Critica Sociale - anno XLI - n. 10 - 16 maggio 1949

CRITICA SOCIALE 235 irrazionale tendenza ad affidare la risoluzione dei mass1m1 problemi mondiali (che non sono sempre i più complessi) al ricatto della potenza delle armi, e trova alimento nell'inca– pacità degli uomini a liberarsi dall'infatuazione bellica, a superare l'endemico complesso d'inferiorità dell'Occidente (Russia compresa) per le uniformi, l'attivismo, Je gerarchie, la retorica militare. In termini etici, il militarismo è !a massima. esaltazione della sfiducia e dell'odio fra gli uomini. Non c'è ,Jifferenza sostanziale fra coloro che ne parlano come di « un sublime ideale~ e coloro che lo giustificano come una «necessità». Entrambe le concezioni sono frutto di un generale e progressivo annebbiamento dei cervelli u– mani, che non trova riscontro nelle crisi storiche del passato. Oggi, poi, che il militarismo rivendica e possiede di fatto il controllo della tecnica distruttiva più perfezionata ed è una minaccia costante alla ,libertà e alla dignità del cittadino, gli estremi barlumi di coscienza ancora vivi fra noi devono essere impiegati a combattere il mostro, suscitandogli contro la repulsione e la d;sobbedienza. Oltre a queste sommarie considerazioni sul fenomeno mi– litarista, la facilità :on cui si uccide e si prevedono nuovi massacri deve indurre a considerare la Obbiezione di Co– scienza come una invalicabile barriera morale opposta dagli uomini migliori al dilagare dell'assassinio. Se vi è qualcosa in grado di controbilanciare la spaventosa indifferenza con cui ogni giorno nel momlo si sacrificano vite umane, nei calcoli strategici e nei fatti, questo è l'Obbiezione di Co– scienza: la sconsacrazione più coraggiosa e più netta degli ideali omicidi. L'Obbiezione di Coscienza come dottrina di vita. Una crisi- spirituale rapida e improvvisa (è il caso di qual– che ex soldato) può determinare fulmineamente l'Obbiezione di -Coscienza; ma ,,iù spesso essa matura lentamente, come una fatale necessità dello spirito, e si può dire allora che tutto, nel travaglio di esperienze moltep-Jici, ne prepari l'av– vento. L'Obbie2Jione di Coscienza è sempre figlia di una ricchez– za spirituale attivamente operante nel dramma individuale, e mai sterile approdo, contemplazione. Vi si a_rriva da nn mare tempestoso, per ripartirne tosto: non c'è tra i c!ue mo-· menti soluzione di continuità, se non quella che può esservi fra l'increspatura di due onde protese verso la stessa riva. Attraverso l'Obbiezione di Cosc-ienza i divini precetti di amore, di non violenza, ecc., diventano norma quotidiana, azioµe. In quanto azione, simbolo, aneHo di congiunzione fra le aspirazioni supreme del pensiero e l'attività pratica l'Ob– biezione •di coscienza è inseparabile dall'etica e affonda le radici in una concezione religiosa della vita Non c'è limite che possa circoscrivere la profondità e ,la innumerabilità di tali esperienze: ogni individuo profonda– mente religioso vive in una sfera religiosa assolutamente personale - incomunicabile, nei suoi aspetti più intimi, per la sua aderenza quasi fisica al soggetto - che non può essere compresa, ma soltanto tol-lerata dagli altri. Ciò ac– cade anche quando si accettino i dogmi di una delle grandi religioni storiche dell'umanità. La differenza fondamentale tra l'individuo solo mediocremente religioso o comunque in– differente al problema della guerra, e l'Obbiettore di Co– scienza, è che il secondo non rinuncerà a seguire l'impulso della propria ragione e del proprio cuore neppure se la Chiesa a cui appartiene ammettesse la piena legittimità della guerra, si. facesse banditrice dei suoi ideali e la consacrasse delle sue benedizioni (4). L'Ohbiezione di Coscienza è la rottura completa, radicale, con la guerra e i suoi ideali. Senza formulare giudizi sul particolare configurarsi del- femminile una ~arte non trascurabile d'el Joro sistema di guerra. Le donne incor>porate nell'esercito sovietico !Parteci– pano, senza discriminazioni di ,sesso, a regolar.i azioni di guerra. (4) H pr-0blema appare ,particolarmente grave nei riguardi del Cattolici, In cui l'avversione per la guerra e la violeD2!R (quando è sentita) raramente prevale sull'attaccamento, più conformistico clle filiale, alla Chiesa di Roma, dalla quale peraltro un Invito ai fedel! Idi resistere alla guerra con la di– aobbedl~nza non partirà mal. -Di fronte all'eventualità di BibliotecaGino Bianco l'Obbiezione di Coscienza come momento cruciale, confluenza, sintesi di evoluzioni religiose diverse e inclassificabili, vor– rei .tuttavia soffermarmi sull'esemplare connubio rappresen– tato dall'Obbiezione di Coscienza e dalla dottrina ~ satya– graha », base dell'insegnamento e dell'azione Gandhista. Il « satyagraha » - che letteralmente significa « forza della verità» - si fonda essenzialmente sul concetto di « ahimsa », che Gandhi non ricava soltanto dalle antiehe Scritture indù, ma è per lui « il risultato dello studio di fedi diverse>. Le parole con cui Gandhi illustra questo concetto sono le più alte che i secoli moderni abbiano udito: « Lett~ralmente ahimsa significa non uccidere. Ma per me questa parola ha un significato ben più vasto, che mi porta in una sfera infinitamente superiore. Per me « ahimsa » si– gnrficà non offendere alcuno, non permettere a se ste,si un pensiero meh che caritatevole v~rso chi si consideri vostro nemico. Notate che non ho detto: che voi consideriate vo5tro nemico, ma che si consideri vostro nemico. Poichè il 0 eguace dell'ahimsa non ha nemici. Egli nega addirittura che pos– sano esistere nemici. Se restituiamo colpo per colpo, d al– lontaniamo dalla ahim.sa. Ma dirò cii più: se un atto cli un amico o di un nemico provoca in noi anche soltanto del risentimento ancora noi ci allontaniamo da quella dottrina. Ciò non significa che dobbiamo cedere supinamente. al male, dobbiamo anzi resistervi, ma senza desiderare danno a chi si proclama nostro nemico, a chi lo compie... Colui il quale crede neil'efficacia di questa dottrina trova alla fine tutto il mondo ai suoi piedi, ma ciò è inevitabile. Se voi esprimete il vostro amore - 'a.himsa - in modo che si imprima in– delebilmente si.. colui che si dice vostro nemico, quegli deve restituirvi amore~ (5). Se l'Occidente non ascolta queste parole, è perduto. A me pare che il « satyagrahi » rappresenti il tipo perfetto dell'Obbiettore di Coscienza. Questa dottrina possiede una _forza inaudita, che nettamente si distacca dal pacifismo mor– bido e ge,,erico, magniloquente e ottimistico, di marca occi– dentale. La pace è conquista eroica e impone, come mezzo per ~aggiungerla, il sacrificio di sè. Come sottrarsi a·1 fa– scino di queste parole, dall'impressionante vigore: « Da che parte sta il coraggio? Nel fare a pezzi gli uomini da dietro un cann·one o nell'affrontare il cannone sorriden– do e nel farsi fare a pezzi? Chi è il vero guerriero? Colui che reca la morte agli altri o colui che considera !a morte come l'amica più cara?» (6). Dopo questa meravigliosa bufera, del pacifismo degli inetti non sussiste più, neppure in sparsi frammenti, l'invertebrata carcassa. Chi m:cusa di viltà il resistente alla guerra evi– dentemente non ha una nozione precisa di ciò che sia « co– ragg•io ~- A questa nozione inesatta, spesso falsificata ad arte, si deve il successo fra la gioventù - naturalmente im– petuosa e attivistica - delle dottrine violente, intrmseca– mente deboli e ,vili. Gandhi volle che il « satyagraha ~ fosse il ·messaggio del– l'India moderna ?..! mondo. Infatti esso non consiste in una dottrina Jimitata al conseguimento dell'indipedenza, quale ar– ma forgiata unicam~nte per servire agli scopi del naziona– lismo indiano (come si ama credere in Occidente e come credettero non pochi nazionalisti indù) ma in una concezio– ne universale di vita, in cui la lotta per l'indipendenza, la pace, per ogni causa giusta e nobile, non rappresentano che parti di unà verità totale - l'ahimsa - al cui servizio si pone appunto il « satyagrahi ». Comunque concepita, l'Obbiezione di Coscienza è incom– prensibile se la si isola dai concetti fondamentali di impavi– dità, amore, azione disinteressata, che hanno ispirato la pre- dicazione GanJhista. · una terza guerra mondiale, lo stesso Pio XII ba più volte ribadito la legittimità della « difesa contro l'aggressore >, tanto più quando i'aggressore, nella <fattispecie, è il comuni– smo mondiale e •le sorti del1a Chiesa stessa sono in giuoco. E' augurabil_e, per H bene dell'umanità, che anche fra i Cat– tolici si faccia strada l'Obiezione di Coscienza. Ma ciò im– porrebbe loro una difficile scelta: tra la crociata del Papa, che non esclude la guerr_a e la violenza, e l'etica cristiana, refrattaria ad ogni violenza. (5) M. K. GANDHI: e Speeches and Writings > • (0mn!bua Editi on • Madras, 1933). (6) GANDHI: e Hind Swaraj >.

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