; nessuna pregiudiziale circa la· còntiriuazione dell'esperimento governativo; nessuna qu!!slioné di prestigio e di sciovinismo di partito. · · ' 5°) Ma tre mesi dopo, al Congresso di Milano, i nodi cominciano a venire al pettine. La strettis• sima connessione tra problema dell'unità e problema della partecipazione al Governo salta fuori brutal– mente. Tuttavia, l'attacco sferrato dalla sinistra e dal centro all'esperimento governativo in corso e le mi– nacciose conseguenze che alla sua continuazione ne ·derivano, non riescono a far si che la destra scopra le batterie. Il testo della mozione di concentrazione cosi suona, infatti, al primo punto: « Il Congresso ritiene che la unità di tutti i socialisti democ·ratici BibliotecaGino Bianco ·costituisce un obiettivo fondamentale della politica del Partito. Al raggiungimento di questo obiettivo deve essere consacrato ogni sforzo nel _quadro dei principi e dei metodi che sono fondamento e carat– teristica inconfondibile di tutti i partiti socialisti democratici >. Queste parole sono commentate da Saragat nell'il• · lustrare la mozione. Polemizzando con Vassalli, che· egli accusa di voler allargare il raggio dell'unità, ol• tre gli autonomisti del P.S.I., fino a Riccardo Lom•. bardi, Saragat i:jammette implicitamente che gli au-. tonomisti rientrano « nel quadro dei principi e dei metodi che sono fondamento. e caratteristica incon• fondibile di tutti i partiti socialisti democratici >. L'unità, quindi, che costituisce sempre « l'obiet– tivo fondamentale della politica del Partito > si fa fino agli autonomisti. Basterà che questi compiano finalmente un gesto di coraggio. Nessuna qu~stione di prestigio, nessuna pregiudiziale è posta - an– cora una volta - dal P.S.L.I., neppure quella della partecipazione al Governo che, dice la mozione di concentrazione al punto secondo, « non può essere affermata o esclusa sulla base di posizioni apriori• stiche, ma costituisee un aspetto della linea di azio• ne del Partito che va decisa in relazione alle condi– zioni obiettive, a difesa degli interessi permanenti della classe lavoratrice >. Apparentemente quindi nulla è cambiato nell'at– teggiamento di Sa'ragat e dei compagni della concen– trazione. Se non ci fossero sfumature di tono, se non fosse mutato il timbro con cui essi parlano dell'u– nità, se non si avvertisse già il turbamento prodotto nel loro spirito dal problema concomitante della par– tecipazione al Governo, la cui importanza nei con– fronti dell'unità si è invertita acquistando un valore preminente, le parole degli oratori della destra e il testo della mozione di concentrazione non darebbero adito ad alcun sospetto. 6") Ma la conferma ai dubbi non si fa attendere. E sono proprio gli autonomisti che fanno scoppiare la bomba. Il 9 aprile essi si decidono al gesto di co– raggio, lanciando la sfida ai fusionisti e mettendo in mora i centristi nella risoluzione approvata dal– l'esecutivo autonomista in vista del Congresso di Fi– renze. .A questo punto i nodi v,engono definitivamente al pettine . .Saragat e la destra sono costretti a scoprire completamente le batterie. Saragat dichiara-aperta– mente per la prima volta che « l'unità socialista sì fa nel P.S.L.I. e non altrove>. Ora, noi siamo i primi ad ammettere che tutti gli sforzi fatti in precedenza dal Partito per l'unità so– cialista hanno trovato ostinatamente sorda o tergi– versante l'altra parte (glr autonomisti e l'U.d.S.); e che a causa di ciò vi è stato spesso di che scorag– giarsi e di che perdere la pazienza. Ma sr c'è un momento (ed è appunto merito no• stro, dei •nostri sforzi, esserci arrivati) in cui il pro– blema dell'unità da teorico è diventalo concreto·, è proprio questo. Saragat stesso lo aveva previsto nel discorso al Convegno romano dell'U.d.S., quando consigliava per ragioni di tempestività ed opportu– nità di attendere l'inizio del « moto di sganciame:1to di larghe zone di socialisti democratici, oggi ancora legate alle posizioni di Nenni e di Basso >; e al Con– siglio nazionale del Partito, quando faceva appello agli autonomisti il cui apporto riteneva indisr.>ensa– bile per avviare a concreta conclusione il processo di riunificazione. · In che cosa consiste questa concretezza r1~petio alla teoricità di prima? Consiste nel fatto ohe, oggi. dopo la presa di posizione del 6 aprile, gli autono– misti (e soprattutto gli organizzatori sindacali che fan parte di- questo gruppo) non possono più tirarsi indietro, a meno che il concetto di dignità politica
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