Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

CRITICA SOCIALE 201 ceversa, si parte dal princ1p10 che il C.N.E.L. non intende in alcun modo sostituirsi ai diversi « consigli superiori ». Se si voleva assicurare al C.N.E.L. un coHegamento, di cui riconosco l'opportunità, con questi organi consultivi della burocrazia, si poteva· forse costituire una speciale categoria di membri di diritto, esclusivamente consultivi, a cui riser– bare un trattamento analogo a quello dei p.esidenti delle commissioni. parlamentari, dei minisllri, dei sottosegretari, degli a1ti commissari .(o dei loro sostituti) i quaili - a nor– ma dell'art. 9 del disegno - possono intervenire alle ri-u– nioni del C.N.E.L. per partecipare alle discussioni, ma sen– za diritto di voto. Va ,poi tenuto presente che tutta questa categoria (esclusione fatta per il solita.rio rappresentante delle camere di commercio, troppo poco uno solo) è com– posta da elementi appa,rtenenti direttamente o indirettamen– te alla burocrazia, e comunque aN'ambito dello Stato, il che toglie ad essi la necessa,ria indi.pendenza di giudizio e di compontamento. Quanto all'ultima categoria degl,i 8 esperti è chiaro che, sulla loro scel.ta , si cade nell'airbitrio del Go– verno. Circa l'altra questione, della nomina, si è adottata la nor– ma, invero poco consona con un regime democratico, della nomina dahl'a:lto. Tutti i membri sono nominati per decre– to, su proposta del Presidente del Consiglio, previa de1i– berazione del Consilglio dei Minist>ri{airt. 2) ed il presidente del C.N.E.L. è nominato addkittura al di fuori dei membri (art. 3). Ma per le categorie produttive la designazione dei membri spetta aflle organizzazioni sindacali « in misura che tenga conto della importanza numerica e quantitativa di queHe ». La -relazione spiega peralliro che « in attesa dell'or– dinamento sindacale ... si è accolta transitor-iamente la solu– ziene di far capo, per le designazioni, alle organizzazioni esistenti. D.i conseguenza, le designazioni saranno chieste alle organizzazioni stesse, in ragione del[a loro importanza numerica e qualitativa. Qualora alla designazione di uno o più rappresentanti di una data categoria debbano partecipare contemporaneamente diverse associazioni si dovrà decidere> (ma chi è autor,i.zzato a decidere?) « a qua,li associazioni . la 9esignazione debba essere chiesta; ciò ~i verifica ad esempio per l'unico rappresentante dei datori di lavoro dei trasporti, data la differenziazione sindacale che caratteriz– za tale ramo di attività economica (aziende ferrotranviarie, aziende dei trasporti su strada, imprese dei trasporti aerei oivili, ecc.). Allorchè siano pervenute le designazioni deÌ'le varie organizzazioni, si dowà scegliere (ma chi sceglie?) « l'unico rappresentante delle categorie da nominarsi in se– no al Consig:lò.o.Lo 'stesso dkasi ,per quanto riguarda· iJ cre'dito, i'as,,;icurazione, ecc. ». Si badi poi che la ,questione è resa ancor più ,int,ricata da quanto aggiunge, a mo' di impegno, ,la relazione: « La scelta affidata al consi~io dei minis-tr,i nulla toglie alla designazione fatta dalle organiz– zazioni sindacali, nel senso 'Che il C011siglio dei Ministri non potrebbe sostituire alla persona designata una non de~ S-:gnata». Comprendiamo benissimo le drfficdlità normative e pra– tiche di un principio eletfivo per queste categorie (che ri– chiederebbe quanto meno elezioni di doppio o triplice g.ra– do, per operare una selezione estremamente ristretta); m a ci sembra che nel ,tentativo di compromesso di associare alla nomina d'autorità il pr.incipio della designazione, si sia precostituito un· ll'egime caotico, che diverrebbe ancor più caotico con la prevista mol.teplioità delle organizzazioni sin– dacali. Da esso non si uscirebbe, probabilmente, che per via• di negoziazioni e di transa:m.oni tra governo e associa– zioni sindacali, e associazioni sindacali tra loro, a tutto scapito della rappresentatività dei membri. Senza dire poi , che sui criteri di scel.ta da parte delle organizzazioni sin– dacali-, con la nota insufficienza di 11.]n regime di interna democrazia .sindacale, le iriserve e le diffidenze sono più che giustificate. E' questa la 1parte più debole del disegno di legge e quella che va meglio ponderata, nel[e discussioni parlamentari, se del C.N.E.L. si vuol fare veramente una istituzione demo– cratica a presidio della democrazia, e non un'accolta di soloni insediati per vie che a nessuno è daito conosçere bene. GIULIANO PISClttL Biblioteca Gino Bianco Giustizia caotica Se è vero che in Italia vi sono molti problemi tuttora · insolubili per vari motivi, ve ne sono di quelli che potrebbero esseré risolti e nemmeno si cerca di risolvere. Non si tratta di problemi che abbiano un carattere di urgenza indilazionabile, ma di problemi tuttavia che debbono essere risolti per rafforzare e migliorare l'assetto della società e dello Stato, specie se si consideri che per la non grande complessità di essi è veramente delittuoso lasciarli insoluti. Fra gli altri vi è il problema dell'attuale funzio– namento dell'amministrazione della giustizia o, me– glio, del totale disservizio che esiste in tale attività dello Stato. Chi non. è pratico di tale branca non può sapere quale sia la situazione in cui lavorano i vari organi ,giudiziari e quale sia il caos e si sten te negli uffici in cui si dovrebbe amministrare la giu– stizia; La massa di lavoro corrente e arretrato, specie di quest'ultimo, è tale che i magistrati, a mala pena, riescono ad occuparsi dei soli detenuti. La maggior parte dei processi praticamente terminano no.n più con. la -sentenza, come sarebbe logico e giusto, ma con ·l'ordinanza di scarcerazione per libertà provvi– soria, di cui si fa uso ,esagerato e illimitato per non ingombrare le carceri oltre il massimo limite pos– sibile. Una volta scar.cerato l'imputato, il prooesso fini– sce fra le carte dimenticate, perchè il magistrato è preso nel vortice di altro lavoro. I ,disgraziati poi che non possono godere del ,beneficio della libertà provvisoria languono in carcere jn. attesa del giu– dizio, ,per un periodo di tempo triplo di quello che sarebbe necessario sè· tutto funzionasse normal– mente. Quando poi, dopo un anno o due, vengono alla luce i processi a carico degli imputati a piede libero, il fatto •è talmente sepolto nell'oblio che il processo div-enta anacronistico ed il reo non si ren– d.e conto del perchè lo si vada a disturbare per una co·sa che non solo il -pubblico, ma egli stesso aveva dimenticato. Viceversa vi sono di qu_elli, impiegati dello Stato o di enti pubblici, ufficiali, funzionari, i quali, spe– cie quando pensano di avere ragione, protestano e tempestano per veder definita la propria posizione, da cui dipendono spesso gravi questioni finanziarie. Inutile dir.e che le loro proteste ed i loro solleciti cadono nel vuoto, perchè, malgrado mille promesse, i processi continuano a ·-dormire. Si ·pensi che vi so– no ancora, non portati a giudizio del Tribunale, pro– cessi del 1944 e perfino del 1943, fra cui alcuni che oggi sembrano umoristici (presso il Tribunale di Alessandria si è occupata un'intera udienza per de– cidere un processo a carico di una ventina, di fer– rovieri imputati di furto di alcune casse di siga– rette in danno della divisione repubblichina Monte Rosa), ma dall'esito dei quali dipende la carriera e, forse, la vita di un uomo. Ciò che abbiam0 detto riguarda la giustizia pe– nale. Di ,quella civile ,è meglio non parlare; basti di~ re solo che ci sono cause già dibattute, per cui si· . attende la sentenza da tre o quattro anni! Quale credito· possa venire alla giustizia da tutto ciò ognuno comprende agevolmente: è quindi ur– gente, doveroso (ed è possibile) provvedere: qui non occorrono materie prime; occorre, solo, un po' di buona volontà, di buon senso, e, soprattutto, di decisione e d'iniziativa. Per poter suggerire e provvedere i rimedi a que– sta caotica ed insostenibile situazione occorre co– noscere le cause che l'hanno determinata. Diciamo

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