Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

CRITICA SOCIALE 177 A proposito della Lega _Nazion~le,delle Cooperative Nella <(Umanità» del 22 .marzo appariva, nella rubrica «Problemi d'attuali/à», un importante articolo a firma Pier. Constatato il monopolio istituito dal Partito comunista sulla Lega Nazionale delle Cooperative, ~ tutto ·detrimento di un _ sano ·.movimento cooperativo, l'A. sosteneva la necessità di una sollecita roftura col massimo organo confederale coope– rativo e la riattivazione di una .cooperazione,ispirata da ef– fettfoi principi cooperativistici, attorno agli organi periferici del P.S.L.I. L'articolo, in genere- avversato, ha isuscitat0 !Una polemica, a nostro avviso, interessante, Perchè mette in luce alcuni aspetti negativi .ldella odierna organizzazione ,cooperativa in Italia e dibatte ~ possibili rrimedi.Ricordando anche un arti– ,colo del compagno Tolino apparso nella «Umanità» del 6 aprile, recisamente contrario ali' opinione di· Pier, riportiamo qui di seguito il parere di tre nostri esperti nel campo deliri cooperazione. LA C. s. Dopo il convegno dei cooperatori del P. C. I. Nel!a Umanità del 22 marzo Pier scrive a proposito di questo convegno e, dopo una succinta diagnosi d,d male che, secondo lui, affligge ,la cooperazione italiana, fissa due punti sui quali dovrebbe prender posizione il nostro Partito: a) usdre dalla I,ega senza ·indugiò; b) stringere attorno alle Federazioni Provinciali del no– stro Partito le sane cooperative socialiste ancora in vita. Constatiamo le vicende ed i fatti essenziali che si sono svolti in questo scorcio di tempo. Con la fine della guerra e dopo la liberazione dal giogo fascista, si sviluppò un'attività intensa, febbrile, che prese un po' tutti, per istituì-re cooperative, speeialmente di consumo, che nascevano e si moltiplicavano come funghi. I cittadini di ogni ceto correvano a farsi soci, ovunque, di tre, quattro istituzioni, con la speranza di potere accaparrare generi ali– meptari di qualsiasi natura. Sorse così una ipertrofica coope– !"azione, e nessuno si rendeva conto dei danni che si sar-~b– bero verificati al domani dell'eventuale assestamento dei mgr– cati. Bastaiva acquistare merci, al resto avrebbe· pensato l'av– venire. Io ed altri vecchi coopèratori socialisti intuimmo il peri– colo che andava profilandosi per la cooperazione: demmo l'al– larme, scrivemmo qualche ,riga sulla poca stampa nostra del– l'epoca, facemmo udi,re la nostra modesta voce nelle assem– blee del Partito, tentammo di agitare il problema. Ma i diri– genti del P.S.1.U.P. non ascoltavano, la psicosi debla poli– tica aveva raggiunto tutti e la Cooperazione, povera cene– rentola, veniva lasciata nel dimenticatoio da coloro che ave– vano fretta di farsi largo per raggiungere la mèta. La coo– perazione rimase succube degli eventi. Questa forza legali– taria, di sicura potenza per la classe lavoratrice, non costi– tuiva il soggetto dei politioi sognatori di fadli trionfi. Gli artisti del funambulismo non potevano perder tempo col com- allora inutile richiamarci al Congresso del 1892 e sarebbe più 10nesto richiamarci 'allo scisma bissola– tiano, che fini come fini. La partecipazione al governo è questione- tattica; quel che preme -è di ,adoperarci perchè la democra– zia sia conscia dei suoi doveri, non serva di como– do riparo ai conservatori ·ed agli evasor,i fiscali, ma compia quell'opera di rinnovamento morale e ma– teriale, senza d,i cui la Repubblica sarà un bel no– me, ma resterà priva dii ogni contenuto. ALFREDO P0GGI ibliotecaGi, o Bianco mercio, coi numeri, coi bilanci ; tutti idealisti, ciceroniani della parola, tutti nelle prime file per la rivoluzione parolaia ~he av-rebbe dovuto spodestare la civiltà borghese capitali– stica. Ma se i dirigenti del P.S.I.U.P. non si curarono della coo– perazione, quelli del P.C. compresero quanta import:Jnza H– rebbe venuta loro se si fossero potuti inserire nella compa– gine cooperativistica. E riuscirono a collocare nei posti di responsabilità uomini proj>ri. Era natu,rale che dirigenti im– provvisati non avrebbero avuto capacità per valorizzare la cooperazione; questo per il P.C. non costituiva ostacolo; l'.-s– essenziale era i,I possesso delle leve di comando. E veniamo alle proposte del compagno Pier. « Uscire dalla Lega senza indugio», con quel che segue. Vor,rei chiedere al c<impagno su quali forze basa le sue proposte, quanti individui e complessi ha oggi il P.S.L.I. oer costituire un organismo cooperativo con indirizzo socialista. Io, che sono un accanito cooperatore, che nutro una illimi– tata fiducia nei mezzi di propulsione della cooperazione per spingere la classe lavoratrice alla Gonquista della propria emancipazione, un giorno !}resi coraggio e presentai una ri– soluzione, nelÌa quale, in sintesi, affemiaivo il dovere, per ogni iscritto al nostro Partito, di farsi sociò di almeno una cooperativa di consumo. La mia proposta piacque, e venne favorevolmente accolta. Le ragioni di principio contenute nel– l'ordine del giorno fuTono riconosciute necessarie per il Par– tito: in teoria tutti d'accordo, in prat,ica i fatti smentirono presto questa presunta volontà costruttiva. Nessuno, dico nes– sun;, mantenne l'impegno, e la cooperazione si allontanò maggiormente da noi. La cooperazione, bisogna avere il co– raggio di affermarlo, per il nostro ·Partito, per tutte le Dire– zioni che si sono susseguite è rimasta sempre ai margini ,te! nostro movimento ideologico e organizzativo. Il valore del– l'altruismo contenuto nella cooperazione non fu mai tenuto in considerazione. E con questi precedenti, che non temono smentite, i,l com– pagno Pier avrebhe la pretesa di veniT-sene via dalla Lega Nazionale per costituire un organisnfo·,rachitico che non po– trebbe avere speranze di sopravvivenza. Il compagno Pier chiama abili i comunisti che si son resi padroni della cooperazione italiana. Se ci voltassimo indietro ·a scrutare il passato vedremmo che la cooperazione, per i socialisti di un tempo, era qualche cosa di più alto della po– litica confusionaria odierna. Si aveva al,lora fiducia in questa forma di attività collettiva, le migliori energie venivano !}ro– d:gate per formare coscienze, tecnici, -amministratori, futuri dirigenti della società del domani. Oggi il nostro Partito, come il' confratello P.S.I., si di– luisce .in acerbe polemiche : unione, fusione, non fusione, e solamente i problemi d'indole politica vengono a,l.Ja ribalta, ma di cooperazione nessuno parla. Qualche· sporadica voce, ogni tanto, si affaccia alla finestra a dare l'allarme ; l'eco non risponde. Concludendo: prima cli venircene via, avanti di chiamare a raccolta le cooperative àncora in vita che pos_sono seguire il movimento socialista, per carità:· contiamoci. Non sperdia– moci nel labirinto delle illusioni ; non illudiamo neppure co– loro che simpatizzano col nostFo ldea,le, che an.cora credono nella via maestra del Socialismo. Rimaniamo ai nostri posti nella cooperazione. La Direzione· del Partito s'interessi di questo assillante problema; lavo– riamo seriamente, e ved-rà il compagno Pier che riusciremo a -rimontare la corrente per riprendere le posizioni di un tempo, Je quaJli formavano l'orgogùio dei più noti e cari com– pagni ormai scomparsi. GIULIO PULITI

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=