Critica Sociale - anno XLI - n. 10 - 16 maggio 1949

/ CRITICA SOCIALE 233 fatui del bolscevismo: donde inevitabilmente deriva un sen– sibile scombussolamento nello schieramento logico e natu– rale delle forze sociali in lotta. Questo fenomeno, inoltre, mette sul tappeto l'increscioso problema dei rapporti fra il . socialismo e le masse. Ulteriormente, anche nel nostro am– biente, nelle discussioni polemiche sui vari orientamenti tat• tici spesso si ricorre a,ll'accusa di commettere la grave colpa della « rottura con la classe lavoratrice, fatale per il socia– lismo democratico>, contro chi si distacca,· per qualsiasi ragione, dalla via prescelta dalle masse, poichè il socialismo, se vuole « essere se stesso> ha sempre il dovere di « es– sere con il proletariato>. Queste formulazioni evidentemente vogliono dire che ogni partito, per essere socialista, deve sempre ubbidire alla vo– -lontà, cioè alle opinioni prevalenti in ogni dato momento nelle masse operaie, come ad un infallibile imperativo cate– gorico, politico e morale. Ora, basta penetrare con un po' di giudizio critico nella sostanza dottrinale del problem:1 dei rapporti che devono intercorrere tra il partito socialista e le masse operaie, cioè la classe, per comprendere che la tesi che tende ad immedesimare - in modo puramente demagogico - il socialismo con le opinioni delle masse sia insufficiente, semplicista e falsa, perchè non tiene conto di un fenomeno psicologico, in questo caso essenziale, e pre– cisamente della possibile contrarietà fra gli interessi e le opinioni. Di questo problema, nella sua impostazione genera– le, abbiamo già avuto occasione di parlare sulla « Critica Sociale>. Qui, per il tema che trattiamo, ci è· sufficiente soltanto rilevare che gli interessi di una persona, oppure di un gruppo sociale, non sempre coincidono con le opinioni della persona o del gruppo medesimi, cioè, non sono affatto la stessa cosa. La, vita quotidiana e la storia forniscono innumerevoli esempi di simili divergenze, generate dall'in– comprensione, dall'ignoraÌl-za, dai pregiudizi o da tante altre cause. Diventa, quindi, evidente che essere sinceramente e razionalmente socialista e democratico e difendere gli inte– ressi di una classe, di un gruppo o di-un popolo non sem– pre significa condividere le opinioni in essi prevalenti in ogni dato momento. Particolarmente sorprende l'incomprensione di tale feno– meno ai nostri giorni, quando l'esperimento dei regimi ditta– toriali e specialmentè, ·s'intende, di quello bolscevico - il quale indubbiamente attira le simpatie di una grande parte delle masse lavoratrici - dovrebbe mettere in assoluta evi– denza le possibilità di simile incresciosa combinazione di fatti. E' necessario, perciò, chiarire l'inconsistenza della suin– dicata tesi. Per conservare la coerenza logica, tale tesi evi– dentemente deve partire dal presupposto che il socialismo nasca spontaneamente dalle lotte economiche operaie e non abbia alcun bisogno dell'apporto ideologico-culturale ed edu-• cativo o, se volete, sobillatore, del pensiero teorico. Ora, per quanto questa tesi venga spacciata per «vero marxismo>, essa non è altro che un'arida adulterazione del materia– lismo economico, una intempestiva riviviscenza del defunto e economismo puro>, perchè egualmente dimentica la ele– mentare verità marxista che, cioè, l'appartenenza ad ur:o degli elementi del processo di produzione - al lavoro • per se stessa non è ~ufficiente a determinare non solo V coscienza soclalist.:i, rr.a neanche la coscienza di classe ne-' pieno senso sociale e politico di questo concetto. Appunt· questo voleva mettere in chiaro Marx, quando affermavi che la posizione degli operai nel processo economico tn sforma le masse operaie semplicemente in una classe « a,. sich >, classe nel senso puramente economico, cioè con g•· interessi obiettivamente opposti agli interessi dei capitalisti, e che soltanto dopo che in esse penetra la consapevolezz:• della loro specifica funzione sociale e storica le 'mass, diventano classe nel senso politico-sociale, classe e fiir sich ~ cioè acquistano la coscienza classista rispondente a tale spt> cifico loro compito o missione storica e sociale. Non sfugg' a Marx il fatto che, in conseguenza della divisione del Ìd· voro materiale e spirituale, solo teorici e pensatori e sono gli attivi e ccncettosi ideologi che determinano la formazio ne delle idee>, conformi agli interessi di ogni classe, mentre e gli altri ricevono passivamente e ricettivamente quesb pensieri >, giard,è e non hanno tempo per elaborare illu– sioni od idee sopra se stessi >. BibliotecaGino Bianco Ebbene, se anche la vera coscienza di classe, intesa nel senso socialista e rivoluzionario, deve essere introdotta nelle masse operaie, come si può allora negare l'inevitabilità psi– cologica e logica di tale processo nei riguardi di una con– cezio'le molto più complessa, quella, cioè, della coscienza socialista? Ha avuto, dunque, ragione Kautsky quando, ancora nel 1902, protestava contro chi attribuiva a Marx l'idea che « la coscienza socialista è l'inevitabile di-retto prodotto della lotta di classe proletaria> ed affermava che « la coscienza socialista è qualche cosa importata dal di fuori - e pre• cisamente dal pensiero teorico - in seno alla lotta di clas– se>, e per questa ragione indicava quale principale compito del partito socialista quello di svegliare nel proletariato «la coscienza della sua posizione sociale e della sua funzione >. Da questa constatazione dell'indiscutibile fatto della real– tà un socialista e democratico deve, però, trarre non la con• clusione della necessità della dittatura di un solo partito, come ha fatto Lenin, ma, al contrario, - e avremo occa– sione di dimostrarlo un'altra volta - la condanna di ogni dittatura, ossia anche di quella del proletariato. Egualmen– te sbaglierà clii trarrà da tale constatazione la conclusione sulla incapacità della classe proletaria di formarsi una si– cura coscienza socialista. Nient'af fatto: essa vuole dire sol– tanto che, per quanto le idee non cadano dal cielo, ma germoglino dalle necessità s'Ociali, tuttavia queste ultime da sole non sono capaci di generare l'ideologia socialista, bella e pronta, nelle teste degli operai, i quali, invece, deb– bono acquistarla così come in generale vengono acquisiti . tutti i valori spirituali da tutti gli uomini, cioè attraverso il processo di sviluppo intellettuale e morale. Quali deduzioni utili per il nostro tema scaturiscono da queste osservazioni? E' presto detto. La massa lavoratrice in sè e per se stessa non possiede le virtù specifiche, quasi taumaturgiche, grazie alle quali ad essa sarebbe provviden– zialmente, fatalmente assegnata la funzione di essere sem• pre, ed essa sola, monopolizzatrice e strumento del movi– mento socialista. Il socialismo non nasce spontaneamente dal sudore operaio, per una specie di autogerminazione, ma bi– sogna seminarlo. E la semenza è l'idea. Ed il creatore o l'inventore dell'idea socialista, come di ogni altra idea, dot– trina e pensiero teorico in generale, è sempre la coscienza e l'intelligenza individuale: perciò è logico considerare come il depositario e cultore del pensiero socialista il pa,rtito, il quale è appunto un aggruppamento fatto su base ideologica. Di questo elemento bisogna immancabilmente tener conto. D'altra parte « il sabato è per l'uomo e non questo per quello>: se il partito è la forza motrice, la massa dei la– voratori è la macchina che deve muoversi e camminare. Perciò, chi vuole un movimento operaio tendente alle fina– lità socialiste deve tener conto del fatto che, sul terreno della realtà concreta, possono qualche volta sorgere fra il partito e la massa le surricordate divergenze, come del fatto che, nella prospettiva ideale, per la nost11a dottrina non è neanche pensabile alcuna incompatibilità, nè divergenza, nè dissidio di qualsiasi gradazione tra il Socialismo ed il La– voro. Per conseguenza, un razionale sistema di rapporti tra il partito e le masse deve essere concepito in copformità alla natura di questo complicato problema. Allora - dato che nè il singolo combattente, nè il partito, nè le masse sono infallibili e che l'unico criterio della verità in questo caso è solo l'ideale socialista - diventerà chi~ra ed intuitiva l'ine– vitabilità del dolorosissimo fatto che per il socialismo. e per ogni sincero socialista ed autentico partito socialista 1: essere se stesso ed essere con il proletariato> vuol dire · talvolta mettersi cotitro le opinioni prevalenti nelle masse, giacchè in questi casi assumere un tale atteggiamento si– gnifica appunto difendere i Ìoro diritti ed interessi veri ed autentici, cioè socialisticamente intesi. E tale « rottura con la classe lavoratrice> non è affatto e jatale per il sociali– smo democratico> ma, al contrario, è un atto necessario e doveroso, che tende a salvare il socialismo dalla deforma– zione concettuale e la classe operaia dal pericolo di diven– tare vittima di una esiziale e rovinosa illusione, generata dall'inganno.

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