Critica Sociale - anno XLI - n. 10 - 16 maggio 1949
230 CRITICA SOCIALE Al lavoro dunque! Solo lavorando sul piano orga– nizzativo sarà possibile l'attuazione di una « riforma tributaria » di partito ed iniziative su scala nazio– nale per affrontare il problema del finanziamento per le necessità organizzative del Partito. Sempre lavo– rando sarà possibile porre concretamente il proble– ma importantissimo della Lega degli Amministrato– ri, dei G.A.L.S., dei Giovani e del proselitismo nel campo femminile. Il lavoro è ancora immenso. Oggi lavoriamo in con– dizioni molto migliori del 1947 e parecchia strada è stata percorsa. Auguriamoci che dal prossimo Con– gresso straordinario esca un chiaro indirizzo poli– tico capace di caratterizzare chiaramente il Partito davanti all'opinione pubblica ed ai lavoratori. Simpatie immense si vanno polarizzando sul nostro Partito che conta ormai profonde radici nella clas– se operaia. Lavoriamo per esso ed avremo veramente servito il paese, la democrazia, la classe lavoratrice : il Socialismo. RENATO MASSARI IL RAPPORTO ·HOFFMAN L'E.C.A. di Washington, alla fine dello scorso feb– braio, ha presentato al Congresso americano uno stu– dio sulla situazione economica del nostro paese, studio che è stato pubblicato in forma di opuscolo e che ha subito destato viva sorpresa negli ambienti romani. E' q1rnsto opuscolo, che va sotto il ,nome di rappor– to Hoffman, che la stampa quotidiana ha molto spesso citato -ed ha variamente commentato, ma senza averne ancora sufficientemente meditato nè le osservazioni nè i suggerimenti, anche perchè esso parla un linguaggio non eccessivamente gradevole per orecchie abituate ai suoni ovattati e nebulosi che ·tessono l'elogio dell'iniziativa privata e della libera concorrenza, e ormai completamente insensi– bili a quelli che parlano di organizzazione e di piani– ficazione. Comunque, l'acuta analisi della situazione italia- · na, le critiche concise ma sicure, la serietà dei prov– vedimenti suggeriti, ne fanno un documento di pri– missima importanza, la cui risonanza nel mondo po– litico è tutt'altro che trascurabile ed i cui effetti nel promuovere l'adozione di adeguati provvedimenti dovranno per necessità di cose manifestarsi fra bre– ve, se il nostro paese vorrà ancora avere la possi– bilità di godere del Piano Marshall. E' per queste sue qualità che, pur raccomandando ai nostri lettori, specialmente a quelli che si inte– ressano di problemi economici, di procurarsi e di leggere il testo integrale (di cui il CIR-ERP ha cura– to la traduzione italiana) pensiamo sia comunque utile darne un ampio riassunto. Sarà così possibile a tutti constatare come l'autorevole pensiero dei di– rigenti centràli dell'E.R.P. concordi perfettamente con l'impostazione ch1; già prima della campagna e– lettonile abbiamo dato del tipo ai politica economi– ca che era necessario applicare nel nostro paese, se si voleva procep.ere sulla via della ricostruzio– ne e quindi dell'assorbimento razionale degli aiuti che i lavoratori americani elargivano a quelli euro– pei e, fra questi, a quelli italiani. Analisi della situazione. Il rapporto caratterizza la situazione economica i– taliana nel suo sviluppo attuale con le seguenti os– servazioni : 1) Il saggio della popolazione attiva italiana ha superato di molto lo sviluppo dell'occupazione ef– fettiva. , 2) L'agricoltura italiana non può favorire l'oc– cupazione ad un numero di lavoratori sensibilmen– te più grande di quello attuale, assicurando al tem– po stesso a tutti un livello di vita decente. 3) Il saggio d'incremento delle industrie e del– le altre attività non agricole è stato ed è troppo 1ento. Il rapporto identifica nella differenza fra saggio d'incremento della popolazione e saggio d'incremen– to della athvità industriale il male cronico dell'eco-· nomia italia-na, aggravatosi con la guerra. BibliotecaGino Bianco La cifra di un mÙione e ottocentomila unità che rappresenta iì numero dei disoccupati è da sola in– sufficiente ad indicare la gravità del fenomeno. Oc– corre infatti tener presente che le attività produtti– ve hanno fortemente ridotto il numero delle persone ad esse addette, mentre i' servizi e gli impieghi pub– blici lo hanno aumentato. Per cui ecco definito il problema italiano: « accelerare l'espansione dell'oc– cupazione non agricola .fino al punto in cui essa possa assorbire per lo meno l'incremento annuale del numero di coloro che cercano lavoro ». Viene quindi così ben definito anche, per riflesso, lo scopo del rapporto : « attirare l'attenzione sui pro– blemi relativi alla formazione di capitali ed alla e– spansione produttiva nei settori non agricoli >. Le r,isorse. Tracciata così la cornice dell'indagine, il -rap– porto esami-na le risorse di cui il nostro paese dispo– ne. Esso passa ·rapidamente in rassegna .i maggiori· settori industriali ed agricoli, e conclude dichiaran– do che « l'industria italiana nel complesso ha rea– gito all'urto della deflazione attraverso un processo · di adeguamento: si registra una certa ripresa, ma questa varia ampiamente a seconda dei settori. Il mercato interno, particolarmente nel caso dei beni strumentali e -delle abitazioni, ha mostrato scarsi sintomi di aumento della domanda. Le industrie che impiegano soltanto una piccola percentuale di mano d'opera (industria chimica e dell'energia elettrica) denotano una ripresa più accentuata, mentre quelle che potrebbero dare il più grande apporto per la soluzione del problema della disoccupazione italiana (materiali da costruzione, edilizia, industria mecca– nica e del macchinario in genere) sono purtroppo ancora in uno stato di depressione. Anche l'Indu– stria tessile, nonostante la domanda estera, non è riuscita a raggil!ngere i livelli prebellici. « Nell'agricoltura, a causa dell'incertezza circa i provvedimenti relativi alla riforma agraria, i pro– prietari non ,furono inclini a fare gli investimenti necessari in opere dì miglioramento del suolo e nel– l'attrezzatura strumentale dei fondi... non si riesce ·ad utilizzare in pieno le quantità disponibili di mez– zi di produzione. In generale si constatano gravi dif– ficoltà nel riportare il consumo di tutti i tipi di pro– dotti usati in agricoltura, ai livelli pr-ebellici. Questo vale per i fertilizzanti, per i mangimi, per i materia• li cli imballaggio e per le macchine agricole. Di con– seguenza, l'industria italiana si trova di fronte ad un mercato agricolo più piccolo del normale, pro– prio quando sono scomparsi tutti gli ostacoli natu– rali ad una maggiore produzione di prodotti nor– malmente richiesti dall'agricoltura. Insieme all'in– tensità della coltivazione, pertanto, la capacità del territorio a sopportare un aumento della popolazio– ne rurale ed urbana è minore di quella prebellica >.
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