Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949
196 CRITICA SOCIALE turca si sgozzavano a vicenda alla gloria delle loro future patrie greche, bulgare e serbe. Grosso modo, geograficament e si pu ò dire che essa consta di tre parti: la più gran.de che è quella greca, con Salo– nicco, quella ju goslava, della valle del Vardar, e quella bulgara, la più piccola, e cioè la regione di Pirin. Ma con ciò non è detto che essa sia tutta abi– tata ,da un unico popolo macedone: la Macedonia greca, dopo i turbini delle guerre, gli scambi di po, polazioni avvenuti tra Grecia e Turchia, è abitata da Greci in grandissima maggioranza e gli slavi sarebbero, secondo Atene, solo il 5:% del totale. Gre– ci per altro ce ne saranno anche nella Macedonia del Vardar. Tito propose ai Bulgari, prima della sua caduta in disgrazia, di federare tutti gli slavi del ~ud e di costituire uno Stato macedone composto delle porzioni jugoslava e bulgara, ma tale federa– zione doveva esser ,articolata in 8 stati di cui uno doveva esser la Bulgaria, gli altri 6 quelli che for– mano la Jugosla;via più la Macedonia, esclusa la Macedonia greca perchè la Grecia... non stava al gioco. La Bulgaria vedeva la cosa diversamente: federazione sì, ma a due, forse a tre con la Mace– donia. Come si sa, l'uno e l'altro progetto furon mes– si a dormire con un secco ma clamoroso comuni– cato del Cremlino, e non se ne parlò più. Alla Rus– sia -questo grosso Stato federale non conveniva, po– teva divenire un centro di raccolta di altre nazioni e formare una possibile terza forza. Se allora l'idea non era matura, ora è stata ri– messa all'ordine del giorno previa eliminazione dei contrari o non troppo favorevoli: Marcos, quel ~– nerale degli Andartes che vistosamente ornava me– si fa i giornali murali e gli altri del P.C.I., è scom– parso; al suo posto sono andati Zacariades, il poli– tico, e JoanMes, il militare, che hanno formato un ministero « ribelle » imbarcando un macedone e un albanese e dichiarandosi ·per un.a Macedonia unita. Questa è una carta giocata in favore della Russia. I porti della Russia in Europa,· se si tolgon quelli della penisola di Cola e quello di Petsamo, « libe– rato» dal giogo finlandese dopo l'ultima guerra, che son porti piccoli e scomodi, non sono liberi; quelli del Baltico, perchè sono in certo senso controllati dalle «atlantiche» Danimarca e Norvegia, quelli del Mar Nero dalla nemica Turchia. Ci sarebbero quelli della Jugoslavia di Tito, ma, per adesso a1meno, non c'è da contar su di loro. A quelli albanesi, che si sta ora attrezzando ed allargando, non si può arri– vare che a mezzo dei ponti aerei Budapest-Tirana e Sofia-Tirana. Salonicco invece servirebbe a meravi– glia, ma è in mano greca, e ,dietro i Greci ci sono gli Anglo-sassoni; _comunque sarebbe assai comodo averlo ·sia pure per interposta persona. Dopo tutto l'U.R.S.S., il nome stesso lo dice, è una federazione, e se domani gli Stati satelliti volessero contro i più « vivi scongiuri» di ·Mosca unirsi all'U.R.S.S. con una Maoedonia fatta su misura, visto che la Grecia non vuol diventar satellite, l'U.R.S.S. andrebbe fino all'Egeo. Ecco che ciò che non si voleva sotto l'egi– da di Tito e di Dimitroff lo si propaganda oggi e si agisce in conseguenza. Intanto in Jugoslavia po– trebbe, p,er mano di un po' di serbo-macedoni, co– minciare quel processo di disgregazione che è nei voti del Cominform e degli altri, la Bulgaria - eli– minati Dimitroff, Kostoff, ed innumeri altri (e spe– riamo siano solo ·eliminali dalla scena politica e .non da quella della vita) - fa ormai quel che si vuole da lei. In Albania i comunisti filo-Tito son fuggiti, quelli che avevano delle velleità di indipen– denza sono stati messi all'ordine, non si sa com.e, si che ora Enver Hoxia ,può seguire le linee che gli sono imposte senza critiche importune od intrighi. Tanto più lo può ora che pare che l'Albania formi– coli di missioni russe intente a riorganizzare l'eser– cito e quel po' di economia che è possibile in un paese senza ferrovie (poche Decauville), con scarse BibliotecaGino Bianco strade e senza industria, salvo qualche industria estrattiva del petrolio. Intanto la nuova tattica si è uniformata alle diret– tive superiori ed è raffinatamente infernale. Se nel– le file degli Andartes militano dei Bulgari e vengono presi, si sa che sono cittadini greci slavofoni della Macedonia. Albanesi v,engon catturati? No, non sono cittadini della repubblica di Tirana, son cittadini greci o dell'Epiro o di altri siti. Alle porte di Atene, non so ora, ma trent'anni fa si parlava albanese; contadini e pastori del Pentelico, del bel monte che dette il marmo a tanti monumenti della Atene antica e che dall'Acropoli si vede lì a due passi, parlavano allora albanese. E' probabi1e che sia ancora cosi. Ora, come distinguere se un prigioniero è alban ese di qua o di là del confine? Aggiungete che p.er un.o di quei misteriosi scherzi della storia, in Grecia co– me nei Balcani, in genere, ci son delle popolazioni sparse, per lo più pastori nomadi, pare discendenti dagli antichi Traci, che parlano un dialetto simile al rumeno, il cutzo-valacco. Ora la Rumania è la se– de del Cominform ed ha il governo di più stretta osservanza staliniana, retto dalla mano virile... di Anna Paucher; si dice che la Rumania abbia man– dato a combatter nelle file dei guerri·glieri dei « vo– lontari» chiamiamoli così; anch'essi,. se presi, sa– ranno dei cittadini greci riibelli, di lingua valacca. Così l'esercito di Zacariades è ora una specie di campionario di popolazioni balcaniche, ma che ser– ve agli scopi. Brigate internazionali al modo spa– gnolo potranno seguire. Con la netta presa di posi– zione per la costituzione di una Macedonia in fun– zione antigreca Zacariades ed i suoi si so'n. messi, oltre che fuori dalle leggi -del loro paese, anche con– tro il nazionalismo furibondo dei greci, che già lo taccian di traditore della « megali idea» la -grande idea di unione di turtti J Greci. Si sono insomma, gli Andartes, tagliati i ponti ad ogni compromesso con Atene, ,e son.o per la vita e per la morte nelle mani del Cominform. La lotta degli appetiti. - Come si risolverà quest'imbroglio? E' difficile far previsioni sempre e tanto più nel terreno della poli– tica balcanica. Una soluzione bellica la Grecia non la può avere fin che Albanesi e Bulgari fanno quel che fanno. L'O.N.U. non può intervenire efficace– mente, tra l'altro, perchè Albania e Bulgaria non fanno parte di quella organizzazione e se ne infi– schiano delle sue raccomandazioni: il fiasco della azione della •Commissione inviata l'anno scorso dal- 1'O.N.U. sta a dimostrarlo. Questa ha potuto consta– tare che i rifornimenti provenivano da Albania e Bulgaria per la massima parte, ma che quelli dalla Jugoslavia erano meno numerosi che non in passa– to; è probabile ora che sian cessati od abbiano a cessare. E' vero che gli interessi tra Grecia e Jugo– slavia son contrari perchè la Macedonia è il pomo della discordia, ma sotto la spinta del Cominform potrebbe però andar sempre più convergendo e, sia pur provvisoriamente, trovare una piattaforma comune antialbanese, antibulgara ed in definitiva antirussa; restere-bb-ero, è vero, le differenze ideo– logiche da metter d'accordo, ma se il diavolo ha fame· mangia, nonchè le ideologie, le mosche! Le passioni nazionalistiche nei Balcani s'eran forse un po' sopite sotto l'influenza russa, ma le « rivendi– cazioni » sotto sotto non facevan che covare; l'Al– bania mira all'Epiro greco, al Cossovo jugoslavo, la Bulgaria allo sbocco al Mar Egeo possibilmente annettendosi le due Macedonie, jugoslava e greca; e non parliamo della Jugoslavia, che vorrebbe allar– garsi da ogni parte, mentre la Grecia mira ad Argi– rocastro ed a Coritza, ora albanesi, a Cipro inglese, e via dicendo. Conviene quindi al Cominform gio– car la carta macedone per indebolire, da una parte la Jugoslavia, e dall'altra la Grecia che, senza l'a
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=