Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

CRITICA SOCIALE 197 Macedonia, potr,ehbe divenire una pera matura e cadergli in grembo. Il pericolo maggiore per la Rus– sia sarebbe che Jugoslavia e Grecia si accordassero, chè così verrebbero a tagliare il blocco balcanico in due e ad isolare la grama Albania. Ma questa è il cardine occidentale (il cardine orientale è la Co– rea settentrionale) dello schieramento moscovita ed è pericoloso toccarla direttamente. Invece, se si po– tesse costituire la grande Macedonia, la Jugoslavia non confinerebbe più con la Grecia, il blocco satel– lite balcanico si rafforzerebbe, la Bulgaria prende– rebbe la direzione del blocco degli slavi del Sud, in odio alla Jugoslavia, e si darebbe comunque un colpo non piccolo alla politica del patto Atlantico. L'altro, ben più grosso, lo ha dato Mao-tse. La Gre– cia, davanti ad una situazione quale è quella che ho delineata, chiede già che oltre agli aiuti di armi, materiali, denaro che le dànno gli Stati Uniti, &i concluda un .patto mediterraneo orientale tra lei, la Turchia e forse l'Egitto, con garanzia anglo-ame– ricana, per il quale sia ben chiaro che chi voglia metter le mani per esempio su Salonicco, sia per sè che ,per altri, sappia che li mette su un barile di polvere... atomica. Resta pur sempre triste dover constatare che do– po tante guerre tremende ci sia chi altre n.e vuole e ne fomenta ancora, pur inalberando il candido se– gno, della colomba pasquale ed andando a Parigi a dire che Ie guerre di Grecia e di Cina son le mi– gliori guerre di questo mondo. ROLANDO BALDUCCI Processo al centrismo del P. S. I. Tra pochi giorni, dunque, avremo il congresso nazionale del P.S.I., che precederà di appena un mese il congresso straordinario del nostro partito. Dire che l'una assemblea influenzerà l'altra, e che in un .certo senso esse sono interdipendenti, è dire cosa ovvia; nonostante le separazioni organizzative e tattiche, vi è pur sempre tra i due partiti uno stret- · to legame che nessuna div-ersa valutazione su fattori contingenti, nessuna polemica per quanto aspra pos– sono distruggere. Non· è soltanto la comune origine i,deologica e organizzativa e la comune finalità che lega i due partiti; è qualcosa di più sottile e di più solido insieme, e cioè la coscienza che è in tutti di una potenza e di una possibilità perdute: di essere cioè la sola forza che, mantenendo una unica organiz– zazione e ima unica azi!one sindacale, avrebbe potuto e ancora potrebbe dare l'avvio a quelle riforme di struttura, a quella rivoluzione sociale senza lutti e senza lacrime che è stata impedita nel 1945 da molti fattori obiettivi, ma che è stata irreparabilmente stroncata dalle deviazioni ideologi.che e tattiche che hanno resa inevitabile la scissione del 1947. ' Saragat ha ragione quando dièe che si tratta di formare in Italia la coscienza del socialismo demo– cra"'tico, e che in questo periodo di diffusa miseria e di diseducazione politica un siffatto compito è e– s1remamente difficile. Mi pare, però, che oggi rin– chiudersi in una formazione politico-organizzativa a élite (una élite poi che se mai esiste solo al vertice) e respingere i « sospetti », e persistere nel restare a rimorchio di forze estranee e ostili al socialismo, ostacoli la maturazione delle -coscienze secondo il no– stro intento. E H discorso vale ovviamente, anche per l'altra sponda. Siamo ora ad altri punti. Fino -al momento in cui scrivo queste note, le votazioni ai congressi provin– ciali del P.S.I. dànno la prevalenza alla sinistra ri– s,petto al qentro, e - salvo che in talune località e Biblioteca Gino Bianco salve le sorprese c·he ogni congresso può riservare - dànno come assai probabile la sci;mfltta degli auto– nomisti, dovuta anche all'assenteismo di questi. La ripresa -della sinistra era nelle •previsioni. Le cause non son.o così semplici c'ome si enunciano nel– le polemiche dei quotidi,mi, è evidente. La politica <li Lombardi (e dico di Lombardi, per-chè ·altre non se ne vedono nelle oçmfuse manifestazioni di pen– siero degli altri esponenti del centrismo) aveva cer– cato, da Genova in poi, un ubi consistam, da una par– te nel ripudio della concezione curiosamente simile a quella del nazionalsocialismo, che divide il mondo in paesi capitalistici e paesi proletari, accettata e an– zi fatta propria da Morandi e dagli altri estremisti, e .implicita nella più morbida dialettica di Nenni; e dall'altra -parte nel tentativo estremo, ma timido e impacciato, di non. rompere col Comisco, ormai in– sofferente della adesione puramente formale del P. S. I. e perciò sollecitante una più chiara distinzione della politica del P.S.I. da quella del P.C,I. In momenti di meno aspri antagonismi internazio– nali che ipotecano l'azione politica di tutti ~ partìti specie nei paesi vinti, il gioco di Lombardi, da ta– luni definito equilibristico, avrebbe avuto possibilità notevoli; e non tanto per il-noto e giustificato terrore della· base per l'azione implicitamente antiunitaria degli estremi, tendenti a elidersi a vicenda, quanto perchè sarebbe stata minore la insofferenza e la in tolleranza delle altre forze con le quali il sociali– smo dev,e oggi fare i conti (comunisti e democristia– ni) a una sua posizione autonoma e indipendente. La divisione dei socialisti, insomma, fa troppo co– modo ai loro alleati-antagonisti perchè essi possano rinmiziare alle manovre e alle pressioni e all'azione di risucchio ai margini- dei due partiti. Comunisti e democristiani, i primi valendosi dello slogan della unità di classe e delle analogie ideologiche con la sinistra del P. S.I., i secondi della solidarietà d'azio– ne che si è stabilita su denominatori comuni_con la destra del P.S.L.I., tendono ad ancorare i due tron– coni del socialismo alle attuali posizioni polemiche: e finora vi riescono a meraviglia, influenzando i set– tori dell'uno e dell'altro troncone a loro più vicini. Questa, a mio avv.iso, è 'la ragione principale per la quale la- posizione di Lombardi, mancante di un valido appoggio dialettico -da parte ,dei suoi compa– gni « di cordata» e di una più cosciente ampliflc'a– zione alla ,base, non ha potuto tenere; ed è irrepara– bilmente caduta nelle panie della sinistra perchè un suo più logico avvicinamento agli autonomisti - a parte i vincoli soffocanti del patto di unità d'azione con il P.C.I., irragionevolmente e contradittoriamen– te mantenuto in tutta la sua rigida funzionalità dopo Genova - avrebbe anche significato un riavvicina– mento alle posizioni del P.S.L'.I. e della Ud.S., e la relativa impopolarità, la più grave delle « jatture » per troppi socialisti: la paura, insomma, delle parole e dei fischi ha agito anche stavolta. Era con ciò inevitabile l'aut-aut del Comisco e la rottura con esso; e siccome -la polemica irrigidis.ce e spesso involve le posizioni politiche, era fatale che i centristi venissero a trovarsi. a un certo momento su le stesse posizioni, se non ,di Morandi, e-erto di Nenni e fors'anche del rigido teologo Basso. Ovvio slittamento alla ricerca di solidarietà mancate o fra-· scurate a destra, perchè è evidente che oggidì nes-·. sun partito, tanto meno un partito socialista, può isolarsi dal mondo esterno, pena il ridursi alla im- potenza. · La manifesta abdicazione dei centristi non è stata dettata soltanto da opportunismo. Era ed è in loro, mi pare, anche il timore di perdere le ultime posi– zioni sindacali, fragili e mal difese dalla irruente tendenza dei comunisti alla sopraffazione e al mono– polio. E tuttavia non si vede come l'indulgere a tale tendenza e al conformismo della massa organizzata possa a lungo giovare al P.S.I., proprio quando la ·

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