Critica Sociale - anno XLI - n. 10 - 16 maggio 1949
\.. 228 CRITICA SOCIALE E' assolutamente impossibile far funzionare qualsiasi si– stema economico o adottare con successo metodi ed espe– dienti sulla base ,li un illimitato egoismo dell'individuo. Il Contratto Snc:_ale - o comunque si voglia _chiamarlo - sotto il quale nni tutti viviamo insieme in società poli– tiche ed e~onomiche, non solo ci permette di chiedere giu– stizia di trattamento come individui, ma impone a noi ob– blighi corrispondenti verso il resto della società. Questi r'!ciproci obblighi degli umani rapporti sono l'ar– gomento di molti codici etici, morali e religiosi di condott.l, codiéi che sono spesso sostenuti a parole con un fervore non sentito, per essere poi trascurati e messi da parte quan– do è il momento di agire in conformità. 'Sono convinto che il mondo si trovi di fronte a due sole vere alternative: o il potere deve essere affidato a pochi individui che stabiliranno e imporranno, brutalmente e rigo– rosamente,· ciò che essi ritengono sia giusto per l'umanità, oppure gli uomini devono dimostrare sufficiente senso mo– rale per determinare ciò che è bene e ciò che è male nelle questioni politiche, sodali ed economiche. La democrazia non può sopravvivere sulla base ,M chi-piglia-piglia, dove ognuno pensa solo ai suoi interessi e al suo avanzamehto. La democrazia comporta in realtà un certo minimo livello di responsabilità e di moralità nell'elet– torato, se~za le quali esso sarà corroso dalla sua stessa corruzione. Ecco perchè ho spesso asserito in questi anni del dopoguerra che la crisi della nostra civiltà è più una crisi morale che una crisi economica. Se noi sapremo af– frontare costantemente i nostri problemi pratici nel giusto spirito privo di egoismo, allora troveremo la soluzione dei nostri problemi economici, per quanto difficili. Coloro di noi che sono profondamente ispirati dalla ve– rità dell'insegnamento cristiano e dalla fede nella sua effi– c~cia, sono portati a disperarsi quando vedono tanto male e tanto egoismo frapporsi alla ripresa e al progresso del mondo; ma tale disperazione è la misura della nostra ma:i– canza di fede. In verità, nei problemi internazionali, si deve costantemente riconoscere l'alta visione morale dimostrata · da molte delle nazioni democratiche. Un'organizzazione co– me quella del!'OECE non avrebbe potuto inf<1-ttinemmeno cominciare a funzionare se ogni rappresentant~ avesse adot– tato un punto di vista putamente egoistico per la propria nazione. E' ·perchè vi è un alto grado di comprensione della necessità di subordinare gli interessi delle varie nazioni a quelli dell'Europa nel suo complesso che noi siamo giunti così· lungi nella collaborazione economica in Europa. Esi– ste in verità ima prova imponente, dalla fine della guerra, del fatto che le nazioni democratiche hanno quel senso <li responsabilità e di moralità che è essenziale per 1a solu– zione dei loro problemi; e tale prova è çontenuta nel– l'UNRRA, nell'ONU, nell'ERP e in un gran numero di altre organizzazioni. Ma è di vitale importanza che tale senso di responsabilità e di moralità sia mantenuto. e ap– profondito perchè, al momento in cui esso diminuisse o scomparisse, -le democrazie occidentali si disintegrerebhen\ L'Europa Occidentale è stata la culla della civiltà mo– derna e in particolar modo la terra natia di quegli ordina– menti della società in cui l'individuo rimane culturalmente e politicamente libero di esprimere le sue idee, mentre fonde !e sue attività economiche con quelle dei suoi citta– dini in una maniera organizzata. L'Europa Occidentale deve conservare e conserverà la guida spirituale del mondo in questa grande lotta per sviluppare una sana e pacifica for• ma di società mondiale. Ma noi potremo fungere da guida· - solo se noi stessi sapremo riconoscere e vivere quelle fon– damentali verità su cui è stata costruita la forza r,pirituale della nostra società europea. Mentre perciò ognuno di noi studierà ed elaborerà quei sistemi economici e politici che più considereremo adatti pér i nostri paesi e accetta':iili per i nostri popoli, noi tutti dovremo essere ispirati da un co– mune desiderio e da una comune determinazione di fare del nostro meglio per il bene di qu~lla Europa di cui ognuno di noi forma una parte e~senziale. E' attraverso la nostra comprensiva collaborazione per rafforzare l'Europa che noi riusciremo a risolvere i nostri particolari problemi econo– mici, purchè noi si sia pronti, quando sia necessario, · ad Biblioteca ~ino Bianco Un serio problema Alla vigilia di difficili competizioni e all'indoma– ni di ogni infelice prova, momenti in cui più facil– mente si avverte che il Partito non si muove su una particolare e studiata struttura organizzativa, i com– pagni sempre si pongono - e si propongono di pro– spettare a tutto il Partito - il problema organizza– tivo.· Per quanto ci riguarda, per le responsabilità impo– steci dal modesto posto che occupiamo nella trincea del Partito, possiamo affermare di aver sempre con– siderato l'organizzazione come il problema principe di un Partito politico moderno. Avevamo sempre so– stenuto che, senza una efficiente -struttura organizza– tiva; nessuna seria politica può essere condotta o, comunque, senza concreti risultati. Ciò avevamo so– stenuto anche quando i più affermavano che ciò che assillava il Partito, che ritardava la sua espansione e la ·sua affermazione, era unicamente un problema che inv-estiva i principi del Partito stesso. E mentre questi compagni riaffermavano la necessità di una maggiore aderenza ai principi, ~oi pensavamo che esisteva si tale problema, ma che ~a sua origine al– tro non era che il risultato della mancanza di un telaio organizzativo che facesse marciare il Partito ad un ritmo identico dalla Sicilia all'Alto Adige. E' indubbio che l'azione politica si ripercuote fa– talmente anche sulla struttura organizzativa; è vero che -il perseverare in una errata politica porta alla liquidazione anche il movimento meglio organizzato;· è vero, però, anche - e noi- dobbiamo esaminare il nostro casò - che i motivi ideali, morali e politici della nostra scissione erano già una chiara via po– litica da percorrere. Il problema, pertanto, -non era più politico, o - almeno - non era tale da giusti– ficare una stasi preoccupante, ma diventava organiz– zativò; si trattava cioè di scegliere i mezzi migliori per sostenere, per realizzare, per raggiungere le mete posteci con la scissione. Purtroppo già all'inizio, col sistema delle « tre Direzioni », non si affrontò il problema in modo organico e tale errore iniziale ha lasciato tracce che tuttora noi riscontriamo. Come ieri, anche oggi,'quindi, il problema di dare una salda struttura organizzativa al Partito deve ·es– sere affrontato su scala nazionale. Pensiamo che, dopo l'esperienza di 30 mesi di sacrifici e di lotte," tutti noi siamo ormai convinti dell'importanza del problema organizzativo. Non ser– ve quindi chiedere l'ausilio di affermazioni di illu– stri rivoluzionari od organizzatori, bastano forse due semplici esempi: 1) il Partito comunista - partito a salda ed effl– cien te struttura organizzativa - potè un giorno rin– negare tutto il suo laicismo e votare l'art. 7. L'indi– gnazione• della base "fu enorme, ma non durò più di 48 ore. La struttura organizzativa del partito aveva consentito alla Direzione comunista, nello spazio di poche decine di ore, di far giungere a tutto il partito la parole d'ordine della « pace rèligiosa », dei moti– vi tattici dell'atto, ecc. adattare la nostra politica nazionale alle necessità della col– laborazione. Noi, in Gran Bretagna, siamo animati dal più profondo desiderio di collaborare con i nostri amici italiani in ogni fase del nostro lavoro europeo; noi riconosciamo le vostre ben reali difficoltà, così come voi, non ne dubito, riconoscete le nostre. Uniti in uno spirito di reciproca comprensione e tolleranza noi potremo percorrere molta strada verso la loro soluzione. STAFÌ?oRD CJupps
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