Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

206 CRITICA SOCIALE Le forze economico - sociali e la preparazione del '48 nel Lombardo-Veneto (conlinuaz·ione e fine) 5. - Le remore e gli impulsi al progresso dell'in– dustria e del commercio. In generale la stretta dipendenza delle industrie manifatturiere da quelle estrattive (industria mine– raria e agricoltura) rendeva l'industria un po' sus– sidiaria dell'agrico1tur,a. La mano d'opera, in gran parte non qualificata, era fornita da lavoranti della ten,a o da artigiani eredi dell'antfoa tradizione cor– porativa me·dioevale e moderna. Le imprese erano piccole e suddivise: nella zona di Bcr·gamo, ad e– sempi-o, in 18.056 stabilimenti erano impiegati, nel '37, soltanto 57.405 Lavoranti. Aumentava però il numero dei mercanti-imprend~tori, i quali collega– vano la produzione delle aziende sparse e recluta– vano con sempre maggior controllo gli operai, sot– toponen~o i capi-fabbrica a sorveglianza spietata e sfruttando senza riguardi la mano d'opera di campagna, assai meno costosa di quella cittadina. Molti scrittori del tempo, tra cui il Roma,gnosi e il Corren,t-i, sti,gmatizzavano l'inumanità di questo sfruttamento, che gettav,a nella miseria i contadini e teneva nella disoccupazione gli oper::-i ur•bani. L'introduzione delle nuove tecniche e dei nuovi strumenti di lavorazione tenrdeva tuttav-ia a supe– rare questa fase e a favo,rire, sia pure con riitmo lentissimo, !',accentramento delle industrie. Nel '15 i,l conte Porro applicava a Milano il vapore alla fi. latura dei bozzoli; nel '16 la ditta Schmutz introdu– ceva a Lecco le vrime mac-chine ad acqua per la oardatura e la filatura del cotone; a Villa d'Arme e a Cassano nasceva, lungo l'Adda e il Brembo, la filatura meccanica del lino con migliaia di fusi; a Legnano, a Busto e .a Gallarnte quella del cotone, sulle acque dell'Olona. Su~ lago di Como dopo il '20 prendeva a navigare il vapore Lario; poi il Pli– ni,o, il Falco, il Vei'oce, il Lariano,. Nel '30 il barone Testa allestiva per le bonifiche del Brontolo pres– so Chioggia, il primo impianto a vapore. Si sviluppava il metodo Gensoul per riscaldare le bacinelle nel proced~ento· di traUura della se– ta ool vapore, introdotto nel 1815 dal conte Dando– lo. Aumentava il numero dei telai Jacquard (800 in L'ombardia nel '44). Sorgeva l,a prima cartiera a macchina a Varese nel '30. Milano possedeva un im– pianto di illuminazione a gas. La raffineria di zuc– chero Azimonti e C. impiegava nel '32 caldaie tu– buolari ad alita pressione. I fratelli Kramer intro– ducevano nel '41 la macchina per filare' direttamen– te la seta tratta dal bozzolo. Queto progresso tecnico cooperava a vincere gli ostacoli alla formazione dell'industri-a moderna, co– stituiti dal basso prezzo della mano d'opera conta– dina e dal poco costo degli impianti decenotrati nel– le campagne. Così che, se circa 70.000 contadine attendevano ancora alla trattura della seta e le fi– lande a vapore erano solo il 4,% del totale, tuttavia, nel '40, a Milano esistevano già 17 grandi filature meccaniche, nel '48, in tutta la Lombardia, esse assom,mavano, solo per la lavorazione del cotone, a 28, con migliaia di fusi. La ditta Osnago per la tessitura della seta occupava a Milano nel '33 pen 925 persone con 300 telai e possedeva al-tre aziende sparse nel Comasco. La manifattura Ponti & Tura– ti aveva stabilimenti a Busto, a Legnano, a Castel– lanza con 2756 operai e una propria attrezzatura commerciale con importazi,oni della materia prima direttamente dagli Stati Uniti. Nel Veneto teneva il BibliotecaGino Bianco primo posto, con qual·che centinaio di addetti, la ditta Rosso di Schio, che fin dal 1817-18 aveva in– trodotto la filatura meccanica con macchine idrau– liche. Eran-0 i primi passi del capi,talismo industriale. Grande nemico dei più attivi imprenditori e com– mercianti era il gravame fiscale, quasi intollera– . bile. II Lombardo-Veneto, IJ)ur essendo soltanto la diciottesima parte dell'Impero, pagava un quarto delle tasse, mentre lo Stato austriaco impiegava in Lombardi-a solo i quattro decimi di quanto ricavava dalle imposte ordinarie. L'imposta fondiaria pro– curava in Lombardia 22 miJi.oni di lire sui 50 del totale. Tasse sul consumo e sulle persone, contri:buti comunali, monopolì statali del sale e del tabacco, bolli, lotto costituivano altrettante entrate per l' Au– stria ed altrettanti ostacoli per il comm'.ercio e l'in– dustria. Cosi pure gli elevatissimi dazi, in parti'co– lare quelli sulle macchine d'importazione (le tarif– fe sulle manifatture subirono dopo il '15 un aumen– to dal 10 al 60%), Per un certo periodo esistette perfino il « cordo– ne del Mincio», che divideva H Regno. Tra Pavia e Ponte Lagoscuro erano 5 barriere doganali sul Po, 7 fra Mantova e Parma, 21 ricevitorie fermava– no la navigazione sul Po dal Piemonte al mare. Nel '37-39 appena 150 barche risalivano e 50 discen– devano in un anno. La carenza di· capitali comunali e privati,' unita a q1,1ella delle finanze statali, faceva sì che la mag– gior parte degli interessati alle industrie fossero svizzeri, tedeschi e francesi. La mancanza di· mano d'Òpera specializzata era un'altra remora al pro– gresso produttivo. S~omparsa la tradizione del· gar– zonato artigiano, le scarse scuole. professionali non potevano colmare l'ignoranza e l'indisciplina degli operai provenienti dalle campagne. La privata so– cietà d'incoraggiamento d'arti e mestieri sorta nel '41, le scuole tecniche superiori governative, fonda– te a Milano e a Venezia nello stesso anno e nel '43, erano insuifflcienti. 6. -- I PROBLEMI SOCIALI. Nascevano inoltre gravi- problemi sociali. La vita degli operai cotonieri in locali umjdi, polverosi e chiusi era fonte di perniciose malattie. Troppi fan– ciulli erano impiegati in lavori faticosissimi e in luoghi ove l'immoralità dilagava per contatto fisico, __,,– e le malattie infettive (ebetismo, scrofola, linfatismo, rachitismo, tumorj freddi) mietevano vittime in mi– sura impressionante. Tra i 15 e i 30 centesimi era la retribuzione delle bambine, che giravano l'aspo o tenevano acceso il fornello nelle filande di seta per 13 ore d'inverno, 15-16 d'estate, dormendo poi 5-6 ore di sonno su giacigli miserabili e sporchi. Esi– steva persino una specie di tratta dei bianchi: dal 1834 al '39 dahl'ospizio degli Esposti di Milano ven– nero ritirati 405 trovatelli,, dal solo dfatretto di Bu- sto Arsizio, per impiegarli nelle filature di cotone. 37.800 erano, nel '40, i r,agazzi nelle industrie lombarde, secondo io! Sacchi, e lavoravano 12-14 ore al giorno per 20-24 centesimi. Così pesante era la situazione, che impose una certa larghezza agli stes– si imprenditori e spinse il governo a limitare, nel '43, il lavoro dei fanciulli minori di 12 anni a 10 ore e a 12 il lavoro dei minori di 14, a proibire l'impiego agli inferiori di 9 anni e H lavoro not– turno ai ragazzi sotto i 12, a vietare le pene cor– porali e la promiscuità dei sessi.

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