Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

200 CRITICA SOCIALE la maggioranza potrebbe contrapporsi il parere della mi– noranza o addirittura i diversi pareri delle minoranze, adot– tando la sola norma limitativa che, per ammettersi ciò, oc– corre cne si tratti di minoranze sufficientemente qualifica– te (ad es. 1/6). Tutti- i pareri dovrebbero avere parità di trattamento; essere cioè inviati congiuntamente al parla– mento o al governo. Ciò servirebbe a svelenire, soprattutto nei rrnessi politi– ci, i dibatt;ti ~e; C.N.E.L. e· ad accelerarne i lavori, poichè, dove si constati l'impossibilità di un accordo unanime, inu– tile apparirebbe il prosieguo di <iiscussioni e più proficuo delineare in relazioni le divergenze di opinioni. Non solo: ma questa possibilità faciliterebbe il problema più scabro– so dd C.N.E.L., ossia la sua composizione e la « dosatu– ra » ponderata ed equa dei _suoi membr,i, diminuendo l'im– portanza del possibile schieramento di essi-. L'iniziativa legislativa. La Costituzione consente al C.N.E.L. la iniziativa legi– slativa. L'art. 7 del disegno di legge dice infatti che il C. N.E.L. « ha facoltà di sottoporre al parlamento progetti di legge redatti in articoli» nelle materie di sua competenza, escluse le leggi tributarie e il bilancio. Non è ammessa tale facoltà sullo stesso oggetto « qualora le Camere o il Go· verno abbiano chiesto il parere del C.N.E.L. su di un di– segno di legge»: giustamente cioè non si ammette che il C.N.E.L., organo di consulenza, si sostituisca al parlamen– to o al governo, redigendo [ui, secondo i propri criteri, un progetto di legge sull'argomento per cui è interpellato. Non so fin dove sia stato saggio attribuire ad un orga- .no, istituito principalmente con funzioni di consulenza, un simile potere· di iniziativa che rischia di accentuarne i con– trasti interni e le divergenze politiche, snaturandolo. Tanto più che in una democrazia moderna i gruppi parlamentari da un lato - attraverso disegni di iniziativa parlamentare - e il governo dall'altro - attraverso progetti di legge d'iniziativa governativa - sono in grado di far valere, e forse con una valutazione più accorta, l'esigenza di nuove leggi. Comunque il disegno di legge prevede il correttivo più logico, imponendo che ci sia una maggioranza qualificata e notevole ( i 3/5 dei membri) perchè- tale facoltà possa esse're esercitata, Tuttavia, a mio avviso, meglio sarebbe stato prescrivere che tale maggioranza non si riferisse sol– tanto aHa approvazione dei disegni di legge del C.N.E.L., ma, preliminarmente, alla messa in discussione di simili progetti, onde evitare di perdere tempo nella elaboraziont e nella discussione di disegni •di legge la cui semplice pro– posizione sarebbe stata bocciata in partenza. Mi sembra tuttavia evidente che si tratta di un potere accessorio e secondario del C.N.E.L. e di cui è facile pre– vedere che non si- farà intenso esercizio. Cammissioni o regime assembleare. « Non è sembrato opportuno articolare in distinte sezio– ni il funzionamento del C.N.E.L. » - spiega la relazione - « Così com'è composto con soli 6o membri, il consiglio sarà in grado di funzionare agilmente anche se trattisi di problemi che rivestano particolare urgenza; e non può di– sconoscersi la utilità che le ques~ioni economiche, pressochè mai isolabili in un determinato settore, siano sempre tratta– te dal Cons1 6 :io ». Il progetto prevede peraltro (art. 8) la possibi:I.ità di affidare l'esame preliminare dei problemi da discutere in seno al consiglio ad apposite commissioni da costituirsi di volta in volta con provvedimento del presi– dente. Tra lavoro per commissioni e -lavoro in assemblea plena– ria il disegno di -legge preferisce, tradizionalmente, il se– condo sistema. Non credo che la scelta sia stata felice. Es– sa trova giustificazione soltanto in tre ~agioni che costi– tuiscono però tre motivi di critica al disegno di leggi: il numero ristretto dei membri; 'la eterogeneità dei membri . stessi; la saltuarietà ed occasionalità del lavoro che il C.N. E.L. sarà chiamato ad esplicare. Ma a ciò si oppone in– vece non solo l'esperienza parlamentare, che va dimostran– do assai più redditizio e conclusivo il lavoro fatto in sede BibliotecaGino Bianco di comm1ss1one rispetto ai dibattiti in assemblea plenaria, ma l'esperienza di 1avo~o dei consigli tecnici. Specie dove si tratta di provvedimenti implicanti, una «specializzazione> di competenza, l'esame e la disçussione nell'ambito ristretto di effeltivi competenti è assai più fruttuosa di un dibattito fatto in più vasta sede, con la necessità di spiegazioni su– perflue e con interventi a sproposito. <::redo poi, che ad un ufficio di presidenza oculato e di– ligente non sarebbe affatto difficile discernere tra il lavoro da affidare in esclusiva a commissioni, quello da dibattere in assemblea, e quello da fare deliberare preventivamente dalle commissioni per essere poi portato in assemblea ple– naria. La composizione del C.N.E.L. E' questo il punto più criticabile del progetto e quello che darà verosimilmente luogo ai più laboriosi dfoattiti par– lamentan. Le questioni sono due: composizione e nomina dei mem– bri. Circa la prima, c'è da chiedersi se già di per sè iJ nume– ro di soli 6o membri (così striminzito, rispetto ad analo– ghe istituzioni straniere) non sia insufficiente ad assicurare - µna rappresentanza, degna di questo nome, alle varie cate– gorie produttive. Se è vero che gll organismi pletorici fun– zionano male e poco concludono (ma a taJ.e riguardo resta– va la soluzione del lavoro per commissioni) non mi sem– bra si sia tenuto conto dell'altro aspetto, e cioè che orga– nismi troppo ristretti, troppo· oligar-chici e troppo poco rap• presentativi delle grandi correnti del favoro produttivo sono destinati a non trovare popolarità ed ascendente. L'art. 1 del disegno di legge affronta il problema (reso insieme improbo e sibillino dall'art, 99 della Costituzione, che impone di tenere conto ad un tempo della « importanza numerica» e di quella qualitativa) di indicare da quali ca– tegorie devono essere tratti i membri. Vanno distinte al– l'uopo tre categorie. Anzitutto quelli che dovrebbero esse– re i rappresentanti del mondo del lavoro e della produzione, 35 in tutto, divisi in: 14 rappresentanti dei lavoratori - del– l'industria (4), dell'agricoltura (4), del commercio (2), dei trasporti (2), de1 credito (1), dell'assicurazione (1) - ; 2 rappresentanti dei dir,igenti di azienda; 8 rappresentanti del lavoro indipendente, e precisamente: 2 rappresentanti dei professionisti ed artisti, 2 dei coltivatori diretti; 2 delle imprese artigiane, 2 delle attività cooperative; II membri in rappresentanza delle imprese e p.recisamente: di quelle inrlustriali U), agricole (3), commerciali (2), di trasporto (1), di credito (r), di assicurazione (1). La seconda catego– ria di 17 membri è costituita d'ai rappresentanti degli orga– ni consultivi delle pubbliche· amministrazioni aventi rapporti diretti o riflessi con la materia,economica (IO membri), non– chè dai rappresentanti delle Aziende autonome dello Stato, degli enti pubblici economici, degli .enti pubblici previden– ziali e delle cameré di commercio (7 membri). 'La terza ca– tegoria è cost'ituita da 8 persone particolarmente esp&te in questioni economiche e sociaJ.i. La relazione sostiene che tale ripartizione « assicura una piena collabmazione tra l'elemento economico (?) e -l'ele– mento tecnico (?), tra i rappresentanti cioè delle categorie produttive, portatori ed interpreti degli interessi economici e profe5sionali e gli esponenti del pensiero scientifico e della tecnica. Nella compenetrazione di questi due diversi elementi si -realiz,a una delle condizioni per la proficua at• tività de1 Consiglio». Che ciò sia tuttavia realizzato da questa distribuzione, che appare del tutto arbitraria ed oc– casionale, non si vede. Si veçlono piuttosto, rese più stri– denti dalla esiguità dei membri, le insufficienze. Circa la prima categoria, oltre certi riecheggiamenti corporativistici di pariteticità tra lavoratori e datori di .Javoro dello stesso ramo, non si ,riesce a vedoce con quale autorità uno o due membri potrebbero avere veste rappresentativa per dei set– tori spesso assai vasti. A critiche ancora più evidenti è esposta la seconda categoria. Non si vede perchè dovrebbe– ro essere elevati a membri effettivi ben IO rappresentanti di quegli organi consultivi che, con stretto càrattere tecni– co-burocratico, affiancano i ministeri tecnici, quando, n,-

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