Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

CRITICA SOCIALE 213 elaborazione storica attraverso un organico processo delle lotte quotidiane per l'esistenza, con tutte le loro manifesta– zioni positive e negative del bene e del male. Perciò esso è un fenomeno comune a tutti i popoli e a tutti gli Stati arrivati a un certo grado dell'evoluzione economico-sociale. Anzi, secondo la concezione rigidamente marxista, lo stesso rivolgimento della società nel senso socialista può essere soltanto il risultato di una rigogliosa evoluzione del ca– pitalismo, che genera nel proprio grembo un complesso. di fattori indispensabili all'avvento della nuova forma di con•• vivenza umana. Quindi, dal punto di vista marxista, il ca– pitalismo borghese - nonostante tutti i mali inerenti a tale regime - non va inteso semplicisticamente come fatto· criminale, .frutto di consapevole, dolosa malvagità, ma deve essere ritenuto il fondamento storicamente normale dell'at– tuale ciclo del progresso economico-sociale, cioè, un fatto naturale e non sostituibile in modo intero per tutto quel periodo di tempo durante il quale andrà svolgendosi il pro– cesso di maturazione delle condizioni materiali e spirituali, indispensabili per cambiare l'esistente rapporto di forza, fra i due gruJ)pi sociali in lotta, sempre più a favore d!l lavoro per poi, in definihva, realizzare .la trasformazione completa della società capitalistica in società socialista. La lotta del movimep.to socialista ed operaio contro il capitalismo - presa nel suo contenuto sociologico sul ~iano della prospettiva storica - deve perciò essere considerata quale mezzo ·idoneo per affrettare il più rapido svolgimento di questo processo fisiologico, determinato dall'evoluzione storica, nonchè per alleviare le doglie del J}arto della nuova società. 'La logica intrinseca di questa SJ}ecifica connessione inti– ma fra caJ}itali•smo e socialismo consiste nel fatto che le cause che stimolano il rivolgimento della società nel senso socialista .dipendono dallo stesso principio che determina l'irresistibile dissolversi del regime capitalista borghese. Per conseguenza, il capitalismo ed il socialismo si presentano come due fenomeni, il rapporto di forza fra i quali e l'in– fluenza di ciascuno dei quali sull'ulteriore evoluzione politico– sociale della società vengono determinati dal fatto, che il capitalismo, benchè non abhia ancora esaurito la sua fun– zione storica e goda dei privilegi che gli permettono di essere duro a morire, tuttavia è condannato a sparire, mentre il socialism·o, Il)algrado il complesso di inferiorità che ancora lo infirma e costringe ad essere altrettanto duro a nascere, invece è destinato a trionfare e a sostituire il suo avversario. Rebus sic stantibus diventa perfettamente naturale· il fatto fondamentale che caratterizza la lotta tra socialismo e capi– talismo che si svolge nel mondo, il fatto, cioè, che il capita– lismo, con le connesse forze del conservatorismo e della ,rea– zione, non hanno impedito la nascita del socialismo e del movimentò operaio, ispirato all'ideale collettivista, nè sono stati capaci di impedire a questi movimenti di affermarsi e di progredire rigogliosamente: quindi (e questa illazione sorge logicamente dalla constatazione fatta) non c'è alcuna ragione di sospettare che essi potranno mai acquistare nel– l'avvenire la possibilità di fermare definitivamente o distrug– gere il movimento socialista, oppure di uccidere l'ideale so– cialista, falsificare e deformare la dottrina socialista, strap– pare al socialismo le masse operaie. Tutto sommato, possia– mo concludere che il capitalismo, - insieme con i rispettivi tradizionali movimenti reazionari -, considerato nella pro– spettiva storica, è un nemico virtualmente già sconfitto e perciò non può in alcun modo costituire un pericolo mortale per .il socialismo, nè intralciare sul serio l'ulteriore suo progrediente sviluppo, tranne che, forse, nei frangenti spo– radici di breve durata, come è accaduto qualche volta anche nel passato. Ben altri tratti caratteristici distinguono il bolscevismo russo ed il suo sottoprodotto, il comunismo europeo, nonchè ~l capitalismo di Stato, dal primo attuato e dal secondo va– gheggiato, e di ben altra natura sono i rapporti che inter– corrono fra il socialismo e quel suo novello insidioso ne– mico. (Contmua) J. J. Scioo:rm;:a BibliotecaGinoBianco FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera. Lasocialdemocrazia in Italia. · Nel numero del 25 a,prile ,la ri.vista « Cronache Sociali•», che rwppresent.;· il pensiero di uno dei gruppi della sinistra della Democrazia Cristiana, pubblica tre articoli di cui uno del compagno Vassalli, dedieati al nostro partito. Di uno di essi, di Gianni Baget-Bozzo, su « Realtà .e possibilità <i'i una socialdemocrazia i·n Ita-lia », ri,produciamo (Più avanti le parti essenziali. L'articolo, se a·nche contiene qualche particolare giudizio in cui non possiamo interamente convenire; nell'in– sieme rappresenta, a ,nostro avviso, con molto acume, la si– tuazione delle diverse correnti in cui è apparso recentemente diviso il nostro partito. Si può forse sospettare che. a scre– dita,re la tendenza collaborazionista (o parteciipazioni.sta) di molti nostri coII1pa,gni, l'ala sinistra della democrazia cristi'.a– :na possa esser mossa da·l desiderio (onde appare da molti segni chiaramente animata_) di esc;Iudere 0.'al govern.o Ja no– stra ra·P'presentanza, per poter avere più ampia li:bertà di im– primere una direttiva sua al programma di riforme che il governo viene elaborando. Si deve tuttavia osservare, nel caso attuale, che l'articolista non giungeva alla conclusione che la destra del nostro partito debba riconoscere la impossibili– tà di continuare nella collaborazione, ma non può giungere ad altra conclusione da questa, che la coUaborazione sia da– ta sotto altra insegna politiea. Comunque sia di ciò, certo è che l'analisi contenuta nel– l'a1rticolo iintorno alla situazione della cosiddetta destra <rei nostro tpartito, cui la necessità di una prassi collaborazioni,sta ha .imposto, forse senza che essa se -ne a,vveda, l'abba.ndono di posizioni dottrinarie incompatibili con quella collabora– zione, è tratta da una esatta conoscenza e· da una equilibrata valutazione dei ,fatti. Esso pertanto pone alla nostra attenzio– ne un p,robl~ma su cui dO'bbia,mo me dita.re, se vogliamo che l'azi-0ne del nostro parti,to non degeneri verso un ·radicalismo cui manchi ogni persegui·mento di finalità socialiste. Nell'airUcolo in questione, l'A., dOl,POaver citato il rilievo <i1 Silane, ohe ,esiste nel P.S.L.I. una destra che è a-I di là d"lla destra storica del socialismo ita'liano identifi.cata con Critica Sociale, osserva c;h.e a1l pross.iimo .congresso straocd'i– nario, se vincerà Saragat, come egli prevede, « il P.S.L.I. rag– giungerà una •pacifica stabilità,. ma la raggiullj!erà su posi– zioni che non sono più socialiste e nemmeno socialdemocra– ti-che, ma radical-demoorati~he ». Infatti, aggiungo, « dici-amo socialista llln 1partito a base preva,lentemente o largamente operaia che incentri la sua azione sul i:i-nnovamento delle strutture economiche. Diciamo socialdemocrati-co un tPartito a base prevalentemente operaia che si ,ponga essenzialmente obiettivi di politica democratica e <li rivendicazioni sindacali, colla·borando con altre ·forze su ·un +piano nor,ma·le di amminiistrazi-one ». « !L'esperienza sodal.ci' .emocratica si è però verificata sol– tanto in alcuni paesi d1Europa: quelli di ,più elevata indu– strializzazione, di più stabi'le occupazione, di più trnci1zionale disci,plina socia.le. In Italia mancano le basi sociali e politi– che di un' es.pe, rienza socialdemocratica,: sia·mo in un paese in cui lo squilibrio strutturale tra ,l'offerta di lavoro e la doma,nda di lavoro crea una disoccupazione permanente ». Questa agisce sulla stabilità delle ma,sse lavoratrici, a-nche occlljpate. Ln situazione è aggravata dalla situazione d~lle campagne. Cosi « lo stato economico del proletariato italiano lo 4>one in stato di frattura con l'orci'ine stabilito e ha reso sempre· impossibile u-n.a collaborazione dei partiti ·socialisti su un :piano democra,ticò coi p~rtiti borghesi: nemmeno du– rante la pri-Ina guerra mondiale, nemmeno all'acme del peri– colo fascista essa ebbe luogo. Fattori aggravanti in questo senso sono oggi, da un lato il fascismo, che ha interrotto· la maturazi01I1e politica e l'evoluzione economica delle classi la:• voratrici italiane, dall'altro la .presenza di un partito come quello comunista,· inteso .per natura propria a sfruttare tutte le antinomie nuionali, cosi che nel presente dopoguel"lra un tentativo socialdemocratico si rivelava impossibile. « Una sola possibilità si offriva affinchè, prescindendo da riforme strutturali incidenti sui rapport_i fra le classi·, si po– tesse avere un medesimo effetto di distensione in seno al pro– Jetairiato: ossia una soluzione europeistica ci1 problemi ita– liani, nel senso di assorbimento della mano d'opera e di in– vestimenti industriali generanti possibilità di lavoro. La car– ta europeistica fu in· <realtà giocata dal partito italiano d'i~

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=