Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949
CRITICA SOCIALE 207 Le scuole vennero curate e moltiplicate da°l).'Au– stria stessa e i bambini dai 6 ai 12 anni furono ob– bligati a frequentarle. I tre quinti dei maschi e un terzo delle femmine le frequentavano effettivamen:. te, l'insegnamento e l'attrezzatura erano molto man– chevoli, poichè le spese erano in gran parte river– sate sugli esausti comuni. Alle scuole superior,i (gin– nasio di 6 anni, liceo di 2, umiversità) potevano adi-re solo i rampolli delle classi medie e nobi-li, a cui veniva impartita un'educazione astrattamente umanistica e leaUstica, senza libertà d'i'nsegnamen– to e di cultura. L'imperatore Francesco I voleva sud– diti leali e deyoti, non uomini colti. Il controllo sul– le scuola, la censura sulla stampa, la polizia in ogni strada e i'n ogni localle erano i suoi -strumenti di governo. Sorsero pure in aiuto agli operai le prime Società di mutuo soccorso (4 in Lombardia e 9 nel Veneto) per promuovere « la moralità e la concordia», rac– cogliere fondi per il soccorso agli ammalati e ai vecchi, cercar lavoro ai disoccupati. I salari erano nel complesso più elevati di quelli in uso nell'agri– coltura (da O, 75 a 2,50 nelle filature di cotone, nel '45). Vecchie istituzioni, come i brefotrofi, gli, ospe– dali, gli orfanotrofi e i ricoveri, continuavano l'o– pera di soccorso ai poveri, ai quali i municipi, le chiese e i privati davano spesso elemosine. 7. - Esir;enze liberistiche nel campo fiMnzi-<iri,o. I difetti congeniti nel sistema industriale lom– bardo (mancanza di preparazione tecnica, mano d'opera di campagna, scarsità di combustibile, ca– renza di grandi mercati per il chiuso sistema doga– niero europeo e austriaco, conservatorismo un po' inerte della classe capitalistica legata alla terra) si rilevavano in. modo evidente nel movimento finan– ziario. Ancora nel '54 il valore dei capitali impiegati nell'industria .e nel commercio (381 milioni di lire austriache) sarà - come risulta dai dati più atten– dibili - un sesto del valore in beni stabili (2 mi– lioni 424.000). L'agricoltura aveva la parte maggio– re e perciò era di.ffusissima l'ipoteca immobiliare. Ai mutui ipotecari e alle cartelle del debito pub– blico si andarono aggiungendo, come forme nego– ziabili di capitale, i titoli di società per azioni, in– vestiti specialmente in imprese assicurative, banca– ri-e, di trasporti. Ma anch'essi erano usati con gran– de circospezione. La società in accomandita servì ad integrare il capitale di molte imprese e a finanziare nuovi im– pianti industriali. A Milano nel '45 erano 21 que– ste società, con un capitale sociale di 70 milioni di lire austriache. I titoli societari erano negozia– bili, come pure le cartelle del Monte lombardo-ve– neto godenti di un interesse del ~%, poi convertito, nel '30, al 41%, Meno diffusa come circolante era la cambiale. Normalmente usata nel mercato la lira austriaca di 20 sotdi o carantani. Le maggiori istituzioni di credito erano le com– pagnie di assicurazione, Cassa d i risparmio delle provincie lombarde, fondata n.el 1823, Monti di pietà e banchi privati. Nel '24 a Milan o sorgeva una filia– le ;dell'Azienda Assicuratrice triestina. Nel '46 le casse di risparmio erano già 22, con depositi per 17 milioni e mezzo di lire austriache in cartelle del Monte, prestiti a provincie e comuni, mutui ipote– cari. Le varie crisi monetarie (,del '3Ò-31, del '34, del '4 7-48) non turbarono molto l'equilibrio degli affari; ma, in generale, anche i rapporti di credito rivelano la prudenza, anzi il conservatorismo delle classi borghesi lombarde e venete. Tuttavia, più che nelle altre parti d'Italia, le esi– genze liberistiche dell'economia si facevano senti– re con crescente urgenza e penetravano, spesso inav– v-ertitamente, in tutta l'atmosfera politica e spiri- Biblioteca Gino Bian~o tuale di qliestt regioni, contribuendo in modo de– terminante alla preparazione rivoluzio'naria della classe bor,ghese. Le masse agricole e operaie erano inoltre meno inclini qui che altrove a subire l'in– flusso reazionario, poichè nessun legame tradizio– nalistico sentimentale le legava al sovrano austria– co e alla nobiltà conformista. 8. - lJa preparaz.fone Mberale. Già nei primi anni dopo la restaurazione molti giornali avevano dibattuto i problemi nuovi. Non si erano levate soltanto le voci un po' generiche di letterati, di poeti e di artisti, quali il Foscolo, il Grossi, il Pellico, il Porta, il Berchet e !il Di Breme, a reagire più o meno palesemente contro certe for– me di oppressione. In poJ.emiea con la Gazze.tta di Mtlano e la Biblro– teca italiana, organi governativi, il foglio azzurro del Conciliatore aveva indicato e studiato nel '18-19 le questioni concrete della produzione. -Adesso concor– revano per !I.e spese il Gonfalonieri e il Porro, e col– laboravano, nel clima ardente del romanticismo eu– ropeo, il Pellico, il Romagnosi, il Berchet, il Pec– chio, il Di Breme, gli Ugoni, il Sismondi. Dal luglio 1816 al '17, prima di essere sospesi dal– la censura, gli Annali d.i commercio avevano soste– nuto la necessità del libero scambio e dell'impiego delle macchine. Il Serristori aveva in.oltre insistito su questi temi nella sua M<emoria sulle macchin·e. Se il 'Pubblico s'appassionava alle vicende pate– tiche ed eroiche della Fuggitiva e dell'Ildegonda del Grossi e si divertiva alle poesie del Porta, leggeva però avidamente anche, come espressione di nostal– gia rivoluzionaria, il Cinque magg,i,o del Manzoni e cominciava pure a gustare il fondo sociale dei Pro– messi Sposi e del Marco Visconti e a sentire i brivi– di di ribellione della lirica scritta dal Bazzoni per la presunta morte del Pelìico allo Spielberg. Commozione ed entusiasmo eccitavano, nei teatri' e nei salotti, i drammi storici del Revere e del Bat– taglia, le traduzioni del Maffei, i virtuosismi del Mo– dena, d-el Rossi, del Salvini, del Bellotti Bon, della Santoni, della Sadowski, là bellezza della Taglioni e della Cerrito, l'ugola della Malibran e della Pasta nelle opere rossiniane, belli!"lian.e, donizettiane. Ma il drammatico Verdi ,già trascinava il pubblico lom– bardo sulla scia tracciata nel-la prosa dal Manzoni, così come, nella pittura, il romantico Hayez e i pit– tori di genere Gerolamo e Domenico Induf\o, « de– mocratici e popolari ». Scienziati insigni avevano le Università ,e gli Os– servatori, dal Volta allo Scarpa, al Rason.i, al Tam– burini, al Romagnosi, al Barbieri, al Mai, all'Oria– ni, al Carlini, e davano il via a tutta una pubbli– cistica positivamente fondata sulla ricerca e sulla logica. Così che, se molti lettori trovavano i gior– nali teatrali, dal Pirata al Figaro, dalla Fama al Ba– zar, dalla Gazzetta Musicahe del Ricordi all'Italia musicale del Lucca, e parecchi ammiratori le in– cisioni del Cosmorama Pittorico, notevole diffusio– ne finivano con l'assumere i periodici « seri », che aumentavano di numerò (nel '33 già se ne stàm– pavano 22 nella sola Lombardia). Nel '24 Francesco Lampato lanciava gli Annali universali di statistica a cui collaboraròno le miglio, ri penne: Melchiorre Gioia, Gian Domenico Roma-· gnosi, Cesare .Correnti, Carlo Cattaneo, Luigi Ser– ristori, Giuseppe Giovanetti, Defen.dente e Giuseppe Sacchi, Cesare Cantù, il Rotoldi, il Torelli, il Maz– zoldi, il Fer,rari, il Cavour. Dopo il '27 il Roma.gno– si divenne l'anima del giornale; alla sua morte, nel '35, gli succedette Giuseppe Sacchi. Dimostrare la stretta connessione delle vicende italiane con quelle europee e sviscerare tutti i più particolari problemi economici (libertà commercia– le tra gli Stati italiani, ferrovie, lega doganale, u-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=