Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949
108 CRITICA SOCIALE massa dà molti segni di stanchezza della ginnastica agitatoria dei maggioritari comunisti. Mi pare insom– ma che Lombar,di, Santi e i centristi siano stati con– quistati dalla fatale illusione dei così detti « fusioni– sti» molti dei quali, fusionisti propriamentè non son~, ma credono di poter contare sul « credito a babbo morto», e cioè, fuor di metafora, di poter e– reditare il prestigio dei comunisti tra la massa ope– raia, man mano che questi vanno perdendolo per i loro errori e per la loro « politica obbligata », tal– lonandoli e confondendo la propria con la loro po- litica. ' Vero è il contrario. I socialisti potranno cioè ri– conquistare la fiducia ,dei lavoratori distinguendosi _dai comunisti, facendo un.a politica che tenga conto sempre e soltanto degli interessi della classe lavora– trice E siccome tali interessi sono inseriti, incapsu– lati ~egli interessi generali del paese, i socialisti al– tra politica non possono fare che quella di procede– re alla conquista graduale dello Stato, raf.forzandosi anche numericament,e perchè la democrazia affida il potere a chi ha il maggior numero di mandati. Non se ne esce, se non a patto di una ri,bellione al sistema democratico: ma allora il discorso è tutt'altro. Ora i socialisti, nel perseguire tale obiettivo, non. possono che denunziare gli errori, di buona o catti– va fede, commessi da chiunque danneg-gi gli inte– ressi della classe lavoratrice, e quindi gli interessi collettivi; o questi e quindi quelli; e non possono e non devono legare, vincolare la loro azione all'azione di partiti che tali interessi danneggiano, Il principio vale per tutti; ben inteso. Che qualche verboso centro-massimalista non ab– bia avvertito tutto questo non ci sorprende; ma che Riccardo Lombardi, intendendolo, non abbia saputo andar-e sino in fondo, o abbia subìto almenò prati– camente la stessa involuzione dei suoi compagni di viaggio, è cosa che non solo ci sorprende, ma che ci addolora. Ben altro avevamo sperato da lui, da parecchi anni a questa parte. E si dica pure che que– sta è ingenuità. Oltre a tutto, nel contribuire a sabotare clamo– rosamente il promettente processo dell;i. riunifica– zione socialista, e a rimandare quindi a chi sa quan– do una vigorosa ri-presa socialista nel nostro paese, il centrismo - facendo espellere il P.S.I. dal Comi– sco - h:i. tolto un. appoggio va!iido alla riv9luzione socialista britannica, che solo i miopi del con.serva– torume nostrano e gli- estr,emisti coi paraocchi non possono vedere in proiezione, e che in fondo-è anco– ra la sola speranza di serie realizzazioni del socia– lismo democratico. E, d'altra parte, hanno privato l'Italia di un ausilio internazionale formidabile quale poteva essere un robusto partito socialista unificato, membro di un organismo internazionale che era il solo a promettere una solidarietà non platonica tra tutti i partili socialisti, e più tardi tra i governi so– cialisti d'Euro·pa. La semi-solidarietà da loro -prescel– ta con i regimi al d.i là delia cortina di ferro li con– danna invece alla ,distruzione. L'ultimo, nell'ordine ma non nell'importanza, dei disastri provocati dalla involuzione centrista, è lo scetticismo che si è accentuato tra gli inscritti al P. S. I. Sappiamo tutti che alle assemblee precongres– suali di sezione ha partecipato uno scarso dieci per cento degli associati. Gli autonomisti della base, pur non avendo il coraggio di restituire la tessera, han– no abbandonato la lotta; se ne sono estraniati, con– vinti che ormai il P.S.I. non è più il loro partito. Può darsi che questa diserzione - che è stata certamen– te un gravissimo errore - torni comoda alle due al– tre correnti per contendersi il dominio del partito; ma· intanto altri socialisti vanno ad ingrossare le file dei senza-par.lito, dei d.isgustati, degli amareg– giati; e i democristiani con le loro donnette si raf– forzano, e i comunisti ottengono senza alcuno sforzo BibliotecaGino Bianco ( . la loro più ambita vittoria tattica, che è quella della · disintegrazione dei partiti socialisti. A meno che ... a meno che il P.S.L.I. non agisca, e subito, e con tutte le forze e tutto il suo coraggio, -per assorbire e assimilare i dispersi; e che gli auto– nomisti rimasti su la breccia congressuale, e i centri– sti « di base » e i più avvertiti dei vertici e degli strati mediani non si accorgano a tempo che la na– vicella « fusionista », con i nuovi e sempre antichi nocchieri, li può condurre soltanto alla disfatta com– pleta, alla resa senza condizioni. La via da percorrere è unica per noi e per loro. A noi incombe il dovere di gettare 1-enostre scialup– pe per salvarli; a loro il dovere e la intelligenza di imbarcarsi, senza pretendere di leggere prima, men– tre stanno per affogare, tutto il giornale di bordo. PIERO CALEFFI Il diseg\no di legge P er laJ:~costituzione . !.~, de I C. N. E'~L. E' stato distrihuito al Senato il disegno di- legge n. 318, con la relazione accompagnatoria, circa la costituzione del Consiglio Nazionale dell'Economia e "del Lavoro. Siamo quindi di fro:1te al!a concretazione in atto della istituzione prevista nell'art. 99 della Costituzione {1), Abbiamo già altra volta illustrato .. }',importanza che per noi socialisti in parti– colare riveste questo nuovo istituto, il quale viene a creare un organo costituzionale che è già stato istituito, sia pure con funzioni e struttma · diverse, in tutti i paesi- democra– tici (2). Purtroppo dobbiamo tuttavia constatare come il disegno di legge che sarà r,rossimamente discusso dalla nostra Ca– mera Alta presenti gravi [acune, 'funzionali e st,rutturali, che non potranno ncn .riverberarsi sul suo ·funzionamento ed i suoi risultati. E più ancora - ciò che veramente conta - sulla sua essenza di strumento valido ed efficace in una democrazia• moderna. La Costituzione designava abbastanza chiaramente il ca– rattere di questa nuova istitu:z.ione l3). Essa deve sorgere cioè come organo iec-nico, assa•i più che politico, di con.ru– lenza delle Camere e del Go,'.erno, per quanto riguarda le materie economiche e sociali, dotato, come potere peraltro sussidiario e accessorio, della facoltà di ini·ziativa parllamen– tare. Ma ·su questo suo carattere tecnico occof\re chiarire subito che esso (per lo meno inizialmente) da un lato non intende affatto sostituirsi agli speciali organi co0sultivi tec– nici che sono ormai istituiti presso i Ministeri tecnici (e per regolare • quali non occorreva una norma costituzionale) e d'altro late intende essere più svincolato da mansioni buro– cratich"! e soprattutto costituito da persone esperte del mon- (1) Esso suona: « Il Consiglio Nazionale dell'Economia e del 'L,.voro è com,posto, nei modi stabiliti dalla legge, di e– sperti e di rappresentanti delle categorie produttive, In mi– sura che tenga -conto della loro im,portanza numerica e qua– litativtl. « E' organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. « Ha l'iniziativa legislativa e può contri-buire alla ela– borazione della legislazione economica e· sociale secondo i pri-nci-pt ed entro i limiti stabiliti dalla legge ». (2) Ved'i il mio articolo nel numero 6 del.J'anno 1948, non– chè l'aTtkolo di Rdnaldo Rigola nel numero 1 deJ.l'anno 1949 di questa rivista. (3) E' bene notare che si tratta di i.stituzione nuova e con nuove funzioni per evitare di sopravvalutare illazioni e riif'e– rimenti al ,pur meritorio Consiglio .Superiore del Lavoro di un tempo.
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