Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

CRITICA SOCIALE 209 Perisce il socialismo· quando i socialisti trionfano ? rientrava, tuttavia nel generale processo di afferma– zione degli interessi borghesi italiani ed europei, che tendeva a far nascere dalla rivoluzione econo– mica la rivoluzione politica. Le agitazioni cospira– torie fin dal 1818-19 e i movimenti del '20-21, cul– minati nei famosi processi dei carbonari del Pole- sine e in queili del Maroncelli, del Pellico e del Con- E' ben noto che proprio il trionfo di un'idea crea ad un falonieri, erano stati principalmente promossi da te1hpo per essa il ,rischio immediato del decadimento. Non uomini _ nobili e borghesi _ consapevoli dello sarebbe qu:ndi, questa, una ,particolarità del socialismo e non stretto legame fra le due rivoluzioni. Più chiara era è infatti da questo lato che il problema ci interessa, ma in, Lombardia che non in altre parti della Penisola sotto l'aspetto s.oecifico attribuitogli nell'articolo: « Il fal- qu csta consapevolezza, appunto ,per la più evoluta limento del socialismo» (in Nuova Antologia, agosto 194 8), , da Carlo Avarna di -Gualtieri. Questi sostiene la sua tesi con situazione economico-sociale. · · principi h cui arbitraria singqlarità non può essere lasciata Tuttavia esagerava probabilmente di poco il de passare in silenzio. Menz quando scriveva al Metternich che « i rivolu- Svolte alcune premesse, !'A. denuncia la pratica inconci– zionari lombardi erano, comunque, una minima fra- liahilità di libertà e giustizia oltre certi limiti, donde la con– zione della popolazione». Molti spiriti poco profon- tradizione di un socialismo che si definisce e sogna d'esser· di - affermava l'osservatore austriaco - nelle clas- democratico, mentre per divenire democrazia dovrebbe su– si superiori e medie, molte dame eleganti, molti gio- perare la concezione marxista che è alla base della sua dot– vani, che credevano darsi aria d'importanza e di trina, eri allora noi:i sarebbe più socialismo. Il socialisn,1p, mondanità, guardavano al liberalismo come a un anzi, se vuole essere _fedele alle sue p-remesse non può, se– atteggiamento ifltellettuale necessario, ma non ave- condo TAvarna, differenziarsi dal' comunisino. E finalmente vano « la fermezza, la .p·erversità e la volontà di con- la conclusione: il vero 'tentativo di tradurre in atto il socia– seguire un determinato fine ». lismo è stato compiuto in Russia dai bolscevichi, il cui fai- Gli indifferenti alla- politica erano la maggioran- limento, in quanto realizzatori delle premesse socialistiche, za di tutte le classi, mentre molti erano legati all'im- deriverebbe, però, solo dal fatto che « quando i socialcomu– nisti vollero 1>iegare la realtà per adattarla agli schemi a– ·perial regio governo, e il clero era generalmente de- stratti delle loro dottrine, essa si dimostrò irriducibile alla voto all'Austria, come pure i soldati lombardi. loro azione... ». In tutta questa atmosfera, la paura e l'ansia per il comunismo si intrecciavano variamente e confu– samente: il catechismo carbonaro all'Oroboni nel '20 assegnava al carbonaro come scopo della sua lotta « la promulgazione delia legge agraria, senza la quale non vi è libertà, poichè la proprietà parti- . colare è un attentato contro i diritti del genere u– mano». Pietro Gioia veniva nel '22 arrestato per , « carboneria e comunismo ». Àlla vigili~ del '48, dopo le agitazioni popolari per la carestia e l'aumento dei prezzi del pane e delle patate - conseguenze della depressione· eco– nomica europea del »46-4 7 - Carlo Cattaneo così compendiava le richieste della borghesia liberale lombarda: « Io invocherei l'unione degli Stati ita– lianj in una sola zona doganale, come quella dello Zollverein, per la ragione che le ferrovie, ora pro– gettate o in costruzione, rendono una tale unione assolutamente indispensabile... Non occorre dire che, a base della unione doganale, metterei il libero commercio, vale a dire che ripudierei ogni dazio· proibitivo ». Dimostrava la moderazione e la maturità dei grup– pi liberali anche il superamento, almeno parzìale, dell'antipiemoritesism'o aprioristico, superamento che non dimenticava l'angustia del legittimismo sa– baudo. D'altra parte, però, le richieste liberali igno– ravano i bisogni dei .contadini e dei lavoranti del– l'industria .cittadina e paesana, per cui l'Austria spe– rava di giocare sull'antagonismo fra questi ceti e la classe industriale e agraria per indebolire il moto patriottico. I Congressi scientifici succedutisi in Italia dopo il.'39, la Proposta di un programma pe~ l'opinione nazionale italiana formulata dal D'Azeglio nel '47, L' Ausll"ia e la Lombardia del Correnti dello stesso anno, i Lutti di Lombardia del '48, a cui facevano eco le dimostrazioni antiaustriache ai funerali del Confalonieri e all'avvento dell'arcivescovo Romilli, le proteste del Casati, del Nazari, del Ma•nin e del Tommaseo, l'astensione dal thè e dal tabacco, sono il coronamento dell'opera della pubblicistica lom– bardo-veneta e la conclusione della sua « cospirazio– ne alla luce del sole ». GUIDO QUAZZA Bibl,iotecaGino Bianco Leggi di.ferro contro il .socialismo. E iPer siffatta· tesi, specialmente sotto l'aspetto della ine– vitabilità di capi che dirigono e di una massa che ubbidisce, egli cita il Ì3urnha,m e· Roberto Michèls, per il quale ulti– mo: « la legge di fer'ro dell'oligarchia .., dimostra che... qua– lunque cosa accada alle ,relazioni economiche, sia la proprie– tà in mani private o socializzata, .!'organizzazione resta e, attraverso questa, una regola oligarchica sarà perpetua ... Pos– sono bensì vincere i socialisti, non però il socialismo, il ·qua– le 11eri~e al momento stesso in cui trionfano i suoi s·oste– nitori ». No. Leggi di ferro le ha l'umanità, ma sono soltanto quelle legate agli istinti primordiali: tutte le altre, che sono apparse fataJi e insormontabili agli uomini di una determi– nata epoca, erano contingenti all'epoca stessa o meglio alle caratteristiche che ne determinavano la fision~mia. Altri– menti queste « leggi di ferro» sarebbero state valide da sempre e lo sarebbero per tutti i tempi a venire. L'umanità, .invece, pur a'ttraverso tanto inutile pereg-ri– nare del suo spirito e continue retrocessioni e parentesi di totale imbarbarimento, ha rivoluzionato sistemi e ord:na– menti, abbattendo vari privilegi di minoranze - altrettante <\ aeggi di ferro» - ed elevando il livello della storia. O Je invocate -leggi di ferro sarebbero soltanto quelle del- l'ordinamento capitalistico-borghese? · Vecchie ingenuità di chi ritiene che il sistema in cui egli vive sia proprio quello «moderno», cioè l'ultimo e il defi– nitivo. La stessa ingenuità, ad esempio, dell'uomo del me– dioevo rispetto al regime feudale, che ai più doveva allora sembrare imperitùro. Il principio d'autorità. Se poi si vuole alludere all'ineluttabile ch'è insito nel principio d'autorità o val quanto dire d'aristocrazia o .oli– garchia, intese queste espressioni con riferimento a coloro che sempre eserciteranno funzioni di comando, bisogna r'i,. levare che durante i secoli questa « legge di ferro» si è tal- · mente trasformata nel suo contenuto, cioè in quello che concerne la natura del rapporto fra dominatore e dominato, fra chi esercita l'autorità e chi la subisce, fra datore di lavoro e salariato, da poter considerare questa legge sempre mutevole, e quindi come una variabile e non una costante. Il socialismo, d'altra parte, non nega il principio d'autori– tà, o meglio la inevitabile differenziazione di funzioni, e non potrebbe negarlo risultando esso un dato della realtà, ma lo considera qual'è, cioè una delle tante ingiustizie del~

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=