Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

176 CRITICA SOCIALE De1nocrazia e socialismo Dopo avei' per vent'anni soffel'to le· conseguienze ~are di quel vecchio tipo di pseudo-democrazia facliana, che consisteva nel « nutrir fiducia» e nel lasciai' fare ai nemici della democrazia, riducendosi quindi ad un vero inganno del popolo, pareva che tutti dovessimo esser d'accordo nel non permettere la reviviscenza della imbelle e falsa democrazia passata e nel volere invece la vera democrazia, che realizzi, con la ,giustizia sociale, le libertà, solo elen– cate nelle tavole dei « Diritti dell'uomo »; e sia pronta a difendersi legalmente, ma seriamente, da ogni attacco antidemocratico. I libri del Laski e del Benda vennero opportuni per avvertirci ·che non la democrazia, ma la sua funzione difensiva era in crisi, poichè la democra– zia non era una meteora celeste, priva di contatto col mondo, ma era un'istituzione umana, che non doveva essere 1schiaz1adelle forme, ma doveva di– fèndersi, se necessario, anche con leggi che pote– vano apparire antidemocratiche , agli stiliti suoi zelatori. Ma... ci capitò, fra capo e collo, dapprima l'am– nistia toglia Iliana e poi la farsa nenniana del/' epu– l'azione; e da allora non ci si orientò più; con la conseguenza che solo e proprio in Italia, uscita dal– /' esperienza fascista, la democrazia si pervertì in un vuoto frasario ingannevole, sotto l'influenza del– la prepotente demagogia del bolscevismo d'un lato e del latente spirito neofascista dall'altro lato. CM è :socialista non può dire eh~ oggi in Italia vi sia regime democratico, solo perchè ciascuno può gridare contro il governo; mentre la _muffa fa– scista s_taa poco a poco ricoprendo e corrompendo la vita nazionale, tornata nene mani della vecchia classe conservatrice, responsabile dei disastri pas- · sali; e mentre, di contro, le rib~llioni rissose e là non-collaborazione arbitraria stanno compromette'n– do la ripr,esa economica, tanto importantè per le stesse classi lavoratrici. In questa situazione stath:a la politica governativa, che non può aver l'autorUà di agire contro la sinistra, se non ha il coraggio di agire anche contro la destra, resta senza inizia– tiva e non può rivolgersi a quelle riforme struttu– rali, che mutino il clima nazionale ·ed attuino la in– vocata giustizia sociale. • Forse era appunto questo che voleva il P. C., che, nel tripartito, non ha dato alcun impulso positivo ed ha aizzi impedito - per provocare ed. inasprire il malc·o.ntento - che si facesse qualcosa; ma que– sto non può volere il nostro partito, che era sol'IO appunto per il còmpito di concretare e difendere la democrazia costruttiva all'interno e la pace allo esterno, · promuovendo quella terza forza che sa– pesse impedire · e la reazione :e la caotica sommos– sa; ambedue sabotatrici della ripresa nazionale. . Si sapeva fin dal principi'O che tale ,còmpito era tanto più difficile in quanto abbiamo un P. S. in-· consapevole della funzione autonoma del ·socialismo, che, umil,e seguace del bolscevismo, vede il perico– lo solo da un lato, senza accorgersi del pericolo sovrastante alle classi lavoratrici per il travisamen– to del marxismo. Difatti il marxismo, se è una se- r vera diagnosi del/e deficienze capitalistiche e s_eda un lato fonda la lotta sull'innegabile divisione del– le classi; dal'l'altro lato non si stanca di ripetere che il socialismo è trionfo dell'umanità sull'inuma– nità, della libertà sulla necessità; è attuabile solo in una società ove l'uomo possa liberamente svol– ·gere e manifestare le sue attitudini; godendo di tutte le libertà di pensiero, di parola, di associazione, senza di cui la vita non è degna d'essere vissuta da chi si sente li'bero. e non ~er;o. Una società quindi ove qulsto fine non ,è raggiu!lto., ma anzi è BibliotecaGino Bianco n~gato, non i> socialista, anche se ha abbattuto il capitalismo privato sostituendolo con un brutale c11pitalismo tli Stato. Ma se questa constatazione ci 'l'mpone di separar– oi dal ,bolscevismo, non legitNmerebbe una nostra indiscriminata collaborazione con un partito che, s.otto il suo mis,ericordioso scudo, raccoglie tanta pal'te del vecchio conservatorismo, indulgente verso la mentalità fascista, ,e soprattutto non autorizza un deviamento dalla nostra dottrina e dal nostro scopo storico ·attuale. Ora, il dire che fra socialisti :' romitiani" e ''. po– polo" dobbiamo scegliere il "popolo", è non solo usal'e una frase demagogica vuota, è non solo con– fondere o corrompere la nostra funzione di " terza forza " e di rinnovamento democraNco; ma è an– c.he andare contro la stessa origine del socialismo mod erno, che, fondato sulla lotta di classe, si for– mò pure nella polemica d{ Carlo Marx contro il con– cetto generico di popolo cui si appellava Giuseppe Mazzini. E' un ritorno alla democrazia verbosa ca– vallottiana, senza aver la possibilità di imitarla in quel generoso •impulso libertario che allora si indi– rizzava contro i clerico-moderati; è uno svisamen– to che può apparire un rinnegamento. della stessa ragion d'essere del nostro. partito. Il raffronto con altri paesi europei •non calza, perchè le condizioni nostre sono ben diverse. Il pericolo di confusione si aggrava quando poi s-i giustifica tale collaborazione indiscriminata con lo slogan della "difesa della -Ubertà", perchè non si avverte che, cosi ragionando, si ripete il discor– so di qu,egli elettori del 18 aprile, i quali, appunto per lo stesso, . slogan, ci negarono il voto perchè eravamo troppo deboli e riversarono ,i loro voli sul– là D. C. Insomma, così ragionando, si nega il còm– pito specifico del nostro partito, che ... si vorrebbe rafforzare. · Non solo, ma, in linea teorica, si abbandona il marxismo, sia pure per motivi contingenti, ·e si dà ragione a quei critici, i quali si sbracciano per di– mostrare che il leninismo è puro marxismo, ,perchè anche questo è... antidemocrazia. Lo stesso vezzo d'alcuni di voler chiamare il nostro partito " social– democratico " è anlipolitico, perchè dà il diritto agli altri di definirsi, essi soli, socialisti e di addi– tare la nostra via come .una deviazione; ed è erro– neo perchè 1da tutta la cJ:ottrina · marxista si dovreb– be ormai avere imparato che solo il socialismo è democrazia in campo economico e politico e che siamo socialisti perchè democratici e democratici perchè socialisti. Una democrazia che. non sia so– cialista, secondo l'Engels, poteva esser pensata so– lo da visionar'i. Non per qqesta coincidenza è permesso dire· che il nostro partito debba dirsi democratico nei mez– zi e... nei fini, perchè, se è sodalista, tende ad un mutamento' radicale del sistema capitalistico e quin– di ha un fine rivoluzionario, anche se, come da parecchi decenni .accade né/la Nuova Zelanda, si attua costantemente, senza impiccagioni ed incar– cerazioni. La denominazione, in sè e per sè, non ci spaven– terebbe perchè, durante questo -secolo di vita so– cialista, fu usato dai bakuniniani, dai lassalliani e poi anche dai marxisti ad Eisenach. Ma, nella st,oria italiana dopo le calorose difese del " sociali– smo " svolte dai nostri Maestri contro le 'deterioriz– zazioni dei Loria e dei Colaianni, e dopo gli ammo– nimenti del Missiroli e del De Ruggiero sul. nostro dovere di accentuare la nostra difesa della libertà per no.n cadere rnel comunismo ed essere eredi del... liberalismo; in Italiµ, dopo i tentativi falliti di co– stituire un altrd partito 'socialista, democratico e non più ·classista, adatto alle.. classi medie sorde ed inerti, se si volesse mutare la nostra fisiono– mia si commetterebbe il più grave errore. Sarebbe

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